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COMMENTO ALLA SECONDA LETTERA DI S.GIOVANNI

Ultimo Aggiornamento: 09/01/2012 11:35
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09/01/2012 11:15
 
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PRESENTAZIONE

Questa Seconda Lettera di San Giovanni Apostolo è testimone di uno stile di vita che governa la Chiesa delle origini, che non appartiene solo alla forma esterna, bensì alla sostanza, all’essenza, all’intima natura della Chiesa in sé.
Da un lato c’è la comunità cristiana che cammina nella storia e dall’altro c’è il Presbitero, l’Anziano, l’Apostolo che vigila sopra di essa, su ognuna di esse che sono numerose e sparse nei diversi luoghi della terra, perché regni nel loro seno la verità.
È questo, nella sua più pura essenza, il ministero del Presbitero: porre ogni attenzione a che la comunità non smarrisca la verità, ma cammini in essa, senza deviare né a destra, né a sinistra.
La forza vitale di una comunità è la verità. Se la comunità cade nella falsità, nelle tenebre, nell’errore, nella menzogna, essa mai si potrà distinguere dal mondo, che è appunto nelle tenebre e nella falsità, nella menzogna della vita.
Se invece la comunità resta ancorata, cementata nella verità, essa è luce che illumina la terra, è sale che dona sapore al mondo intero.
È la verità il distintivo di Cristo Gesù. È la verità il distintivo di ogni suo discepolo. È la verità il distintivo, il segno di riconoscimento di ogni comunità che segue Cristo Signore.
Il Presbitero deve intervenire nella vita di ogni comunità perché il suo ministero è proprio quello della vigilanza in ordine alla dimora e al cammino dei discepoli di Gesù nella verità.
Può intervenire con efficacia, con frutto, essendo Lui il Testimone verace e fedele, il perfetto, il sapiente conoscitore di Cristo, che è nella sua Persona e nel suo mistero di morte e di risurrezione la verità di ogni comunità cristiana.
L’Apostolo è la verità di Cristo Gesù sulla terra. È tutto questo non per le sue doti o qualità spirituali della sua natura. È tutto questo per grazia di Cristo Gesù, per dono dello Spirito Santo.
Lo Spirito del Signore si è posato su di lui in pienezza e lo ha costituito Testimone del Risorto, Testimone di Colui che è la grazia e la verità di tutto il genere umano.
Se l’Apostolo, il Presbitero, l’Anziano è la verità di Cristo Gesù, deve essere la verità di Cristo Gesù, Cristo Gesù è la verità del Padre.
Non c’è verità di Dio fuori di Cristo Gesù e non c’è verità di Cristo Gesù fuori del Padre. Il Padre è la verità di Cristo. Cristo è la verità del Padre. Né il Padre senza Cristo Gesù, né Cristo Gesù senza il Padre.
C’è pertanto una mirabile comunione, o unità nella verità tra il Presbitero, il Padre, Cristo Gesù. Come Cristo è la verità del Padre, così il Presbitero è la verità di Cristo. Senza Cristo non c’è la verità del Padre, senza il Presbitero non c’è la verità di Cristo Gesù.
Questa unità, o comunione, consente di sapere chi cammina nella verità da chi invece procede su una via di errore e di falsità.
Chi è senza il Presbitero è senza verità. Chi è senza Cristo è senza verità. Chi separa Cristo da Dio è senza verità.
È senza Cristo chi è senza il mistero dell’Incarnazione. Ogni negazione di questo mistero ci fa essere senza Cristo, senza verità, senza vera salvezza.
Al tempo dell’Apostolo Giovanni imperava l’agnosticismo, dottrina perniciosa, letale per la nostra fede. Essa negava il mistero dell’Incarnazione. Veniva annientato di conseguenza tutto il mistero pasquale di Cristo Gesù: Passione, Morte, Risurrezione, Ascensione gloriosa al cielo.
Per l’Apostolo, o il Presbitero è facile sapere chi è nella verità da chi cammina nella falsità. La prova della verità è il mistero dell’Incarnazione. Chi nega l’Incarnazione del Verbo non è discepolo di Gesù, è anticristo.
L’anticristo è un distruttore di Cristo, un distruttore della comunità, perché è uno che rinnega la verità, uno che la combatte.
Questa Lettera, anche se breve e semplice, è un documento preziosissimo della struttura della Chiesa.
In questa struttura il Presbitero ha un ruolo vitale. È per lui che la comunità viene ancorata alla verità di Cristo Gesù. È per lui che la comunità viene salvaguardata da ogni errore, falsità, inganno.
È per il suo discernimento che ognuno potrà sempre conoscere la verità di Cristo Gesù e ciò che appartiene all’inganno dell’anticristo.
Grande è la responsabilità del Presbitero. Se Lui cade dalla verità – per non cadere deve vivere di comunione gerarchica con Pietro oltre che in una grande santità – tutta la comunità con lui va in rovina, si perde. Dove non c’è verità, c’è perdizione, perché c’è falsità e inganno.
Alla Vergine Maria, Madre della Redenzione, affido queste brevi riflessioni. Sia Ella a trasformarle in purissima conoscenza di Cristo Gesù, il Testimone fedele e verace del Padre.
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09/01/2012 11:18
 
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INTRODUZIONE

Il Presbitero, o l’Apostolo del Signore, o semplicemente l’Anziano, vive nella Chiesa di Dio un grande ministero. Egli deve non solo annunziare la Parola di Cristo Gesù, non solo deve ricordare il Vangelo della salvezza, deve anche vigilare affinché nella Parola, nel Vangelo non si introduca alcuna falsità.
Il ministero del ricordo deve essere da Lui esercitato senza interruzione, a causa della facilità dell’uomo alla dimenticanza della verità. L’altro ministero, quello della vigilanza, anche questo deve vivere attimo per attimo, a causa della tentazione che sempre vuole contaminare la purezza della Verità, della Parola, del Vangelo di Cristo Gesù con ogni sorta di falsità, di ambiguità, di menzogna.
Cosa ricorda il Presbitero in questa sua Seconda Lettera?
Egli ricorda alla Signora Eletta che la vita vera, quella che Gesù è venuto a portare sulla nostra terra, a consegnare ad ogni uomo, affidando questo sacro ufficio agli Apostoli, è solo nel comandamento di Dio.
Qual è questo comandamento di Dio?
Esso è lo stesso sul quale ha camminato Cristo Gesù: la verità.
La verità è la volontà del Padre che si è fatta per noi Parola, Comandamento, Legge, Vangelo.
La verità è stata l’unica norma vissuta da Cristo Gesù, deve essere l’unica norma sulla quale cammina ogni suo discepolo.
Se la Chiesa si pone fuori della verità, essa non vive più secondo la volontà del Padre. Smette di essere strumento di salvezza, perché non è più luce del mondo e sale della terra.
Questa Seconda Lettera ci porta al vero problema che la Chiesa avrà sempre da risolvere, che non sarà mai risolto definitivamente.
Questo problema dovrà essere sempre risolto, perché la Chiesa cammina, guidata dagli Apostoli, in comunione gerarchica con Pietro, verso la verità tutta intera.
La verità sta sempre dinanzi alla Chiesa, mai dietro di essa, alle sue spalle. Quando essa pensa di aver compreso il Vangelo è allora che dovrà iniziare a riformularlo nella sua verità più profonda, essenziale, divina.
Il problema della verità non sarà mai risolto, perché sempre, sino alla consumazione della storia, la falsità busserà alla porta di ogni discepolo del Signore, perché abbandoni la via della volontà di Dio e si incammini per una strada di errore, di eresia, di ambiguità, di trasformazione, confusione, modifica, alterazione della Parola della verità.
Il Presbitero, esercitando il doppio ministero in ordine alla Verità – di perenne ricordo e costante vigilanza – fa sì che la Chiesa di Dio possa camminare nella verità, in essa progredire, avanzare alla luce della verità tutta intera, cui conduce lo Spirito del Signore.
Il comandamento di Dio è sì la Verità, però la nostra Verità ha una connotazione tutta speciale, particolarissima.
La nostra Verità è Cristo Gesù, il suo Mistero, la sua vita, la sua Parola, il suo Vangelo.
La nostra Verità è Cristo nel suo dono di grazia e di luce, di dono di vita e di volontà del Padre.
Cristo Gesù è la vita eterna del Padre, la Parola del Padre, il Comandamento del Padre, la Legge del Padre.
Non solo. Cristo Gesù è l’esemplarità perfetta, il modello unico, cui ogni cristiano deve conformarsi, se vuole essere e dimorare nella Verità del Padre.
In una parola: Cristo Gesù è il comandamento di Dio.
È la sua Persona che noi dobbiamo accogliere, è nel suo corpo che noi dobbiamo vivere, è del suo corpo che ci dobbiamo nutrire, è della sua Parola, del suo Vangelo che noi ci dobbiamo rivestire, dobbiamo rivestire il nostro spirito, la nostra mente.
Dio Padre ci ha donato Cristo Gesù. In Lui c’è ogni dono di sapienza, di rivelazione, di vita eterna, di bontà, di misericordia. Ogni grazia di salvezza è in Cristo Gesù.
Tutto il Padre è in Cristo Gesù e tutto il Padre si dona per mezzo di Cristo Signore.
Chi possiede Cristo, possiede la vita, perché possiede Dio; chi non possiede Cristo non possiede la vita, perché Dio è solo in Cristo Gesù.
Sapendo che questa è la sola verità della salvezza, sapendo che Cristo Gesù è la salvezza, la vita eterna del Padre, cosa fa la tentazione?
Con ogni mezzo, servendosi di tutti, satana vuole la distruzione di Cristo. Per questo si serve di un esercito di seduttori che con ogni malignità, astuzia, ambiguità, falsità, inganno, maldicenza, menzogna, impegnando ogni loro energia, cercano di portare la rovina nella Chiesa di Dio, distruggendo con le loro arti malvagie Cristo Signore.
Perché Cristo venga distrutto basta una sola menzogna sulla sua più pura essenza. È sufficiente negare la sua Incarnazione. Negata l’Incarnazione tutto il mistero di Cristo è ridotto in polvere. Cristo è definitivamente distrutto.
I seduttori questo vogliono. Questo scopo essi devono raggiungere: distruggere il mistero dell’eternità di Cristo, della sua divina figliolanza per generazione eterna dal Padre, dell’Incarnazione. Distrutto questo mistero tutto perde di consistenza. Nulla più esiste di tutta la ricchezza di grazia e di verità che vengono a noi dal mistero dell’Incarnazione dell’Unigenito Figlio del Padre.
Distrutto Cristo nei cuori, nelle menti, si distrugge anche nell’anima. L’uomo ritorna nel suo antico peccato.
Siamo redenti, giustificati, salvati per il mistero dell’Incarnazione del Verbo. Negato questo mistero, tutti gli altri misteri che professiamo su Cristo Gesù svaniscono all’istante, muoiono, si perdono nel nulla.
Tutto è dall’Incarnazione. L’Incarnazione è dalla preesistenza. La preesistenza è dalla generazione eterna. La generazione eterna è dal Padre.
Dio è così. Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo. Dio è mistero di unità e di trinità.
Distrutto Cristo dai seduttori nella sua Incarnazione e di conseguenza nella sua generazione eterna, anche Dio viene distrutto nel suo mistero di unità e di trinità. Anche il suo dono di grazia e di verità in Cristo perde di consistenza, di valore. È come se tutto svanisse nel nulla, nel niente della falsità e dell’inganno.
I seduttori, distruggendo il mistero di Cristo Gesù, distruggono tutto il mistero di Dio, il mistero della Chiesa, il mistero dei sacramenti, lo stesso mistero della Vergine Maria.
I seduttori che distruggono Cristo Gesù producono più danni alle anime delle cavallette di cui parla l’Esodo. Queste tutto divoravano, tutto ingoiavano. Dopo il loro passaggio, non c’era più alcun segno di vita.
Per questo il Presbitero deve vigilare. Non appena percepisce che c’è solo l’odore di una qualche seduzione, o di un qualche seduttore, lui subito deve intervenire nel più breve spazio di tempo e mettere in guardia la Chiesa di Dio.
La verità di Dio è Cristo Gesù. Viene a noi da Cristo Gesù.
Cristo Gesù, che è la verità di Dio, ha disposto che alla Chiesa e al mondo, lui fosse donato per mezzo degli Apostoli, sempre, per tutti i giorni della vita della storia.
Il Presbitero dovrà sempre avvertire la Chiesa, ammonendola, che Padre e Figlio sono una sola verità, una sola carità, una sola Legge.
Non però in parallelo, come se una via fosse uguale all’altra. Per cui si può scegliere o Dio, o Cristo, indifferentemente, senza che questa scelta comporti una qualche perdita di verità o di carità, o di grazia o di qualsiasi altro dono.
Se così fosse, avremmo due fonti, due sorgenti sia della verità che della grazia. Se non si crede in Uno, si può credere nell’Altro, restando intatta la nostra salvezza.
Non c’è affermazione più falsa di questa.
Cristo Gesù è la verità del Padre, la Legge del Padre, la Parola del Padre, il Vangelo del Padre. Ciò significa che il Padre non ha altra Parola, non ha altra Legge, non ha altro dono di grazia e di verità se non Cristo Gesù. Chi ha Cristo ha tutto il Padre. Chi non ha Cristo non ha niente del Padre, perché il dono di grazia e di verità del Padre è Cristo Gesù.
Non solo il Presbitero vigila sul retto insegnamento di questa divina unità, di questa trascendente e immanente mediazione, avvisa anche i discepoli del Signore a stare bene in guardia.
Chi separa Cristo dal Padre non deve neanche essere salutato, né accolto in casa.
Bisogna stare alla larga dai seduttori, perché loro vengono per rapinarci della nostra anima, poiché ci strappano dalla verità che ci redime e ci salva.
Il Presbitero conosce le astuzie dei seduttori. Sa che se questi entrano in contatto con i discepoli del Signore, molti di loro si lasceranno sedurre.
Altra ragione è questa: chi collabora in qualche modo con i seduttori – l’accoglienza è considerata una sorta di collaborazione – si macchia del peccato di costoro.
È grande la responsabilità del Presbitero. Ma è anche grande la responsabilità di ogni discepolo del Signore.
Su ognuno incombe il grave compito di preservare se stesso dal cadere nella tentazione sulla falsità su Cristo Gesù, assieme all’altro di non rendersi partecipi dei peccati di quanti rinnegano Cristo Signore.
Ogni epoca ha i suoi seduttori, le sue seduzioni, le sue menzogne su Cristo.
Al Presbitero, all’Apostolo, il ministero della vigilanza, perché la dottrina su Cristo Gesù regni nella Chiesa di Dio in tutto il suo splendore di verità, di verità tutta intera.
Alla Vergine Maria, Madre della Redenzione, il mio particolare grazie di avermi chiamato a vigilare sulla Parola di Cristo Gesù, perché nessuna falsità, nessun errore, nessuna menzogna si infiltrasse in essa nella fase della sua spiegazione e comprensione.
A Cristo Signore, il Verbo Eterno del Padre, chiedo la grazia che mi faccia perseverare in questo ministero per tutti i giorni della mia vita.
Conservare integro e puro, intatto e sempre più vero, il Mistero di Gesù Signore, è certezza di salvezza per il mondo intero.
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09/01/2012 11:20
 
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CAPITOLO PRIMO

[1]Io, il presbitero, alla Signora eletta e ai suoi figli che amo nella verità, e non io soltanto, ma tutti quelli che hanno conosciuto la verità,

Chi scrive la Lettera è il Presbitero. Il Presbitero è stato identificato nella tradizione come l’Apostolo Giovanni.

Chi è, in verità, il presbitero in seno alla comunità?

Esaminando le due parole: “presbitero” e “anziano”, dal Nuovo Testamento attingiamo queste brevi e semplici notizie.

Non trascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito, per indicazioni di profeti, con l'imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri” (1Tm 4,14).

I presbiteri che esercitano bene la presidenza siano trattati con doppio onore, soprattutto quelli che si affaticano nella predicazione e nell'insegnamento” (1Tm 5,17).

Non accettare accuse contro un presbitero senza la deposizione di due o tre testimoni. (1Tm 5,19).

Per questo ti ho lasciato a Creta perché regolassi ciò che rimane da fare e perché stabilissi presbiteri in ogni città, secondo le istruzioni che ti ho dato” (Tt 1,5).

Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore” (Gc 5,14).

Io, il presbitero, alla Signora eletta e ai suoi figli che amo nella verità, e non io soltanto, ma tutti quelli che hanno conosciuto la verità” (2Gv 1,1).

Io, il presbitero, al carissimo Gaio, che amo nella verità. (3Gv 1,1).

Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno” (Mt 16,21).

Entrato nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?” (Mt 21,23).

Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa” (Mt 26,3).

Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo” (Mt 26,47).

Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani” (Mt 26,57).

Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire” (Mt 27,1).

Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani” (Mt 27,3).

E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla” (Mt 27,12).

Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù” (Mt 27, 20).

Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano” (Mt 27,41).

Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati” (Mt 28,12).

E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare” (Mc 8,31).

Andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani” (Mc 11,27).

E subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani” (Mc 14,43).

Allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi” (Mc 14, 53).

Al mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato” (Mc 15,1).

Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo” (Lc 7,3).

Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno” (Lc 9,22).

Un giorno, mentre istruiva il popolo nel tempio e annunziava la parola di Dio, si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli scribi con gli anziani e si rivolsero a lui” (Lc “20,1).

Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante?” (Lc 22,52).

Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio” (Lc 22,66).

Il giorno dopo si radunarono in Gerusalemme i capi, gli anziani e gli scribi” (At 4,5).

Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: Capi del popolo e anziani” (At 4,8).

Appena rimessi in libertà, andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto i sommi sacerdoti e gli anziani” (At 4,23).

Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare. Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio e tutti gli anziani dei figli d'Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione” (At 5,21).

E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio” (At 6,12).

Questo fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Barnaba e Saulo” (At 11,30).

Costituirono quindi per loro in ogni comunità alcuni anziani e dopo avere pregato e digiunato li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto” (At 14,23).

Poiché Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione” (At 15,2).

Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro” (At 15,4).

Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema” (At 15,6).

Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo e Barnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli” (At 15,22).

E consegnarono loro la seguente lettera: Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute!” (At 15,23).

Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero” (At 16,4).

Da Milèto mandò a chiamare subito ad Efeso gli anziani della Chiesa” (At 20,17).

L'indomani Paolo fece visita a Giacomo insieme con noi: c'erano anche tutti gli anziani” (At 21,18).

Come può darmi testimonianza il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro ricevetti lettere per i nostri fratelli di Damasco e partii per condurre anche quelli di là come prigionieri a Gerusalemme, per essere puniti” (At 22,5).

Si presentarono ai sommi sacerdoti e agli anziani e dissero: Ci siamo obbligati con giuramento esecratorio di non assaggiare nulla sino a che non avremo ucciso Paolo” (At 23,14).

Cinque giorni dopo arrivò il sommo sacerdote Anania insieme con alcuni anziani e a un avvocato di nome Tertullo e si presentarono al governatore per accusare Paolo” (At 24,1).

Durante la mia visita a Gerusalemme, si presentarono con accuse i sommi sacerdoti e gli anziani dei Giudei per reclamarne la condanna” (At 25,15).

Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi” (1Pt 5,1) In greco è così espresso: “Presbutšrouj oân ™n Øm‹n parakalî Ð sumpresbÚteroj kaˆ m£rtuj tîn toà Cristoà paqhm£twn, Ð kaˆ tÁj melloÚshj ¢pokalÚptesqai dÒxhj koinwnÒs: poim£nate tÕ ™n Øm‹n po…mnion toà qeoà, (™piskopoàntes) m¾ ¢nagkastîj ¢ll¦ ˜kous…wj kat¦ qeÒn, mhd a„scrokerdîj ¢ll¦ proqÚmwj, mhd' æj katakurieÚontej tîn kl»rwn ¢ll¦ tÚpoi ginÒmenoi toà poimn…ou: kaˆ fanerwqšntoj toà ¢rcipo…menoj komie‹sqe tÕn ¢mar£ntinon tÁj dÒxhj stšfanon” (1Pt 5,1-4).

Il presbitero – e l’anziano – è persona rivestita di autorità in seno alla comunità.

Una cosa che appare con chiara evidenza è questa: il presbitero partecipa alle decisioni più gravi in seno alla comunità e queste decisioni sono tutte inerenti alla verità rivelata.

Il presbitero – e l’anziano – ha come suo particolare ministero quello di vigilare perché la comunità rimanga sempre nella Parola di Cristo Gesù.

È un ministero delicatissimo il suo, perché per suo mezzo la comunità deve rimanere sempre nella luce purissima che promana dalla Parola di Dio, dalla verità, dalla perfetta giustizia.

Poiché la comunità cristiana vive non solo di Parola, ma anche del Corpo e del Sangue di Cristo, il presbitero e l’anziano avevano anche il ministero di “fare il corpo e il sangue del Signore” nel sacramento della Cena.

Era questo un potere apostolico che veniva loro conferito per l’imposizione delle mani.

Il presbitero ha cura della comunità cristiana e per questo scrive a tutti i suoi figli, perché non solo rimangano nella verità, ma anche affinché nella verità crescano e producano frutti di ogni bene.

La comunità viene qui chiamata con un nome particolare: Signora eletta. Signora eletta è la Chiesa particolare.

La Chiesa non vive senza uno stuolo di figli, che ella genera per mezzo della Parola e nutre mediante i sacramenti della salvezza.

Signora” è un titolo di riverenza, di rispetto, di onore, di fede. Questa Signora non si è fatta da sé. Essa è stata fatta da Dio. È Dio che l’ha eletta, l’ha costituita.

Questa “Signora” non è sola. Vive assieme ad una moltitudine di figli. La “Signora” è anche Madre.

La Chiesa è Madre perché genera tanti figli a Dio. È Madre perché custodisce, nutre, alleva i figli che ha generato al Signore mediante la Parola della fede.

Questo titolo di Signora compare solo in questa Lettera e in nessun altro luogo nel Nuovo Testamento.

Sul concetto di Chiesa come Madre c’è una frase di San Paolo che merita ogni nostra attenzione: “Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura delle proprie creature(1Ts 2,7).

La Chiesa è Madre perché partorisce figli a Dio. È Madre perché ama i figli partoriti di un amore più grande di qualsiasi madre terrena.

È questa l’essenza della Chiesa: generare figli a Dio, amarli dello stesso amore con il quale Cristo ha amato lei.

Quando la Chiesa compie questa missione, ella ha fatto tutto quanto doveva fare.

Il presbitero, che è custode della verità della Chiesa, che ha come suo particolare ministero quello di conservare la comunità nella verità e nella grazia di Cristo Gesù, può svolgere questo suo altissimo ministero, se lui per primo ama la verità; se lui per primo, poiché ama la verità, ama anche la Chiesa e i suoi figli nella verità.

Ma che significa amare la Chiesa e i suoi figli nella verità?

Significa amarli secondo il comandamento di Cristo, la Sua Parola, il suo Vangelo.

Significa amarli come Cristo ha amato la Chiesa e i suoi figli.

Ama nella verità chi per la verità si lascia crocifiggere, va incontro al martirio, consuma tutto se stesso, non si risparmia in niente nell’amore, si spende e si consuma per mostrare al mondo intero come si ama sul modello di Cristo Gesù.

Chi vuole sapere come si ama nella verità, lo può scoprire leggendo due brani tratti uno dagli Atti degli Apostoli e l’altro dalla Lettera ai Colossesi. L’uno e l’altro riguardano l’amore nella verità di Paolo per la Chiesa e per tutti i suoi figli.

Atti degli Apostoli - cap. 20,16-38: “Paolo aveva deciso di passare al largo di Efeso per evitare di subire ritardi nella provincia d'Asia: gli premeva di essere a Gerusalemme, se possibile, per il giorno della Pentecoste. Da Milèto mandò a chiamare subito ad Efeso gli anziani della Chiesa.

Quando essi giunsero disse loro: Voi sapete come mi sono comportato con voi fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia e per tutto questo tempo: ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e tra le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei. Sapete come non mi sono mai sottratto a ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi in pubblico e nelle vostre case, scongiurando Giudei e Greci di convertirsi a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù.

Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio. Ecco, ora so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunziando il regno di Dio. Per questo dichiaro solennemente oggi davanti a voi che io sono senza colpa riguardo a coloro che si perdessero, perché non mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio.

Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue. Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi.

Ed ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l'eredità con tutti i santificati. Non ho desiderato né argento, né oro, né la veste di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere! Detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. Tutti scoppiarono in un gran pianto e gettandosi al collo di Paolo lo baciavano, addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave”

Lettera agli Efesini - cap. 5,1-33: Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.

Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi; lo stesso si dica per le volgarità, insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro che è roba da idolàtri avrà parte al regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi inganni con vani ragionamenti: per queste cose infatti piomba l'ira di Dio sopra coloro che gli resistono. Non abbiate quindi niente in comune con loro. Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità.

Cercate ciò che è gradito al Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, poiché di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare. Tutte queste cose che vengono apertamente condannate sono rivelate dalla luce, perché tutto quello che si manifesta è luce.

Per questo sta scritto: Svègliati, o tu che dormi, dèstati dai morti e Cristo ti illuminerà. Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi; profittando del tempo presente, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò inconsiderati, ma sappiate comprendere la volontà di Dio.

E non ubriacatevi di vino, il quale porta alla sfrenatezza, ma siate ricolmi dello Spirito, intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo. Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo.

Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata.

Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito”.

Amare nella verità significa liberarsi da ogni sentimento, volontà, pensiero, proposito che scaturiscono dal nostro cuore, dal nostro essere, che vengono da noi.

Amare nella verità è decidere di amare sempre restando nella volontà più pura e più santa di Dio che è la Parola di Gesù

Ama nella verità chi ama secondo il Vangelo, vivendo però tutto il Vangelo.

Ama nella verità solo chi si libera da se stesso per far vivere in lui solo e tutto Cristo Gesù secondo la pienezza della sua verità e del suo amore.

Ama nella verità chi ama in Dio e secondo Dio, in Cristo e secondo Cristo, nello Spirito Santo e secondo lo Spirito Santo.

Nessuno può amare secondo verità, se non si trasforma lui stesso in verità.

La verità è fuori di noi, non in noi. Da fuori di noi dobbiamo sempre attingerla. È fuori di noi perché è tutta nel Vangelo della grazia.

Chi vuole amare nella verità quotidianamente deve trasformarsi in Parola di Vangelo, perché la Parola del Vangelo deve annunziare, ma vivendo tutto il Vangelo che annunzia.

Tutti i mali che sono sorti, sorgono e sorgeranno in seno alla comunità cristiana scaturiscono tutti dal non voler amare secondo verità, dalla sostituzione della verità che è fuori di noi con il sentimento che è in noi e che promana dal nostro cuore.

Mai nessuno potrà amare secondo verità, se non avrà decisamente scelto di separare il suo pensiero, i suoi desideri, la sua volontà dal pensiero, dai desideri, dalla volontà di Dio.

In questa separazione sta l’amore nella verità. Mentre nell’identificazione ci sarà sempre un amore nella falsità, nell’ambiguità, nella confusione, nell’errore.

Quando un cristiano, chiunque esso sia, si fonde e si confonde con la verità che è fuori di lui, è la fine della verità e dell’amore.

È la fine perché il pensiero della terra fagocita ed ingoia il pensiero del Cielo e quanto si annunzia, si proclama come verità altro non è che misero sentimento e volontà dell’uomo.

Il presbitero si premura di dire alla Signora eletta che non solo lui ama nella verità, ma tutti quelli che hanno conosciuto la verità, amano di un amore di verità.

Chi non ama nella verità attesta di non aver conosciuto la verità. Ora il cristiano ha conosciuto la verità.

La verità del cristiano è Cristo Gesù. “Io sono la via, la verità, la vita”.

Amare nella verità è amare in Cristo, per Cristo, con Cristo, cioè: amare nella Parola di Cristo, per la Parola di Cristo, con la Parola di Cristo.

[2]a causa della verità che dimora in noi e dimorerà con noi in eterno:

Quando il cristiano può amare secondo verità?

La risposta del Presbitero è inequivocabile, precisa, puntuale, chiara.

Chi vuole amare nella verità, deve essere lui tutto nella verità.

La verità deve dimorare in lui per sempre, in eterno.

Il momento in cui lui esce dalla verità, non può più amare secondo verità.

Quando lui uscirà dalla verità, potrà amare, ma secondo il suo sentimento che non è la verità di Dio.

Oggi è questo l’equivoco cristiano. Si ama, si dice di amare, si afferma di saper amare, di voler amare, si chiede anche agli altri di amare, ma non più nella verità, bensì secondo il sentimento umano.

Quando si cade nel sentimento umano?

Sempre, ogni qualvolta si esce dai Comandamenti, o non si vuole progredire nelle Beatitudini.

Non può amare secondo verità chi trasgredisce i Comandamenti della Legge.

Oggi molti cristiani sono fuori dei Comandamenti, dal primo al decimo.

Non si può amare secondo verità, restando fuori delle Beatitudini.

Oggi molti cristiani ignorano l’esistenza stessa non solo delle Beatitudini, ma di tutto il Vangelo.

Oggi stiamo assistendo alla formazione di un cristianesimo senza Vangelo. Questo ci fa concludere che stiamo assistendo ad un amore verso Dio e verso gli uomini che prescinde dall’osservanza della Volontà di Dio manifestata, rivelata, comunicata nella sua pienezza.

Molti cristiani non camminano nella verità tutta intera verso cui conduce lo Spirito del Signore.

Questo deve essere per noi un segnale che ci rivela come siamo divenuti incapaci di amare secondo Dio, in conformità alla sua divina volontà.

Chi vuole amare secondo verità si deve appropriare della Parola, di tutta la Parola, del Vangelo, di tutto il Vangelo.

Chi vuole amare secondo verità deve camminare nella verità tutta intera cui conduce lo Spirito Santo.

Lo ripetiamo: l’inizio dell’amore secondo verità sono i Comandamenti. La perfezione di questo amore sono le beatitudini. La verità tutta intera dell’amore è data dallo Spirito Santo, che dona all’amore la sua eterna sapienza soprannaturale.

La verità ci è stata data dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo.

La si riceve da Loro, la si dona al mondo intero. La si può donare in un solo modo: divenendo essa stessa nostra vita, nostra volontà, nostro pensiero, nostro sentimento.

La verità si accoglie e si dona. La si dona nella misura in cui la si accoglie. Chi non l’accoglie neanche la può donare.

Tutti i mali cristiani nascono da questo equivoco: pretendere di donare la verità senza prima averla accolta.

Noi siamo dalla verità, siamo nella verità, siamo per la verità, siamo con la verità. È questo il nostro statuto perenne.

[3]grazia, misericordia e pace siano con noi da parte di Dio Padre e da parte di Gesù Cristo, Figlio del Padre, nella verità e nell'amore.

Il “presbitero e tutti quelli che hanno conosciuto la verità” non vedono “la Signora eletta e i suoi figli” come una “cosa” che è separata da loro. La vedono invece unita a loro, che forma con loro una sola cosa, una sola realtà.

A differenza di ogni altra forma di saluto e di augurio che è rivolto da “uno” ad un “altro”, o una comunità, o più comunità, in questo caso l’augurio, il saluto è rivolto dalla comunità alla comunità, è rivolto al “noi”, che è l’essenza stessa della comunità cristiana.

Il “noi” della comunità saluta il “noi” della comunità e in questo “noi” c’è la comunità che invia e quella che riceve, ma non come due comunità distinte e separate, bensì come una sola comunità.

È questa l’espressione vera del corpo di Cristo. In esso tutto è in comune, tutto è da tutti, tutti sono nel tutto.

La comunità si augura grazia, misericordia, pace.

La grazia è tutto per la comunità cristiana. Tutto è grazia e tutto è dalla grazia e per grazia.

La grazia è prima di tutto la vita soprannaturale che riveste l’anima, liberandola dal peccato, innalzandola fino a renderla partecipe della natura divina.

Grazia è ogni altro aiuto soprannaturale perché ogni uomo possa raggiungere la perfetta santità.

La grazia è creata ed increata. Grazia Increata è Dio che si dona all’anima cristiana. Grazia creata è ogni altro dono che il Signore porta all’anima, portando se stesso.

È grazia il seme soprannaturale della nuova vita e ogni fruttificazione del seme. Grazia è la conversione, il perdono, la salvezza, la giustificazione.

Grazia è la perseveranza sino alla fine.

Grazia è la comunione e il cammino nella verità da parte dell’anima che ha accolto Cristo Gesù come suo Redentore, Salvatore, Messia e Dio.

La grazia si chiede, si accoglie, si sviluppa, si porta a perfetta maturazione. Ma tutto questo processo è anch’esso grazia di Dio e a Lui si chiede con preghiera costante, incessante, senza interruzione, con fede convinta.

Grazia è ogni virtù. Grazia sono i sette doni dello Spirito Santo. Grazia sono la fede, la speranza, la carità.

Per grazia tutto da Dio discende. Per grazia tutto a lui ritorna, come frutto di santità maturato in noi.

La misericordia è il cuore grande di Dio rivolto sempre verso l’uomo per inondarlo del suo amore.

L’uomo inondato dall’amore di misericordia del suo Dio con questo stesso amore inonda il mondo intero.

Chi si è lasciato ricolmare della misericordia del Padre, che è perdono, riconciliazione, dono di ogni grazia, deve vivere secondo la pienezza del dono ricevuto.

Chi non vive di misericordia, chi non avvolge il mondo della misericordia con la quale il Signore lo ha avvolto, attesta di essere dal cuore di pietra, mostra al mondo di essere ingrato e irriconoscente verso un così grande dono che il Signore gli ha dato.

Una comunità senza misericordia non è comunità di Cristo Gesù. Cristo Crocifisso è la misericordia del Padre verso l’umanità intera.

Il cristiano che si lascia crocifiggere per amare i fratelli è l’immagine viva della misericordia di Dio nel mondo.

La misericordia è relazione di santità con ogni uomo. Chi non vive di misericordia non è cristiano, perché senza relazione di santità con il mondo intero, nessuno di noi potrà chiamarsi cristiano.

La grazia di Dio accolta che non si trasforma in noi in misericordia, è una grazia morta, persa, dilapidata, sciupata.

Di ogni grazia non trasformata in misericordia siamo responsabili dinanzi a Dio.

La misericordia è la giusta fruttificazione in noi della grazia di Dio.

La pace è il ritorno dell’uomo nel suo ordine naturale e soprannaturale. Nella pace Dio è Dio, l’uomo è uomo, le cose sono cose, le creature sono creature, il Creatore è Creatore.

Nella pace Dio è il Signore e la sua Volontà l’unica Legge della nostra vita.

Nella pace l’uomo è nostro fratello da amare, servire, perdonare, sostenere, aiutare, condurre nel regno di Dio anche attraverso l’offerta della nostra vita.

Nella pace le cose sono cose. Esse non sono il fine dell’uomo. Sono un mezzo, uno strumento per amare sempre e di più.

Nella pace neanche l’uomo è il fine dell’uomo. L’uomo è colui al quale devo donare tutto l’amore che Dio mi ha donato.

Nella pace solo Dio è il fine dell’uomo. Solo la sua Volontà è la nostra Legge. Solo la vita eterna è il bene prezioso per conquistare il quale vale la pena perdere il mondo intero.

La comunità è cristiana se cammina sempre nella verità e nell’amore.

Cammina nella verità se osserva la Parola del Vangelo, lasciandosi illuminare quotidianamente dallo Spirito Santo.

Cammina nell’amore se accoglie quotidianamente l’amore di Cristo Crocifisso nel suo seno e lo riversa nel mondo per la sua conversione e salvezza eterna.

Verità e amore o sussistono insieme, o non sussistono. O insieme crescono, o insieme muoiono.

Chi cresce nella verità cresce anche nell’amore; chi non cresce nella verità, deperisce anche nell’amore.

Quando una comunità smarrisce la via della verità, subito in essa l’amore si eclissa, viene meno.

Chi vuole riportare l’amore, quello vero, in seno alla comunità, deve portare in essa la verità di Cristo Gesù.

Da parte di Dio Padre: Dio è la fonte della santità, della grazia, della misericordia, del perdono, della pace, della verità e dell’amore.

Non c’è dono soprannaturale e naturale che non sia da Dio Padre. Niente è dall’uomo, niente è dalla creazione. L’uomo e la creazione sono da Dio sempre.

Da parte di Gesù Cristo, figlio del Padre: il dono di Dio all’uomo è Cristo Gesù. Ma anche Cristo Gesù si è fatto dono di Dio per l’uomo, per ogni uomo.

Il Padre lo ha donato e Lui si è lasciato donare. Il Padre è il Dono che dona, il Dono donante, il Figlio è il Dono che si lascia donare, il Dono donato.

Cristo Gesù è il dono di Dio nel quale è racchiuso ogni altro dono.

Chi vuole il dono di Dio deve riceverlo da Cristo Gesù, deve ricevere Cristo Gesù che è il dono di Dio.

Ma sempre secondo l’ordine soprannaturale. È Dio Padre che ci dona Cristo sempre. È Cristo Gesù che si lascia donare da Dio sempre. Padre e Figlio sono un unico dono, ma sono anche due Soggetti che donano e si donano.

Il Padre dona il Figlio donandosi in Lui a noi, nello Spirito Santo.

Il Figlio si dona a noi, lasciandosi donare dal Padre e donandoci il Padre nello Spirito Santo.

Chi rompe questa relazione non ha il dono. Non ha né il Padre, né il Figlio, poiché non c’è dono senza il Padre e non c’è dono senza il Figlio.

Il Figlio è il dono del Padre. Il Padre è il dono del Figlio. Nello Spirito Santo vengono a noi Padre e Figlio. Con il Padre e il Figlio, nello Spirito Santo, è data a noi ogni grazia, si riversa su di noi la divina misericordia.

Il presbitero possiede una visione perfetta dell’unità che regna, che deve sempre regnare nel cuore credente tra il Padre e il Figlio.

Chi rompe questa unità non è più nella verità né del Padre, né del Figlio. Chi rompe questa unità è ritornato nelle tenebre e nell’idolatria di un tempo.

[4]Mi sono molto rallegrato di aver trovato alcuni tuoi figli che camminano nella verità, secondo il comandamento che abbiamo ricevuto dal Padre.

Il presbitero in seno alla comunità non ha solo il mandato da parte di Cristo di amministrare i misteri di Dio, che sono misteri di grazia e di verità.

Il presbitero non è solo un amministratore scrupoloso dei doni soprannaturali di cui il Signore lo ha reso dispensatore in mezzo agli uomini, per la loro conversione, giustificazione, salvezza eterna.

Il presbitero è anche uno che vigila, che osserva, che scruta, che discerne, che vaglia, che opera una separazione netta tra la verità e la falsità, tra la luce e le tenebre, tra il bene e il male, tra il pensiero di Dio e il pensiero del mondo, tra la Parola di Dio e la parola degli uomini.

Il presbitero è chiamato a snidare la falsità dei cuori, a metterla al bando, a dichiararla nemica della croce di Cristo.

Il presbitero è chiamato a incrementare la verità nei cuori, a rimetterla se è stata perduta, a coltivarla perché produca frutti di più grande giustizia.

Il presbitero è il vero portatore della luce di Cristo in seno alla comunità cristiana e per mezzo di essa nel mondo intero.

Il presbitero deve avere tanta sapienza, tanta saggezza, tanta intelligenza nello Spirito Santo, tanta luce di Cristo in lui da scorgere anche la più piccola ombra di tenebre che si annida in un cuore.

Il presbitero deve essere l’uomo della luce di Cristo che vede l’errore che si annida nei cuori, anche del più semplice pensiero del mondo, e lo rivela perché lo si abbandoni.

Se il presbitero non distingue la luce dalla tenebra, l’errore dalla verità, la parola degli uomini dalla Parola di Dio, tutta la comunità affidata alle sue cure pastorali andrà miseramente in rovina. Non c’è speranza di salvezza per una comunità nella quale il presbitero non opera il sano e giusto, opportuno discernimento sulla verità di Cristo Gesù.

Il presbitero vede che alcuni figli della Signora eletta camminano nella verità, sono fedeli alla Parola, seguono lo Spirito Santo, lo Spirito di verità che sempre accompagna il cammino della Parola nella storia, lungo tutto il corso dei secoli.

Il presbitero specifica che c’è cammino nella verità quando si osserva il comandamento che abbiamo ricevuto dal Padre.

Ma qual è questo comandamento che il Padre ci ha donato e che noi abbiamo ricevuto?

Questo comandamento è Cristo Gesù, che è dal Padre, che è il dono del Padre, che è la Parola del Padre, che è la vita eterna del Padre.

Alcuni figli della Signora eletta sono rimasti fedeli a Cristo Gesù. Vivono la retta fede in Lui.

Senza la retta fede in Cristo Gesù non c’è cammino nella verità. Semplicemente non c’è verità, perché Cristo Gesù è la verità del Padre.

Del cammino nella verità lui si rallegra. Il suo cuore è nella gioia e sempre deve nascere la gioia in un cuore quando i cristiani camminano nella verità di Cristo, camminano in Cristo verità di Dio.

[5]E ora prego te, Signora, non per darti un comandamento nuovo, ma quello che abbiamo avuto fin dal principio, che ci amiamo gli uni gli altri.

È ministero del presbitero anche l’esortazione, che è una parola di sprone, di incoraggiamento, al fine di ravvivare la verità, l’amore, la giustizia, la pace.

L’esortazione è una parola che deve riaccendere nei cuori la verità ricevuta perché splenda e risplenda con fiamma sempre più viva e più grande.

Il presbitero esorta la Signora sotto forma di preghiera. È questa vera delicatezza di amore, di compassione, di misericordia, di pietà.

Si vuole il bene dell’altro e lo si prega perché lo voglia accogliere tutto nel suo cuore.

La forma della preghiera è delicatezza perché non si vuole entrare con violenza, prepotenza, arroganza, superbia, orgoglio spirituale di chi già cammina nella verità.

È delicatezza perché ci si presenta all’altro con tutta l’umiltà di Cristo Gesù e si dona la parola di esortazione non come imposizione, ma come vera preghiera, vera esortazione, vero incitamento, vero sprone.

Il presbitero non è colui che impone, è colui che dona, propone, consiglia, annunzia, predica, proclama, indica, testimonia.

Il presbitero è l’uomo ricco di amore per tutti e tutto opera lasciandosi governare dall’amore crocifisso di Cristo Gesù.

La forma della preghiera è come se uno bussasse alla porta del cuore dell’altro chiedendogli di farlo entrare perché deve mettere in esso ogni dono di Dio, di cui è carente.

Questa forma è la forma di Dio, che lascia libera la volontà dell’uomo, perché solo nella volontà libera vi può essere l’amore vero, puro, santo. Dove non c’è volontà libera, lì non c’è amore, perché l’imposizione non è amore e neanche la costrizione.

Il presbitero non dona un comandamento nuovo. Perché non ci sono più comandamenti nuovi da donare. Il presbitero ricorda, ravviva, riaccende il comandamento ricevuto fin dal principio.

Questo comandamento è quello che Gesù ha donato ai suoi discepoli, e in loro e per mezzo di loro, ad ogni uomo: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi.

L’amore è l’essenza stessa della nuova vita che Gesù è venuto a portare sulla nostra terra.

Dove non c’è amore, semplicemente non c’è la nuova vita.

Ma che cosa è l’amore con il quale ci dobbiamo amare? È quello stesso che Gesù ci ha lasciato in dono.

L’amore è Cristo stesso. È Cristo crocifisso. È Cristo che si è fatto dono d’amore per noi.

Noi accogliamo Cristo e accogliendo Lui ci facciamo in Lui dono d’amore per i fratelli, per tutti i fratelli, nessuno escluso.

Ama chi dona la vita in Cristo per la salvezza del mondo. Poiché la vita bisogna darla per ogni uomo, nel darla concretamente per gli altri, per tutti, la si dona anche per coloro che sono discepoli del Signore.

E così amandoci vicendevolmente, amandoci gli uni gli altri, ognuno dona e riceve la vita dell’altro.

Questo processo di amore vicendevole non sarà mai possibile, se il cristiano non diviene una cosa sola con Cristo Gesù.

Divenendo ogni giorno una cosa sola con Cristo, lui in Cristo diviene un dono d’amore per i suoi fratelli.

La volontà di amare come Cristo deve essere sempre vivificata nel cristiano. Questa volontà è facile che si spenga, che si affievolisca, che muoia del tutto.

Quotidianamente la dobbiamo accendere in noi, dobbiamo accenderla anche nei fratelli.

Il presbitero ha questa missione: riaccendere sempre e sempre questa volontà nel cuore di ogni discepolo del Signore.

Se lui svolge quest’opera con carità, semplicità, rispetto, delicatezza, esortazione, incoraggiamento, sprone, l’altro a poco a poco si lascerà conquistare dalla verità di Cristo e la farà divenire fiamma che incendia il suo cuore e lo consuma d’amore per i fratelli.

In questo il presbitero ha una grande responsabilità. Per lui la fiamma dell’amore si riaccende nei cuori, a morivo della sua saggezza e sapienza. Ma anche per lui si può affievolire, può anche morire del tutto, se svolge il suo ministero in modo non del tutto conforme alla via e alla sostanza che gli ha lasciato in dono Cristo Gesù: “Vi ho lasciato l’esempio, perché come ho fatto io, facciate tutti voi”.

Il presbitero mai si deve distaccare dalla forma e dalla sostanza di Cristo Gesù: sostanza e forma che sono la sua morte in croce per amare l’uomo sino alla fine.

Sostanza e forma che sono l’istituzione dell’Eucaristia: Cristo Gesù si fa nostro cibo di vita eterna perché noi possiamo sempre amare come Lui ha amato noi.

Cristo Gesù ha fatto l’Eucaristia facendosi Eucaristia. Farsi Eucaristia vuol dire farsi sacrificio di vita eterna, farsi Croce e morte di Croce per il mondo intero.

L’Eucaristia è la forma e la sostanza dell’amore di Cristo che ognuno di noi deve fare sua, facendosi Eucaristia per il mondo intero.

[6]E in questo sta l'amore: nel camminare secondo i suoi comandamenti. Questo è il comandamento che avete appreso fin dal principio; camminate in esso.

Lo si è già detto. È giusto, opportuno che lo si ricordi.

Non si può separare Cristo dal Padre, né il Padre da Cristo.

Non si può separare la Parola del Padre dalla Parola di Cristo, né la Parola di Cristo dalla Parola del Padre.

Padre e Figlio sono una sola salvezza. Parola del Padre e Parola del Figlio una sola Parola.

La salvezza del Padre è Cristo Gesù.

La Parola del Padre è la Parola di Cristo Gesù.

Il comandamento del Padre è il comandamento di Cristo Gesù.

Il Padre parla per mezzo del Figlio, ama per mezzo del Figlio, salva per mezzo del Figlio, ci fa suoi figli nel Figlio suo Gesù Cristo.

Il Figlio è il dono del Padre, dono perfetto, definitivo, totale, pieno.

Il Figlio è il comandamento del Padre, ma è anche la forma perfetta di questo comandamento, forma insostituibile, forma verso cui devono guardare tutti coloro che vogliono amare secondo pienezza di verità.

Il presbitero dice con parole semplici che: “l’amore sta nel camminare secondo i suoi comandamenti”.

I comandamenti del Padre sono le Parole di Cristo Gesù. Il Comandamento del Padre non è la Parola del Padre, è invece la Parola di Cristo Gesù, nella forma e nella sostanza di Cristo Gesù.

Cristo è il comandamento del Padre, perché Cristo è la volontà del Padre, la Legge del Padre, la via che deve condurre al Padre, la luce che illumina il cammino verso il Padre.

Non c’è un altro Cristo. Cristo è uno solo. Cristo è dato però dal presbitero. Ma anche il presbitero deve porre ogni attenzione affinché dia sempre l’unico e solo Cristo: quello che ci è stato dato fin dal principio.

Chi dona un Cristo diverso da quello donato fin dal principio, non dona il vero Cristo, ne dona uno falso. Il falso Cristo non dona salvezza, perché la salvezza viene solo dal vero ed unico Cristo: quello che è stato dato fin dal principio. Questa verità è semplice da annunziare, difficile da accogliere, a motivo della tentazione che vuole sempre separare la verità da Cristo e Cristo dalla verità.

Cristo e Parola di Dio sono un solo comandamento. Chi vuole camminare in Cristo deve camminare nella Parola di Cristo, la Parola che ci è stata data fin dal principio.

Il presbitero ha questa grande responsabilità: ancorare la comunità cristiana al principio di essa e il principio è uno solo: Cristo e la Parola dell’inizio, Cristo e la Parola che è risuonata nel mondo con Cristo stesso.

Tutti i problemi passati, presenti e futuri della Chiesa risiedono in quest’unica verità: ancorare la fede al principio di essa.

Scardinare la fede dal suo principio, significa scardinarla dalla sua verità, dalla verità che la fa rimanere sempre via di salvezza e di redenzione per il mondo intero.

Questo principio lo troviamo quasi in ogni Lettera di San Paolo e in tutti gli Scritti del Nuovo testamento. Questi hanno una sola finalità: ancora la fede e la verità a Cristo Signore, il vero, unico principio della verità, della carità, della speranza.

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09/01/2012 11:21
 
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Senza questo principio la fede è morta. A modo di esempio si può leggere il capitolo 15 della Prima Lettera ai Corinzi, nel quale questa verità è annunziata con sublime chiarezza:

Prima lettera ai Corinzi - cap. 15,1-58: “Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano!

Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.

In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio.

Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.

Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini.

Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza.

Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti. Altrimenti, che cosa farebbero quelli che vengono battezzati per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro? E perché noi ci esponiamo al pericolo continuamente? Ogni giorno io affronto la morte, come è vero che voi siete il mio vanto, fratelli, in Cristo Gesù nostro Signore! Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Efeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo.

Non lasciatevi ingannare: Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi. Ritornate in voi, come conviene, e non peccate! Alcuni infatti dimostrano di non conoscere Dio; ve lo dico a vostra vergogna.

Ma qualcuno dirà: Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno? Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere. E Dio gli dà  un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo. Non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di uccelli e altra quella di pesci. Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri. Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti differisce da un'altra nello splendore.

Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale. Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo. Quale è l'uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti. E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste.

Questo vi dico, o fratelli: la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l'incorruttibilità. Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. E` necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge.

Siano rese grazie a Dio che ci dà  la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.

Il principio è la fonte perenne della verità cristiana e questo principio è Cristo Gesù.

La tentazione di ieri, di oggi, di domani sarà una e la stessa: separarci da Cristo Gesù.

[7]Poiché molti sono i seduttori che sono apparsi nel mondo, i quali non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l'anticristo!

È questo il vero pericolo della fede cristiana: separare il cristiano da Cristo, allontanarlo dalla sua Parola, distaccarlo dal suo comandamento.

Per separare il cristiano dalla Parola e dal Comandamento di Cristo si distrugge la Persona di Cristo nella sua verità di Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione.

Chi distrugge Cristo nel suo mistero, distrugge anche il cristiano, distrugge il mondo perché lo fa rimanere nelle sue tenebre.

Gesù lo si è voluto distruggere mentre era in vita e lo si è crocifisso.

Lo si vuole distruggere mentre è in Cielo Risorto e assiso alla destra del Padre e si crocifiggono i cristiani.

Ma prima di crocifiggere i cristiani, distruggono sempre Lui, gettando ogni falsità sulla sua verità, rinnegandolo nel suo mistero, annullandolo nella sua essenza di Verbo Incarnato.

Su questi seduttori, o anticristi ecco quanto l’Apostolo Giovanni ci dice anche nella Prima Lettera:

Figlioli, questa è l'ultima ora. Come avete udito che deve venire l'anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l'ultima ora” (1Gv 2,18).

Chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L'anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio” (1Gv 2,22).

Ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell'anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo” (1Gv 4,3).

Poiché molti sono i seduttori che sono apparsi nel mondo, i quali non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l'anticristo!” (2Gv 1,7).

L’Incarnazione del Verbo assieme alla sua preesistenza eterna è la verità delle verità. È la verità madre di tutte le verità della nostra salvezza.

Chi distrugge questa verità, distrugge ogni altra verità.

Chi conserva intatta questa verità, conserva intatte tutte le altre verità.

È questo il motivo per cui il male si accanisce contro questa verità e vuole in ogni modo distruggerla, sradicandola da ogni mente, da ogni cuore.

Senza l’Incarnazione tutto è falsità. Tutto è tenebra. Tutto è errore.

Senza l’Incarnazione non c’è possibilità alcuna di salvezza, perché la morte e solo la morte è l’unica verità che regna e regnerà per sempre nel mondo e dopo la stessa morte.

Cristo è il principio della fede, della verità, della salvezza. Chi distrugge Cristo in un cuore, distrugge la fede, la verità, la salvezza.

Oggi c’è una sottile affermazione di questa volontà di distruzione di Cristo che si manifesta in mille forme, in apparenza di bene, mentre sono vera opera diabolica, che sa servirsi anche di cuori e di menti che dicono di essere cristiani e di amare la verità di Cristo.

Salva la fede, la verità, la salvezza, chi riesce a “fiutare” queste perniciose eresie e a metterle in evidenza nella loro gravità.

L’anticristo, il seduttore è sempre all’opera. Mai si stancherà di attaccare Cristo, servendosi anche dei cristiani.

La storia ci dice che sono proprio i cristiani i più grandi distruttori della verità di Cristo Gesù.

[8]Fate attenzione a voi stessi, perché non abbiate a perdere quello che avete conseguito, ma possiate ricevere una ricompensa piena.

Poiché la tentazione può raggiungere ogni cuore, i discepoli di Gesù devono vigilare, stare in guardia, non distrarsi, prestare ogni attenzione a che non cadano in essa e così perdere un bene così prezioso.

Nel Nuovo Testamento questa raccomandazione ricorre molte volte.

Gesù disse loro: Fate bene attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei” (Mt 16,6).

Diceva loro: Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più” (Mc 4,24).

Allora egli li ammoniva dicendo: Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!” (Mc 8,15).

Voi però state attenti! Io vi ho predetto tutto” (Mc 13,23).

State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso” (Mc 13,33).

Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere” (Lc 8,18).

State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli” (Lc 17,3).

State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso” (Lc 21,34).

Allora Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a voce alta così: Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate a Gerusalemme, vi sia ben noto questo e fate attenzione alle mie parole” (At 2,14).

Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce” (1Cor 3,10).

Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi” (Ef 5,15).

Quindi, miei cari, obbedendo come sempre, non solo come quando ero presente, ma molto più ora che sono lontano, attendete alla vostra salvezza con timore e tremore” (Fil 2,12).

Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero” (2Tm 4,5).

Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo” (Eb 12,3).

E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori” (2Pt 1,19).

Fate attenzione a voi stessi, perché non abbiate a perdere quello che avete conseguito, ma possiate ricevere una ricompensa piena” (1Gv 1,8).

Il dono di Dio è il bene più prezioso che Lui ha posto nelle nostre mani, nel nostro cuore, nella nostra volontà, nei nostri desideri, nella nostra anima, nel nostro corpo.

Il dono è suo, di Dio, ma è stato affidato alla nostra cura, perché cresca e produca frutti di vita eterna.

Se noi non poniamo tutta l’attenzione possibile, se non centuplichiamo l’attenzione al fine di non perderlo, non smarrirlo, non farcelo rubare, il dono può andare perduto, va perduto e perdendo il dono di Dio, ci perdiamo, perdendo noi stessi e il mondo intero.

Nel dono di Dio è la nostra vita, non solo quella sulla terra, ma soprattutto quella eterna. Il dono di Dio ci prepara per la vita eterna.

Ora è sufficiente una tentazione, basta che un pensiero cattivo, di tenebra, di male, venga inoculato nel nostro cuore ed il dono di Dio è perso a causa del peccato, nell’idolatria, nell’errore nel quale siamo caduti.

Quando cadiamo nell’errore, nella falsità circa la fede, non solo perdiamo noi la fede, ma ci perdiamo, escludendoci dalla vita eterna, che è il frutto della fede.

Grande è la responsabilità del cristiano. La tentazione andrà sempre alla sua conquista per derubarlo del dono della vita eterna. A lui spetta il grave compito di vigilare perché questo non accada.

Nessuno è immune dalla tentazione. Chi cade in essa è responsabile del suo peccato.

Si è responsabili perché con la vigilanza, la preghiera, la grazia di Dio è possibile non cadere in nessun peccato.

Chi cade in peccato, vi cade perché non è stato attento, non ha messo in atto la vigilanza necessaria perché questo non avvenisse.

Anche sulla vigilanza tanti sono i richiami in tutto il Nuovo Testamento.

E` come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare” (Mc 13,34).

Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino” (Mc 13,35).

Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi” (At 20,31).

Vigilate, state saldi nella fede, comportatevi da uomini, siate forti” (1Cor 16,13).

Fratelli, qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso, per non cadere anche tu in tentazione” (Gal 6,1).

Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi” (Ef 5,15).

Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi” (Ef 6,18).

Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo salverai te stesso e coloro che ti ascoltano” (1Tm 4,16).

Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero” (2Tm 4,5).

Vigilando che nessuno venga meno alla grazia di Dio. Non spunti né cresca alcuna radice velenosa in mezzo a voi e così molti ne siano infettati” (Eb 12,15).

Perciò, dopo aver preparato la vostra mente all'azione, siate vigilanti, fissate ogni speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà” (1Pt 1,13).

Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare” (1Pt 5,8).

Ricorda dunque come hai accolto la parola, osservala e ravvediti, perché se non sarai vigilante, verrò come un ladro senza che tu sappia in quale ora io verrò da te” (Ap 3,3).

Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante e conserva le sue vesti per non andar nudo e lasciar vedere le sue vergogne” (Ap 16,15).

La vigilanza è proprio della sentinella. Dalla sua attenzione dipende la vita propria e di tutta una città.

Ecco le parole chiare pronunziate da Dio a proposito della vigilanza della sentinella.

Ezechiele - cap. 3,1-21: “Mi disse: Figlio dell'uomo, mangia ciò che hai davanti, mangia questo rotolo, poi va’ e parla alla casa d'Israele. Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo, dicendomi: Figlio dell'uomo, nutrisci il ventre e riempi le viscere con questo rotolo che ti porgo. Io lo mangiai e fu per la mia bocca dolce come il miele.

Poi egli mi disse: Figlio dell'uomo, va’, recati dagli Israeliti e riferisci loro le mie parole, poiché io non ti mando a un popolo dal linguaggio astruso e di lingua barbara, ma agli Israeliti: non a grandi popoli dal linguaggio astruso e di lingua barbara, dei quali tu non comprendi le parole: se a loro ti avessi inviato, ti avrebbero ascoltato; ma gli Israeliti non vogliono ascoltar te, perché non vogliono ascoltar me: tutti gli Israeliti sono di dura cervice e di cuore ostinato. Ecco io ti do una faccia tosta quanto la loro e una fronte dura quanto la loro fronte. Come diamante, più dura della selce ho reso la tua fronte. Non li temere, non impaurirti davanti a loro; sono una genìa di ribelli.

Mi disse ancora: Figlio dell'uomo, tutte le parole che ti dico accoglile nel cuore e ascoltale con gli orecchi: poi va’, recati dai deportati, dai figli del tuo popolo, e parla loro. Dirai: Così dice il Signore, ascoltino o non ascoltino.

Allora uno spirito mi sollevò e dietro a me udii un grande fragore: Benedetta la gloria del Signore dal luogo della sua dimora! Era il rumore delle ali degli esseri viventi che le battevano l'una contro l'altra e contemporaneamente il rumore delle ruote e il rumore di un grande frastuono. Uno spirito dunque mi sollevò e mi portò via; io ritornai triste e con l'animo eccitato, mentre la mano del Signore pesava su di me. Giunsi dai deportati di Tel-Avìv, che abitano lungo il canale Chebàr, dove hanno preso dimora, e rimasi in mezzo a loro sette giorni come stordito.



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Al termine di questi sette giorni mi fu rivolta questa parola del Signore: Figlio dell'uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d'Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. Ma se tu ammonisci il malvagio ed egli non si allontana dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per il suo peccato, ma tu ti sarai salvato. Così, se il giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l'iniquità, io porrò un ostacolo davanti a lui ed egli morirà; poiché tu non l'avrai avvertito, morirà per il suo peccato e le opere giuste da lui compiute non saranno più ricordate; ma della morte di lui domanderò conto a te. Se tu invece avrai avvertito il giusto di non peccare ed egli non peccherà, egli vivrà, perché è stato avvertito e tu ti sarai salvato.

Ezechiele - cap. 33,1-33: “Mi fu rivolta questa parola del Signore: Figlio dell'uomo, parla ai figli del tuo popolo e dì loro: Se mando la spada contro un paese e il popolo di quella terra prende un uomo del suo territorio e lo pone quale sentinella, e questa, vedendo sopraggiungere la spada sul paese, suona la tromba e dà  l'allarme al popolo: se colui che ben sente il suono della tromba non ci bada e la spada giunge e lo sorprende, egli dovrà a se stesso la propria rovina. Aveva udito il suono della tromba, ma non ci ha badato: sarà responsabile della sua rovina; se ci avesse badato, si sarebbe salvato. Se invece la sentinella vede giunger la spada e non suona la tromba e il popolo non è avvertito e la spada giunge e sorprende qualcuno, questi sarà sorpreso per la sua iniquità: ma della sua morte domanderò conto alla sentinella.

O figlio dell'uomo, io ti ho costituito sentinella per gli Israeliti; ascolterai una parola dalla mia bocca e tu li avvertirai da parte mia. Se io dico all'empio: Empio tu morirai, e tu non parli per distoglier l'empio dalla sua condotta, egli, l'empio, morirà per la sua iniquità; ma della sua morte chiederò conto a te. Ma se tu avrai ammonito l'empio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte, egli morirà per la sua iniquità. Tu invece sarai salvo. Tu, figlio dell'uomo, annunzia agli Israeliti: Voi dite: I nostri delitti e i nostri peccati sono sopra di noi e in essi noi ci consumiamo! In che modo potremo vivere?

Dì loro: Com'è vero ch'io vivo oracolo del Signore Dio io non godo della morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua condotta e viva. Convertitevi dalla vostra condotta perversa! Perché volete perire, o Israeliti? Figlio dell'uomo, dì ancora ai figli del tuo popolo: La giustizia del giusto non lo salva se pecca, e l'empio non cade per la sua iniquità se desiste dall'iniquità, come il giusto non potrà vivere per la sua giustizia se pecca. Se io dico al giusto: Vivrai, ed egli, confidando sulla sua giustizia commette l'iniquità, nessuna delle sue azioni buone sarà più ricordata e morirà nella malvagità che egli ha commesso. Se dico all'empio: Morirai, ed egli desiste dalla sua iniquità e compie ciò che è retto e giusto, rende il pegno, restituisce ciò che ha rubato, osserva le leggi della vita, senza commettere il male, egli vivrà e non morirà; nessuno dei peccati che ha commessi sarà più ricordato: egli ha praticato ciò che è retto e giusto e certamente vivrà.

Eppure, i figli del tuo popolo vanno dicendo: Il modo di agire del Signore non è retto. E` invece il loro modo di agire che non è retto! Se il giusto desiste dalla giustizia e fa il male, per questo certo morirà. Se l'empio desiste dall'empietà e compie ciò che è retto e giusto, per questo vivrà. Voi andate dicendo: Non è retto il modo di agire del Signore. Giudicherò ciascuno di voi secondo il suo modo di agire, Israeliti.

Il cinque del decimo mese dell'anno decimosecondo della nostra deportazione arrivò da me un fuggiasco da Gerusalemme per dirmi: La città è presa. La sera prima dell'arrivo del fuggiasco, la mano del Signore fu su di me e al mattino, quando il fuggiasco giunse, il Signore mi aprì la bocca. La mia bocca dunque si aprì e io non fui più muto. Mi fu rivolta questa parola del Signore: Figlio dell'uomo, gli abitanti di quelle rovine, nel paese d'Israele, vanno dicendo: Abramo era uno solo ed ebbe in possesso il paese e noi siamo molti: a noi dunque è stato dato in possesso il paese! Perciò dirai loro: Così dice il Signore Dio: Voi mangiate la carne con il sangue, sollevate gli occhi ai vostri idoli, versate il sangue, e vorreste avere in possesso il paese? Voi vi appoggiate sulle vostre spade, compite cose nefande, ognuno di voi disonora la donna del suo prossimo e vorreste avere in possesso il paese? Annunzierai loro: Dice il Signore Dio: Com'è vero ch'io vivo, quelli che stanno fra le rovine periranno di spada; darò in pasto alle belve quelli che sono per la campagna e quelli che sono nelle fortezze e dentro le caverne moriranno di peste. Ridurrò il paese ad una solitudine e a un deserto e l'orgoglio della sua forza cesserà. I monti d'Israele saranno devastati, non ci passerà più nessuno. Sapranno che io sono il Signore quando farò del loro paese una solitudine e un deserto, a causa di tutti gli abomini che hanno commessi.

Figlio dell'uomo, i figli del tuo popolo parlano di te lungo le mura e sulle porte delle case e si dicono l'un l'altro: Andiamo a sentire qual è la parola che viene dal Signore. In folla vengono da te, si mettono a sedere davanti a te e ascoltano le tue parole, ma poi non le mettono in pratica, perché si compiacciono di parole, mentre il loro cuore va dietro al guadagno. Ecco, tu sei per loro come una canzone d'amore: bella è la voce e piacevole l'accompagnamento musicale. Essi ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica. Ma quando ciò avverrà ed ecco avviene, sapranno che c'è un profeta in mezzo a loro”.

Il discepolo del Signore deve essere sentinella per sé e per il mondo intero; deve vigilare su se stesso e su ogni altro suo fratello nella fede; deve porre ogni attenzione per sé e per gli altri.

C’è sempre il nemico in agguato, pronto a rapire la nostra anima e a portarla lontana da Dio.

Per questo bisogna stare attenti, vigilare, essere sommamente circospetti.

Il cristiano deve conoscere la tentazione che si presenterà a lui sotto infinite forme.

La ricompensa eterna è data a chi avrà vinto la tentazione. Quanti invece si lasciano sopraffare da essa, andranno nelle tenebre eterne.

La tentazione di cui parla il presbitero in questa sua Lettera è la peggiore di tutte e la causa del male che c’è nel mondo.

Questa tentazione si chiama semplicemente: perdita della retta, vera, santa fede in Cristo Gesù. La nostra fede è vera, se vera, santa, giusta è la conoscenza di Cristo. Se la conoscenza di Cristo è falsa, falsa è anche la nostra fede.

Con la fede falsa non si può costruire il regno di Dio sulla terra. Si costruisce solo il regno del principe di questo mondo.

Sulla ricompensa ecco cosa attesta il Nuovo Testamento:

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi” (Mt 5,12).

Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli” (Mt 6,1).

Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa” (Mt 6,2).

Perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,4).

Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa” (Mt 6,5).

Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,6).

E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa” (Mt 6,16).

Perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,18).

Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto” (Mt 10,41).

E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”. (Mt 10,42).

Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa” (Mc 9,41).

Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti” (Lc 6,23).

E sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti” (Lc 14,14).

Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa” (1Cor 3,14).

Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato” (1Cor 9,17).

Quale è dunque la mia ricompensa? Quella di predicare gratuitamente il vangelo senza usare del diritto conferitomi dal vangelo” (1Cor 9,18).

Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male” (2Cor 5,10).

Sapendo che come ricompensa riceverete dal Signore l'eredità. Servite a Cristo Signore” (Col 3,14).

Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa” (Eb 10,35).

Senza la fede però è impossibile essergli graditi; chi infatti s'accosta a Dio deve credere che egli esiste e che egli ricompensa coloro che lo cercano” (Eb 11,6).

Questo perché stimava l'obbrobrio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d'Egitto; guardava infatti alla ricompensa” (Eb 11,26).

Fate attenzione a voi stessi, perché non abbiate a perdere quello che avete conseguito, ma possiate ricevere una ricompensa piena” (2Gv 1,8).

Le genti ne fremettero, ma è giunta l'ora della tua ira, il tempo di giudicare i morti, di dare la ricompensa ai tuoi servi, ai profeti e ai santi e a quanti temono il tuo nome, piccoli e grandi, e di annientare coloro che distruggono la terra” (Ap 11,18).

La verità è un bene prezioso. È la via sulla quale bisogna camminare per raggiungere la vita eterna.

La verità si può perdere. Eva l’ha persa. Adamo l’ha persa. Molti uomini la perdono. Sono tentati e si lasciano tentare.

Chi cade dalla verità, cade anche dal conseguimento della vita eterna. Non si raggiunge la vita eterna, perché ci si pone fuori della via che conduce ad essa.

Altro pericolo è questo: si potrebbe percorrere la via della verità, ma non nella pienezza della sua luce, non nella verità tutta intera che giorno per giorno ci insegna lo Spirito Santo.

In questo caso non si perde la vita eterna, ma neanche si raggiunge la pienezza della ricompensa.

Resta tutta la purificazione da fare nell’eternità ed è una purificazione sofferta e dolorosa. Tutte le pene del corpo non sono per nulla paragonabili alle pene dello spirito nel purgatorio.

È questo il motivo per cui il presbitero esorta la Signora eletta a mettere ogni attenzione perché non cada dalla verità, ma anche perché impegni tutta se stessa a percorrere la via della verità nella giustizia e nella sapienza che scendono su di Lei dallo Spirito Santo. Oggi è proprio sulla verità che la fede cristiana vive un momento di stanca. Molti sono fuori della verità. Vivono senza di essa. Quanti sono nella verità, vivono al minimo delle possibilità spirituali. Per loro la verità consiste nell’osservare solo alcuni comandamenti e neanche tutti.

Questo minimalismo nel cammino nella verità fa sì che il nostro cristianesimo non brilli di quella luce di santità capace di attrarre ogni uomo a Cristo per mezzo della sua Parola.

Il cristiano deve avere un solo desiderio del cuore: raggiungere la più grande santità, percorrendo la via della verità tutta intera aggiornata al momento presente dallo Spirito di Dio che aleggia sulla Chiesa.

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09/01/2012 11:27
 
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[9]Chi va oltre e non si attiene alla dottrina del Cristo, non possiede Dio. Chi si attiene alla dottrina, possiede il Padre e il Figlio.

Sulla dottrina ecco cosa insegna il Nuovo Testamento:

Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. (Mt 15,9).

Allora essi compresero che egli non aveva detto che si guardassero dal lievito del pane, ma dalla dottrina dei farisei e dei sadducei” (Mt 16,12).

Udendo ciò, la folla era sbalordita per la sua dottrina”. (Mt 22,33).

Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!” (Mc 1,27).

Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. (Mc 7,7).

Gesù rispose: La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato” (Gv 7,16).

Chi vuol fare la sua volontà, conoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso. (Gv 7,17).

Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina” (Gv 18,19).

Vi avevamo espressamente ordinato di non insegnare più nel nome di costui, ed ecco voi avete riempito Gerusalemme della vostra dottrina e volete far ricadere su di noi il sangue di quell'uomo” (At 5,28).

E gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati” (At 9,2).

Quando vide l'accaduto, il proconsole credette, colpito dalla dottrina del Signore” (At 13,12).

Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi” (At 15,1).

Presolo con sé, lo condussero sull'Areòpago e dissero: Possiamo dunque sapere qual è questa nuova dottrina predicata da te?” (At 17,19).

Ma poiché alcuni si ostinavano e si rifiutavano di credere dicendo male in pubblico di questa nuova dottrina, si staccò da loro separando i discepoli e continuò a discutere ogni giorno nella scuola di un certo Tiranno” (At 19,9).

Verso quel tempo scoppiò un gran tumulto riguardo alla nuova dottrina” (At 19,23).

Perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé” (At 20,30).

Io perseguitai a morte questa nuova dottrina, arrestando e gettando in prigione uomini e donne” (At 22,4).

Ammetto invece che adoro il Dio dei miei padri, secondo quella dottrina che essi chiamano setta, credendo in tutto ciò che è conforme alla Legge e sta scritto nei Profeti” (At 24,14).

Allora Felice, che era assai bene informato circa la nuova dottrina, li rimandò dicendo: Quando verrà il tribuno Lisia, esaminerò il vostro caso” (At 24,22).

Mi raccomando poi, fratelli, di ben guardarvi da coloro che provocano divisioni e ostacoli contro la dottrina che avete appreso: tenetevi lontani da loro” (Rm 16,17).

E ora, fratelli, supponiamo che io venga da voi parlando con il dono delle lingue; in che cosa potrei esservi utile, se non vi parlassi in rivelazione o in scienza o in profezia o in dottrina?” (1Cor 14,6).

E se anche sono un profano nell'arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come vi abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a tutti” (2Cor 11,6).

Chi viene istruito nella dottrina, faccia parte di quanto possiede a chi lo istruisce” (Gal 6,6).

Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore. (Ef 4,14).

Partendo per la Macedonia, ti raccomandai di rimanere in Efeso, perché tu invitassi alcuni a non insegnare dottrine diverse” (1Tm 1,3).

I fornicatori, i pervertiti, i trafficanti di uomini, i falsi, gli spergiuri e per ogni altra cosa che è contraria alla sana dottrina” (1Tm 1,10).

Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche” (1Tm 4,1).

Proponendo queste cose ai fratelli sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nutrito come sei dalle parole della fede e della buona dottrina che hai seguito” (1Tm 4,6).

Quelli che si trovano sotto il giogo della schiavitù, trattino con ogni rispetto i loro padroni, perché non vengano bestemmiati il nome di Dio e la dottrina” (1Tm 6,1).

Se qualcuno insegna diversamente e non segue le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e la dottrina secondo la pietà” (1Tm 6,3).

Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina” (2Tm 4,2).

Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie” (2Tm 4,3).

Attaccato alla dottrina sicura, secondo l'insegnamento trasmesso, perché sia in grado di esortare con la sua sana dottrina e di confutare coloro che contraddicono.(Tt 1,9).

Questa testimonianza è vera. Perciò correggili con fermezza, perché rimangano nella sana dottrina” (Tt 1m13).

Tu però insegna ciò che è secondo la sana dottrina” (Tt 2,1).

Offrendo te stesso come esempio in tutto di buona condotta, con purezza di dottrina, dignità” (Tt 2,7).

Non rubino, ma dimostrino fedeltà assoluta, per fare onore in tutto alla dottrina di Dio, nostro salvatore”(Tt 2,10).

Ora, chi si nutre ancora di latte è ignaro della dottrina della giustizia, perché è ancora un bambino” (Eb 5,13).

della dottrina dei battesimi, dell'imposizione delle mani, della risurrezione dei morti e del giudizio eterno” (Eb 6,2).

Non lasciatevi sviare da dottrine diverse e peregrine, perché è bene che il cuore venga rinsaldato dalla grazia, non da cibi che non hanno mai recato giovamento a coloro che ne usarono” (Eb 13,9).

Chi va oltre e non si attiene alla dottrina del Cristo, non possiede Dio. Chi si attiene alla dottrina, possiede il Padre e il Figlio” (2Gv 1,9).

Ma ho da rimproverarti alcune cose: hai presso di te seguaci della dottrina di Balaàm, il quale insegnava a Balak a provocare la caduta dei figli d'Israele, spingendoli a mangiare carni immolate agli idoli e ad abbandonarsi alla fornicazione” (Ap 2,14).

Così pure hai di quelli che seguono la dottrina dei Nicolaìti” (Ap 2,15).

A voi di Tiàtira invece che non seguite questa dottrina, che non avete conosciuto le profondità di satana come le chiamano non imporrò altri pesi” (Ap 2,24).

È questa la verità, madre di ogni altra verità. Non c’è conoscenza di Dio se non in Cristo Gesù, nella sua Parola, nella sua Verità, nella sua dottrina.

Possiede Dio chi lo conosce. Poiché la conoscenza di Dio è tutta in Cristo Gesù. Chi non possiede la conoscenza di Cristo Gesù, non possiede Cristo Gesù, non possiede Dio.

Cosa è in verità la dottrina e in che cosa si differenzia dalla Parola?

La dottrina è il complesso di verità che tutte insieme ci danno la vera conoscenza di Cristo, nella quale è racchiusa la vera conoscenza di Dio, dello Spirito Santo, dell’uomo.

Ogni Parola del Vangelo, che è Parola di Cristo Gesù, ci rivela una verità su Cristo. L’armonizzazione di tutte queste verità su Cristo fondano la dottrina su Cristo, ma anche di Cristo, poiché la Parola è su Cristo e di Cristo insieme.

L’eresia è la scelta di una verità a discapito di un’altra, oppure contro un’altra. L’eresia priva di verità tutta la dottrina di Cristo Gesù su Cristo Gesù.

Una sola verità negata di Cristo e su Cristo, rende vana la conoscenza di Lui e di conseguenza rende vana la conoscenza del Padre e dello Spirito Santo.

È questo il motivo per cui il presbitero afferma che “chi va oltre e non si attiene alla dottrina del Cristo, non possiede Dio”. La verità di Dio è Cristo Gesù, la verità di Cristo Gesù è Dio. La verità di Dio è nella verità di Cristo Gesù e senza questa verità Dio non lo si conosce.

Attenersi alla dottrina significa confessare in ogni sua parte la verità di Cristo Gesù. Una sola Parola del Vangelo negata nella sua fondamentale verità, nega la verità fondamentale di Cristo Gesù.

Senza una sola verità, la dottrina di Cristo soffre di eresia e quindi anche la conoscenza di Cristo soffre di eresia.

Il cristiano questo deve sapere: egli sarà perennemente tentato perché rinneghi la verità di Cristo Gesù. La tentazione inizia con il poco e finisce nel molto, nel tutto. Si comincia sempre con il mettere in dubbio una Parola del Vangelo e alla fine si rinnega tutto il Vangelo.

Senza Parola non c’è conoscenza, senza conoscenza non si possiede Cristo, senza Cristo non c’è il Padre. Senza Parola si è nell’idolatria.

Poiché la conoscenza nasce dalla Parola tutta intera ogni discepolo di Gesù è obbligato a conoscere tutto il Vangelo.

Non solo. Poiché ogni Parola del Vangelo contiene una parte di verità che riguarda Cristo Gesù e questa verità quotidianamente viene insegnata dallo Spirito Santo, il discepolo di Gesù non solo deve conoscere la Parola, deve anche lasciarsi guidare, illuminare, condurre dallo Spirito di Dio verso la verità tutta intera e questo deve avvenire ogni giorno.

Chi nega una sola verità della dottrina di Cristo Gesù, nega tutta la verità. Chi non si lascia condurre dallo Spirito Santo verso la verità tutta intera, è già fuori della verità di Cristo Gesù.

La distruzione del corpo di Cristo che è la Chiesa si compie sul terreno della verità.

La Chiesa ha pertanto un solo ministero da assolvere fino alla consumazione dei secoli: rimanere nella dottrina di Cristo Gesù per tutti i giorni della sua vita; far sì che tutti i suoi figli rimangano nella stessa sua dottrina; aiutare il mondo intero a che entri nella dottrina della salvezza per avere la vita eterna. Se assolve questo ministero, santifica se stessa, santifica il mondo. Può assolverlo ad una condizione: che essa stessa si lasci liberare dalla verità e si ponga fuori da ogni schiavitù: schiavitù dell’anima, dello spirito, del corpo. La verità genera la libertà. La libertà è madre che accoglie ogni verità di Cristo, su Cristo.

Non lo si dimentichi mai: per una sola verità negata nella dottrina di Cristo, la Chiesa ha perso dal suo seno molti popoli, molte razze, molte lingue. Intere nazioni si sono sottratte alla dottrina di Cristo a causa di una falsità introdotta nella dottrina di Cristo Gesù.

La prudenza, l’attenzione, la vigilanza, la circospezione da parte di ciascuno dei suoi figli non sarà mai abbastanza. Essa è sempre poca.

La tentazione è sempre in agguato. Però il presbitero lo dice con fermezza: senza la retta conoscenza di Cristo Gesù non c’è alcun possesso di Dio. Dio non è in noi. Dio è nella conoscenza di Cristo ed è in chi possiede Cristo secondo pienezza di rettitudine di dottrina.

Questa unità di conoscenza di Cristo e di conoscenza di Dio è il dato fondamentale del Nuovo Testamento. Chi divide le due conoscenze, distrugge tutto il Nuovo Testamento.

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09/01/2012 11:28
 
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La verità di Cristo dice la verità di Dio. La falsità di Cristo dice la falsità di Dio che è nel nostro cuore.

Dio e Cristo non si possono separare. Sono una sola verità, una sola santità, una sola via di salvezza e di redenzione per l’intera umanità.

Separare Dio da Cristo e Cristo da Dio è rimanere senza Cristo e senza Dio. Siamo nell’idolatria dei pensieri umani.

[10]Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo; [11]poiché chi lo saluta partecipa alle sue opere perverse.

La tentazione viene dalla frequentazione, dall’incontro, dall’amicizia, dall’ascolto.

La tentazione viene per via visibile, udibile, e non sempre per via nascosta, segreta, di pensiero, di suggestione, di suggerimento che nasce dall’intimo del nostro cuore.

La tentazione si evita evitando le occasioni prossime di peccato; evitando quelli che con la loro parola possono farci precipitare nell’errore e nella falsità.

La tentazione si evita prima di tutto attraverso la perfetta conoscenza di Cristo e della sua dottrina.

Bisogna in questo essere radicati, fondati, ben consolidati. Senza una verità forte nel nostro cuore, è facile cadere nella tentazione anche perché le armi del male sono suadenti, assai suadenti.

Se siamo noi incerti, confusi, lacerati, ignoranti, ambigui, indecisi, non liberi, non sufficientemente formati, distratti, è facile per la tentazione ottenere la vittoria su di noi.

Chi vuole evitare la tentazione, deve conoscerla e per conoscerla deve iniziarsi ad una seria formazione dottrinale. Una coscienza ignorante, un popolo che non conosce è in preda del male con sconcertante facilità.

È quanto insegna il profeta, che parla nel nome del Signore:

Osea - cap. 4,1-19: “Ascoltate la parola del Signore, o Israeliti, poiché il Signore ha un processo con gli abitanti del paese. Non c'è infatti sincerità né amore del prossimo, né conoscenza di Dio nel paese.

Si giura, si mentisce, si uccide, si ruba, si commette adulterio, si fa strage e si versa sangue su sangue. Per questo è in lutto il paese e chiunque vi abita langue insieme con gli animali della terra e con gli uccelli del cielo; perfino i pesci del mare periranno.

Ma nessuno accusi, nessuno contesti; contro di te, sacerdote, muovo l'accusa. Tu inciampi di giorno e il profeta con te inciampa di notte e fai perire tua madre. Perisce il mio popolo per mancanza di conoscenza. Poiché tu rifiuti la conoscenza, rifiuterò te come mio sacerdote; hai dimenticato la legge del tuo Dio e io dimenticherò i tuoi figli. Tutti hanno peccato contro di me; cambierò la loro gloria in vituperio.

Essi si nutrono del peccato del mio popolo e sono avidi della sua iniquità. Il popolo e il sacerdote avranno la stessa sorte; li punirò per la loro condotta, e li retribuirò dei loro misfatti. Mangeranno, ma non si sazieranno, si prostituiranno, ma non avranno prole, perché hanno abbandonato il Signore per darsi alla prostituzione. Il vino e il mosto tolgono il senno. Il mio popolo consulta il suo pezzo di legno e il suo bastone gli dà  il responso, poiché uno spirito di prostituzione li svia e si prostituiscono, allontanandosi dal loro Dio.

Sulla cima dei monti fanno sacrifici e sui colli bruciano incensi sotto la quercia, i pioppi e i terebinti, perché buona è la loro ombra. Perciò si prostituiscono le vostre figlie e le vostre nuore commettono adulterio. Non punirò le vostre figlie se si prostituiscono, né le vostre nuore se commettono adulterio; poiché essi stessi si appartano con le prostitute e con le prostitute sacre offrono sacrifici; un popolo, che non comprende, va a precipizio. Se ti prostituisci tu, Israele, non si renda colpevole Giuda. Non andate a Gàlgala, non salite a Bet-Avèn, non giurate per il Signore vivente. E poiché come giovenca ribelle si ribella Israele, forse potrà pascolarlo il Signore come agnello in luoghi aperti? Si è alleato agli idoli Efraim, si accompagna ai beoni; si son dati alla prostituzione, han preferito il disonore alla loro gloria. Un vento li travolgerà con le sue ali e si vergogneranno dei loro sacrifici”.

Grande responsabilità ricade su quanti hanno l’obbligo di formare, istruire, educare alla sana dottrina, alla verità della salvezza.

È nella formazione la prima grazia che consentirà di discernere il vero dal falso, la retta conoscenza di Cristo Gesù da ogni errore che viene proferito sulla sua Persona e sulla sua opera.

Inoltre la comunione con le persone è nella verità e nella carità, né carità senza verità, né verità senza carità.

Carità e verità sono nella retta, sana, perfetta conoscenza di Cristo Gesù. Verità e carità sono dono di Cristo Gesù ad ogni uomo.

Carità e verità o esistono insieme, o non esistono affatto. La carità di Cristo è la sua verità e la verità di Cristo è la sua carità.

Quando uno si presenta al cristiano, ma senza la verità di Cristo Gesù si presenterà a lui anche senza la sua carità. Senza verità e carità uno non viene per il bene, viene per il male. Viene per tentarci, per farci passare nella loro falsità su Cristo Gesù o farci cadere nel loro peccato.

Chi viene al cristiano ma non porta l’insegnamento vero di Cristo Gesù non deve essere salutato, non deve essere accolto in casa.

Da tutti costoro bisogna starsene lontani. Perché? Perché il bene supremo per il cristiano è conservarsi e conservare intatta la dottrina di Cristo Gesù nella quale è posta la sua salvezza eterna.

Come per la salvezza dell’anima deve rinunziare al mondo intero, così deve rinunziare ad ogni amicizia terrena, ad ogni incontro terreno, ad ogni relazione.

Dove c’è il pericolo della propria anima, bisogna che si consideri e si veda come un’occasione prossima di peccato, di tentazione e quindi bisogna fuggirla.

Inoltre nessuno di noi deve rendersi complice del peccato altrui, o degli altrui rinnegamenti della fede.

Se il semplice saluto può indurre un altro a pensare che si è sulla stessa falsità di colui che viene salutato, in questo caso, a motivo dello scandalo, è giusto che si eviti anche di salutare.

Se uno deve rinnegare se stesso per poter entrare nel regno dei cieli, tanto più è giusto che rinneghi il mondo intero ed ogni amicizia che viene offerta da chi rinnega la dottrina di Cristo Gesù: “Allora Gesù disse ai suoi discepoli: Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima? Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni” (Mt 16,24-27).

Se uno deve “odiare il padre e la madre”, per essere discepolo di Gesù, molto di più deve distaccarsi da quanti rinnegano Cristo e insegnano dottrine false su di Lui: “Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa” (Mt 10,32-42). “Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo” (Lc 14,25-33). Il Regno di Dio è esigente. Esige la nostra morte, la morte a noi stessi e agli altri.

In altre parole: Il presbitero è preoccupato, assai preoccupato. È preoccupato che il cristiano, a contatto con i falsari della nostra dottrina, possa incorrere nello stesso peccato di falsità e di menzogna su Cristo Gesù. È assai preoccupato che si possa incorrere nello scandalo, cioè nella commistione di chi crede con chi non crede e di chi non crede con chi crede, facendo dei due una cosa sola. In questo caso non sarebbe colui che crede ad avere il vantaggio su chi non crede, ma chi non crede ad avere il più grande profitto. Molti potrebbero essere indotti nell’errore di pensare che la falsità sia verità a motivo della comunione che gli viene offerta da chi è nella verità di Cristo Gesù.

Non partecipa alle opere perverse perché le compie, ma perché corre il rischio di giustificarle.

Chi giustifica la falsità, anche per semplice comunione con chi è fuori della verità, costui si grava del peccato di scandalo.

Questo non significa che viene annullata la legge generale della carità: che è aiuto, sostegno. Quella vige sempre. Ma va osservata con la prudenza più grande. Va osservata con la prudenza di non cadere nella tentazione del rinnegamento di Cristo.

La legge della misericordia ha valore universale: sempre e verso tutti. È giusto però che ognuno sappia che la legge della carità va vissuta secondo la legge della prudenza.

È questo l’insegnamento di Cristo Gesù: “Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato. Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo. Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari! Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!” (Mt 10, 16-31). La prudenza, e solo la prudenza, è la legge del retto agire del discepolo di Gesù.

La salvezza della nostra anima è costata la morte in croce a Cristo Gesù. Tanto essa vale: la morte del Figlio di Dio.

Niente e nessuno dovrà privare l’anima della sua salvezza eterna. La salvezza della propria anima vale ogni rinunzia, vale anche la rinunzia alla nostra vita.

Con questa verità bisogna leggere quanto il presbitero insegna in questi due versetti. 

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09/01/2012 11:30
 
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[12]Molte cose avrei da scrivervi, ma non ho voluto farlo per mezzo di carta e di inchiostro; ho speranza di venire da voi e di poter parlare a viva voce, perché la nostra gioia sia piena.

Le molte cose che il presbitero “avrebbe da scrivere loro”, non sono certamente cose di convenienza, di opportunità, di relazioni amicali.

Il presbitero scrive per dare alla verità di Cristo la sua purezza, integrità, bellezza, splendore, santità.

Il presbitero scrive perché quanto si è introdotto di non buono, di non santo, di non vero, frutto del pensiero umano, nella verità di Cristo venga da essa tolto, allontanato, cacciato fuori.

Il presbitero è il custode della verità di Cristo Gesù. La sua vigilanza deve essere sempre al sommo dell’attenzione. Una sola falsità che si introduce nella verità di Cristo Gesù la rende tutta falsa.

Per la verità di Cristo vale quanto il Qoelet dice a proposito dell’unguento del profumiere: “Una mosca morta guasta l'unguento del profumiere: un po’ di follia può contare più della sapienza e dell'onore” (Qo 10,1).

Un solo errore può contaminare tutta la bellezza della verità del Vangelo e rovinarla, ridurla in falsità.

Oggi, proprio a motivo di questa non attenzione, disattenzione, incapacità di discernimento, molte “mosche morte”, molti pensieri umani, introdotti anche per ignoranza colpevole nella verità di Cristo, l’hanno resa quasi tutta falsità.

Oggi è difficile separare nella verità di Cristo Gesù il pensiero di Dio dal pensiero dell’uomo, la volontà di Dio dalla volontà dell’uomo.

Questa quasi impossibilità di operare il sano e santo discernimento, questa tendenza a confondere pensiero di Dio con pensiero dell’uomo fa sì che tutto il Vangelo venga ridotto a falsità, secondo quanto il Signore rimproverava agli scribi del tempo di Geremia.

Ecco cosa accade quando la falsità viene introdotta nella Parola del Signore.

Geremia - cap. 8,1- 23: “In quel tempo oracolo del Signore si estrarranno dai loro sepolcri le ossa dei re di Giuda, le ossa dei suoi capi, dei sacerdoti, dei profeti e degli abitanti di Gerusalemme. Esse saranno sparse in onore del sole, della luna e di tutta la milizia del cielo che essi amarono, servirono, seguirono, consultarono e adorarono. Non saranno più raccolte né sepolte, ma rimarranno come letame sulla terra. Allora la morte sarà preferibile alla vita per tutti quelli che resteranno di questa razza malvagia in ogni luogo, dove li avrò dispersi. Oracolo del Signore degli eserciti.

Tu dirai loro: Così dice il Signore: Forse chi cade non si rialza e chi perde la strada non torna indietro? Perché allora questo popolo si ribella con continua ribellione? Persistono nella malafede, rifiutano di convertirsi.

Ho fatto attenzione e ho ascoltato; essi non parlano come dovrebbero. Nessuno si pente della sua malizia, dicendo: Che ho fatto? Ognuno segue senza voltarsi la sua corsa come un cavallo che si lanci nella battaglia.

Anche la cicogna nel cielo conosce i suoi tempi; la tortora, la rondinella e la gru osservano la data del loro ritorno; il mio popolo, invece, non conosce il comando del Signore. Come potete dire: Noi siamo saggi, la legge del Signore è con noi? A menzogna l'ha ridotta la penna menzognera degli scribi! I saggi saranno confusi, sconcertati e presi come in un laccio. Essi hanno rigettato la parola del Signore, quale sapienza possono avere?

Per questo darò le loro donne ad altri, i loro campi ai conquistatori, perché, dal piccolo al grande, tutti commettono frode; dal profeta al sacerdote, tutti praticano la menzogna. Essi curano la ferita del mio popolo ma solo alla leggera, dicendo: Bene, bene! ma bene non va.

Dovrebbero vergognarsi dei loro atti abominevoli, ma non si vergognano affatto, non sanno neppure arrossire. Per questo cadranno con le altre vittime, nell'ora del castigo saranno prostrati dice il Signore.

Li mieto e li anniento, dice il Signore, non c'è più uva nella vigna né frutti sui fichi; anche le foglie son avvizzite. Ho procurato per loro degli invasori.

Perché ce ne stiamo seduti? Riunitevi, entriamo nelle fortezze e moriamo in esse, poiché il Signore nostro Dio ci fa perire. Egli ci fa bere acque avvelenate, perché abbiamo peccato contro di lui. Aspettavamo la pace, ma non c'è alcun bene; l'ora della salvezza, ed ecco il terrore.

Da Dan si sente lo sbuffare dei suoi cavalli; al rumore dei nitriti dei suoi destrieri trema tutta la terra. Vengono e divorano il paese e quanto in esso si trova, la città e i suoi abitanti.

Ecco, io sto per mandarvi serpenti velenosi contro i quali non esiste incantesimo, ed essi vi morderanno, dice il Signore.

Cercai di rasserenarmi, superando il mio dolore, ma il mio cuore vien meno. Ecco odo le grida della figlia del mio popolo da una terra lunga e larga: Forse il Signore non si trova in Sion, il suo re non vi abita più? Perché mi hanno provocato all'ira con i loro idoli e con queste nullità straniere? E` passata la stagione della messe, è finita l'estate e noi non siamo stati soccorsi. Per la ferita della figlia del mio popolo sono affranto, sono costernato, l'orrore mi ha preso. Non v'è forse balsamo in Gàlaad? Non c'è più nessun medico? Perché non si cicatrizza la ferita della figlia del mio popolo? Chi farà del mio capo una fonte di acqua, dei miei occhi una sorgente di lacrime, perché pianga giorno e notte gli uccisi della figlia del mio popolo?”.

La falsità provoca morte, dolore, sofferenza, tristezza, lutto, guai infiniti. La falsità è il nemico distruttore della fede e della vita.

Per questo il presbitero deve porre ogni attenzione a che nessuna falsità si introduca nella Parola del Signore Gesù.

Per il momento Egli si è occupato del comandamento principale. Non ha voluto entrare in altri punti.

Ha ritenuto non fosse opportuno farlo per mezzo di carta e di inchiostro. Ci sono delle cose che è giusto che si dicano a viva voce.

Lui ha speranza di potersi un giorno recare da loro e parlare da cuore a cuore. Ha il desiderio di manifestare loro tutta la sua preoccupazione circa la verità della Parola del Signore.

Di sicuro il Signore esaudirà questa sua speranza e allora la gioia del presbitero sarà piena.

Quando la gioia di un presbitero è piena? Solo quando ogni discepolo di Gesù cammina nella pienezza della verità.

Poiché il dono della pienezza della verità è stato posto da Cristo Gesù nel cuore e sulla bocca del presbitero, lo stesso presbitero è nella pienezza della gioia perché svolge la stessa missione di Cristo Gesù.

Lui dona la verità di Cristo ai discepoli del Signore e la sua gioia è piena.

La sua gioia è piena perché la salvezza si compie.

Senza dono della verità non c’è salvezza; mai ce ne potrà essere, perché la salvezza è nella verità vissuta, nel comandamento attuato.

La salvezza è il nostro cammino nella luce della Parola, del Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo.

Se è gioia del presbitero, è anche gioia di chi riceve la verità. È gioia perché anche loro possono percorrere la via sicura che li conduce al Cielo.

[13]Ti salutano i figli della eletta tua sorella.

La Chiesa di Dio è considerata come una Madre dalle molte figlie.

La Chiesa è una, perché uno è il corpo di Cristo. Essa però vive incarnata in un territorio, in una comunità, in una regione.

Ogni comunità formata – ed è comunità formata solo quella a capo della quale c’è un presbitero che la presiede – è Chiesa, nella quale vive tutta intera la Chiesa di Dio.

Non è un’altra Chiesa, non è una Chiesa differente. È l’unica Chiesa. Essendo molte le comunità, il legame che le unisce le une alle altre è quello di “sorelle”.

Sono chiese sorelle. Sono sorelle perché figlie dell’unica Madre.

Ecco come il Nuovo Testamento parla di “Chiesa” e anche di “Sorella”:

E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Mt 16,18).

E un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a sapere queste cose” (At 5,11).

Saulo era fra coloro che approvarono la sua uccisione. In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samaria” (At 8,1).

Saulo intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione” (At 8,3).

La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria; essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo” (At 9,31).

La notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Barnaba ad Antiochia” (At 11,22).

In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa” (At 12,1).

Pietro dunque era tenuto in prigione, mentre una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui”. (At 12,5).

Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro” (At 15,4).

Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo e Barnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli” (At 15,22).

Giunto a Cesarèa, si recò a salutare la Chiesa di Gerusalemme e poi scese ad Antiochia” (At 18,22).

Da Milèto mandò a chiamare subito ad Efeso gli anziani della Chiesa” (At 20,17).

Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue” (At 20,28).

Vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre” (At 16,1).

Alla Chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro” (1Cor 1,2).

Per questo appunto vi ho mandato Timòteo, mio figlio diletto e fedele nel Signore: egli vi richiamerà alla memoria le vie che vi ho indicato in Cristo, come insegno dappertutto in ogni Chiesa” (1Cor 4,17).

Se dunque avete liti per cose di questo mondo, voi prendete a giudici gente senza autorità nella Chiesa?” (1Cor 6,4).

Non date motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio” (1Cor 10,32).

Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!” (1Cor 11,22).

Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue” (1Cor 12,28).

Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio” (1Cor 15,9).

Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Timòteo, alla chiesa di Dio che è in Corinto e a tutti i santi dell'intera Acaia” (2Cor 1,1).

Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi” (Gal 1,13).

Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa” (Ef 1,22).

Perché sia manifestata ora nel cielo, per mezzo della Chiesa, ai Principati e alle Potestà la multiforme sapienza di Dio” (Ef 3,10).

A lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen” (Ef 3,21).

Il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo” (Ef 5,23).

E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto” (Ef 5,24).

E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei” (Ef 5,25).

Al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata” (Ef 5,27).

Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa” (Ef 5,29).

Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!”(Ef 5,32).

Quanto a zelo, persecutore della Chiesa; irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dall'osservanza della legge” (Fil 3,6).

Ben sapete proprio voi, Filippesi, che all'inizio della predicazione del vangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna Chiesa aprì con me un conto di dare o di avere, se non voi soli” (Fil 4,15).

Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose” (Col 1,18).

Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24).

E quando questa lettera sarà stata letta da voi, fate che venga letta anche nella Chiesa dei Laodicesi e anche voi leggete quella inviata ai Laodicesi” (Col 4,16).

Paolo, Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: grazia a voi e pace!” (2Ts 1,1).

Paolo, Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre nostro e nel Signore Gesù Cristo” (2Ts 1,1).

Perché se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?” (1Tm 3,5).

Ma se dovessi tardare, voglio che tu sappia come comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità” (1Tm 3,15).

Se qualche donna credente ha con sé delle vedove, provveda lei a loro e non ricada il peso sulla Chiesa, perché questa possa così venire incontro a quelle che sono veramente vedove” (1Tm 5,16).

Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore” (Gc 5,14).

Essi hanno reso testimonianza della tua carità davanti alla Chiesa, e farai bene a provvederli nel viaggio in modo degno di Dio” (3Gv 1,6).

Ho scritto qualche parola alla Chiesa ma Diòtrefe, che ambisce il primo posto tra loro, non ci vuole accogliere” (3Gv 1,9).

Per questo, se verrò, gli rinfaccerò le cose che va facendo, sparlando contro di noi con voci maligne. Non contento di questo, non riceve personalmente i fratelli e impedisce di farlo a quelli che lo vorrebbero e li scaccia dalla Chiesa” (3Gv 1.10).

All'angelo della Chiesa di Efeso scrivi: Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro” (Ap 2,1).

All'angelo della Chiesa di Smirne scrivi: Così parla il Primo e l'Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita” (Ap 2,8).

All'angelo della Chiesa di Pèrgamo scrivi: Così parla Colui che ha la spada affilata a due tagli” (Ap 2,12).

All'angelo della Chiesa di Tiàtira scrivi: Così parla il Figlio di Dio, Colui che ha gli occhi fiammeggianti come fuoco e i piedi simili a bronzo splendente” (Ap 2,18).

All'angelo della Chiesa di Sardi scrivi: Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle: Conosco le tue opere; ti si crede vivo e invece sei morto” (ap 3,1).

All'angelo della Chiesa di Filadelfia scrivi: Così parla il Santo, il Verace, Colui che ha la chiave di Davide: quando egli apre nessuno chiude, e quando chiude nessuno apre” (Ap 3,7).

All'angelo della Chiesa di Laodicèa scrivi: Così parla l'Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio” (Ap 3,14).

Ti salutano i figli della eletta tua sorella”(2Gv 1,13).

Come si può facilmente constatare la Chiesa è una. Essa è una e indivisibile. Il “Credo” la dichiara: una, santa, cattolica, apostolica.

Essa però si incarna in un luogo e in un tempo, in molti luoghi e in molti tempi, fino alla consumazione dei secoli.



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09/01/2012 11:31
 
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Queste molteplici incarnazioni in mezzo agli uomini fanno sì che la Chiesa una sia considerata come una madre che genera molte figlie. Essendo le Chiese incarnate in un luogo e in un tempo tutte figlie dell’unica madre, esse sono tra di loro sorelle a pari titolo.

Sono sorelle in un modo però assai singolare. Esse non esistono separate le une dalle altre. Esse esistono nell’unica Madre. Esistono per l’unica Madre. Esistono con l’unica Madre. Esistono dall’unica Madre.

È nell’unica Madre che esse sono sorelle e lo sono se rimangono nell’unica Madre. Se si separano dall’unica Madre non sono più sorelle. Non sono più Chiese di Dio, perché della Chiesa di Dio rompono l’unità, rompono la generazione perenne.

Il saluto è segno di comunione. La comunione è nell’unica verità, nella sola carità di Cristo, nella speranza che nasce dalla sua risurrezione.

Una Chiesa che toglie la comunione ad un’altra Chiesa rompe l’unità non con la Chiesa alla quale ha tolto il saluto, bensì con la Chiesa Madre.

Quello della Chiesa è un grande mistero. È il mistero dell’unico corpo di Cristo. Chi si separa dalla Chiesa, si separa dal Corpo di Cristo e non essendo più corpo di Cristo, non è più neanche Chiesa di Dio nella verità e nell’amore che vengono dal Signore Gesù.

È grande il mistero della Chiesa. Esso è mistero prima di tutto di unità. Se c’è l’unità tutto si può condurre nella verità; se manca l’unità, nulla potrà essere più condotto nella verità, perché la prima verità della Chiesa è la sua unità, è il suo essere un corpo solo, il solo ed unico corpo del Signore Gesù.

Salutare le Chiese sorelle è esprimere loro la nostra volontà di formare con loro una sola unità, il solo Corpo del Signore Gesù.

O la Chiesa è una, o noi non siamo Chiesa. Questa verità deve sempre essere impressa nel nostro cuore, fissa dinanzi ai nostri occhi, incisa a carattere di fuoco indelebile nel nostro spirito.

Ama la Chiesa chi lavora per la sua unità. Per conservare l’unità della Chiesa ogni suo figlio deve essere disposto a rinnegarsi, a morire per essa, a lasciarsi uccidere anche da essa, cioè dai suoi figli che hanno rinnegato la verità e la carità che sono in Cristo Gesù.



Camminare secondo i suoi comandamenti




Il presbitero. Chi è? Cosa fa? Il presbitero nella Chiesa è prima di tutto l’Apostolo del Signore. A lui è stato affidato il mandato di: predicare il Vangelo, battezzare nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo, rimettere i peccati, fare l’Eucaristia, pascere il Gregge del Signore, custodire nella verità e nella carità di Cristo Gesù ogni suo seguace. Il presbitero è custode vigile, solerte, pieno di zelo del popolo di Dio. Il presbitero pasce il gregge di Cristo con la verità e la grazia che sono in Cristo Gesù. Il presbitero annunzia, spiega, insegna la Parola di Dio. Il presbitero, l’Apostolo, dona anche lo Spirito Santo con l’imposizione delle mani nel sacramento della Cresima e dell’Ordine Sacro. Il presbitero è continuazione della missione e dell’opera di Cristo Gesù, nel suo nome e con la sua autorità, tra i suoi fratelli, in mezzo al mondo. Il presbitero è colui che difende e protegge la comunità dei discepoli del Signore da ogni errore, falsità, eresia, ambiguità circa la Parola, la Fede, la Dottrina di Cristo Gesù.

La Chiesa: Signora, Eletta, Madre. Il presbitero chiama la Chiesa: Signora eletta. È Signora perché è madre di una moltitudine di figli. È eletta perché Signora, che genera figli alla verità e alla grazia, è stata fatta da Dio. Dio l’ha chiamata, l’ha scelta per il ministero della salvezza nel mondo. Senza la Chiesa non c’è generazione alla verità e alla grazia. Senza la Chiesa l’uomo rimane nella sua vecchia natura. Questa è l’alta missione della Chiesa fino alla consumazione dei secoli. Sbagliano tutti coloro che vogliono fare della Chiesa un’istituzione sociale, antropologica, umanitaria. La Chiesa è oltre tutto questo, perché la Chiesa è chiamata a cambiare l’uomo che poi cambia la società, l’intera vita del mondo.

Amare secondo verità. Verità fuori di noi. La sostituzione della verità con i nostri sentimenti. Amare secondo verità è compiere ogni cosa in piena conformità alla volontà di Dio. La volontà di Dio è la verità del nostro amore, di ogni relazione con i nostri fratelli. La volontà di Dio è tutta contenuta nella sua Parola, nel Vangelo della grazia. La volontà di Dio e di conseguenza la verità è fuori di noi. Discende dal Cielo in noi, ma rimane sempre fuori di noi. È in tutti noi, ma anche fuori di tutti noi. Rimane fuori di tutti noi, come norma, regola, discernimento dei nostri pensieri. Ogni pensiero, sentimento, parola che è contraria alla verità di Dio che è fuori di noi, non è verità di Dio. È solamente un parto della nostra mente, un pensiero del nostro cuore. Di certo non è verità secondo la Parola e la dottrina di Gesù Cristo nostro Signore.

Separazione e discernimento. Mai confondersi, mai identificarsi con la verità. Noi siamo separati dalla verità. Noi non ci identifichiamo con la verità. Neanche ci identifichiamo con la volontà di Dio. Verità e volontà di Dio sono in noi, ma anche fuori di noi. La separazione deve essere affermata con fermezza e fortezza di Spirito Santo. Solo chi afferma che la verità è fuori di lui, ha il punto di verifica, di discernimento che gli consentirà sempre di sapere se i suoi pensieri sono secondo Dio, secondo gli uomini, o secondo se stesso. La separazione, la non confusione, la non identificazione fanno sì che l’uomo possa sempre rimanere nella verità. Mentre l’identificazione è falsità, perché è proprio della verità essere in noi e fuori di noi, in noi e sopra di noi, con noi, ma anche prima e dopo di noi.

Amore senza Vangelo amore senza volontà di Dio. Amare nella Parola, per la Parola, con la Parola. Essere nella verità per amare secondo verità. Pretendere di donare la verità senza prima averla accolta. Chi ama senza Vangelo, ama senza volontà di Dio. Chi ama senza la Parola, ama di un amore umano, fatto spesso di male, di peccato, di vizio. È sovente un amore che ignora totalmente le esigenze della Parola di Cristo Gesù. Invece chi vuole amare secondo verità, deve amare nella Parola, per la Parola, con la Parola. Chi vuole amare secondo verità deve essere sempre nella verità, nella verità abitare, per la verità vivere, con la verità camminare. Poiché la verità è fuori di noi prima che essere in noi, viene in noi attraverso l’ascolto. Si annunzia la Parola, si proclama il Vangelo e la verità entra nei cuori. Nessuno potrà mai pretendere di donare la verità senza ascoltare la verità, senza formarsi nella verità. L’ascolto e la formazione nella verità è regola primaria per chi intende donare la verità. Questa regola vale per tutti, sempre, in ogni luogo.

Da noi a noi. Da noi per noi. Da noi in noi: la comunità parla alla comunità, parla a se stessa. Il Vangelo non deve essere detto agli altri. Esso deve essere detto, predicato, proclamato prima di tutto a noi. Dobbiamo dirlo a noi stessi. Dobbiamo predicarlo per noi stessi. Dobbiamo interiorizzarlo, dobbiamo metterlo in noi stessi. La comunità prima di ogni altra cosa deve dirsi il Vangelo, lo deve dire a se stessa, a se stessa lo deve predicare per crescere essa stessa nella Parola della salvezza. Uno dei più grandi errori che si commette in seno alla comunità è questo: pensare che essa, che noi non abbiamo bisogno di Vangelo perché il Vangelo è per coloro che sono fuori della comunità. La comunità spesso pensa questo e non si accorge che è proprio essa ad essere fuori del Vangelo, fuori della verità, fuori della Parola. Quando ci convinceremo che è dalla nostra crescita nel Vangelo che tutto dipende, allora capiremo che il Vangelo non va annunziato agli altri, va annunziato prima di tutto alla comunità, perché conformi la sua vita ad ogni Parola che è uscita dalla bocca di Dio.

Grazia. Misericordia. Pace. Da parte di Dio Padre. Da parte di Gesù Cristo, Figlio del Padre. Tutto è grazia di Dio. La grazia ha la sua sorgente ultima nella misericordia del Padre, nella sua carità, o benignità per ogni uomo. La prima grazia della misericordia di Dio è la pace che è il ristabilimento dell’uomo nell’ordine della creazione: con Dio, con se stesso, con i fratelli, con l’intero creato. Questo ristabilimento è possibile perché l’uomo è passato dalla disobbedienza all’obbedienza. È solo nell’obbedienza che il dono della pace scende e riposa nei nostri cuori. Grazia, misericordia e pace non sono solo dono di Dio, sono dono di Dio e di Cristo Gesù; sono dono di Dio Padre e del Figlio suo Gesù. Sono il dono che Dio ci fa per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. Non c’è alcun dono né di grazia e né di verità che possa venire all’uomo senza Cristo, fuori di Lui.

Dire la verità nella forma della preghiera. Perché? A volte non si può annunziare la verità. L’altro non è capace di portarne il peso. Cosa fare allora perché l’altro entri nella verità? La si annunzia, la si ricorda, la si predica, dicendola sotto forma di preghiera, di richiesta benevola, di domanda ricca di carità e di ogni bontà. Dinanzi a tanta umiltà il cuore si piega e la verità potrà finalmente entrare in noi e produrre frutti di vera salvezza.

Cosa è l’amore cristiano? L’amore cristiano è essenzialmente dono, offerta di sé per la salvezza del mondo intero. Nessun amore potrà mai dirsi cristiano, se non diviene dono, offerta, sacrificio, olocausto, abnegazione, rinunzia, privazione. Ci si priva della nostra stessa vita, perché l’altro abbia la vita, entri nella vita, gusti la vita. Noi la perdiamo perché gli altri la ritrovino. L’amore cristiano è perfetta imitazione di Cristo Gesù. Lui ci ha amato, immolandosi per tutti noi, portando sulle sue spalle il peccato del mondo intero.

Fare l’Eucaristia, facendosi Eucaristia. Gesù ha fatto l’Eucaristia facendo se stesso Eucaristia, pane di vita per il mondo intero. Anche la Chiesa deve fare l’Eucaristia in un solo modo: facendosi essa stessa, in Cristo, Eucaristia per la salvezza del mondo. Fare l’Eucaristia, facendosi Eucaristia vuol dire per ciascuno di noi farsi vittima di espiazione per il mondo intero. Questo significa perdere la vita per causa di Cristo Gesù e del suo Vangelo.

Ancorare la fede al principio di essa. La fede per essere e rimanere sempre vera in noi deve essere perennemente ancorata al suo principio. Qual è il principio eterno della fede? La Parola di Cristo Gesù annunziata a noi dagli Apostoli del Signore, da loro anche spiegata nella sua interiore verità, compresa però con l’aiuto dello Spirito Santo che ci illumina con la sua eterna saggezza e sapienza. Ogni qualvolta si separa la fede dalla Parola, la fede non è più legata al suo principio e di conseguenza non è più fede. È puro e semplice sentimento umano. Mai potrà dirsi vera fede quella che prescinde dalla Parola e dalla verità contenuta nella Parola.

Una è l’eresia: ogni errore su Cristo Gesù. I cristiani sono i più grandi distruttori della verità di Cristo Gesù. La tentazione madre di ogni tentazione: la perdita della vera, retta, santa fede in Cristo Gesù. La Parola della Predicazione ci dona Cristo nella sua grazia e verità, se viene da noi trasformata in fede. Ogni eresia opera una scelta all’interno della totalità di Cristo Gesù e di conseguenza fa divenire non fede la fede, non verità la verità, non sapienza la sapienza eterna. Chi distrugge la verità di Cristo non sono i pagani, sono proprio i cristiani. Sono loro i più grandi distruttori della verità di Cristo Gesù. Sono loro che frantumano la verità e frantumandola, frantumano anche la Chiesa del Signore Gesù. Quando si perde anche una sola virgola, o come dice Gesù, un solo segno della Parola la falsità è già entrata nel cuore. Con la falsità non si costruisce il regno di Dio. Con la falsità si incrementa solo il regno del principe di questo mondo. Sapendo che tutto è dalla verità di Cristo, perché è nella verità di Cristo che si compie per noi la salvezza, la tentazione altro non fa che distruggere Cristo nella sua verità. In poco, o in molto c’è poca differenza. O in molto, o in poco Cristo Gesù è sempre distrutto nella sua verità. Basta spostare una sola virgola dal Vangelo, perché il Vangelo non sia più Vangelo e la verità non sia più verità e Cristo non sia più il vero Cristo.

La verità via della vita eterna. Nessuno potrà mai entrare nella vita eterna se non percorre perennemente la via della verità. La verità di Cristo Gesù è via e porta per entrare in possesso della vita eterna su questa terra e nell’aldilà. Si rimane nella vita eterna finché si rimane nella verità. Chi esce dalla verità, esce anche dalla vita eterna. La carità di Cristo Gesù non abita in un cuore dal quale è sparita la sua verità.

La dottrina di Cristo Gesù, la Parola di Cristo Gesù: identità, o differenza? La Parola di Cristo Gesù contiene (nella complessità di tutta la Scrittura) la Rivelazione, la Verità su Cristo Gesù. La Verità su Cristo Gesù è offerta però per affermazioni separate le une dalle altre. La Scrittura manifesta una molteplicità di Verità su Cristo. La dottrina unisce, armonizza, chiarifica, spiega, illumina la Verità totale su Cristo Gesù. La dottrina assume tutte le Verità della Parola e le costituisce in un corpo di Verità, in un complesso ben strutturato, compaginato, connesso. Non può esserci dottrina su Cristo Gesù senza la Parola di Cristo Gesù. La Parola di Cristo Gesù deve confluire nella dottrina di Cristo Gesù per essere Verità di salvezza, di redenzione, di giustificazione, Verità che dona Dio all’uomo e l’uomo a Dio.

La Chiesa: missionaria di Parola e di sana dottrina. La Chiesa ha il mandato da parte del suo Maestro e Signore di annunziare la Parola del Vangelo ad ogni creatura. Essa è missionaria della Parola di Cristo Gesù, ma anche della sana dottrina di Cristo Gesù. Essa deve dire la Parola, ma anche spiegarla, armonizzandola con ogni altra verità contenuta nella Parola. Quando svolge questa opera di insegnamento essa fa dottrina di Cristo Gesù. Essa dovrà mettere ogni attenzione a far sì che mai sia data la Parola senza la dottrina, ma anche mai la dottrina che non è riconducibile alla Parola. Parola e dottrina devono essere un solo dono. La priorità è sempre della Parola. Sempre dalla Parola seminata nei cuori essa dovrà partire per fare la dottrina di Cristo Gesù.

Dio e Cristo: una sola verità. Quando si parla di Cristo Gesù necessariamente si deve parlare del Padre e quando si parla del Padre necessariamente si deve parlare di Cristo Gesù. Cristo Gesù e il Padre sono una sola Parola, una sola dottrina, una sola verità, un solo Dono. Il Padre ci dona Cristo Gesù. Cristo Gesù ci dona il Padre. Il Padre non è dato se non dal Figlio. Il Figlio non è dato se non dal Padre. In questo unico Dono, nello Spirito Santo, è la nostra redenzione e salvezza. Chi separa il Padre dal Figlio non ha il Padre perché non ha il Figlio, ma neanche ha il Figlio perché non ha il Padre. Ha il Padre chi possiede il Figlio. Possiede il Figlio chi possiede il Padre. Chi dice di possedere il Padre, ma non possiede il Figlio, il Padre che dice di possedere è un idolo, un frutto della sua mente, un parto dei suoi pensieri. Senza Cristo Gesù non c’è vero Dio, non c’è vera rivelazione, vera adorazione, non c’è vera redenzione, non c’è vero culto.

Dalla tentazione nella fede alla tentazione nella morale. Tutto inizia dalla formazione. La tentazione che apre le porte ad ogni idolatria è quella sulla fede, sulla verità, sulla dottrina di Cristo Gesù. Chi cade dalla fede entra nell’idolatria. L’idolatria è la madre di ogni immoralità in seno al popolo di Dio e nel mondo. Chi vuole preservarsi dal cadere nell’immoralità deve preservarsi, custodirsi sempre nella Parola e nella sana dottrina di Cristo Gesù. Chi vuole che il popolo di Dio sia custodito nella Verità di Cristo Gesù e quindi nella sana moralità dovrà iniziare un serio cammino di formazione. Senza formazione non c’è alcuna possibilità di resistere alla tentazione contro la fede. È facile, assai facile, cadere dalla fede per tentazione. La caduta dalla fede apre immediatamente la porta all’idolatria e di conseguenza all’immoralità.

I formatori deformatori. Satana, sapendo che tutto è dalla formazione, opera in modo che i formatori si trasformino in deformatori, in persone che distruggono con il loro insegnamento la fede e la sana dottrina su Cristo Gesù. Attraverso questa tentazione lui ha anni e anni di persone capaci di distruggere la fede in seno al popolo di Dio. Intere comunità resteranno nell’errore e nell’idolatria. Intere popolazioni si potranno con facilità consegnare all’immoralità, alla falsità, all’inganno, ad ogni sorta di ambiguità sia dottrinale che morale. Chi vuole salvare il popolo di Dio deve vigilare sui formatori nella fede e nella dottrina di Cristo Gesù.

Non salutarli neanche, perché? Perché coloro che distruggono Cristo non devono essere neanche salutati? La ragione è questa: la salvezza della propria anima è il bene più prezioso per il cristiano. Sapendo che l’altro è pronto a rapirci la nostra anima, attraverso l’insegnamento dell’eresia e della falsità su Cristo Gesù, bisogna sempre vedere costoro come tentazione prossima di peccato e quindi sono da evitare. Si evitano, non perché si abbia qualcosa contro di loro, ma perché è cosa necessaria salvare la propria anima, anima che loro possono distruggere, distruggendoci per tutta l’eternità.



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09/01/2012 11:34
 
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La Chiesa una dalle molte figlie, sorelle tra di loro. La Chiesa è una e indivisibile. Questa Chiesa una ha però molte figlie. Tutte costoro pur portando il nome di Chiesa, non sono la Chiesa, sono tra di loro sorelle, ma tutte figlie dell’unica Chiesa. La Chiesa intera vive in loro facendo sì che tutte siano pari tra di loro. Anche questo è il mistero della Chiesa una che interamente vive in ogni sua figlia, o Chiesa locale, senza però che alcuna la possa esaurire totalmente in sé. È tutta in loro, ma anche tutta fuori di loro, senza potersi identificare con nessuna di loro. Essa le trascende tutte, ma in tutte si incarna e vive.

CONCLUSIONE


Dalla lettura di questa Seconda Lettera dell’Apostolo Giovanni è manifestata in tutta evidenza la via che deve percorrere ogni comunità, se vuole essere e rimanere fedele a Cristo Gesù.

La fedeltà a Cristo è necessaria alla comunità affinché essa sia fedele all’uomo, cui deve sempre annunziare e manifestare la via della salvezza.

Questa via di fedeltà, di testimonianza, di vera sequela può essere sintetizzata in alcuni principi essenziali. Eccoli:

L’amore è la vita di ogni comunità cristiana. Cristo Gesù è venuto sulla nostra terra per manifestare ad ogni uomo come concretamente si ama, come realmente si deve relazionare con Dio e con i fratelli.

L’amore che ognuno è chiamato a vivere non è mai qualcosa fuori della persona. L’amore è la stessa persona. L’amore è la persona che si fa dono a Dio, perché Dio ne faccia dono, secondo la sua volontà, agli uomini.

L’amore, attraverso il quale ogni discepolo di Gesù si fa dono a Dio e da Dio viene fatto dono per il mondo intero, è la vita di ogni comunità cristiana.

Vive quella comunità nella quale ogni suo figlio sa e vuole lasciarsi fare un dono di amore. Non vive quella comunità nella quale i suoi figli rifiutano, ritardano, si pongono fuori di questo dono di amore.

Il Presbitero è il custode attento e solerte di questo amore. Chi deve vigilare affinché nella comunità si viva questo amore è il Presbitero, o l’Apostolo del Signore.

Il Presbitero, o l’Apostolo del Signore, deve agire con una doppia azione. Deve vigilare con somma attenzione, con cura solerte, saggia, intelligente, ininterrotta, circospetta, puntuale, affinché nessuna impurità venga ad introdursi nell’amore di Cristo in seno a tutta la Comunità cristiana.

Inoltre egli è stato anche rivestito del mandato si lasciarsi guidare dallo Spirito Santo verso la verità tutta intera. Man mano che lo Spirito Santo guida lui verso la verità tutta intera dell’amore di Cristo Gesù, in questa verità piena deve anche introdurre la comunità.

Dal ministero del Presbitero, o dell’Apostolo, è la vita della Comunità. Chi si pone fuori del ministero del Presbitero, chi rifiuta questo ministero, o se il Presbitero stesso si lascia fuorviare dalla tentazione e cade lui stesso nella falsità, la Comunità ne subirà un grave danno, un danno irreparabile.

L’amore è dal comandamento nuovo. L’amore che deve essere la vita della comunità e nel quale deve eccellere il Presbitero, o l’Apostolo, non è un amore qualsiasi, voluto e pensato dall’uomo, stabilito e deciso da lui. L’amore che deve guidare la comunità non viene da decisione umana, terrena. Né il Presbitero, né altra persona nella Comunità possiedono un tale potere: di decidere l’amore che li deve animare, che deve animare loro stessi e gli altri.

Questo amore è stabilito fin dall’eternità nel Cielo, è da Dio. Dio lo ha manifestato interamente in Cristo Gesù, attraverso il comandamento nuovo che Lui stesso ci ha donato.

È il comandamento nuovo la Legge dell’amore cristiano. È il comandamento nuovo la via sulla quale la Comunità di Cristo Gesù deve sempre incamminarsi, progredire, avanÿÿre vÿÿso la pienezÿÿ, la totalità, la perfezione.

ÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿmento nuovo è quello di Cristo Gesù. Il comandamento nuovo è solo quello di Cristo Gesù nella forma e nell’essenza secondo le quali lo ha insegnato e vissuto Gesù Signore.

Cristo Gesù è il modello perenne, eterno di questo amore. Nessuno, se vuole amare secondo verità, giustizia, santità, si deve distaccare da questo unico e solo modello.

È la Croce la sintesi perfetta di esso. È il Crocifisso il modello insuperabile di come realmente, effettivamente si ama.

Chi vuole imparare come si ama secondo pienezza di verità, di santità, o semplicemente come si ama secondo Dio, deve iniziare a studiare Cristo Gesù. Il libro eterno per lo studio di Gesù Signore è quello della Croce.

Il comandamento nuovo è la Parola di Cristo Gesù. Questo libro che è la croce lo si legge lasciandosi aiutare dalla Parola dello stesso Cristo Gesù.

Così, allo stesso tempo, Gesù è il Libro da studiare e il Maestro che ci guida nello studio, nella comprensione, nell’intelligenza del suo mistero di amore.

Il Vangelo, la Parola di Gesù è l’interpretazione eterna, stabile, immortale, per i secoli dei secoli, del comandamento nuovo dell’amore.

Nessuno, se vuole amare secondo la forma e l’essenza di Cristo, può prescindere dalla Parola del Vangelo.

La Parola del Vangelo deve essere il punto di riferimento perenne, mai modificabile, mai da cambiare, mai da abbandonare. Chi abbandona il Vangelo, perde immediatamente la chiave di interpretazione e di comprensione del mistero di Cristo Gesù.

Una Comunità cristiana che desidera, brama amare secondo la forma e l’essenza di Gesù Signore, deve fare del Vangelo l’unico libro dal quale sempre partire, l’unico libro al quale sempre ritornare per la verifica della verità del comandamento nuovo che essa è chiamata a vivere e a mostrare come si vive al mondo intero.

La tentazione di ogni comunità: separarsi da Cristo Gesù. C’è però una tentazione sempre presente, pronta, in posizione di attacco, mai in stato di sonno, dalle diverse forme: nascosta, invadente, palese, subdola, silenziosa, eclatante, di protesta, di lamento, di scontento, di critica, di mormorazione, di falsità, di inganno, di minaccia, il cui scopo è uno solo: separare il cristiano da Cristo, separare la comunità da Cristo.

Quando si compie questa separazione è la fine della Comunità cristiana. Essa non è più nel mondo segno e presenza di Cristo Gesù.

Essa non è più strumento, o sacramento della salvezza operata da Gesù Signore.

Questa separazione si compie in un modo semplice. È sufficiente che essa si separi dal Presbitero per non essere comunità di Cristo Gesù.

È sufficiente che si affermi di seguire Dio, e non più Cristo Gesù, perché non si è più comunità del Signore Gesù.

Cristo Gesù, il Presbitero, Dio sono una sola verità in ordine alla Comunità. La separazione di questa unità, la scelta di uno a discapito degli altri, è porsi fuori della comunità di Gesù Signore.

Dio è nella dottrina di Cristo. Dio si è posto tutto in Cristo Gesù. Chi non ha Cristo, non ha Dio, perché la dottrina di Dio è quella di Cristo Gesù.

Non ci sono due dottrine di salvezza, autonome, in parallelo, che l’uomo può scegliere indifferentemente.

C’è una sola dottrina di Dio, una sola salvezza di Dio, una sola Parola di Dio, una sola Rivelazione di Dio.

Dottrina, salvezza, Parola, Rivelazione di Dio sono quelle di Cristo Gesù.

Cristo Gesù e Dio sono una unità perfettissima, inseparabile, indivisibile in eterno. Chi divide e separa, non possiede né Cristo e né Dio. È senza Dio chi decide di essere senza Cristo.

È senza la salvezza di Dio chi rifiuta la dottrina di Dio che è tutta in Cristo Gesù.

Dio è nella verità di Cristo. La dottrina di Dio che è dottrina di Cristo Gesù ha un contenuto di verità eterna.

È Cristo la verità della dottrina di Dio. È Cristo non solo la rivelazione della verità di Dio, ma è Lui stesso la verità di Dio, del Padre.

Rifiutare la verità di Cristo, abbandonare Cristo verità di Dio, è non possedere Dio. Il Dio nel quale si dice di credere è un parto della nostra mente, un frutto di pensieri umani, anche se rivestiti di parole di Vangelo.

Chi vuole conoscere chi è Dio nella sua divina essenza, nella sua eterna verità, nella sua natura divina, nel suo amore per gli uomini deve conoscere Cristo, perché è Cristo l’eterna verità del Padre. Cristo è la visibilità della verità del Padre, oltre che il dono della verità di Dio. Questa unità, o unicità di verità, è il fondamento della verità cristiana. Senza questo fondamento, non c’è cristianesimo.

Dio è nella vita di Cristo. Cristo Gesù è anche la vita del Padre. Chi vuole avere la vita del Padre non solo deve attingerla in Cristo Gesù, deve attingere Cristo, deve divenire con lui una cosa sola, perché in Cristo è la vita del Padre, ma anche Cristo è la vita del Padre.

È la vita nell’eternità e nel tempo. È la vita della conversione, della rigenerazione, della santificazione. È la vita dell’inizio e della fine. È anche la vita che inizia in noi ma che mai finirà.

Anche questa è verità che deve fissarsi nel nostro cuore, scrivendola con caratteri indelebili. Da questa unità è la nostra salvezza, la nostra eternità.

Cristo è regola unica di discernimento. Così Cristo Gesù è l’unica regola di discernimento della verità, o della falsità che si professa sul Padre, su Dio. Chi non ha la verità di Cristo non possiede Dio. Ma anche chi non possiede la vita di Cristo, non ha in sé la vita di Dio. Senza Cristo si è nella morte.

È questo il grande mistero che deve essere conservato intatto in ogni cuore, in ogni comunità, fino alla consumazione dei secoli.

Ma può questo mistero essere conservato intatto? È conservato intatto se:

Il Presbitero esercita secondo pienezza di verità e di santità il ministero della mediazione di grazia e di verità di Dio e di Cristo. Tutto è dal ministero del Presbitero. Se Lui esercita bene, secondo la volontà di Cristo, nella forma di Cristo, il suo ministero di mediazione nella verità e nella grazia, la comunità si conserva nella verità, nella dottrina, nella vita di Dio che è in Cristo Gesù.

Se invece il Presbitero si abbandona lui stesso alla falsità, oppure la comunità cristiana si distacca dalla sua mediazione, la comunità è simile ad un ramo reciso dal suo tronco. È un ramo senza vita. Questa sarà la sorte inesorabile di chiunque o per sua colpa, o per colpa altrui, viene a trovarsi senza la mediazione di verità e di grazia del Presbitero.

La Vergine Maria, Madre della Redenzione, vigili con la sua solerte attenzione e cura affinché mai la comunità si separi dal Presbitero, mai il Presbitero si separi da Cristo e dalla pienezza della sua grazia e verità.

Cristo Gesù, Pastore supremo del gregge del Padre, susciti nella Chiesa Presbiteri fedeli alla sua verità, dottrina e Parola, perché le Comunità che portano il suo nome, rimangano sempre unite vitalmente al ramo, dal quale ricevere ogni vita di grazia e di verità.

 

COMMENTO A CURA DEL MOVIMENTO APOSTOLICO

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[Modificato da Credente 09/01/2012 11:35]
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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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