Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 2 | Pagina successiva

COMMENTO DELLA LETTERA AGLI EBREI

Ultimo Aggiornamento: 05/02/2019 14:01
Autore
Stampa | Notifica email    
15/01/2012 15:21
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Eterna Efficacia del sacrificio di Cristo
[23]Era dunque necessario che i simboli delle realtà celesti fossero purificati con tali mezzi; le realtà celesti poi dovevano esserlo con sacrifici superiori a questi.
L’Autore fa subito una distinzione quanto mai preziosa:
Tutto ciò che è Antico Testamento e Antico Patto è solo simbolo delle realtà celesti, ma esse non sono la realtà.
Da questa distinzione ne nasce una seconda: ciò che ha purificato il simbolo non può purificare la realtà. Occorre un mezzo superiore, come superiore è la realtà per rapporto al simbolo. Se uno stesso mezzo sarebbe stato idoneo per purificare simbolo e realtà, di sicuro non vi sarebbe stata una superiorità sostanziale della realtà per rapporto al simbolo, ma solo accidentale, superficiale, di apparenza, o solamente di immagine, non di altro.
Per una giusta valutazione delle affermazioni dell’Autore è più che opportuno procedere esaminando una per una le frasi contenute in questo v. 23:
Era dunque necessario che i simboli delle realtà celesti fossero purificati con tali mezzi: Sappiamo cosa sono i simboli delle realtà celesti: Persone e oggetti del culto: Il Sacerdote, l’Altare, la Tenda, ogni altra cosa strettamente finalizzata al culto del Dio dell’Alleanza. L’Autore dice che era necessario che la purificazione dei simboli avvenisse con tali mezzi. Perché? La risposta non può essere che una sola: si è detto che il sangue dell’alleanza era segno del sangue di Dio, era in sua sostituzione. Segno di Dio, del suo sangue, ma anche della sua vita, della sua verità, della sua santità. Aspergendo, o ungendo con il sangue, si ungeva e si aspergeva la cosa, o la Persona con ciò che “raffigurava” lo stesso Dio e quindi rendeva sacra la cosa o la Persona per il Signore. La rendeva del Signore, per il Signore. Il sangue segnava il passaggio dalla profanità alla sacralità e alla santità della cosa e della persona addetta al culto. Perciò era necessario un tale mezzo.
Le realtà celesti poi dovevano esserlo con sacrifici superiori a questi: Le realtà celesti non possono essere purificate, o santificate dal segno. La realtà celeste è superiore, ben superiore al segno, anche se di Dio e della sua santità. Occorre per la loro purificazione la stessa santità di Dio. Dio personalmente deve santificarle, perché non esiste nessuna altra realtà della terra che possa santificare le realtà del cielo. È il cielo che purifica la terra, la terra mai potrà purificare le cose del Cielo. Questo deve essere principio basilare per comprendere quanto l’autore ci vuole dire.
Una cosa però deve apparire chiara alla nostra mente: profanità, sacralità, santità non sono la stessa cosa. Dio è santo, chi si accosta a Dio deve essere santo. Solo Dio può donare la sacralità e la santità alla cosa e alla persona.
Il rito del sangue donava sacralità e santità alle persone e alle cose che nell’Antico Testamento erano simboli delle realtà celesti. Le realtà celesti nelle quali viviamo noi del Nuovo Testamento non possono essere più purificate dal segno antico. Occorre una realtà grande, anzi più grande della stessa realtà da purificare e questa realtà non può essere che Dio.
[24]Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore,
L’Autore ora ci offre una visione chiara delle Realtà della Nuova Alleanza e cosa Cristo ha fatto, Lui che è il sommo ed eterno sacerdote di queste Realtà.
Parlando di Cristo si deve intendere una cosa sola: il solo, l’unico, il sommo, l’eterno Sacerdote dei beni futuri, o della Nuova Alleanza.
Il sommo sacerdote dell’Antica Alleanza entrava nel santuario che era fatto da mani d’uomo, figura di quello vero.
Figura era il sommo sacerdote di Cristo, ma figura di quello vero, cioè di quello celeste, era anche il santuario.
Cristo Gesù, il solo, l’unico, il sommo, l’eterno Sacerdote dei beni futuri, o della Nuova Alleanza, entra non nella figura, ma nel cielo stesso.
Nel cielo non va dove c’è il segno di Dio, come era il sommo sacerdote dell’Antica Alleanza che entrava nel Santo dei Santi, luogo dove era contenuta l’arca dell’Alleanza con la Legge, la Manna, il Bastone.
Entra nel cielo ma per comparire ora al cospetto di Dio. Si presenta direttamente dinanzi alla maestà divina, dinanzi al Padre.
Cristo entra nel cielo, entra al cospetto del Padre.
Fa tutto questo in nostro favore. Lo fa non per santificare il cielo, o le cose del cielo, ma per santificare noi.
Siamo noi quelli che dobbiamo essere santificati da Dio e Cristo è al cospetto di Dio per noi, per implorare la nostra santificazione.
Dalla figura, dal simbolo si passa alla realtà; dal tempio sulla terra, alla Tenda del Cielo, al cielo stesso. Dal segno della presenza di Dio a Dio stesso.
Questa la prima grande differenza tra l’Antico Patto e il Nuovo, tra il simbolo e la realtà.
[25]e non per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui.
L’altra grande, immensa, celeste differenza è questa.
Ogni volta che Aronne, o il sommo sacerdote dell’Antico Patto entrava nel tempio, vi entrava con nuovo sangue, frutto di nuovi sacrifici, di nuove immolazioni.
Ogni entrata nel tempio costava il sacrificio di una vittima. Più vittime, più purificazioni.
Ancora continua la differenza: Il sommo sacerdote dell’Antico Patto entrava con sangue altrui. Era il sangue degli animali sacrificati.
Cristo entra con il sangue del sacrificio. Il sangue è suo. Il sacrificio è suo. La morte è sua. Il corpo è suo.
Il suo è sacrificio uno ed unico, il solo, per sempre.
Quello di Aronne era più volte. Quello di Cristo è una volta per tutte. In Aronne c’era la ripetizione del sacrificio. In Cristo c’è l’unicità. Uno solo: il suo, per sempre. Dicendo: il suo, si intende il sacrificio di se stesso.
Aronne entrava ed usciva, ogni volta che entrava lo faceva con nuovo sangue, nuovo sacrificio, nuova oblazione.
Cristo Gesù entra una volta per sempre, vi rimane per sempre, porta il suo sangue che è per sempre. Un solo sacrificio, una sola entrata, una sola permanenza, o dimora al cospetto di Dio. Eterno è il sacrificio, eterno è il sangue, eterna è la dimora presso Dio, eterna è la sua intercessione in nostro favore. Tutto in Cristo è eterno.
[26]In questo caso, infatti, avrebbe dovuto soffrire più volte dalla fondazione del mondo. Ora invece una volta sola, alla pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso.
Il ragionamento dell’Autore è assai particolare in questo v. 26. Coglierlo, dona valore e significato a tutta la sua Lettera.
Da sempre Lui ci sta dicendo che Cristo Gesù non è sacerdote alla maniera di Aronne, bensì alla maniera di Melchisedek.
Ci sta dicendo che Lui è eterno sacerdote alla maniera di Melchisedek.
Questo v.26 attesta la stessa verità, ma procedendo al contrario.
Se Cristo fosse sacerdote alla maniera di Aronne, dovrebbe come Aronne compiere ogni giorno, ogni anno, molte volte, il rito del sangue e del sacrificio.
Se fosse come Aronne, avendo egli offerto il sacrificio di se stesso, nella sofferenza, sarebbe dovuto morire, o avrebbe dovuto soffrire più volte e questo fin dal primo peccato di Adamo ed Eva. Questa è la fondazione del mondo.
Poiché non è alla maniera di Aronne, ma è sommo ed eterno sacerdote alla maniera di Melchisedek egli non ha bisogno di ripetere il suo gesto, il suo sacrificio, la sua immolazione.
È questa la specificità, l’essenzialità, la caratteristica, o la peculiarità del Sacerdozio di Cristo: un solo sacrificio, una sola offerta per i peccati del mondo intero, dalla sua fondazione sino alla sua fine.
Della pienezza dei tempi parla San Paolo nel c. 4 della Lettera ai Galati.
Il tempo è pieno, quando è maturo perché Dio possa intervenire e compiere la sua opera.
Dio agisce sempre quando il tempo è pieno, maturo, nella condizione migliore perché la sua opera produca i più grandi frutti di verità, di santità, di giustificazione, di salvezza.
Viene ancora una volta ribadita la verità centrale del Sacerdozio di Cristo Gesù: il sangue è il suo, il sacrificio è il suo.
Il peccato viene annullato mediante il sacrificio di se stesso. Nel suo sangue è la remissione dei peccati, la cancellazione delle colpe.
L’Autore insiste sull’unicità del sacrificio e dell’offerta perché egli si trova dinanzi ad una mentalità religiosa che resiste da più di mille anni, le cui radici sono nella cultura plurimillenaria dello stesso uomo.
Questa cultura si fonda sulla ripetizione del rito e dell’offerta. Ogni peccato richiedeva un suo particolare sacrificio.
È sufficiente leggere il Levitico – e qui ne riportiamo qualche brano – per avere un’idea chiara della complessità del rito antico in ordine alla purificazione dei peccati. Ognuno legga e se ne renda conto:
Lev. 1: “Il Signore chiamò Mosè e dalla tenda del convegno gli disse: Parla agli Israeliti e riferisci loro: Quando uno di voi vorrà fare un'offerta al Signore, offrirete bestiame grosso o minuto. Se l'offerta è un olocausto di grosso bestiame, egli offrirà un maschio senza difetto; l'offrirà all'ingresso della tenda del convegno, per ottenere il favore del Signore. Poserà la mano sulla testa della vittima, che sarà accettata in suo favore per fare il rito espiatorio per lui. Poi immolerà il capo di grosso bestiame davanti al Signore, e i sacerdoti, figli di Aronne, offriranno il sangue e lo spargeranno intorno all'altare, che è all'ingresso della tenda del convegno. Scorticherà la vittima e la taglierà a pezzi. I figli del sacerdote Aronne porranno il fuoco sull'altare e metteranno la legna sul fuoco, poi sulla legna e sul fuoco che è sull'altare disporranno i pezzi, la testa e il grasso. Laverà con acqua le interiora e le zampe; poi il sacerdote brucerà il tutto sull'altare come olocausto, sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave per il Signore.
Se la sua offerta è un olocausto di bestiame minuto, pecora o capra, egli offrirà un maschio senza difetto. Lo immolerà dal lato settentrionale dell'altare davanti al Signore e i sacerdoti, figli di Aronne, spargeranno il sangue attorno all'altare. Lo taglierà a pezzi, con la testa e il grasso, e il sacerdote li disporrà sulla legna, collocata sul fuoco dell'altare. Laverà con acqua le interiora e le zampe; poi il sacerdote offrirà il tutto e lo brucerà sull'altare: olocausto, sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave per il Signore.
Se la sua offerta al Signore è un olocausto di uccelli, offrirà tortore o colombi. Il sacerdote li offrirà all'altare, ne staccherà la testa, che farà bruciare sull'altare, e il sangue sarà spruzzato sulla parete dell'altare. Poi toglierà il gozzo con le sue immondezze e lo getterà al lato orientale dell'altare, dov'è il luogo delle ceneri. Dividerà l'uccello in due metà prendendolo per le ali, ma senza separarlo, e il sacerdote lo brucerà sull'altare, sulla legna che è sul fuoco, come olocausto, sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave per il Signore”.
Lev. 2: Se qualcuno presenterà al Signore un'oblazione, la sua offerta sarà di fior di farina, sulla quale verserà olio e porrà incenso. La porterà ai figli di Aronne, i sacerdoti; il sacerdote prenderà da essa una manciata di fior di farina e d'olio, con tutto l'incenso, e lo brucerà sull'altare come memoriale: è un sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave per il Signore. Il resto dell'offerta di oblazione sarà per Aronne e per i suoi figli, cosa santissima, proveniente dai sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore.
Quando offrirai una oblazione cotta nel forno, essa consisterà in focacce azzime di fior di farina impastata con olio e anche di schiacciate azzime spalmate di olio. Se la tua offerta sarà un'oblazione cotta sulla teglia, sarà di fior di farina, azzima e impastata con olio; la farai a pezzi e sopra vi verserai olio: è un'oblazione.
Se la tua offerta sarà una oblazione cotta nella pentola, sarà fatta con fior di farina nell'olio: porterai al Signore l'oblazione così preparata e la presenterai al sacerdote, che la offrirà sull'altare. Il sacerdote preleverà dall'oblazione il memoriale e lo brucerà sull'altare: sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave per il Signore. Il resto dell'oblazione sarà per Aronne e per i suoi figli, cosa santissima, proveniente dai sacrifici consumati dal fuoco per il Signore.
Nessuna delle oblazioni che offrirete al Signore sarà lievitata: non brucerete né lievito, né miele come sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore; potrete offrire queste cose al Signore come offerta di primizie, ma non saliranno sull'altare a titolo di profumo soave. Dovrai salare ogni tua offerta di oblazione: nella tua oblazione non lascerai mancare il sale dell'alleanza del tuo Dio; sopra ogni tua offerta offrirai del sale.
Se offrirai al Signore una oblazione di primizie, offrirai come tua oblazione di primizie spighe di grano fresche abbrustolite sul fuoco e chicchi pestati di grano nuovo. Verserai olio sopra di essa, vi metterai incenso: è una oblazione. Il sacerdote brucerà come memoriale una parte dei chicchi e dell'olio insieme con tutto l'incenso: è un sacrificio consumato dal fuoco per il Signore”.
Lev. 3: “Nel caso che la sua offerta sia un sacrificio di comunione e se offre un capo di bestiame grosso, sarà un maschio o una femmina, senza difetto; l'offrirà davanti al Signore, poserà la mano sulla testa della vittima e la immolerà all'ingresso della tenda del convegno e i figli di Aronne, i sacerdoti, spargeranno il sangue attorno all'altare. Di questo sacrificio di comunione offrirà come sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore il grasso che avvolge le viscere e tutto quello che vi è sopra, i due reni con il loro grasso e il grasso attorno ai lombi e al lobo del fegato, che distaccherà al di sopra dei reni; i figli di Aronne lo bruceranno sull'altare, sopra l'olocausto, posto sulla legna che è sul fuoco: è un sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave per il Signore.
Se la sua offerta di sacrificio di comunione per il Signore è di bestiame minuto sarà un maschio o una femmina, senza difetto. Se presenta una pecora in offerta, la offrirà davanti al Signore; poserà la mano sulla testa della vittima e la immolerà davanti alla tenda del convegno; i figli di Aronne ne spargeranno il sangue attorno all'altare; di questo sacrificio di comunione offrirà quale sacrificio consumato dal fuoco per il Signore il grasso e cioè l'intiera coda presso l'estremità della spina dorsale, il grasso che avvolge le viscere e tutto quello che vi è sopra, i due reni con il loro grasso e il grasso attorno ai lombi e al lobo del fegato, che distaccherà al di sopra dei reni; il sacerdote li brucerà sull'altare: è un alimento consumato dal fuoco per il Signore.
Se la sua offerta è una capra, la offrirà davanti al Signore; poserà la mano sulla sua testa e la immolerà davanti alla tenda del convegno; i figli di Aronne ne spargeranno il sangue attorno all'altare. Di essa preleverà, come offerta consumata dal fuoco in onore del Signore, il grasso che avvolge le viscere, tutto quello che vi è sopra, i due reni con il loro grasso e il grasso attorno ai lombi e al lobo del fegato, che distaccherà al di sopra dei reni; il sacerdote li brucerà sull'altare: è un cibo consumato dal fuoco per il Signore. Ogni parte grassa appartiene al Signore.
E` una prescrizione rituale perenne per le vostre generazioni in ogni vostra dimora: non dovrete mangiare né grasso né sangue”.
Lev. 4: “Il Signore disse a Mosè: Riferisci agli Israeliti: Quando un uomo inavvertitamente trasgredisce un qualsiasi divieto della legge del Signore, facendo una cosa proibita: se chi ha peccato è il sacerdote che ha ricevuto l'unzione e così ha reso colpevole il popolo, offrirà al Signore per il peccato da lui commesso un giovenco senza difetto come sacrificio di espiazione. Condurrà il giovenco davanti al Signore all'ingresso della tenda del convegno; poserà la mano sulla testa del giovenco e l'immolerà davanti al Signore. Il sacerdote che ha ricevuto l'unzione prenderà il sangue del giovenco e lo porterà nell'interno della tenda del convegno; intingerà il dito nel sangue e farà sette aspersioni davanti al Signore di fronte al velo del santuario. Bagnerà con il sangue i corni dell'altare dei profumi che bruciano davanti al Signore nella tenda del convegno; verserà il resto del sangue alla base dell'altare degli olocausti, che si trova all'ingresso della tenda del convegno. Poi dal giovenco del sacrificio toglierà tutto il grasso: il grasso che avvolge le viscere, tutto quello che vi è sopra, i due reni con il loro grasso e il grasso attorno ai lombi e al lobo del fegato, che distaccherà al di sopra dei reni. Farà come si fa per il giovenco del sacrificio di comunione e brucerà il tutto sull'altare degli olocausti. Ma la pelle del giovenco, la carne con la testa, le viscere, le zampe e gli escrementi, cioè tutto il giovenco, egli lo porterà fuori dell'accampamento in luogo puro, dove si gettano le ceneri, e lo brucerà sulla legna: dovrà essere bruciato sul mucchio delle ceneri.
Se tutta la comunità d'Israele ha commesso una inavvertenza, senza che tutta l'assemblea la conosca, violando così un divieto della legge del Signore e rendendosi colpevole, quando il peccato commesso sarà conosciuto, l'assemblea offrirà come sacrificio espiatorio un giovenco, un capo di grosso bestiame senza difetto e lo condurrà davanti alla tenda del convegno. Gli anziani della comunità poseranno le mani sulla testa del giovenco e lo si immolerà davanti al Signore. Il sacerdote che ha ricevuto l'unzione porterà il sangue del giovenco nell'interno della tenda del convegno; intingerà il dito nel sangue, e farà sette aspersioni davanti al Signore di fronte al velo. Bagnerà con il sangue i corni dell'altare che è davanti al Signore nella tenda del convegno e verserà il resto del sangue alla base dell'altare degli olocausti, all'ingresso della tenda del convegno. Toglierà al giovenco tutte le parti grasse, per bruciarle sull'altare. Farà di questo giovenco come di quello offerto in sacrificio di espiazione: tutto allo stesso modo. Il sacerdote farà per loro il rito espiatorio e sarà loro perdonato. Poi porterà il giovenco fuori del campo e lo brucerà come ha bruciato il primo: è il sacrificio di espiazione per l'assemblea.
Se è un capo chi ha peccato, violando per inavvertenza un divieto del Signore suo Dio e così si è reso colpevole, quando conosca il peccato commesso, porterà come offerta un capro maschio senza difetto. Poserà la mano sulla testa del capro e lo immolerà nel luogo dove si immolano gli olocausti davanti al Signore: è un sacrificio espiatorio. Il sacerdote prenderà con il dito il sangue del sacrificio espiatorio e bagnerà i corni dell'altare degli olocausti; verserà il resto del sangue alla base dell'altare degli olocausti. Poi brucerà sull'altare ogni parte grassa, come il grasso del sacrificio di comunione. Il sacerdote farà per lui il rito espiatorio per il suo peccato e gli sarà perdonato.
Se chi ha peccato è stato qualcuno del popolo, violando per inavvertenza un divieto del Signore, e così si è reso colpevole, quando conosca il peccato commesso, porti come offerta una capra femmina, senza difetto, in espiazione del suo peccato. Poserà la mano sulla testa della vittima di espiazione e la immolerà nel luogo dove si immolano gli olocausti. Il sacerdote prenderà con il dito un po’ di sangue di essa e bagnerà i corni dell'altare degli olocausti; poi verserà il resto del sangue alla base dell'altare. Preleverà tutte le parti grasse, come si preleva il grasso del sacrificio di comunione, e il sacerdote le brucerà sull'altare, profumo soave in onore del Signore. Il sacerdote farà per lui il rito espiatorio e gli sarà perdonato. Se porta una pecora come offerta per il peccato, porterà una femmina senza difetto. Poserà la mano sulla testa della vittima espiatoria e la immolerà in espiazione nel luogo dove si immolano gli olocausti. Il sacerdote prenderà con il dito un po’ di sangue della vittima espiatoria e bagnerà i corni dell'altare degli olocausti; poi verserà il resto del sangue alla base dell'altare. Preleverà tutte le parti grasse, come si preleva il grasso della pecora del sacrificio di comunione e il sacerdote le brucerà sull'altare sopra le vittime consumate dal fuoco in onore del Signore. Il sacerdote farà per lui il rito espiatorio per il peccato commesso e gli sarà perdonato”.
Lev. 5: “Se una persona pecca perché nulla dichiara, benché abbia udito la formula di scongiuro e sia essa stessa testimone o abbia visto o sappia, sconterà la sua iniquità.
Oppure quando qualcuno, senza avvedersene, tocca una cosa immonda, come il cadavere d'una bestia o il cadavere d'un animale domestico o quello d'un rettile, rimarrà egli stesso immondo e colpevole.
Oppure quando, senza avvedersene, tocca una immondezza umana una qualunque delle cose per le quali l'uomo diviene immondo quando verrà a saperlo, sarà colpevole.
Oppure quando uno, senza badarvi, parlando con leggerezza, avrà giurato, con uno di quei giuramenti che gli uomini proferiscono alla leggera, di fare qualche cosa di male o di bene, se lo saprà, ne sarà colpevole.
Quando uno dunque si sarà reso colpevole d'una di queste cose, confesserà il peccato commesso; porterà al Signore, come riparazione della sua colpa per il peccato commesso, una femmina del bestiame minuto, pecora o capra, come sacrificio espiatorio; il sacerdote farà per lui il rito espiatorio per il suo peccato. Se non ha mezzi per procurarsi una pecora o una capra, porterà al Signore, come riparazione della sua colpa per il suo peccato, due tortore o due colombi: uno come sacrificio espiatorio, l'altro come olocausto. Li porterà al sacerdote, il quale offrirà prima quello per l'espiazione: gli spaccherà la testa vicino alla nuca, ma senza staccarla; poi spargerà il sangue del sacrificio per il peccato sopra la parete dell'altare e ne spremerà il resto alla base dell'altare. Questo è un sacrificio espiatorio. Dell'altro uccello offrirà un olocausto, secondo le norme stabilite. Così il sacerdote farà per lui il rito espiatorio per il peccato che ha commesso e gli sarà perdonato.
Ma se non ha mezzi per procurarsi due tortore o due colombi, porterà, come offerta per il peccato commesso, un decimo di efa di fior di farina, come sacrificio espiatorio; non vi metterà né olio né incenso, perché è un sacrificio per il peccato. Porterà la farina al sacerdote, che ne prenderà una manciata come memoriale, facendola bruciare sull'altare sopra le vittime consumate dal fuoco in onore del Signore. E` un sacrificio espiatorio. Così il sacerdote farà per lui il rito espiatorio per il peccato commesso in uno dei casi suddetti e gli sarà perdonato. Il resto sarà per il sacerdote, come nell'oblazione”.
Il Signore aggiunse a Mosè: Se qualcuno commetterà una mancanza e peccherà per errore riguardo a cose consacrate al Signore, porterà al Signore, in sacrificio di riparazione, un ariete senza difetto, preso dal gregge, che valuterai in sicli d'argento in base al siclo del santuario; risarcirà il danno fatto al santuario, aggiungendovi un quinto, e lo darà al sacerdote, il quale farà per lui il rito espiatorio con l'ariete offerto come sacrificio di riparazione e gli sarà perdonato.
Quando uno peccherà facendo, senza saperlo, una cosa vietata dal Signore, sarà colpevole e dovrà scontare la mancanza. Presenterà al sacerdote, come sacrificio di riparazione, un ariete senza difetto, preso dal bestiame minuto, secondo la tua stima; il sacerdote farà per lui il rito espiatorio per l'errore commesso per ignoranza e gli sarà perdonato. E` un sacrificio di riparazione; quell'individuo si era certo reso colpevole verso il Signore.
Il Signore disse a Mosè: Quando uno peccherà e commetterà una mancanza verso il Signore, rifiutando al suo prossimo un deposito da lui ricevuto o un pegno consegnatogli o una cosa rubata o estorta con frode o troverà una cosa smarrita, mentendo a questo proposito e giurando il falso circa qualcuna delle cose per cui un uomo può peccare, se avrà così peccato e si sarà reso colpevole, restituirà la cosa rubata o estorta con frode o il deposito che gli era stato affidato o l'oggetto smarrito che aveva trovato o qualunque cosa per cui abbia giurato il falso.
Farà la restituzione per intero, aggiungendovi un quinto e renderà ciò al proprietario il giorno stesso in cui offrirà il sacrificio di riparazione. Porterà al sacerdote, come sacrificio di riparazione in onore del Signore, un ariete senza difetto, preso dal bestiame minuto secondo la tua stima. Il sacerdote farà il rito espiatorio per lui davanti al Signore e gli sarà perdonato, qualunque sia la mancanza di cui si è reso colpevole”.
Era questa la mentalità che governava tutto il mondo dell’Antico Testamento. Non è facile scalzarla per farla seccare al sole della verità dell’unicità del Sacrificio di Cristo e del suo sangue versato una volta per tutte, per sempre.
È questo anche il motivo per cui l’Autore in ogni modo e per ogni verso cerca di mostrare, evidenziare, ribadire che con Cristo quel mondo è finito, non esiste più, è stato cancellato una volta per sempre.
Con Cristo si è passati dal simbolo alla realtà, dal segno alla verità, dalla molteplicità all’unicità.
Con Cristo, in Cristo, per Cristo ogni uomo, frutto dell’Antico Testamento, formato alla sua religiosità, è chiamato a passare alla realtà, alla verità, all’unicità.
Con Cristo quel mondo è finito per sempre, in eterno. Questa è la verità, la sola verità cui deve condurre l’Autore i destinatari della sua Lettera.
[27]E come è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio,
Qui l’Autore ci presenta due concetti nuovi, che in apparenza nulla hanno a che vedere con il tema che sta trattando. In verità la connessione c’è, anche se sottile e difficile da cogliersi ad un primo approccio.
È verità: si vive una volta sola, si muore una volta sola. Non si ritorna in vita, non si vivono altre vite. Non c’è metamorfosi, né metempsicosi, né rinascite varie, secondo quando si è detto, o si dice, ma falsamente.
L’unicità della vita, l’unicità di un solo corpo e di una sola anima, l’unicità di una sola morte: è la verità dell’uomo. Una sola volta si nasce, una sola volta si muore.
Nasce la persona una ed indivisibile, muore la persona una ed indivisibile – si divide al momento della morte, ma per ricongiungersi il giorno della risurrezione –. L’anima ed il corpo sono l’unicità della Persona e questa unicità è eterna, per sempre.
Questa verità non è del cristianesimo. È dell’uomo in sé. La verità cristiana non è verità perché cristiana, è verità perché è essenzialità dell’uomo, della sua natura, della sua anima e del suo corpo. Non dell’uomo cristiano, ma dell’uomo.
Dopo la morte c’è il giudizio. Ognuno dovrà presentarsi dinanzi a Dio per rendere ragione di ogni opera compiuta mentre era in vita, sia in bene che in male.
Anche questa è verità cristiana ed è verità dell’uomo, di ogni uomo, indistintamente. Crede, o non crede, è convinto o non è convinto, vuole o non vuole, al momento della morte si presenterà dinanzi a Dio per il giudizio.
Il giudizio sarà secondo il Vangelo per tutti quelli che hanno professato la fede nel Vangelo; sarà secondo la coscienza per tutti coloro che non hanno avuto la possibilità, perché nessuno lo ha annunziato loro, di conoscere il Vangelo della vita.
Si nasce una sola volta, si muore una sola volta, ci si presenta per il giudizio.
Questa verità l’Autore l’applica a Cristo Gesù.
[28]così Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza.
Cristo Gesù è veramente morto. La sua morte è però nella realtà del sacrificio.
Lui si è offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, cioè di tutti coloro che accogliendo Lui, si lasciano immergere e aspergere dal suo sangue versato per loro, in remissione dei peccati.
Questa verità è ormai limpida, chiara alla nostra mente e al nostro cuore: il sangue di Cristo è vero sacrificio, vera oblazione, vero olocausto per la remissione dei peccati.
Essendo veramente morto, anche per Cristo si applica la legge del non ritorno in vita.
Se non può ritornare in vita, neanche può più morire, neanche può più sacrificarsi, ripetere cioè il suo sacrificio.
Come si può constatare, anche attraverso questa legge naturale universale, l’Autore ribadisce l’unicità del sacrificio e dell’offerta.
Neanche Cristo può ripetere l’offerta, il sacrificio, non può perché è morto ed il sacrifico è proprio nella morte dell’offerente.
Egli ritornerà un giorno, ma non per compiere un altro sacrificio. Questo significa: senza relazione con il peccato.
Egli non viene per morire un’altra volta. Non viene per offrire un nuovo sacrificio al Padre.
Apparirà una seconda volta, ma verrà per chiamare tutti gli uomini dinanzi al suo cospetto per il giudizio finale.
Verrà perché i giusti possano entrare tutti nel suo Regno eterno.
Coloro che l’aspettano e ai quali Cristo apparirà sono tutti i giusti che hanno avuto fede in Lui e nel Suo Sacerdozio eterno e in esso hanno compiuto la loro salvezza nella giustizia e nella santità vera.
La seconda venuta di Cristo sulle nubi del cielo per il giudizio finale è verità che pervade tutto il Nuovo Testamento.
La fede in Cristo Giudice e Signore dell’universo è verità costitutiva della Rivelazione degli Apostoli. Un solo brano basta perché si abbia ogni certezza, ma anche perché si fughi ogni incertezza:
Mt 25,31-45: “Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.
Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.
Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?
Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna”.
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 2 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 02:24. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com