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COMMENTO ALLA PRIMA LETTERA DI S.GIOVANNI

Ultimo Aggiornamento: 07/08/2018 18:21
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30/12/2011 12:57
 
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OMELIA 2

Scrivo a voi, figlioli...

La Scrittura ha predetto di Cristo e dell'universalità della Chiesa. Perché figli, padri, giovani. Amore di Dio e amore del mondo.

[La Scrittura ci parla di Cristo, ma occorre saperla intendere.]

1. Bisogna ascoltare attentamente quanto si legge nelle Sacre Scritture a nostra istruzione e salvezza. Ma è soprattutto necessario affidare alla nostra memoria quelle pagine che più valgono nella confutazione degli eretici. Costoro non cessano con insidie di ingannare i più impreparati e trascurati. Ricordate: Cristo è morto ed è risorto per noi; è morto per i nostri delitti ed è risorto per la nostra giustificazione (cf. Rm 4 25). Avete sentito poco fa come i due discepoli che il Signore incontrò sulla strada non riuscivano a riconoscerlo. Egli li sorprese sfiduciati riguardo a quella redenzione che era nel Cristo, persuasi invece che il Cristo aveva sofferto ed era morto come uomo, non credendo essi che, come figlio di Dio, egli sempre vive. Non ritenevano possibile che Cristo, morto nel corpo, ritornasse a vita, quasi fosse uno fra i Profeti. Poco fa avete potuto sentire la loro parola. Ma egli spiegò loro le Scritture, partendo da Mosè giù giù fino ai Profeti, per dimostrare loro che quanto era accaduto, compresa la sua passione e la sua morte, già era stato predetto. Il fatto che il Signore fosse risorto, li avrebbe ancor più turbati e confermati nella loro incredulità, se le cose che riguardano il Cristo, non fossero state preannunziate. La fermezza della fede sta in questo appunto, che ogni predizione riguardante il Cristo si è avverata. Perciò i discepoli lo riconobbero solo al gesto dello spezzare del pane. E veramente lo riconosce a questo gesto anche chi mangia e beve di lui, ma in modo che non gli sia a condanna. Anche gli undici pensavano, in altra occasione, di vedere uno spirito. Egli allora volle che lo palpassero, avendo prima voluto che lo crocifiggessero. Volle che lo crocifiggessero i nemici, e lo palpassero gli amici. Era però medico di tutti, dell'iniquità dei primi, dell'incredulità dei secondi. Durante la lettura degli Atti, voi avete sentito quante migliaia degli uccisori di Cristo credettero in lui (cf. At 2, 41). Se credettero in lui, quelli che lo uccisero, come pensare che non gli avrebbero creduto quelli che soltanto avevano avuto per lui qualche dubbio? Ma fate bene attenzione e tenete bene a mente che Dio volle mettere nella Scrittura la difesa contro insidiosi errori, dato che contro la Scrittura nessuno, se vuole apparire cristiano, osa parlare: quando dunque il Signore volle farsi toccare da quei suoi discepoli, non si preoccupò d'altro che di confermare con le Scritture il cuore dei credenti. Egli aveva dinanzi alla sua mente noi che saremmo venuti dopo. Ora noi non abbiamo nessuna possibilità di toccare qualche parte del suo corpo, ma abbiamo la possibilità di leggere quello che di lui si dice. Quei discepoli dunque credettero, perché lo trattennero in mezzo a loro e lo palparono; ma noi che faremo? Cristo è già salito al cielo e non ritornerà che alla fine dei tempi, per giudicare i vivi e i morti. Su quali fondamenta poggeremo la nostra fede, se non partendo da quella stessa base sulla quale, facendo loro toccare con mano, egli volle che i suoi discepoli rafforzassero la loro fede? Rivelò ad essi il senso nascosto delle Scritture e mostrò che il Cristo doveva soffrire, e che le cose predette su di lui nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi, dovevano avverarsi. Nessuno dei testi delle antiche Scritture fu da lui tralasciato. Tutto nelle Scritture parla di Cristo; purché ci siano orecchi ad ascoltare. Egli allora svelò il senso delle Scritture, così che quei discepoli le comprendessero. Dobbiamo anche noi pregare perché ci riveli lui stesso il senso delle Scritture.

[Sposalizio, nella passione e resurrezione, fra Cristo e la Chiesa, diffusa ovunque.]

2. Che cosa il Signore mostrò che c'era scritto intorno a se stesso nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi? Che cosa rivelò? Ci risponda lui stesso. L'Evangelista su questo punto è stato breve perché imparassimo da noi stessi che cosa dobbiamo capire e credere tra tanti e così estesi testi delle Scritture. Anche se molte sono le pagine e molti i libri, tutti contengono ciò che il Signore disse in poche parole ai suoi discepoli. Che cosa? Che il Cristo doveva patire e risorgere il terzo giorno (cf. Lc 9, 22; 24, 7; Mt 16, 21; 17, 21; Mc 8, 31; 9. 30). A proposito dello sposo senti dire che il Cristo doveva patire e risorgere. Eccoti dunque descritto lo sposo. Vediamo che cosa dice la Scrittura della sposa: così, conoscendo lo sposo e la sposa, verrai alle nozze ben istruito. Ogni celebrazione liturgica è infatti una festa nuziale; la festa delle nozze della Chiesa. Il figlio del re deve prendere moglie e questo figlio del re è lui stesso; la sua sposa sono quelli che assistono alle sue nozze. Coloro che nella Chiesa assistono alle celebrazioni liturgiche, se vi partecipano bene, diventano la sposa, a differenza di quanto succede nelle nozze carnali, dove quelli che assistono sono diversi da colei che si sposa. Tutta la Chiesa infatti è sposa di Cristo, dalla cui carne essa prende l'inizio e ne rappresenta la primizia: in quella carne la sposa si è congiunta allo sposo. Giustamente egli spezzò del pane, quando volle mostrare la realtà della sua carne; e giustamente gli occhi dei discepoli si aprirono al segno della frazione del pane e lo riconobbero. Che cosa dunque disse il Signore essere scritto su di lui nella Legge, nei Profeti, e nei Salmi? Che bisognava che il Cristo patisse. Se non aggiungesse anche e che risorgesse, giustamente lo piangerebbero coloro i cui occhi erano chiusi. Ma anche il risorgere fu predetto. E a che pro? Perché bisognava che il Cristo patisse e risorgesse? E' detto in quel salmo che vi abbiamo con gran cura spiegato, mercoledì, nella prima riunione della scorsa settimana. Perché occorreva che il Cristo patisse e risorgesse? Perché in tutti i confini della terra si ricorderanno del Signore e a lui si rivolgeranno e tutte le nazioni si prosterneranno al suo cospetto (Sal 21, 28). Anche qui il salmo, affinché comprendiate che Cristo doveva patire e risorgere, aggiunge dell'altro per attirare la nostra attenzione sopra la sposa, dopo averla attirata sopra lo sposo. Dice dunque: La penitenza e la remissione dei peccati saranno predicati nel suo nome fra tutte le genti, incominciando da Gerusalemme (Lc 24, 47). Fratelli, sentendo queste parole, fissatele bene nella memoria. Nessuno può dubitare che la Chiesa non sia presente in tutto il mondo; nessuno può dubitare che essa ha avuto inizio da Gerusalemme ed ha raggiunto tutte le nazioni. Abbiamo conosciuto il campo dove fu piantata la vite: quando questa ormai è cresciuta, non riconosciamo più il campo, avendolo essa tutto ricoperto. Da dove ha preso l'avvio? Da Gerusalemme. Dove è giunta? A tutte le genti. Poche ne mancano, ma presto le raggiungerà tutte. Frattanto mentre giunge a tutte, l'agricoltore ha ritenuto necessario tagliare alcuni rami inutili, che produssero eresie e scismi. Ciò che è stato tagliato non abbia influsso su di voi, per non correre il rischio che anche voi siate tagliati; pregate anzi perché le parti tagliate vengano di nuovo inserite. E' manifesto a tutti che Cristo è morto, è risorto ed è asceso al cielo: anche la Chiesa si mostra a tutti chiaramente, poiché nel suo nome viene predicata la penitenza e la remissione dei peccati a tutti i popoli. Da dove la Chiesa ha avuto inizio? Da Gerusalemme. Colui che sentendo queste cose non vede la grande montagna e chiude gli occhi davanti alla luce che brilla sul candelabro, è uno stolto ed uno sciocco ed è senz'altro un cieco.

[Nella venuta dello Spirito fu manifestata la universalità della Chiesa.]

3. Quando diciamo a questa gente: Se siete cristiani cattolici, dovete essere in comunione con quella Chiesa dalla quale il Vangelo è diffuso in tutto il mondo; quando diciamo loro: dovete essere uniti alla vera Gerusalemme, ci rispondono: Non vogliamo avere nulla a che fare con quella città nella quale è stato ucciso il nostro re, dove è stato ucciso nostro Signore. Sembra dunque che essi odiano la città dove il Signore nostro è stato ucciso. Ma i Giudei l'hanno ucciso, quando egli era sulla terra, costoro lo uccidono quando ormai siede in cielo. Sono peggiori quelli che l'hanno disprezzato giudicandolo come un uomo o quelli che mandano in fumo i sacramenti di Colui che già ritengono Dio? Essi odiano veramente la città in cui è stato ucciso il loro Signore. Uomini pii e misericordiosi quali sono, s'addolorano grandemente perché Cristo è stato ucciso, ma poi uccidono Cristo negli uomini. Cristo amò la sua città e ne ebbe misericordia; da essa ordinò che prendesse inizio la sua predicazione: Incominciando da Gerusalemme. Lì volle che si iniziasse a parlare del suo nome e tu senti orrore ad esserne cittadino? Non c'è da meravigliarsi se tu, essendo stato reciso, hai in odio la radice. Non disse forse Cristo ai suoi discepoli: Restate qui fin quando manderò a voi colui che vi ho promesso (Lc 24, 49)? Questa è la città che essi odiano. Se la abitassero i Giudei, forse l'amerebbero perché i Giudei sono stati gli uccisori di Cristo. Tutti gli uccisori di Cristo sono stati espulsi, come ben si sa, da quella città. Se prima essa ospitava quelli che infierirono contro Cristo, ora ospita coloro che adorano Cristo. I primi la odiano, perché vi trovano i cristiani. Cristo volle che vi restassero i suoi discepoli per inviare ad essi, qui, lo Spirito Santo. La Chiesa prese le mosse appunto là dove stavano insieme centoventi persone. Il loro numero di dodici si era decuplicato. Stavano dunque insieme centoventi persone e venne lo Spirito Santo e riempì tutto il luogo dove s'udì un suono come di vento gagliardo e lingue come di fuoco andarono a posarsi sulle loro teste. Avete sentito leggere appunto questo brano degli Atti degli Apostoli: Essi incominciarono a parlare in lingue diverse, come lo Spirito dava loro di parlare (At 2, 4). Ciascuno dei presenti che erano Giudei provenienti da popoli diversi, riconosceva il proprio linguaggio e tutti si meravigliarono che persone non istruite e rozze avessero imparato non una o due lingue ma quelle addirittura di tutti i popoli. Si mostrava così che laddove tutte le lingue risuonavano, tutte avrebbero aderito alla fede. Ma costoro che amano tanto Cristo e non vogliono aver nulla a che fare con la città che l'uccise, onorano Cristo a loro modo, dicendo che egli ha dato la preferenza a due sole lingue, la latina e la punica, cioè l'africana. Cristo si sarebbe dunque legato a due sole lingue? Quelle che sono usate nel partito di Donato, dove non se ne conoscono altre? Stiamo all'erta, o fratelli, e consideriamo invece il dono dello Spirito di Dio; crediamo quanto di lui fu detto in precedenza, facendo sì di veder realizzato quanto già fu predetto nel salmo: Non c'è lingua, non ci sono parole di cui non si è sentito il suono (Sal 18, 4). E perché tu creda che non le lingue si sono mosse verso Cristo ma che il dono di Cristo ha investito tutte le lingue, ascolta ciò che segue: in ogni luogo è giunto il suono della loro voce, le loro parole hanno raggiunto gli estremi confini del mondo (Sal 18, 5). Perché è avvenuto ciò? Perché egli ha posato la sua dimora nel sole (Sal 18, 6), cioè sotto gli occhi di tutti. Questa dimora è la sua carne, cioè la sua Chiesa, ch'è posta sotto la luce del sole, non nelle tenebre della notte ma nella chiarezza del giorno. Perché allora quelli non lo riconoscono? Ritornate con la mente alla lettura, che ieri abbiamo terminato e vedete perché non lo riconoscono: Chi odia suo fratello cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi (1 Gv 2, 11). Sentiamo dunque ciò che segue, affinché non rimaniamo nelle tenebre. Come non trovarci nelle tenebre? Amando i fratelli. Quale la prova che amiamo i fratelli? Questa: che non rompiamo l'unità ed osserviamo la carità.

[Figli, perché nati in Cristo.]

4. Scrivo a voi, figlioli, perché vi sono rimessi i peccati nel suo nome (1 Gv 2, 12). Noi siamo i figlioli, perché con la remissione dei peccati avviene in noi una nascita. Ma i peccati in nome di chi sono rimessi? Forse in nome di Agostino? no; e neppure in nome di Donato. Tu conosci Agostino e sai chi è Donato; ma neppure nel nome di Paolo e di Pietro sono rimessi i peccati. L'Apostolo infatti, pieno di quella materna carità nella quale ha generato i suoi figli, ci svela il suo cuore e in certo qual modo si strappa il seno con le sue parole, piange i figli che vede rapiti da quanti seminano divisioni nella Chiesa e cercano in tutti i modi di costituire dei partiti, per distogliere dall'unità. Egli riconduce ad un unico nome coloro che volevano assumersi molti nomi, cerca di allontanarli dall'amore verso la propria persona per volgerli all'amore di Cristo e dice loro: Forse fu crocifisso Paolo per voi? o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? (1 Cor 1, 13). Che dice dunque? Io non voglio che voi siate miei ma che siate con me, poiché tutti siamo di colui che per noi è morto, per noi fu crocifisso; perciò aggiunge: nel suo nome, non nel nome di un uomo qualsiasi, vi sono rimessi i peccati.

[Padri, perché avete conosciuto il Principio.]

5. Scrivo a voi, padri. Perché prima si è rivolto ai figli? perché a voi sono rimessi i peccati nel suo nome, così che siete generati ad una nuova vita e perciò siete figli. Ma perché ora padri? Perché voi lo avete conosciuto: Avete conosciuto lui fin dal principio (1 Gv 2, 13). Il principio è una prerogativa della paternità. Ora Cristo è nuovo nella carne, ma antico nella divinità. Quanto egli è antico? Di molti anni? E' più antico di sua madre? Certo è maggiore di sua madre. Tutte le cose infatti sono state create per mezzo di lui (Gv 1, 3). Se egli, l'antico, creò tutte le cose, creò anche sua madre dalla quale potesse nascere come nuovo. Lo crediamo anteriore soltanto a sua madre? No, poiché egli è prima ancora degli avi di sua madre. Abramo è l'avo di sua madre ed il Signore dice: Prima di Abramo io sono (Gv 8, 58). Prima di Abramo soltanto? Cielo e terra furono creati prima che esistesse l'uomo. Prima di essi c'era il Signore, anzi prima di essi egli è. Disse bene perciò: non prima di Abramo io fui; ma prima di Abramo io sono. Quando di una cosa si dice che fu, significa che non esiste più; quando si dice: sarà, significa che ancora non esiste; ma egli non conosce altra esperienza che quella dell'essere. Conosce l'essere in quanto è Dio; ma non sa che cosa significhi essere stato, né conosce l'attesa del dover essere. C'è in lui un giorno solo, ma sempiterno. Quel giorno non ha dietro di sé un ieri, né davanti a sé un domani. Il giorno di oggi fa seguito a quello di ieri ed avrà termine con l'avvento del domani. Quel suo giorno unico è invece senza tenebre, senza notte, senza divisione di ore, di minuti o di altre unità di misura. Chiamalo come vuoi, chiamalo pure giorno, se ti piace, ma puoi chiamarlo anche anno ed attribuirgli il valore di interi anni. Di Cristo infatti è stato scritto: I tuoi anni non finiranno (Sal 101, 28). E quando fu chiamato giorno? Quando al Signore fu detto: Oggi ti ho generato (Sal 2, 7). Generato da un Padre eterno, eterna è pure la sua generazione: essa è senza inizio, senza termine, senza limiti di tempo, poiché egli è l'essere ed è colui che è. Questo è il nome che disse a Mosè: Dirai loro: Colui che è mi ha mandato a voi (Es 3, 14). Che cosa esisteva dunque prima di Abramo, prima di Noè, prima di Adamo? Ce lo dice la Scrittura: Io ti ho generato prima dell'aurora (Sal 109, 3). Egli fu dunque generato prima del cielo e prima della terra. Perché? Perché tutto per mezzo di lui fu fatto e senza di lui niente è stato fatto (Gv 1, 3). Voi che siete padri, riconoscetelo: padri si diventa riconoscendo colui che è fin dal principio.

[Giovani, perché avete vinto il mondo.]
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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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