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COMMENTO DELLA LETTERA AI FILIPPESI

Ultimo Aggiornamento: 01/11/2018 18:43
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22/11/2011 12:02
 
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LA LETTERA AI FILIPPESI
(Pedron Lino)

autori
titoli

Indice:

Introduzione

La lettera dalla prigionia

La lettera polemica

 

 

 

 

INTRODUZIONE

Filippi era situata nella pianura della Macedonia orientale. Fu fondata da Filippo II, padre di Alessandro Magno, negli anni 358-357 a.C. Filippi costituisce per la storia del cristianesimo una pietra miliare, perché dentro le sue mura si formò la più antica comunità cristiana d’Europa. Gli Atti degli apostoli hanno efficacemente sottolineato il significato dell’istituzione a Filippi di una comunità, raccontando una visione notturna in cui un macedone si presenta a Paolo, a Troade, e lo supplica: "Imbarcati per la Macedonia e vieni in nostro aiuto" (At 16,9).

Il passaggio dall’Asia all’Europa viene così considerato un’iniziativa di Dio. Con grande probabilità si può ritenere che il vangelo fu annunziato a Filippi nell’anno 50.

I Filippesi furono fin dall’inizio fedelmente legati all’apostolo Paolo. Proprio questa lettera conferma l’intesa affettuosa tra la comunità e il suo fondatore. Dopo la prima visita nell’anno 50, Paolo venne ancora due volte a Filippi.

La struttura concettuale della lettera è la seguente: dopo un prescritto, nel cui indirizzo vengono compresi quelli che dirigono la comunità (1,1-2), Paolo sviluppa il suo proemio sotto forma di una preghiera traboccante d’affetto per la comunità (1,3-11). La parte centrale dello scritto si divide in due sezioni principali, di cui la prima è dedicata alla situazione dell’apostolo in prigionia (1,12-26) e la seconda ai compiti della comunità (1,27; 2,18). La parte seguente tratta questioni concrete: i progetti futuri, lo stato di salute di Epafrodito, la lite delle donne. Infine, con parole inimitabili, viene un ringraziamento per il dono. Come al solito, saluti e benedizione chiudono la lettera (4,21-23). Ma all’interno di questa lettera, secondo gli esegeti, è stata inserita una seconda lettera che comprende il cap. 3 e qualche versetto del cap.4. Per questo divideremo lo scritto in due parti: la lettera A (1,1-3,1a; 4,2-7.10-23) chiamata "lettera dalla prigionia" e la lettera B (3,1b-4,1.8-9) chiamata "lettera polemica".

La lettera fu scritta probabilmente a Efeso (1,13; 4,22).

 

 

LA LETTERA DALLA PRIGIONIA
(1,1-3,1a; 4,2-7.10-23)

L’indirizzo
(1,1-2)

1Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi. 2Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.

Gli indirizzi nelle lettere di Paolo sono strutturati nel loro nucleo in modo uniforme e contengono tre elementi: mittente, indirizzo e saluto. A differenza dello stile epistolare greco contemporaneo, l’apostolo non elenca scheletricamente questi tre elementi, ma li riempie già di intenti e desideri ulteriori e li eleva così al livello di un’espressione teologica.

v. 1. All’inizio sta il mittente, com’è richiesto dallo stile. Paolo però unisce a sé qualcuno dei suoi collaboratori. In questa lettera si tratta di Timoteo. Si pone qui il problema in che misura Timoteo deve essere ritenuto corresponsabile nell’ideazione e configurazione della lettera. Paolo appare l’unico mittente. L’accenno a Timoteo nell’intestazione della lettera dipende dal fatto che questi era noto ai Filippesi e da loro ricordato con simpatia. Quale accompagnatore di Paolo durante il secondo viaggio missionario, Timoteo prese parte alla fondazione della comunità di Filippi e le rimase unito in modo strettissimo (At 16,1ss.). Fil 2,19-23 richiama alla memoria della comunità la prova che Timoteo diede di sé. Paolo associa a sé Timoteo e lo pone sullo stesso piano con l’espressione "servi di Gesù Cristo". Il termine "servo" o "schiavo" non significa soltanto abbassamento e umiltà. Certamente vuol esprimere la piena sottomissione e obbedienza a Cristo Signore, ma nello stesso tempo indica una persona che ha avuto un incarico particolare. Già nell’Antico Testamento i funzionari del re sono detti servi (1Sam 29,3; 2 Re 5,6; ecc.) per descrivere la particolarità della loro posizione. Il nome "servo" è quasi un titolo onorifico, ma per Paolo ha un significato religioso. Nell’AT sono chiamati servi di Dio soprattutto i grandi personaggi come Mosè, Davide, Abramo, Giacobbe o i profeti. Se questi uomini furono "servi di Jahvè", Paolo e Timoteo sono "servi di Gesù Cristo".

I destinatari della lettera sono "tutti i santi in Cristo Gesù" che sono a Filippi. Come Paolo e Timoteo sono i "servi di Gesù Cristo" così i fedeli di Filippi sono i "santi di Gesù Cristo". Il titolo impegnativo "i santi" non riguarda affatto la loro qualità morale, ma rimanda alla nuova base esistenziale che hanno acquistata come credenti in Cristo Gesù.

Cristo Gesù è il fondamento della loro santità. Quale comunione dei credenti la comunità si trova nella sfera determinata da Gesù Cristo, e per questo è santa. Certamente ne consegue che la santità raggiunta attraverso il legame con Cristo deve manifestarsi in una vita santa, cioè in un comportamento morale rispondente al dono ricevuto.

All’inizio di questa lettera si presenta per la prima volta un gruppo particolare nella comunità destinataria, gli episcopi e i diaconi. Si affaccia qui subito tutta una serie di problemi: chi sono questi episcopi e diaconi? Perché vengono menzionati nell’introduzione? E ancora: questi episcopi e diaconi esistevano soltanto nella comunità di Filippi o anche nelle altre comunità fondate da Paolo? Per ora prendiamo atto che nella comunità esisteva un collegio di episcopi e diaconi.

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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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