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COMMENTO DELLA SECONDA LETTERA AI CORINTI

Ultimo Aggiornamento: 04/03/2012 22:30
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22/02/2012 15:44
 
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CAPITOLO UNDICESIMO

AUTODIFESA

[1]Oh se poteste sopportare un po’ di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate.

Paolo sta per dire ai Corinzi qualcosa di veramente grande; sta per manifestare loro l’essenza della vocazione cristiana.

Ciò che sta per dire va al di là di ogni possibile comprensione umana, supera ogni ragionamento. La mente è incapace di concepirlo, la bocca di proferirlo, il cuore di viverlo.

Cosa è infatti la follia se non ciò che va al di là di ogni possibile ragionevolezza umana?

Paolo chiede ai Corinzi di sopportare ciò che sta per dire loro, è sicuro che loro lo sopporteranno.

Potranno anche prenderlo per pazzo, per folle, per uno che ha perso il lume della ragione, ma devono pur ascoltarlo una buona volta e ascoltarlo in silenzio.

Forse non comprenderanno, forse ciò che egli sta per dire, sarà giudicato da loro una pura pazzia, ma devono ascoltarlo, devono sentire ciò che lui sta per rivelare loro.

Ci sono delle verità nella nostra fede che sono a portata di ragione, ce ne sono altre che vanno al di là di ogni nostra comprensione; ce ne sono altre che addirittura potrebbero sembrare una follia.

L’uomo “animale”, l’uomo cioè non mosso dallo Spirito del Signore le giudicherà tali, queste verità e giudicherà pazzo o folle colui che le dice. L’uomo “spirituale”, quello cioè che si lascia muovere e illuminare dallo Spirito Santo di Dio, scoprirà, non subito, che questa è la pura verità e chiede allo Spirito Santo di poterla vivere in ogni sua parte.

Nella nostra fede se l’uomo non cammina con lo Spirito Santo di Dio non potrà mai accogliere il mistero nel suo cuore. Con lo Spirito Santo non sempre lo comprende, sempre invece lo accoglie, lo custodisce, lo medita e a poco a poco riceverà da Lui quella luce superiore di sapienza che gli farà comprendere ogni cosa, sempre però nella misura in cui una mente creata può percepire e comprendere le cose che sono proprio di Dio e della sua natura divina.

Questo vale anche per l’insegnamento delle più elementari verità della fede. Non è necessario che chi ascolta comprenda, specie se sono bambini, è necessario invece che chi ascolta sia nella luce dello Spirito Santo e per questo a colui che parla e a colui che ascolta è necessario lo stato di grazia santificante. Nello stato di grazia lo Spirito Santo è nel cuore, nella mente e nell’anima di chi ascolta e di chi parla ed è Lui l’intelligenza e la sapienza alla luce della quale si parla e si ascolta; è Lui la vita della parola sia per chi parla che per chi ascolta.

[2]Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo.

Nella Scrittura Antica la relazione d’amore tra Dio e il suo popolo è stata sempre presentata come relazione sponsale.

Paolo riprende questo tema, ma cosa cambia tra ciò che fu detto agli antichi e ciò che lui dice?

Mentre nell’Antico Testamento era Dio geloso del suo popolo e non intendeva condividere il suo amore con nessun altro. Qui invece chi è geloso non è Cristo, è Paolo.

È lui che prova per i Corinzi, per tutti i cristiani, e, possiamo dire, anche per ogni uomo, questa specie di gelosia divina. È lui che non vuole che il cristiano appartenga ad un’altra verità, se non al solo Cristo Gesù.

È Lui che deve garantire questa unicità di amore sponsale tra loro e Cristo. È lui che li ha promessi ad un unico sposo ed è sempre lui che li vuole presentare a Cristo come vergine casta.

In questo versetto è contenuta tutta la rivelazione veterotestamentaria sulla relazione sponsale, quindi unica ed indissolubile tra Dio e l’anima credente, relazione che dovrebbe essere con ogni uomo. Ogni uomo è stato fatto ad immagine e a somiglianza del suo Creatore, ogni uomo è stato redento da Cristo con il suo sacrificio di morte e di risurrezione, per ogni uomo è stato mandato lo Spirito di santificazione che deve celebrare con le anime questo sposalizio con il loro Dio e Signore, in Cristo Gesù.

Ciò che cambia invece è la figura del profeta, per noi la figura dell’apostolo del Signore. Nell’Antico Testamento il profeta era l’annunziatore della verità, in qualche caso, come per Osea, era anche il simbolo dell’amore tradito, ma nessun profeta era stato investito di una responsabilità così grande.

Con Paolo invece avviene qualcosa di inaudito finora. Egli è colui che deve vigilare, anzi è colui che deve fare di ogni anima una sposa casta per presentarla a Cristo.

La missione dell’apostolo si specifica e si definisce con termini nuovi. Se leggiamo con divina sapienza e comprendiamo con l’intelligenza dello Spirito Santo questo versetto, dobbiamo affermare che è compito specifico, proprio dell’apostolo andare per il mondo e preparare queste vergini caste a Cristo. Non solo. È anche suo particolare mandato vigilare sempre affinché ogni anima rimanga nel suo stato di verginità spirituale, in questa verginità cresca e si radichi sempre di più.

L’anima non può appartenere che a Cristo Gesù, per essere di Lui, deve però rivestirsi di verginità, di purezza, di castità. La castità è quella della mente e del cuore, è l’adesione perfettissima al Vangelo della salvezza, alla Parola di Gesù. Nessun’altra verità, nessun altro pensiero, nessuna idea deve invadere la mente del cristiano, neanche per un istante, che non sia la Parola, il Pensiero, l’Idea di Cristo Gesù. Nessun desiderio deve muovere l’anima se non il desiderio di Cristo; nessuna volontà deve governarla se non la volontà del Signore; nessun sentimento deve albergare in lui che non sia lo stesso sentimento che fu di Cristo Gesù.

L’apostolo è il custode della castità e della verginità spirituale di ogni anima. Quando lui si accorge che un’anima è caduta nella prostituzione e nell’inquinamento dei pensieri, quando vede che la loro volontà non è più quella di Cristo Gesù, egli prontamente deve intervenire e prendere tutte le soluzioni che lo Spirito gli indicherà come necessarie, affinché l’anima abbandoni la sua prostituzione spirituale e ritorni prontamente casta e vergine nei pensieri e nel cuore al suo Sposo Divino.

Questo dice la grande responsabilità di cui è investito l’apostolo del Signore in ordine al permanere delle anime nella verità di Cristo Gesù. Se lui non vigila, se è debole, se è fragile, se si lascia compromettere, se si abbandona anche lui alla falsità, se abbraccia teorie nuove che nulla hanno a che vedere con il pensiero di Cristo, tutto il gregge che gli è stato affidato cadrà insieme a lui, abbandonerà la retta via, misconoscerà la verità del Vangelo, si voterà alla falsità e alla menzogna. Il danno spirituale è incalcolabile.

Se invece l’apostolo del Signore rimane un faro di verità e di dottrina, una luce potente di Vangelo, il popolo potrà anche non ascoltarlo, ma vedrà sempre la sua luce e potrà in ogni tempo far ritorno al suo celeste Sposo.

Tutto è nella fedeltà dell’apostolo alla missione ricevuta e tutto è nell’essere lui per primo questa vergine casta che quotidianamente si presenta a Cristo per formare con lui un solo mistero di verità, di salvezza, di redenzione, di luce, di amore, di obbedienza al Padre celeste.

[3]Temo però che, come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo.

Paolo sa cosa deve fare lui, conosce qual è la sua missione, lavora perché ogni anima sia portata a Cristo, si affatica perché resti sempre di Cristo Gesù.

Egli è un profondo conoscitore della storia delle anime, soprattutto è un saggio e intelligente conoscitore delle astuzie e della malizia di satana.

Satana sa come condurre alla perdizione un’anima, sa come presentarsi per rovinarla.

Egli lavora nei pensieri. È sufficiente che un’anima cambi pensiero per trovarsi nel fuoco dell’inferno già da viva.

È quanto Paolo teme per i Corinzi. Lui ha dato loro pensieri puri e semplici nei riguardi di Cristo Gesù. Ha annunziato loro il Vangelo della salvezza così come lui lo ha ricevuto. Puro e semplice lo ha ricevuto, puro e semplice lo ha trasmesso.

Cosa sta succedendo ora in Corinto? Molti di loro si stanno lasciando traviare dalla malizia di satana e dai pensieri puri e semplici del Vangelo ricevuto e accolto, stanno passando ad un’altra verità, ad un altro modo di relazionarsi con Cristo, in qualche modo stanno anche loro cadendo nel peccato della prostituzione. La loro mente e il loro cuore che prima appartenevano a Cristo stanno per appartenere a satana.

Il traviamento nei pensieri è l’opera di satana. Solo attraverso questa via egli penetra nei cuori, uccide l’anima, conduce un uomo nella perdizione, perché lo porta nel suo regno di tenebre e di peccato.

La custodia della verità del Vangelo deve essere pertanto l’opera delle opere, la madre di tutte le opere che la Chiesa compie. Possiamo affermare che l’opera del dono della verità, della sua diffusione e della sua conservazione nei cuori coincide con l’opera della Chiesa, con la sua missione.

È la luce della verità che dona significato ad ogni altra cosa, compresi i sacramenti, che si compiono nelle comunità cristiane e nel mondo. La luce della verità fa sì che un’anima appartenga sempre a Cristo. La luce della verità agisce perché anche se per pochi momenti l’anima si è allontanata da Cristo Gesù, vi possa ritornare e iniziare nuovamente quella relazione di amore nella semplicità e nella purezza dei pensieri che sono quelli di Cristo Gesù.

Come il serpente inocula nei cuori la falsità, l’apostolo del Signore deve immettere in essi la verità, in un lavoro senza fine.

Cosa succede invece? Il serpente inocula la falsità e l’apostolo del Signore spesso la coltiva, le dona vigore, la incrementa, perché anche lui conquistato e sedotto da satana. Quando questo avviene l’apostolo del Signore, anche se celebra i sacramenti, non è apostolo del Signore, ma inviato di satana per la rovina dei credenti, perché dimora nella falsità dei pensieri.

L’apostolo di satana può essere sull’altare, sul pulpito o sull’ambone, nel confessionale, nelle cattedre delle università, dovunque c’è un luogo dove si insegna il Vangelo di Cristo, lì potrebbe esserci nascosto l’apostolo di satana per dare valore e incremento alla falsità che lui semina nei cuori.

La vigilanza non è mai troppa. Chi deve vigilare ha in questo un grandissima responsabilità. C’è un esercizio passivo dell’autorità anche esso strumento di satana per la rovina dei credenti. Quando colui che deve vigilare non prende decisioni appropriate perché solo la sana dottrina venga insegnata, ma permette che le falsità vengano proposte come Vangelo di Cristo Gesù, anche lui con il non esercizio della sua autorità si trasforma in un alleato e un messaggero di satana per la rovina dei credenti.

Satana è più presente nella Chiesa di quanto non si immagini, non si pensi, non si voglia immaginare e pensare. In ogni luogo dove si insegna la sana dottrina lui è presente per sedurre coloro che ascoltano, ma soprattutto per inoculare la sua menzogna nelle menti di coloro che parlano.

Lui può inquinare il singolo bicchiere di acqua e per fare questo gli occorre un lavoro immane, oppure può inquinare direttamente la fonte delle acque e avere un risultato planetario.

Basta corrompere un teologo, un predicatore del Vangelo, basta far sonnecchiare un apostolo del Signore perché non usi l’esercizio della sua potestà di discernimento perché tutta la sorgente venga inquinata e tutti coloro che si accostano alle acque siano già infettati per il semplice fatto di aver bevuto quell’acqua, senza loro colpa.

[4]Se infatti il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro Vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo.

Paolo indica con precisione ai Corinzi qual è il loro traviamento. Sono tre le vie del passaggio dalla verità alla falsità: un Cristo diverso, uno spirito diverso, un altro Vangelo.

Quando Cristo è diverso? È diverso quando si esce dai contenuti della predicazione degli Apostoli, quando si esce dalla retta fede che gli Apostoli annunziano e predicano.

Al tempo di Paolo la garanzia della verità di Cristo era data dal confronto con gli Apostoli. Erano loro i depositari della verità su Cristo. Era lo Spirito in loro che manteneva la Chiesa nella verità e nella sana dottrina.

Oggi il vero Cristo è dato dal Vangelo, o dalla Parola scritta (Vecchio e Nuovo testamento), dalla Tradizione bimillenaria della Chiesa, dalla voce viva del Magistero che nel Papa e nei Vescovi uniti in Collegio Apostolico ha la sua massima espressione della verità, fino a raggiungere in determinate condizioni anche l’infallibilità.

Chi si dovesse porre al di fuori di queste tre vie che devono camminare sempre insieme, sappia costui che il suo Cristo è un Cristo diverso. Non è il Cristo di Dio, il Salvatore del mondo, il Redentore dell’uomo.

È sempre facile passare ad un altro Cristo, è sufficiente discostarsi dalla verità del suo mistero. Sempre la Chiesa ha dovuto lottare contro coloro che portavano nel mondo un falso Cristo e sempre lotta perché ad ogni uomo sia dato il vero Cristo.

Quando lo spirito è diverso? Lo spirito è diverso quando lo Spirito del Signore non è lui che governa i cuori e dirige le menti; è diverso perché diversa è la comprensione, l’attuazione, la vita del Vangelo.

Si legge la Parola, si spiega la Parola, si interpreta la Parola, non però secondo la sapienza e l’intelligenza dello Spirito del Signore, ma secondo i pensieri traviati del cuore dell’uomo.

Come è facile passare ad un altro Cristo, così è facile assumere un altro spirito. È sufficiente che l’uomo non voglia più dimorare nella grazia di Dio e subito i suoi pensieri cambiano, le sue idee si modificano, il suo spirito non è più secondo la verità della salvezza, è uno spirito mosso e guidato dalla malizia e dalla menzogna di satana.

È facile sapere quale spirito governa i cuori, se lo spirito della verità, o lo spirito della menzogna e della falsità. È sufficiente ascoltare un cuore, lasciarlo parlare per un po’ e subito ci si accorge se i suoi pensieri sono nello spirito della verità, oppure sono traviati e contorti dallo spirito di satana e del male, dallo spirito della concupiscenza e della vanagloria, dallo spirito di superbia e di vanità.

L’apostolo del Signore è obbligato a conoscere lo spirito che c’è in un uomo; deve prestare tutta l’attenzione possibile a che ponga immediatamente tutti quei rimedi di scienza e di sapienza perché da uno spirito di male, di non Vangelo si passi nello spirito della verità, della sapienza e dell’intelligenza di Cristo Gesù.

Quando il Vangelo è un altro? Quando viene svuotato dei suoi contenuti di salvezza. Quando si dona una interpretazione non vera, non corrispondente alla volontà di Dio in esso contenuta. Quando lo si riduce a pura immanenza e lo si priva di quella trascendenza che viene a noi dalla Persona di Cristo Gesù.

Per Paolo non c’è un altro Vangelo. O lo si conserva nella sua purezza e integrità, lo si custodisce nella verità delle origini, oppure esso non dona più salvezza, non genera redenzione nei cuori, non accende negli animi la speranza della vita eterna.

Da quando Cristo è risorto e ha affidato la sua missione alla Chiesa, questa ha sempre dovuto faticare per mantenersi nel vero Vangelo. Molti sono stati i suoi figli che sono passati ad un altro Vangelo e ogni giorno tanti sono ancora che abbandonano il glorioso Vangelo di Gesù Cristo, per abbracciare idee e pensieri dell’uomo, passando così ad un Vangelo che non è divino, ma umano, che non è una buona notizia, ma la più triste delle notizie, perché priva l’uomo della vita eterna.

Oggi in verità non c’è neanche questo rischio di passare ad un altro Vangelo. Ai nostri giorni c’è una moda che è quella dell’indifferentismo religioso. Tutte le teorie sono buone, tutte le religioni sono ottime, tutte le vie conducono a Dio, tutti i fondatori di religioni sono sullo stesso piano, tutte le Chiese conoscono e possiedono la verità, tutte i movimenti “religiosi” e “pseudoreligiosi” portano un’idea di salvezza dell’uomo.

Siamo arrivati alla completa relativizzazione di Cristo e della sua Chiesa e questo in nome di una verità che tutti possiedono nel cuore, verità che è dentro di noi e che non deve venire dal di fuori di noi.

Questa nuova moda di concepire la verità e di concepirsi nella verità ha reso Cristo inutile all’umanità; se non lo ha reso inutile, ne ha fatto uno come tutti gli altri.

Dall’altro Vangelo si è passati ad avere ognuno un suo Vangelo e tutti uguali, tutti via di salvezza per l’uomo.

Le conseguenze di questa “moda religiosa” è una sola: la non necessità della missione della Chiesa, la non necessità della stessa Chiesa. L’uguaglianza tra tutte le Chiese e tutte le religioni, come se tutte fossero in possesso della verità della salvezza.

Anche se rimane la Chiesa cattolica, essa è considerata come una forma storica, del passato, non del presente. Il presente è fatto ormai non di differenze, ma di indifferenze, non è fatto di particolarità, ma di universalità.

In questo contesto Cristo non serve più all’uomo, né la sua morte, né la sua risurrezione. Se serve, serve solo in modo indiretto, ma non più diretto, poiché non si predica più l’appartenenza storica a Lui, visibile, di aggregazione alla sua Chiesa per avere la salvezza.

Che lo Spirito del Signore susciti qualche altro Paolo che con fermezza, forza, decisione, prontezza di sapienza e di intelligenza illumini gli uomini di Chiesa e la stessa Chiesa sulla verità del mistero di Cristo Gesù, sull’importanza della sua Parola storica, sulla fede che nasce dalla predicazione e sulla necessità di essere Chiesa di Dio per entrare nei beni della salvezza e della redenzione.

[5]Ora io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi «superapostoli»!

Chi sono questi superapostoli nei confronti dei quali Paolo non si sente per nulla inferiore?

Questi tali sono coloro che andavano nelle comunità cristiane a sovvertire il Vangelo, ad accattivarsi le simpatie di questo o di quell’altro annunziando ciò che conviene all’uomo e ciò che piace, addolcendo e in certo modo anche annullando il Vangelo della salvezza.

Cosa avevano di particolare costoro? Una magnifica arte nel dire le cose. Quest’arte tuttavia non era a beneficio della verità, non serviva per impiantare la fede nei cuori, serviva piuttosto ad allontanare i cuori dalla fede.

Era una parola, la loro, brillante, suadente, accaparrante, ma priva della verità della salvezza. Era dolce la parola, ma senza contenuti di verità.

Quando non c’è la verità del Vangelo tutti sono disposti ad ascoltare; la difficoltà nasce quando si annunzia la verità che è sempre obbligante alla rinunzia e alla mortificazione di se stessi, fino alla morte fisica, al martirio che è dono dell’intera vita perché attraverso di essa si renda gloria al Padre che è nei cieli.

Questi superapostoli avevano l’abilità di far passare la parola umana per Vangelo di Dio, accalappiando i cuori e nutrendoli di menzogne e di falsità.

Paolo sa anche lui parlare bene. Ad Atene, secondo il racconto degli Atti, aveva dato un saggio di sapienza e di saggezza umana. Anche lui si era presentato sulla pubblica piazza con un discorso assai forbito, eccelso.

Ma quale fu il risultato? Quando iniziò la presentazione di Cristo Gesù e parlò della sua risurrezione gli fu detto che lo avrebbero ascoltato un’altra volta.

Questa esperienza fu per Lui una scossa. Da quel momento, come lui stesso dirà nella prima Lettera ai Corinzi, non si presenterà più con un discorso fatto di sapienza, ma predicherà Cristo e questi Crocifisso.

Farà così perché non venga svilita la croce di Gesù e perché Gesù stesso non sia velato e nascosto dalle parole umane.

È questo il motivo per cui Paolo, in quanto a sapienza umana non è inferiore a questi superapostoli. La differenza è una sola: lui ha deciso di non usare più la sapienza umana per non velare Cristo e la sua croce; loro invece hanno deciso di servirsene proprio per nascondere Cristo e annullare la sua croce.

Questa decisione è stata presa per amore dell’uomo. Cristo deve essere presentato così come egli è, senza modifiche, senza cambiamenti, senza alterazioni e neanche presentato sotto i veli di un discorso sapiente.

La verità non ha bisogno di tutte queste forme umane; la verità è semplice e nella più pura semplicità bisogna annunziarla. Cristo Gesù non ci dona forse l’esempio di come si parla con semplicità ad ogni uomo? Egli ha annunziato i più grandi misteri del regno con un linguaggio semplice, fatto di parole semplici, con un metodo semplice. Tutto in Cristo respira di semplicità.

[6]E se anche sono un profano nell'arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come vi abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a tutti.

Paolo si dichiara profano nell’arte del parlare, ma in verità non lo è. Se lo è, lo è per scelta, per amore di Cristo Gesù, per aiutare l’uomo a comprendere tutto del mistero del Signore, per evitare che dietro le parole il mistero fosse reso oscuro e incomprensibile.

La sua dottrina è sempre perfetta, perfettissima, in ogni parte, in ogni singolo argomento.

Ciò che egli dice può essere confermato da tutti, poiché tutti sanno il suo amore per Cristo, per la sua Verità, per il suo Vangelo.

Tutti sanno la potenza di sapienza e di saggezza ispirata che abita in lui e secondo la quale egli si esprime, predica e proclama la verità di Cristo Gesù.

Se tutti sanno la sua sapienza e saggezza nella verità, perché i superapostoli hanno più successo di lui? È sufficiente che costoro attraversino solamente una comunità per mietere successo, mentre Paolo deve sudare sudore di sangue per portare qualche cuore a Cristo Gesù?

La ragione è presto detta. Quando si annunzia la verità, non facilmente l’uomo vi aderisce. Vi aderisce solo colui che è disposto a convertirsi, a cambiare vita, facendo del Vangelo la sua vita.

Quando invece ognuno predica se stesso, nessuna conversione è richiesta, nessuna verità obbliga, nessun Vangelo deve essere seguito.

Con Paolo c’è l’incontro dell’uomo con Dio. Seguire Dio richiede il rinnegamento di noi stessi. Con i superapostoli l’uomo si incontra solo con l’uomo, in un rapporto immanente, senza conversione, senza verità, senza Vangelo.

È facile sedurre e condurre un uomo dalla verità nella falsità, a volte basta veramente un niente. Sempre arduo e difficile è invece condurre un uomo dalla falsità e dall’errore nella verità della salvezza di Cristo Gesù.

Per i superapostoli il lavoro è in discesa, per Paolo è in salita; loro conducono l’uomo all’uomo, Paolo invece porta l’uomo a Cristo, a Dio, allo Spirito Santo, alla Chiesa, nella verità e nel Vangelo.

Quelli distruggono Cristo, lui invece, dopo che loro lo hanno distrutto, deve costruirlo; una volta che lo ha costruito, quelli lo distruggono di nuovo in un processo che mai si arresta.

In verità è un lavoro impari. Non si finisce di costruire Cristo in un cuore che subito passa satana e con la sua falsità e menzogna lo attira al male, lo porta fuori del Vangelo. Poi nuovamente deve ritornare Paolo per ricondurlo a Cristo, nella sua Parola, nel suo Vangelo. Se vi riesce a stento, con grande fatica, non dura molto se nuovamente si ritorna là dove si era prima. È veramente una lotta impari quella tra Paolo e superapostoli, il frutto però è ben diverso; quelli conducono gli uomini alla perdizione, Paolo invece porta nella vita eterna, nel regno dei cieli.

Per la salvezza di un cuore vale proprio la pena ricominciare ogni giorno daccapo. La forza di non lasciarsi mai demoralizzare a causa di questi continui cedimenti al male da parte delle anime viene solo dallo Spirito Santo di Dio, che quotidianamente infonde costanza, forza e perseveranza perché si ricominci sempre daccapo, come al primo giorno.



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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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