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MARIA NELLA STORIA DELLA SALVEZZA

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2023 18:36
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21/05/2012 13:23
 
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I. La Madre-Sion.
Punto d'incontro della antica alleanza (Gv.19,27)


 

– 1 –

L’arco della storia umana, guardato con gli occhi di Dio, si può ben definire “storia dell’unità”: unità dell’individuo, ricomposto in perfetta armonia con se stesso, unità dei popoli, unità con Dio.

Infatti, dal primo apparire dell’uomo sulla terra, come è narrato nel libro della Genesi fino all’ultima pagina della storia, che si concluderà con la riunione di tutti i dispersi figli di Dio nella celeste Gerusalemme, dove finalmente tutti saranno uno e Dio sarà tutto in tutti (1Cor.15,8) è un susseguirsi di fatti e di interventi divini, come tappe di un immenso cammino verso la riconciliazione dell’unità.

Annunciazione

“Io conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo
-dice il Signore-
Progetti di pace e non di sventura,
per concedervi un futuro pieno di speranza.
Voi mi invocherete e ricorrerete a me
E io vi esaudirò;
mi cercherete, e mi troverete,
perché mi cercherete con tutto il cuore:
mi lascerò trovare da voi
-dice il Signore-;
cambierò in meglio la vostra sorte
e vi radunerò da tutte le nazioni
e da tutti i luoghi
dove vi ho disperso”
(Ger.29,11-14)

Questo cammino della Chiesa e dell’umanità verso la pienezza, gravita tutto in torno a Cristo ed è segnato dalla presenza di Maria, vero vincolo di unità, perché è insieme Madre di Dio, della Chiesa e dell’umanità.

 

– 2 –

La prima pagina della storia dell’uomo – così come l’ha letta Israele alla luce della sua esperienza di Dio, e più ancora come la legge la Chiesa, alla luce della piena rivelazione di Cristo – racchiude il germe dello sviluppo storico successivo, contrassegnato dal susseguirsi di divisioni e di smembramenti che man mano sono andati espandendosi, ma anche dallo sforzo congiunto di Dio con l’uomo per ricomporre l’unità perduta.

La cacciata di Adamo ed Eva

Il peccato della prima coppia umana – Adamo ed Eva – ha segnato la fondamentale divisione, dalla quale sono nate tutte le altre: spezzando quel profondo legame di comunione con il Padre nello Spirito, che faceva dell’uomo primigenio un segno visibile della presenza di Dio nel mondo, una sua immagine, il vertice di tutto il creato.

“Il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: Dove sei?.
Rispose: Ho udito il tuo passo nel giardino, ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”
(Gen. 3,9-10)

L’uomo fugge da Dio: fugge perché sa di aver fatto un’altra scelta; e Dio ratifica questa “fuga”, esiliandolo dal paradiso:

“Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo, da dove era stato tratto”
(Gen. 3,23).

Inizia così la nostra storia: il primo nato, Caino, uccide il fratello, perché più buono e più gradito a Dio. Abele a differenza del fratello pone Dio al di sopra di tutto al centro della propria vita offrendogli le primizie del proprio raccolto e non le rimanenze come invece fece Caino; la discendenza dei perversi semina odio, contaminando anche i buoni. Il diluvio, rovina che gli uomini si sono procurati, trova una sola famiglia fedele a Dio: Noè. Anche dopo il diluvio, gli uomini continuano a gestire la propria autonomia disgiunta da Dio. Costituendosi arbitri di se stessi diventano preda del separatore essendo per propria scelta già separati in se. È questa la radice permanente della divisione dell’umanità.

Il libro della Genesi, con una pennellata incisiva, la delinea in una scena quasi-mitica: la torre di Babele!

“Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Gli uomini si dissero l’uno l’altro: Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tacchi il cielo, e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra.
Ma il signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. E li disperse di là su tutta la terra, ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra, e di là il Signore li disperse su tutta la terra”
(Gen. 11,1-9).

Il ricorso della storia dell’Eden è per Israele, - e molto più per la Chiesa – motivo di speranza: perché proprio ai due primi esiliati Dio consegna una promessa di vittoria sul serpente antico e le forze del male:

“Io porrò inimicizia tra te e la donna,
tra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno”
(Gn. 3,15)

È il proto-Vangelo: il primo lieto annunzio divino sulle rovine umane. Alla luce di Cristo, la Chiesa ripensa con affetto, alla luce di Cristo, a queste misteriose pagine dell’umanità, e nella promessa divina scorge Cristo, figlio di Maria, profetizzato “seme di donna”, e vede insieme uniti da indissolubile vincolo Cristo nuovo Adamo e Maria nuova Eva: Cristo che con la sua incondizionata ubbidienza al Padre annulla la disubbidienza del primo uomo, e Maria che col suo “Sì” fedele cancella il “No” di Eva, costituendosi avvocata della prima donna e madre vera di tutti i viventi.

Per questo, forse, mentre Matteo tesse la genealogia di Cristo fermandola ad Abramo, Luca – che scrive il suo Vangelo per la comunità dei gentili convertiti – si preoccupa di congiungere insieme, con un’arcata audace, la storia di Israele con quella dell’umanità. Da Cristo – nel momento in cui discende dal cielo e lo Spirito lo rivela come l’Unto di Dio e l’Atteso di Israele e delle genti – da Cristo egli riconduce l’albero umano fino ad Abramo; e da Abramo fino ad Adamo; anzi, fino a Dio stesso.

“Figlio di Abramo...figlio di Sem, figlio di Noè...
Figlio di Set, figlio di Adamo, figlio di Dio”
(Lc.4,34-38)

Tutta la storia dunque confluisce in Cristo, in un progetto unitario: e può esser letta autenticamente solo alla sua luce. Egli infatti è il centro di unità. Il Datore dello Spirito, col quale rigenera i padri e i figli: rigenera il passato, il presente e il futuro: perché “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!” (Eb. 13,8)

“Gesù Cristo vuole per sé un solo titolo, quello di Figlio dell’uomo, e preannunzia così una nuova èra, l’èra che segna l’inizio dell’umanità, in cui dopo il nome di Dio nulla sarà più grande del nome dell’uomo...Dove sono i Greci? Dove i Romani?... San Paolo non riesce a trattenere il canto dell’umanità trionfante, che gli gonfia il petto, ed esclama Non c’è più né giudeo né greco, né schiavo né libero, non c’è più né uomo né donna: ma voi tutti siete uni in Cristo (Gal.3,28). O uomini dei quattro venti del cielo, che vi credete di razze e di leggi diverse, non sapete quel che dite; quaggiù non siete né migliaia né milioni; non siete neppure due, voi siete uno, uno solo!”.

 

– 3 –

Dio pala ad Adramo

L’iniziativa di Dio di realizzare l’unità del genere umano in Cristo passa attraverso una serie di alleanze: Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuda, Davide e l’intero popolo di Israele, depositario delle divine promesse.

“Il Signore disse ad Abram:
Vattene dal tuo paese, dalla tua patria
E dalla casa di tuo padre
Verso il paese che io ti indicherò.
Farò di te un grande popolo e ti benedirò
Renderò grande il tuo nome
e diventerai una benedizione...
e in te si diranno benedette 
tutte le famiglie della terra”
(Gen. 12,1-3)

Israele sa di essere un fermento di benedizione per tutti i popoli della terra, il luogo unico di confluenza di tutte le genti, in forza della promessa di Dio che – Creatore sovrano del cielo e della terra e Signore degli individui e delle nazioni – amerà d’ora in poi chiamarsi il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, Il Dio della loro storia. Ma La Chiesa, legittima erede e compimento dell’antico Israele, sente e professa che la promessa di Dio ad Abramo si compie solo in Cristo, “seme di Abramo”, “nato da Donna”, cioè da Maria; e perciò avverte di essere in Cristo sacramento di unità per tutti i popoli.

 

– 4 –

Il Sinai è un momento decisivo della storia di salvezza. Per la prima volta un popolo intero si salda in unità, cementata da un patto collettivo con Dio. Vi son giunti, gli israeliti, dopo travagliato cammino. Ai piedi del monte ricevono per mano di Mosè la legge di Dio, quale patto sponsale che reciprocamente li impegna – come sposa e sposo – in una mutua fedeltà.

“Se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza,
voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli,
perché mia è tutta la terra!
Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa...”.
Tutto il popolo rispose a una voce e disse:
“Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!”
(Es. 19,5-8)

Un “Sì” che impegna Dio a camminare col suo popolo, e il popolo a seguire la strada del suo Dio.

Ma anche il miracolo di Cana, nella prospettiva dell’evangelista Giovanni, riecheggia l’alleanza del Sinai, preludio al patto nuovo ed eterno che sul Calvario sarà stipulato nel sangue divino. A Cana è la Madre di Gesù che dice ai servi: “Fate quello che vi dirà”. Lo fanno.

Sgorga allora il vino nuovo della Parola, si compie il 2segno” che manifesta la Gloria di Cristo, nasce la fede dei discepoli in Lui, si compone attorno al Signore la prima comunità cristiana, con Maria.

 

– 5 –

Il Sinai però non fu per Israele, che breve idillio sponsale con Dio. Subito dopo infatti cominciò quella catena di infedeltà del popolo, che costrinse il Signore prima a spezzare l’unità nazionale raggiunta sotto Davide, poi scacciare dal suo cospetto il regno di Samaria, disperdendolo tra gli Assiri, e infine il regno di Giuda, deportandolo in Babilonia. Ma proprio qui, in questa terra di Babilonia, in questo “deserto dei popoli”, Dio, per bocca dei profeti, invita a conversione, parla al cuore della sua sposa esiliata, l’attira ancora a sé: ed essa finalmente ritorna a lui!.

Inizia cos’, sotto la guida stessa di Dio, per mano del misterioso Servo sofferente di Jahve, il secondo Esodo: da Babilonia verso la terra promessa. Rinascerà Gerusalemme – cantano i profeti – si rivestirà di splendore la Figlia di Sion, ridiventerà madre con una nuova immensa maternità: ché torneranno i suoi figli, e con loro anche i popoli gentili saliranno ormai a cercare il Signore nel nuovo Tempio della sua Gloria.

“Gioisci, figlia si Sion,
esulta, Israele,
e rallegrati con tutto il cuore,
figlia di Gerusalemme!
Il Signore ha revocato
La tua condanna...
Re d’Israele è il Signore
In mezzo a te,
tu non vedrai più la sventura.
Non temere, Sion,
non lasciarti cadere le braccia!
Il Signore tuo Dio in mezzo a te
È un salvatore potente.
Esulterà di gioia per te,
ti rinnoverà con il suo amore,
si rallegrerà per te
con grida di gioia,
come nei giorni di festa”
(Sof.3,14-18).

Nella visuale di San Luca, che trascrive il racconto dell’Annunciazione, Maria è questa nuova Gerusalemme, gravida di una maternità sconfinata: “Gioisci, o piena di grazia, il Signore è con te!”- le dice l’angelo -. “Non temere, hai trovato grazia presso Dio”. Su di lei, in quel momento, si posa la Gloria del Signore, che l’adombra e la feconda; in lei viene edificato non da mani d’uomo il nuovo Tempio – il Corpo di Cristo – nel quale saranno raccolti in unità tutti i dispersi figli di Dio, ebrei e gentili. E in virtù di questa inaudita maternità di grazia lei sarà per sempre “ quel grembo puro che rigenera gli uomini a Dio”, riportandoli alla prima sorgente di ogni unità e facendo di tutti, in Cristo Capo, un solo Corpo nello Spirito.

 

– 6 –

Il mistero della Pasqua di Cristo segna il terzo definitivo Esodo verso la terra promessa, e verso l’unità. Egli muore – profetizza Caifa – per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi (Gv. 11,31-32). “Io,quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv. 12,32).

Sulla Croce, dunque, nel Tempio vivo del Corpo di Cristo immolato per noi, si compie la riunificazione definitiva:

“Piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza
E per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose,
rappacificando con il sangue della sua croce,
cioè per mezzo di lui,
le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli”
(Col.1,19-20).

Ma proprio, lì, sotto la Croce, Maria – Figlia di Sion e Madre dei popoli – accoglie nel cuore straziato e genera a vita imperitura ed immortale tutti i figli, che l’infedeltà e il peccato aveva disperso:

“Donna, ecco il tuo figlio!” (Gv.19,26)

Si avvera in forma plenaria quanto il Salmista aveva cantato nell’ombra del mistero.

“Le sue fondamenta sono sui monti santi;
il Signore ama le porte di Sion
più di tutte le dimore di Giacobbe.
Di te si dicono cose stupende,
Città di Dio!
Ricorderò Raab e Babilonia fra quelli che mi conoscono;
ecco Palestina, Tiro ed Etiopia:
tutti là sono nati.
Si dirà di Sion:
L’uno e l’altro la tiene salda.
Il Signore scriverà nel libro dei popoli:
Là costui è nato.
E danzando canteranno:
Sono in te tutte le mie sorgenti!”
(Sal.86).

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