Le condizioni del bene

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Perdonato
00mercoledì 27 febbraio 2013 00:05
LE CONDIZIONI DEL BENE

Il saper vivere coincide con la costante ricerca del bene ed è tale compito che eleva l’uomo alla dignità di essere a “immagine di Dio”. Che cos’è dunque il bene? Vi è una dichiarazione in cui l’Apostolo Paolo utilizza il termine col significato di buono, valente, eccellente, notabile e, secondo alcuni dizionari, è anche riferito a doti dello spirito. La frase interessata si trova al capitolo 8 versetto 28 della lettera ai Romani e non lascia spazio ad equivoci, difatti, qualsiasi versione si consulti, il risultato della traduzione è identico: «Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno».

Qual è il tempo in cui un individuo deve aspettare la manifestazione del bene nella sua vita? Può sembrare un paradosso, ma il contesto in cui questo versetto si inserisce indica in maniera inappuntabile proprio le difficoltà, ed è in questi termini che anche Diodati comprese affermando che Paolo «ritorna a parlare dell’afflizioni: e dichiara che non sono contrarie, anzi aiutano e cooperano alla salute eterna» ed aggiunge che l’uomo potrà superare «tutte le contrarietà, e difficoltà per l’amore di Dio».

È proprio da quest’ultima dichiarazione che si può ripartire con fiducia, difatti solo mediante la divina carità l’uomo riceve salvezza. Paolo, che sperimentò personalmente la grazia, affermò che nulla può separare un credente dall’amore di Cristo. L’amore è il termine fondante del cristianesimo ed anche dell’esperienza individuale di una persona. Dio, infatti, «è amore» e tutte le Sue opere ne sono pervase. Fa bene, pertanto, ricordare nelle tribolazioni, nell’angoscia, nella persecuzione, nella fame, nella nudità, nel pericolo che se ne uscirà «più che vincitori» perché «l’amore non verrà mai meno». Si può parlare di un bene materiale e di uno spirituale, di un bene temporale e di uno eterno. Il bene è Cristo: «Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui»? Senza questa speciale compagnia l’uomo è solo; potrebbe possedere molti beni, ma non avere la persona meravigliosa con cui condividerli. Fu questo il monito di Gesù spiegato al giovane ricco che «se ne andò rattristato, perché aveva molti beni» (Matteo 19:22).

A tal proposito, qualcuno ha tentato di giustificare l’uomo affermando che Gesù gli chiese fuor di misura. In realtà, è proprio questo che bisogna chiedersi: Gesù chiese troppo, oppure offrì molto nel dare ad un giovane la possibilità di seguirLo? I discepoli, che al contrario lasciarono ogni cosa e seguirono Cristo, ricevettero cento volte tanto in terra e la vita eterna. Ottennero il privilegio di stare con Cristo e condividere con lui ogni difficoltà, perplessità e ansietà, ricevendo puntualmente salvezza e conforto.

Lo stesso comportamento del “giovane ricco” si può rilevare nell’uomo della parabola del “ricco stolto” che diceva in se stesso: «Anima, tu hai molti beni ammassati per molti anni; ripòsati, mangia, bevi, divèrtiti» (Luca 12:19). Anche per lui i beni non erano in Cristo, e in modo inaspettato fu travolto dalla disperazione e dalla morte. Tutti i credenti, invece, che per il proprio Maestro e per la testimonianza dell’Evangelo hanno rinunciato ad ammassare fortune per il proprio compiacimento, nelle difficoltà hanno scoperto di non essere mai separati «dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù». Tuttavia, è importante chiedersi come mai non sempre gli uomini sono stati in grado di riconoscere il vero bene, che è Cristo e, di conseguenza, tutto ciò che da Lui procede.

La risposta è che l’uomo non è un oggetto nelle mani del Creatore, pertanto la sua volontà non viene mai annullata. Sono le scelte compiute nella quotidianità di ogni individuo che determinano il suo futuro. Certo, Dio non disdegna di rendere partecipe la creatura del Suo disegno, tuttavia Egli lo propone, non impone. È l’uomo a dover scegliere se accettare o rifiutare il bene che Dio ha preparato per lui: «Io prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra, che io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva, tu e la tua discendenza» (Deuteronomio 30:19).

Qual è allora la scelta più importante della vita per assicurarsi un futuro all’insegna del bene? La risposta è di non respingere la “chiamata” amorevole di Dio, che all’uomo giunge mediante Cristo: «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo» (Matteo 11:28). A questo dolce invito non si può rispondere con formale distacco, perché è richiesto l’impegno del cuore; è la posizione di Daniele che decise innanzitutto in «in cuor suo», perché è da lì che nasce la fede per ricevere il bene che spetta a tutti «quelli che amano Dio».


(Salvatore Esposito)
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