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COMMENTO DELLA LETTERA AI COLOSSESI

Ultimo Aggiornamento: 20/10/2018 12:00
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28/11/2011 12:13
 
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Ultime ammonizioni
(4,2-6)

2Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie. 3Pregate anche per noi, perché Dio ci apra la porta della predicazione e possiamo annunziare il mistero di Cristo, per il quale mi trovo in catene: 4che possa davvero manifestarlo, parlandone come devo. 5Comportatevi saggiamente con quelli di fuori; approfittate di ogni occasione. 6Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito di sapienza, per sapere come rispondere a ciascuno.

Le raccomandazioni che seguono non sono rigorosamente connesse alla sezione precedente.

Come prima cosa Paolo esorta alla preghiera. Poi dà dei suggerimenti sul modo di comportarsi con quelli di fuori, i non cristiani: camminare nella sapienza, sfruttare il tempo e rispondere con proprietà a chi rivolge domande alla comunità. Con gli estranei la comunità deve comportarsi con riguardo, in modo che essi siano conquistati dalla condotta dei credenti, modellata dalla sapienza e dalla giusta risposta che i cristiani sanno di dover dare alle domande loro rivolte.

v. 2. Si invita alla preghiera costante. Dio deve essere implorato con instancabile costanza (Lc 18,1-8). In tale preghiera la comunità deve essere vigilante. Il pregare è la forma e la maniera giusta in cui si esercita la vigilanza.

v. 3. Ogni volta che la comunità si rivolge a Dio deve ricordarsi di intercedere per Paolo. Egli prega incessantemente per la comunità (1,3.9); perciò anch’essa deve levare le mani a Dio per lui e per tutti i suoi collaboratori nella predicazione del Vangelo. La porta aperta indica la disponibilità degli ascoltatori verso la parola di Dio (1Cor 16,9; 2Cor 2,12; At 14,27). Il contenuto dell’evangelizzazione è il "mistero di Cristo", cioè il messaggio cristiano della salvezza (1,26; 2,2).

v. 4. Paolo deve manifestare il mistero di Cristo. Sente l’imperativo cogente di trasmettere la parola (1Cor 9,16). Egli agisce in favore di tutta la chiesa soffrendo e prestando servizio alla parola (1,24-25). La sofferenza e la predicazione sono ugualmente necessarie per l’evangelizzazione. Perciò non spende nemmeno una parola per piangere sulla prigionia. La comunità tuttavia deve pregare che Dio conceda libero corso alla parola apostolica e sentirsi interessata al buon esito di questo servizio apostolico.

v. 5. La comunità deve comportarsi con sapienza. Chi conduce la propria vita in questa sapienza cristiana non deve rinchiudersi in un ghetto, come fanno gli adepti della sapienza speculativa. Deve invece aver di mira, in tutto ciò che fa, la testimonianza del mistero di Cristo manifestato da Dio.

I cristiani devono darsi pensiero di come i non cristiani giudicano la condotta della comunità ed essere coscienti dei loro gravi doveri. L’ammonimento "Sfruttate il tempo" sembra posto qui senza un nesso. Si enuncia semplicemente una norma di vita, che vale in assoluto: prendere con riconoscenza e con gioia tutti i giorni che Dio concede e non sprecare il tempo accordato ad ognuno.

v. 6. Il parlare dei cristiani non deve essere insulso, ma sapiente e amabile. Allora la sapienza, nella quale i credenti devono vivere e comportarsi anche verso gli estranei alla comunità, troverà anche nella loro parola la sua espressione appropriata.

 

Comunicazioni e saluti
(4,7-18)

7Tutto quanto mi riguarda ve lo riferirà Tìchico, il caro fratello e ministro fedele, mio compagno nel servizio del Signore, 8che io mando a voi, perché conosciate le nostre condizioni e perché rechi conforto ai vostri cuori. 9Con lui verrà anche Onèsimo, il fedele e caro fratello, che è dei vostri. Essi vi informeranno su tutte le cose di qui. 10Vi salutano Aristarco, mio compagno di carcere, e Marco, il cugino di Bàrnaba, riguardo al quale avete ricevuto istruzioni - se verrà da voi, fategli buona accoglienza - 11e Gesù, chiamato Giusto. Di quelli venuti dalla circoncisione questi soli hanno collaborato con me per il regno di Dio e mi sono stati di consolazione. 12Vi saluta Èpafra, servo di Cristo Gesù, che è dei vostri, il quale non cessa di lottare per voi nelle sue preghiere, perché siate saldi, perfetti e aderenti a tutti i voleri di Dio. 13Gli rendo testimonianza che si impegna a fondo per voi, come per quelli di Laodicèa e di Geràpoli. 14Vi salutano Luca, il caro medico, e Dema. 15Salutate i fratelli di Laodicèa e Ninfa con la comunità che si raduna nella sua casa. 16E quando questa lettera sarà stata letta da voi, fate che venga letta anche nella Chiesa dei Laodicesi e anche voi leggete quella inviata ai Laodicesi. 17Dite ad Archippo: "Considera il ministero che hai ricevuto nel Signore e vedi di compierlo bene".

18Il saluto è di mia propria mano, di me, Paolo. Ricordatevi delle mie catene. La grazia sia con voi.

Come in tutte le lettere di Paolo, alla fine della lettera vengono inviati avvisi, saluti e brevi istruzioni. La lettera si chiude col saluto finale, steso di proprio pugno, con la preghiera di ricordarsi delle catene dell’apostolo e con l’augurio di grazia.

v. 7. Non si dice nulla dello stato di salute di Paolo; su di esso daranno informazioni i messaggeri che fanno il viaggio verso la comunità. Tichico è ricordato in At 20,4 come compagno di Paolo nel viaggio delle collette. In Ef 6,21 egli è raccomandato alla comunità con le stesse parole di questo brano e in 2Tm 4,12 e Tt 3,12 è chiamato ugualmente messaggero dell’apostolo. Qui viene anche messo in evidenza che è un cristiano fidato e affidabile nel portare a termine gli incarichi ricevuti.

vv. 8-9. Tichico sarà accompagnato da Onesimo, che è presentato come un fratello fedele e diletto (1,2). Di lui si dice semplicemente che è originario di Colossi. I due trasmetteranno il messaggio di Paolo e spiegheranno in quale condizione egli si trovi. La lista dei saluti è paragonabile, per la sua ampiezza, soltanto con Rm 16. La lunga serie di nomi ha lo scopo palese di stabilire uno stretto legame con la comunità.

v. 10. Aristarco è nominato in Fm 24 e come accompagnatore di Paolo nel viaggio per le collette (At 19,29; 20,4); egli è ricordato anche nel viaggio verso Roma (At 27,2). Egli è accanto a Paolo come compagno di prigionia.

Marco, cugino di Barnaba, è nominato spesso negli Atti degli apostoli (At 12,12.25; 13,13; 15,37.39). Fu anche collaboratore di Pietro (1Pt 5,13).

v. 11. Di Gesù detto anche il Giusto non si hanno altre notizie. Di questi tre uomini viene notato che erano i soli giudei cristiani che fossero rimasti fedeli a Paolo, come collaboratori per il regno di Dio. Per questo sono per lui un vero conforto.

v. 12. Epafra, come servo obbediente del suo Signore, è stabilmente al servizio della comunità di Colossi, anche se lontano nello spazio, intercedendo per essa nella preghiera (2,1). Ciò che egli chiede nella preghiera è che la comunità possa essere perfetta e ripiena di tutto ciò che costituisce la volontà di Dio.

vv. 13-14. Viene resa espressa testimonianza che Epafra si affatica senza tregua per la comunità. Egli ha operato a Colossi, a Laodicea e a Gerapoli. Infine inviano i loro saluti Luca e Dema.

v. 15. Paolo formula i suoi auguri personali alla comunità di Laodicea, che è destinataria di una lettera particolare, e a Ninfa e alla comunità che si raduna in casa sua. La primitiva comunità non possedeva luoghi particolari di culto. Per la liturgia, l’istruzione e la cena del Signore si radunava nelle case dei singoli membri della comunità (1Cor 16,15; Rm 16,5; Fm 2).

v. 16 Il contenuto della lettera dovrà essere notificato nella riunione comunitaria. Dopo la lettura pubblica della lettera, devono scambiarla con quella inviata alla comunità di Laodicea, alla quale Paolo aveva inviato una lettera. Da questo invito si può dedurre come già molto presto si pensasse alla divulgazione e alla raccolta delle lettere di Paolo.

v. 17. Un ammonimento particolare è rivolto ad Archippo perché svolga con fedeltà il ministero ricevuto.

v. 18. La conclusione della lettera contiene solo poche parole. L’ultimo saluto è scritto da Paolo di proprio pugno.

La comunità è invitata a ricordarsi di lui prigioniero per Cristo. L’augurio della grazia con cui è ripreso il saluto iniziale (1,2) è espresso, con la stringatezza di una formula, più brevemente che in tutte le altre lettere di Paolo: "La grazia di Dio sia con voi! (v.18).

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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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