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COMMENTO ALLA PRIMA LETTERA DI S.GIOVANNI

Ultimo Aggiornamento: 07/08/2018 18:21
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30/12/2011 12:57
 
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6. Scrivo a voi, giovani. Voi siete figli, siete padri, siete giovani; figli per effetto della nascita, padri perché riconoscete il principio. Ma perché giovani? Perché avete vinto il maligno (1 Gv 2, 13). Nei figli troviamo la nascita; nei padri l'antichità, nei giovani la fortezza. Se il maligno viene vinto dai giovani, questo significa che egli lotta contro di noi. Lotta ma non vince. Perché? Perché siamo forti ma ancor più perché in noi è forte colui che abbiamo visto inerme nelle mani dei persecutori. E' lui che ci fa forti, lui che non ha opposto resistenza ai persecutori. Crocifisso nella sua carne inferma, egli vive per virtù di Dio (cf. 2 Cor 13, 4).

7. Scrivo a voi, fanciulli. Perché fanciulli? Perché avete conosciuto il Padre (1 Gv 2, 14). Scrivo a voi, padri: lo dice con insistenza ed aggiunge; perché avete conosciuto colui che è fin dal principio. Ricordate: voi siete padri, ma se dimenticate colui che è fin dal principio, perdete la vostra paternità. Scrivo a voi, giovani. Considerate con attenzione e ricordate sempre che siete giovani. Combattete per poter vincere, raggiungete la vittoria per ottenere la corona; ma siate umili per non soccombere durante il combattimento. Scrivo a voi, giovani, perché siete forti e la Parola di Dio rimane in voi e voi avete vinto il maligno (1 Gv 2, 14).

[Opposizione fra amore di Dio e amore del mondo.]

8. Tutti questi privilegi sono nostri, o fratelli, perché abbiamo conosciuto colui che è fin dal principio, siamo forti ed abbiamo conosciuto il Padre: tutte queste realtà allargano le nostre conoscenze ma devono anche sostenere la nostra carità. Se conosciamo, non possiamo anche non amare: una conoscenza senza amore non ci salva. La scienza gonfia, la carità edifica (1 Cor 8, 1). Se professate la fede ma non amate, voi incominciate ad assomigliare ai demoni. Anche i demoni davano testimonianza al Figlio di Dio e dicevano: Che abbiamo noi a che fare con te? (Mt 8, 29). Essi però erano da lui scacciati. Voi confessatelo ed abbracciatelo. Essi temevano a causa della loro iniquità; voi invece amatelo perché vi ha perdonato le iniquità commesse. Ma come ameremo Dio, se amiamo il mondo? Egli vuole farsi accogliere in noi mediante la carità. Ci sono due amori: quello del mondo e quello di Dio; se alberga in noi l'amore del mondo, non potrà entrarvi l'amore di Dio. Si tenga lontano l'amore del mondo e resti in noi l'amore di Dio; abbia posto in noi l'amore migliore. Se prima amavi il mondo, ora non amarlo più; se saziavi il tuo cuore cogli amori terreni, dissetati ora alla fonte dell'amore di Dio, e incomincerà ad abitare in te la carità, dalla quale nulla di male può derivare. Date dunque ascolto alla voce di colui che ora vi purifica. Quasi come un campo trova i cuori degli uomini. Come trova questi cuori? Se li trova simili ad una selva, incomincia allora ad estirparla, ma se li trova come un campo già purgato, si dà subito a seminarlo. Vuole piantarvi l'albero della carità. E quale è la selva che egli vuole estirpare? L'amore del mondo. Senti come Giovanni parla della estirpazione della selva: Non vogliate amare il mondo; e prosegue: né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui (1 Gv 2, 15).

[Radice di una virtù sincera è la carità.]

9. Dunque avete sentito: Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui. Nessuno pensi che queste dichiarazioni siano false. E' Dio che parla, è lo Spirito Santo che ha parlato per mezzo dell'Apostolo e nulla v'è di più vero. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui. Vuoi avere l'amore del Padre, per poter essere coerede col Figlio? Non amare il mondo. Scaccia l'amore malvagio del mondo, per riempirti dell'amore di Dio. Sei come un vaso che è ancora pieno; butta via il suo contenuto, per accogliere ciò che ancora non possiedi. I nostri fratelli certo sono già rinati dall'acqua e dallo Spirito Santo; anche noi da un po' di anni siamo rinati dall'acqua e dallo Spirito Santo. E' nostro interesse non amare il mondo, affinché i sacramenti non abbiano a risolversi nella nostra dannazione, cessando così di essere sostegni della nostra salvezza. Sostegno di salvezza è possedere le radici della carità, la virtù della pietà e non soltanto la sua esteriore apparenza. Buona e santa è l'apparenza; ma che vale, se manca del suo sostegno? Il tralcio tagliato non viene forse gettato al fuoco? Mantieni pure la forma esterna, ma sia essa legata alla radice. Ma in che modo staremo uniti alla radice, onde non correre il rischio di venire da essa tagliati? Conservando la carità, come dice Paolo apostolo: Radicati e fondati nella carità (Ef 3, 17). Come potrebbe mettere le sue radici la carità, là dove l'amore del mondo tutto copre al pari di una selva? Fate scomparire questa selva. Dovete gettare nel terreno un seme prezioso ed il campo nulla deve conservare che possa soffocare quel seme. Le parole di Giovanni ci spingono ad operare questa estirpazione. Non vogliate amare il mondo, e neanche ciò che c'è nel mondo. Poiché chi ama il mondo non ha più in sé l'amore del Padre.

[Ti travolge l'amore del mondo? stringiti a Cristo.]

10. Tutto ciò che è nel mondo è desiderio carnale, cupidigia degli occhi e ambizione terrena, tre realtà affermò: e queste non provengono dal Padre, ma dal mondo. Ed il mondo passa, come passano i suoi desideri; ma chi avrà fatto la volontà di Dio, resterà in eterno, come Dio stesso rimane in eterno (1 Gv 2, 16-17). Perché non dovrei amare ciò che Dio ha fatto? Ebbene scegli: vuoi amare le cose temporali ed essere travolto dal tempo insieme con esse? Non preferirai forse odiare il mondo e vivere in eterno con Dio? La corrente delle cose temporali ci trascina dietro di sé: ma il Signore nostro Gesù Cristo nacque come un albero presso le acque di un fiume. Egli assunse la carne, morì, risorse, ascese al cielo. Volle in certo modo mettere le sue radici presso il fiume delle cose temporali. Tu sei trascinato con violenza dalla forza della corrente? Attaccati al legno. Ti travolge l'amore del mondo? Stringiti a Cristo. Per te egli è comparso nel tempo, proprio perché tu divenissi eterno. Anch'egli si è sottomesso al tempo, ma per restare eterno. Si è inserito nel tempo, ma senza staccarsi dall'eternità. Tu invece sei nato nel tempo, e sei diventato schiavo del tempo a causa del peccato. Tu dunque sei diventato schiavo del tempo a causa del peccato; egli invece si è sottomesso al tempo, per esercitare la misericordia nel perdono dei peccati. Quale differenza tra il reo e chi è venuto in carcere per visitarlo, anche se queste due persone rimangono insieme nel carcere! Uno venne un giorno a visitare l'amico ed ambedue sembravano dei carcerati. Ma grande è la differenza che passa tra di loro, che rimangono assai diversi. Il processo imminente riempie di angoscia il primo, mentre un senso di umanità ha guidato il secondo. Così nella nostra condizione mortale: noi eravamo in carcere a causa di un reato ed egli, mosso da misericordia, è sceso fino a noi; è venuto a trovare, in veste di redentore, chi era prigioniero. Non è venuto come aguzzino. Il Signore ha versato per noi il suo sangue, ci ha redento, ha rinverdito la nostra speranza. Mentre portiamo ancora con noi la carne mortale. Possiamo pensare che certamente possederemo la immortalità futura; mentre ancora siamo sballottati dai flutti del mare, già gettiamo verso terra l'ancora della speranza.

[Non le creature, ma Dio è il fine del nostro amore.]

11. Ma non dobbiamo amare il mondo e le cose del mondo. Esse sono: le cupidigie carnali, la cupidigia degli occhi, l'ambizione degli onori mondani. Sono tre realtà di fronte alle quali nessuno dica: non è opera di Dio tutto ciò che è nel mondo? non sono opera di Dio il cielo, la terra, il mare, il sole, la luna, le stelle, ornamento dei cieli? Ed i pesci non sono l'ornamento del mare? Così dicasi per la terra degli animali, degli alberi, degli uccelli. Queste realtà sono nel mondo e le ha fatte il Signore. Perché allora non dovrei amare ciò che Dio ha fatto? Lo Spirito del Signore ti aiuti a vedere realmente queste cose buone; ma guai a te se amerai le creature ed abbandonerai il Creatore. Queste cose ti appaiono belle ma quanto più bello sarà l'autore della loro bellezza? Cercate di comprendermi, fratelli carissimi. I paragoni possono servire ad istruirvi, onde Satana non vi tragga in inganno, mettendovi davanti questa obiezione: nelle creature di Dio non vi è altro che bene; non per altro egli le avrebbe create che per arrecarvi del bene. Molti si lasciano persuadere a loro perdizione e dimenticano il Creatore: quando delle creature si fa un uso smodato si reca offesa al creatore. Di costoro dice l'Apostolo: Onorarono e servirono le creature invece del Creatore, che è benedetto nei secoli (Rm 1, 25). No! Dio non ti proibisce di amare le sue creature, ma ti proibisce di amarle allo scopo di ottenere da esse la felicità. Non è proibito invece accettare ed ammirare le creature per amare il Creatore. Fratelli, ponete che uno sposo fabbricasse l'anello destinato alla sposa e questa amasse di più l'anello che non il suo sposo che lo costruì; forse che attraverso quel dono non risulterebbe che la sposa ha un cuore adultero anche se essa ama ciò che è dono del suo sposo? Certo essa ama ciò che ha fatto il suo sposo, ma se dicesse: a me basta il tuo anello e non mi interessa affatto di vedere lui, che sposa sarebbe mai costei? Chi non detesterebbe la sua insulsaggine? Chi non porrebbe sotto accusa quest'animo da adultera? Invece del marito, tu che sei la sua sposa, ami l'oro, ami un anello; se tali sono i tuoi sentimenti da amare un anello invece del tuo sposo e lui non vuoi neppure vederlo, significa che egli ti ha dato questo dono in caparra non per possederti ma per perderti. Lo scopo per cui un fidanzato offre un dono come caparra, è di assicurarsi l'amore della sposa, per mezzo di quel dono. Dio ti ha dunque dato le cose create ma perché tu amassi chi le ha fatte. Egli ti vuole dare assai di più, cioè vuole darti se stesso. Ma se avrai amato le cose, pur fatte da Dio, se avrai trascurato il loro Creatore per amare il mondo, il tuo non può essere giudicato altro che un amore adultero.

[Significato del termine "mondo".]

12. Col termine "mondo" vengono indicati non soltanto il cielo e la terra, le cose visibili ed invisibili, opere tutte del Signore, ma anche gli abitatori del mondo, così come il termine "casa" indica tanto l'edificio come i suoi abitanti. A volte ti capita di lodare la casa ma di vituperare i suoi abitanti. Diciamo: questa casa è bella, è ricca di marmi e di ornamenti. Ma possiamo anche dire, con altro intento: questa casa è buona, nessuno vi patisce ingiustizie, non vi avvengono rapine, né oppressioni. In questo caso, non lodiamo le pareti della casa ma i suoi abitanti; e tuttavia sia nel primo come nel secondo caso, noi usiamo lo stesso identico termine di "casa". Ora tutti coloro che coll'affetto del cuore si legano al mondo, ne divengono gli abitatori, come divengono abitatori del cielo quelli che tengono il loro cuore sollevato in alto, anche se camminano qui in terra ancora col loro corpo. Tutti coloro che amano il mondo vengono indicati col termine "mondo". Queste sono le loro tre aspirazioni: i desideri della carne, la cupidigia degli occhi, l'ambizione della gloria. Desiderano mangiare e bere, fornicare e darsi ad ogni voluttà. Ma se usiamo queste cose con misura, non è forse cosa lecita? Quando vi diciamo: Non amate queste cose, intendiamo forse dirvi che non dovete né mangiare, né bere, né procreare figli? No certamente: non è questa la nostra intenzione. Dobbiamo però usare moderazione, per rispetto al Creatore e perché queste creature non abbiano a tenerci legati col loro affetto. Non vogliate amare nel godimento le cose che vi sono state date solo in vista del loro fine che è il semplice uso. Ma si dà il caso che vi troviate di fronte a due possibilità e siate così messi alla prova; vuoi essere giusto o vuoi guadagnare? Io non ho nulla per vivere, non ho nulla da mangiare, nulla da bere e non posso avere queste cose necessarie alla vita, se non commettendo degli atti di ingiustizia! Non sarà meglio per te amare quel bene che non si perde, piuttosto che commettere una iniquità? Sai misurare il lucro che ti viene dal denaro e non t'avvedi del danno che la tua fede subisce. Questo appunto ci dice Giovanni quando accenna ai desideri della carne; cioè di tutte quelle realtà che sono in rapporto col nostro corpo, quali il cibo, gli amplessi sessuali e altre cose del genere.

[La curiosità.]

13. L'Apostolo ci parla anche della cupidigia degli occhi. Questa espressione indica la curiosità di ogni genere. E' vasto il campo cui si estende la curiosità. La ritrovi negli spettacoli, nei teatri, nei simboli diabolici, nelle arti magiche, nei malefici. Si tratta sempre di curiosità. Essa tenta a volte gli stessi servi di Dio a fare dei miracoli e provare Dio perché esaudisca il loro desiderio di poter operare un miracolo. Questa è curiosità, cioè cupidigia degli occhi, e questa curiosità non viene dal Padre. Se Dio ti ha dato il potere di fare miracoli, adoperalo pure: per questo egli te lo ha dato; ma se uno non lo avesse, non per questo resta escluso dal Regno di Dio. Allorché gli Apostoli si sentirono pieni di gioia, perché anche i demoni stavano loro soggetti, che cosa disse loro il Signore? Non vogliate gioire per questa cosa, gioite invece perché i vostri nomi sono scritti in cielo (Lc 10, 20). Egli volle dunque che gli Apostoli gioissero per qualcosa di cui anche tu puoi gioire. Guai a te infatti, se il tuo nome non fosse scritto in cielo. Ti dovrei forse dire: guai a te se non avrai fatto risorgere i morti? se non avrai camminato sopra le acque del mare? se non avrai scacciato i demoni? Qualora però tu avessi ricevuto il potere di compiere queste cose miracolose, usalo con umiltà, non con sentimento di superbia. Il Signore infatti, parlando di certi falsi profeti, disse che anch'essi avrebbero compiuto segni miracolosi e prodigi (cf. Mt 24, 24). Non sia in voi dunque l'ambizione degli onori del secolo. Bramare questa gloria è segno di superbia. L'uomo vuole pavoneggiarsi con gli onori; crede di essere grande, se ha grandi ricchezze o una posizione di potere.

[Cristo tentato dal diavolo.]

14. Ecco dunque le tre concupiscenze: ogni cupidigia umana è messa in moto dai desideri della carne, dalla bramosia degli occhi e dall'ambizione degli onori. Il Signore stesso fu tentato dal diavolo su queste tre concupiscenze. Fu tentato nei desideri della carne, quando gli fu detto: Se sei il Figlio di Dio, di' a queste pietre che diventino pane (Mt 4, 3). Dopo il digiuno infatti egli sentiva fame. Ma in qual modo respinse il tentatore ed a noi suoi soldati insegnò a combattere? Fà attenzione a quanto rispose: L'uomo non vive di solo pane ma di ogni parola che viene da Dio (Mt 4, 4; Deut 8, 3). Fu tentato anche nella cupidigia degli occhi e sollecitato a fare un miracolo, quando il tentatore gli disse: Buttati giù, poiché sta scritto: egli per te ha dato ordine ai suoi Angeli, affinché ti sorreggano e non batta il tuo piede contro la pietra (Mt 4, 6; cf. Ps 90, 11). Ma il Cristo si oppose al tentatore; se avesse fatto quel miracolo, sarebbe parso che avesse ceduto alla tentazione o si fosse lasciato trascinare dalla curiosità: egli operò dei miracoli ma quando volle agire come Dio e per curare degli ammalati. Se avesse compiuto il miracolo allora, avrebbe dato a vedere di avere il solo scopo di dare spettacolo. Ma perché gli uomini non avessero questa impressione, senti bene ciò che rispose al demonio, così che anche tu possa ripetere queste parole, quando ti assalisse la medesima tentazione. Rispose dunque: Via da me, o Satana; sta scritto infatti: Non tenterai il Signore Dio tuo (Mt 4, 7). Cioè: se farò questo, tenterò il Signore. Egli ti ha suggerito le parole che anche tu devi ripetere. Quando il nemico ti viene a dire: Che uomo sei tu, che cristiano sei? che miracoli hai fatto, quali morti sono resuscitati in forza delle tue orazioni, quale salute hai ridato ai febbricitanti? se fossi cristiano di valore, saresti in grado anche di fare dei miracoli. Allora tu rispondi: Sta scritto: non tenterai il Signore Dio tuo (Dt 6, 16). Non tenterò Dio, mentre quasi che soltanto facendo miracoli io potessi appartenere a Dio, mentre non facendoli, non potessi dire di appartenergli. Che significherebbero allora le parole: Godete, perché i vostri nomi sono scritti in cielo? In che modo invece il Signore fu assalito con la tentazione della gloria di questo mondo? Essa avvenne quando il diavolo lo sollevò sopra un monte altissimo e gli disse: Tutto questo ti darò se, prostrato, mi adorerai. Il diavolo volle tentare il Re dei secoli, dandogli la speranza di essere innalzato a re di tutta la terra; ma il Signore che creò il cielo e la terra, disprezzò il diavolo. C'è forse da meravigliarsi che il diavolo venga vinto dal Signore? Egli rispose al diavolo ciò che tu stesso, come egli ti insegnò, devi rispondergli: E' scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e servirai a lui solo (Mt 4, 10; Deut 6, 13). Se ricorderete queste parole e le praticherete, non avrete in voi la concupiscenza del mondo, non vi domineranno né i desideri della carne, né la cupidigia degli occhi, né la brama della gloria; allora permetterete alla carità di entrare in voi più largamente e così amerete il Signore. Se invece ci sarà in voi l'amore del mondo, non potrà esservi l'amore di Dio. Conservate l'amore di Dio affinché restiate in eterno, così come Dio è eterno. Ciascuno è tale quale l'amore che ha. Ami la terra? Sarai terra. Ami Dio? dovrei concludere: tu sarai Dio. Ma non oso dirlo io e perciò ascoltiamo la Scrittura: Io ho detto: Voi siete dèi e figli tutti dell'Altissimo (Sal 81, 6). Se dunque volete essere dèi e figli tutti dell'Altissimo, non vogliate amare il mondo e ciò che si trova nel mondo. Tutto ciò che è nel mondo, è desiderio carnale, cupidigia degli occhi, ambizione di gloria; ora tutto ciò non proviene dal Padre ma dal mondo: cioè dagli uomini che amano il mondo. Il mondo passa e le sue concupiscenze; chi invece fa la volontà di Dio, rimane in eterno (1 Gv 2, 15-17).
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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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