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COMMENTO ALLA SECONDA LETTERA DI S.GIOVANNI

Ultimo Aggiornamento: 09/01/2012 11:35
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09/01/2012 11:15
 
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PRESENTAZIONE

Questa Seconda Lettera di San Giovanni Apostolo è testimone di uno stile di vita che governa la Chiesa delle origini, che non appartiene solo alla forma esterna, bensì alla sostanza, all’essenza, all’intima natura della Chiesa in sé.
Da un lato c’è la comunità cristiana che cammina nella storia e dall’altro c’è il Presbitero, l’Anziano, l’Apostolo che vigila sopra di essa, su ognuna di esse che sono numerose e sparse nei diversi luoghi della terra, perché regni nel loro seno la verità.
È questo, nella sua più pura essenza, il ministero del Presbitero: porre ogni attenzione a che la comunità non smarrisca la verità, ma cammini in essa, senza deviare né a destra, né a sinistra.
La forza vitale di una comunità è la verità. Se la comunità cade nella falsità, nelle tenebre, nell’errore, nella menzogna, essa mai si potrà distinguere dal mondo, che è appunto nelle tenebre e nella falsità, nella menzogna della vita.
Se invece la comunità resta ancorata, cementata nella verità, essa è luce che illumina la terra, è sale che dona sapore al mondo intero.
È la verità il distintivo di Cristo Gesù. È la verità il distintivo di ogni suo discepolo. È la verità il distintivo, il segno di riconoscimento di ogni comunità che segue Cristo Signore.
Il Presbitero deve intervenire nella vita di ogni comunità perché il suo ministero è proprio quello della vigilanza in ordine alla dimora e al cammino dei discepoli di Gesù nella verità.
Può intervenire con efficacia, con frutto, essendo Lui il Testimone verace e fedele, il perfetto, il sapiente conoscitore di Cristo, che è nella sua Persona e nel suo mistero di morte e di risurrezione la verità di ogni comunità cristiana.
L’Apostolo è la verità di Cristo Gesù sulla terra. È tutto questo non per le sue doti o qualità spirituali della sua natura. È tutto questo per grazia di Cristo Gesù, per dono dello Spirito Santo.
Lo Spirito del Signore si è posato su di lui in pienezza e lo ha costituito Testimone del Risorto, Testimone di Colui che è la grazia e la verità di tutto il genere umano.
Se l’Apostolo, il Presbitero, l’Anziano è la verità di Cristo Gesù, deve essere la verità di Cristo Gesù, Cristo Gesù è la verità del Padre.
Non c’è verità di Dio fuori di Cristo Gesù e non c’è verità di Cristo Gesù fuori del Padre. Il Padre è la verità di Cristo. Cristo è la verità del Padre. Né il Padre senza Cristo Gesù, né Cristo Gesù senza il Padre.
C’è pertanto una mirabile comunione, o unità nella verità tra il Presbitero, il Padre, Cristo Gesù. Come Cristo è la verità del Padre, così il Presbitero è la verità di Cristo. Senza Cristo non c’è la verità del Padre, senza il Presbitero non c’è la verità di Cristo Gesù.
Questa unità, o comunione, consente di sapere chi cammina nella verità da chi invece procede su una via di errore e di falsità.
Chi è senza il Presbitero è senza verità. Chi è senza Cristo è senza verità. Chi separa Cristo da Dio è senza verità.
È senza Cristo chi è senza il mistero dell’Incarnazione. Ogni negazione di questo mistero ci fa essere senza Cristo, senza verità, senza vera salvezza.
Al tempo dell’Apostolo Giovanni imperava l’agnosticismo, dottrina perniciosa, letale per la nostra fede. Essa negava il mistero dell’Incarnazione. Veniva annientato di conseguenza tutto il mistero pasquale di Cristo Gesù: Passione, Morte, Risurrezione, Ascensione gloriosa al cielo.
Per l’Apostolo, o il Presbitero è facile sapere chi è nella verità da chi cammina nella falsità. La prova della verità è il mistero dell’Incarnazione. Chi nega l’Incarnazione del Verbo non è discepolo di Gesù, è anticristo.
L’anticristo è un distruttore di Cristo, un distruttore della comunità, perché è uno che rinnega la verità, uno che la combatte.
Questa Lettera, anche se breve e semplice, è un documento preziosissimo della struttura della Chiesa.
In questa struttura il Presbitero ha un ruolo vitale. È per lui che la comunità viene ancorata alla verità di Cristo Gesù. È per lui che la comunità viene salvaguardata da ogni errore, falsità, inganno.
È per il suo discernimento che ognuno potrà sempre conoscere la verità di Cristo Gesù e ciò che appartiene all’inganno dell’anticristo.
Grande è la responsabilità del Presbitero. Se Lui cade dalla verità – per non cadere deve vivere di comunione gerarchica con Pietro oltre che in una grande santità – tutta la comunità con lui va in rovina, si perde. Dove non c’è verità, c’è perdizione, perché c’è falsità e inganno.
Alla Vergine Maria, Madre della Redenzione, affido queste brevi riflessioni. Sia Ella a trasformarle in purissima conoscenza di Cristo Gesù, il Testimone fedele e verace del Padre.
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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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