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FATTI PRODIGIOSI DEL PASSATO

Ultimo Aggiornamento: 04/05/2023 22:28
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12/01/2014 19:21
 
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Cottolengo. -

II Cottolengo (9) fu un fanciullo meravigliosamente buono e puro, che cercava di far amare Dio da tutti e di dare ai poveri tutto quello che poteva; fu un seminarista esemplare, poi un vicecurato ammirato dai parrocchiani; diventò dottore in teologia e canonico del Corpus Domini. Ma non conosceva ancora la sua vocazione.

(9) M. Achille Gorrino, Il beato Cottolengo, apostolo di fede e di carità, Pinerolo, Scuola Tipografica Orfanotrofio Cottolengo, 1932. Tenerezze della Dònna Provvidenza nella sua Pìccola Casa, anonimo, stesso editore, 1928; Stefano Ballario, San Giuseppe Benedetto Cottolengo, Torino, Marietti, 1934; Icolio Felici, II Cottolengo, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1934.

Il cuore del giovane canonico è colpito dalla tragica avventura d'una povera donna, venuta dalla Francia, incinta e affetta da apoplessia, respinta da un ospedale dove vuoi rifugiarsi per il parto e da un altro ancora, perché affetta da una malattia che non è il parto. È possibile che poveri infelici muoiano in questo modo, abbandonati da tutti, senza commuovere la carità cristiana? Dice al sacrestano di suonare la campana, si mette a pregare all'altare della Madonna. Il suono insolito richiama alcune buone persone che vengono alla funzione improvvisata; si prega di tutto cuore e, quando rientra in sacrestia, il Cottolengo grida: a La grazia è fattal " Ormai conosce la sua vocazione e camminerà diritto senza deflettere. Prima, la fondazione della Volta Rossa; poi, quando l'epidemia e il governo hanno disperso malati e infermieri, la fondazione delle " Orsoline " per fanciulli abbandonati e d'un nuovo ospedale a Valdocco. Gli si dice che tutto questo è assurdo : " Ma io sono di Bra, risponde, il paese dove si piantano i cavoli; e i cavoli trapiantati diventano grossi ". Infatti prevede l'avvenire, e molte volte egli annunciò espressamente, contro ogni previsione, l'estensione inaudita della sua opera, che per la prudenza umana è veramente una follia irrealizzabile: ricevere tutti i rifiuti della società, quelli respinti da tutti accettarli senza mai rifiutare, curarli, spiritualizzarli, farne dei santi, e intanto non possedere mai nessun capitale e nemmeno riserve provvisorie. Il denaro appena ricevuto viene distribuito immediatamente in derrate, vestiti, letti e nuove costruzioni. Il Cottolengo teme talmente che la Piccola Casa possa avere ricchezze che, qualche volta, per mostrare ai suoi figli e alle sue figlie su quali basi soprannaturali riposi l'opera, getta il denaro dalla finestra.

Ora quest'opera assurda è cresciuta ed è prosperata; i ricoverati sono diventati migliaia, oggi sono più di dieci mila (il Cottolengo proibì di contarli, ma non si può impedire al governo di fare censimenti). Tutti sono mantenuti dalla carità, che giorno per giorno, a caso, non importa come, porta doni d'ogni genere ed è un miracolo perpetuo che la fonte della sussistenza non secchi mai e produca un fiume che alimenta tante bocche.

D'altronde i miracoli, talora in modo indiscutibile e nascosto, accompagnarono tutta l'esistenza "del Cottolengo" (così viene chiamato l'enorme insieme d'ospedali, ricoveri e monasteri). Non una volta sola capitò che mancassero le provviste e i denari e che non restasse assolutamente nulla per il pasto successivo: il Cottolengo e i suoi pregano, pensando alle tavole vuote; ed ecco all'improvviso persone sconosciute, che non rivelano né il nome né di dove vengono, presentarsi alla porteria con un carro carico di farina; scaricano la loro mercé, partono incogniti come sono venuti, e non si sentirà mai più parlare di loro. Altre volte un creditore, stanco d'aspettare il suo avere e di ricevere solo promesse, viene a reclamare. Il Cottolengo vuota cassetti e tasche e non trova niente; scende dalla sua camera e cerca di calmare con buone parole l'uomo impaziente e infuriato, che si gettava su di lui e cominciava a maltrattarlo. Il povero prete con un gesto abituale e disperato mette ancora una volta la sua mano in tasca e, meravigliai l'estrae piena d'un rotolo di monete d'oro! Inutile allungare l'elenco dei miracoli o di provarli con citazioni: ben altri ne troverà chi vorrà leggere le sue biografie diffuse e serie.

Riflettiamo un po' e cerchiamo di comprendere il senso di questa storia. Il giorno in cui " la grazia è stata fatta " il canonico Cottolengo concepì l'opera futura, certo oscuramente, ma la concepì. Oggi dieci mila infelici, ai margini d'un quartiere di Torino, sono miracolosamente nutriti, curati, amati, santificati; e legioni di preti, di suore, di uomini e donne pie si santificano servendoli; una folla di persone che amano e glorificano Dio, manifestando e diffondendo lo spirito del totale abbandono alla Divina Provvidenza, a la carità che ci spinge", la gioia sovrumana che nasce dall'abbandono, l'umile abnegazione, che fa il bene che resta nascosto, e ringrazia incessantemente coloro che si onora di servire.

Un pensiero è cresciuto, è diventato un'opera immensa, si è concentrato in virtù e gioia che il mondo ignora; la crescita è stata accompagnata da miracoli ed è incredibile come sopravviva: qui tutto, dal genne fino all'improbabile espansione, si corrisponde, cospira ancor più che nell'embriogenià d'un animale o nella nascita di una specie. Carattere proprio ed essenziale della vita è realizzare un risultato assolutamente improbabile con mezzi estremamente complessi (10). C'è qui una finalità dinamica, che non si può misconoscere senza cadere nell'assurdo, e se si domanda dov'è la causa che ha mosso e condotto tutto, i " cottolenghini" non esiteranno a rispondere che è la Provvidenza". La finalità porta in sé il suo senso ovvio: come l'occhio mostra di essere fatto per vedere, e l'orecchio per sentire, " il Cottolengo " mostra d'essere fatto per attuare un pensiero e un volere di Dio: quel volere che si esprime con le esigenze della santità cristiana, si realizza con le regole ispirate dai dommi cristiani e che la Chiesa ratifica, è una testimonianza della verità del cattolicesimo.


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