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PREGHIERE DI S.AGOSTINO

Ultimo Aggiornamento: 19/09/2019 11:30
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31/01/2012 09:59
 
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Le frecce dell'amore

Ci avevi bersagliato il cuore con le frecce del tuo amore, portavamo le tue parole conficcate nelle viscere, e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi, da morti vivi, ammassati nel seno della nostra meditazione erano fuoco che divorava il profondo torpore, per impedirci di piegare verso il basso. Tanto ne eravamo infiammati, che tutti i soffi contrari delle lingue perfide avrebbero rinfocolato, non estinto l'incendio (9, 2, 3).

Il grido dei salmi

Quali grida, Dio mio, non lanciai verso di te leggendo i salmi di Davide, questi canti di fede, gemiti di pietà contrastanti con ogni sentimento d'orgoglio! Novizio ancora al tuo genuino amore, quali grida non lanciavo verso di te leggendo quei salmi, quale fuoco d'amore per te non attingevo! Ardevo del desiderio di recitarli, se potessi, al mondo intero per abbattere l'orgoglio del genere umano. Ma lo sono, cantati nel mondo intero, e nessuno si sottrae al tuo calore (9, 4, 8).

Dio, unica speranza

Ti comprenderò, o tu che mi comprendi; ti comprenderò come sono anche compreso da te. Virtù dell'anima mia, entra in essa e adeguala a te, per tenerla e possederla senza macchia né ruga. Questa è la mia speranza, per questo parlo, da questa speranza o gioia ogni qualvolta la mia gioia è sana. Gli altri beni di questa vita meritano tanto meno le nostre lacrime, quanto più ne versiamo per essi, e tanto più ne meritano, quanto meno ne versiamo. Ecco, tu amasti la verità, poiché chi l'attua viene alla luce. Voglio dunque attuarla dentro al mio cuore: davanti a te nella mia confessione, e nel mio scritto davanti a molti testimoni (10, 1, 1).

Tace la voce, grida il cuore

A te, Signore, se ai tuoi occhi è svelato l'abisso della conoscenza umana, potrebbe essere occultato qualcosa in me, quand'anche evitassi di confessartelo? Nasconderei te a me, anziché me a te. Ora però i miei gemiti attestano il disgusto che provo di me stesso, e perciò tu splendi e piaci e sei oggetto d'amore e di desiderio, cosicché arrossisco di me e mi respingo per abbracciarti, e non voglio piacere né a te né a me, se non per quanto ho di te. Dunque, Signore, io ti sono noto con tutte le mie qualità. A quale scopo tuttavia mi confessi a te, già l'ho detto. E' una confessione fatta non con parole e grida del corpo, ma con parole dell'anima e grida della mente, che il tuo orecchio conosce. Nella cattiveria è confessione il disgusto che provo di me stesso; nella bontà è confessione il negarmene il merito, poiché tu, Signore, benedici il giusto, ma prima lo giustifichi quando è empio. Quindi la mia confessione davanti ai tuoi occhi, Dio mio, è insieme tacita e non tacita. Tace la voce, grida il cuore, poiché nulla di vero dico agli uomini, se prima tu non l'hai udito da me: e tu da me non odi nulla, se prima non lo hai detto tu stesso (10, 2, 2).

Il medico della mia intimità

Tu però, medico della mia intimità, spiegami chiaramente i frutti della mia opera. Le confessioni dei miei errori passati, da te rimessi e velati per farmi godere la tua beatitudine dopo la trasformazione della mia anima mediante la tua fede e il tuo sacramento, spronano il cuore del lettore e dell'ascoltatore a non assopirsi nella disperazione, a non dire: "non posso"; a vegliare invece nell'amore della tua misericordia, nella dolcezza della tua grazia, forza di tutti i deboli divenuti per essa consapevoli della propria debolezza. I buoni, poi, godono all'udire i mali passati di chi ormai se ne è liberato: godono non già per i mali, ma perché sono passati e non sono più. Glielo dice la carità, per cui sono buoni, che non mento nella mia confessione di me stesso. E' la carità a credermi in loro ( 10, 3, 4).

I miei beni sono opere tue

Ma quale frutto si ripromettono da questo desiderio? Aspirano a unirsi al mio ringraziamento, dopo aver udito quanto mi avvicina a te il tuo dono, e a pregare per me, dopo aver udito quanto mi rallenti il mio peso? Se è così, a loro mi mostrerò. Non è piccolo il frutto, Signore Dio mio, quando molti ti ringraziano per noi e molti ti pregano per noi. Possa il loro animo fraterno amare in me ciò che tu insegni ad amare, deplorare in me ciò che tu insegni a deplorare. Il loro animo, fraterno, lo potrà fare; non così un animo estraneo, dei figli di un altro, la cui bocca ha detto vanità, la cui mano è iniqua. Un animo fraterno, quando mi approva, gode per me; quando invece mi disapprova, si contrista per me, poiché, nell'approvazione come nella disapprovazione, sempre mi ama. Se è così, a loro mi mostrerò. Traggano un respiro per i miei beni, un sospiro per i miei mali. I miei beni sono opere tue e doni tuoi, i miei mali colpe mie e condanne tue. Respiri per gli uni, sospiri per gli altri, e inni e pianti salgano al tuo cospetto da questi cuori fraterni, turiboli di incenso per te; e tu, Signore, deliziato dal profumo del tuo santo tempio, abbi misericordia di me secondo la grandezza della tua misericordia, in grazia del tuo nome. Tu, che non abbandoni mai le tue imprese a metà, completa ciò che è imperfetto in me (10, 4, 5).

Le confessioni del presente

Questo frutto mi attendo dalle confessioni del mio stato presente e non più del passato. Perciò farò la mia confessione non alla tua sola presenza, con segreta esultanza e insieme apprensione, con segreto sconforto e insieme speranza: ma altresì nelle orecchie dei figli degli uomini credenti, partecipi della mia gioia e consorti della mia mortalità, miei concittadini e compagni del mio pellegrinaggio, alcuni più innanzi, altri più indietro, altri a pari di me. Sono questi i tuoi servi e i miei fratelli, che volesti fossero tuoi figli e miei padroni, che mi ordinasti di servire, se voglio vivere con te di te. Insufficiente sarebbe stato il precetto se il tuo Verbo me l'avesse dato a parole, quando non me ne avesse dato prima l'esempio con gli atti. Ed eccomi allora ubbidiente con atti e parole, sotto le tue ali perché troppo grande è il pericolo, se la mia anima non stesse chinata sotto le tue ali e la mia debolezza non ti fosse nota. Io sono un bambinello, ma è sempre vivo il Padre mio, e adatto a me il mio tutore. Infatti la medesima persona è il mio genitore e il mio tutore. Tu, tu solo sei tutti i miei beni, tu, onnipotente, che sei con me anche prima che io sia con te. Se è così, mi mostrerò a chi mi ordini di servire, non più quale fui, ma quale sono ormai e sono tuttora. Però io neppure giudico me stesso. Così mi ascoltino anche gli altri (10, 4, 6).

C'è speranza...

Tu, Signore, mi giudichi. Nessuno fra gli uomini conosce le cose dell'uomo, se non lo spirito dell'uomo che è in lui. Vi è tuttavia nell'uomo qualcosa, che neppure lo spirito stesso dell'uomo che è in lui conosce; tu invece, Signore, sai tutto di lui per averlo creato. Anch'io, per quanto mi avvilisca al tuo cospetto, stimandomi terra e cenere, so qualcosa di te, che di me ignoro. Noi ora vediamo certamente attraverso uno specchio in un enigma, non ancora faccia a faccia, quindi, finché pellegrino lontano da te, sono più vicino a me, che a te. Eppure ti so assolutamente inviolabile, mentre non so a quali tentazioni possa io resistere, a quali no. C'è speranza, perché tu sei fedele e non permetti che siamo tentati al di là delle nostre forze, offrendo con la tentazione anche lo scampo, affinché possiamo sostenerla. Confesserò dunque quanto so di me, e anche quanto ignoro di me. Perché quanto so di me, lo so per tua illuminazione, e quanto ignoro di me, lo ignoro finché le mie tenebre si mutino quale il mezzodì nel tuo volto (10, 5, 7).
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È Lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri.. Ef 4,11
 
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