La vera offerta

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Perdonato
00martedì 22 gennaio 2013 11:50
LA VERA OFFERTA

E avvenne, di lì a qualche tempo, che Caino fece una offerta di frutti della terra. Il Signore guardò con favore Abele e la sua offerta, ma non guardò con favore Caino e la sua offerta

Quando parliamo di Caino, pensiamo a lui come a un assassino, dimenticando il fatto che anche lui era un uomo, a suo modo, molto religioso. Contrariamente a quello che si crede comunemente, egli era ottemperante nei suoi doveri verso Dio e nel suo bisogno di piacere all’Onnipotente. Il delitto di Abele fu il risultato della sua attitudine religiosa sbagliata. Da quanto si nota nel racconto biblico, sembra quasi che la devozione di Caino fosse superiore a quella di suo fratello: non fu Abele ad offrire per primo al Signore, ma Caino. “Avvenne, dopo qualche tempo, che Caino fece un’offerta di frutti della terra al Signore” (Gen.4:3). Si nota che Caino pensò di portare un’offerta; la prese e la portò al Signore. Qui si evidenzia la devozione di Caino convinto della necessità di fare offerte al Signore. Ma la sua semplicità risultò inutile, perché non accettò i presupposti richiesti da Dio affinché il sacrificio fosse accettabile. Più tardi anche Abele, probabilmente spinto dal fatto che suo fratello Caino, molto religioso, aveva fatto un’offerta a Dio, fece lo stesso. Caino divenne omicida e, invece che dolersi ed agire secondo il volere di Dio, si inacerbì contro Abele, assassinandolo. Caino e Abele sono i rappresentanti delle religioni dell’umanità perché vi sono soltanto due religioni: quella di Caino, in relazione con le foglie di fico usate dai nostri progenitori per coprire la loro nudità, e quella di Abele, che prende esempio dall’agire di Dio. Dio procurò per Adamo ed Eva dei vestiti di pelle nel giardino dell’Eden.

1. Due religioni

Ecco due diversi tipi di religione: quella di Caino, la ricerca della redenzione tramite le opere, e quella di Abele, ossia della salvezza raggiunta per grazia mediante la fede. Ovunque si proclami che solo il prezioso Sangue di Gesù Cristo è l’unica via di salvezza, lì c’è la religione di Abele. Ove, invece, si neghi questa verità, se la grazia in Gesù Cristo è rifiutata, si scoprirà ancora una volta di ritrovarsi in quella che è la religione di Caino.

2. L’elargizione di Caino

Caino era credente, non confutò l’esistenza di Dio, anzi palesò di ravvisarla portandoGli un’offerta.
Non era ateo. Era convinto anche della necessità della salvezza, eppure tutto ciò fu inutile. Le foglie di fico non poterono coprire la nudità di Adamo ed Eva; infatti il Signore dovette provvedere dei vestiti di pelle per insegnare loro tre verità:

• la redenzione è una grazia di Dio, e non si ottiene per l’opera dell’uomo;

• la redenzione si ha solo per la morte di un sostituto innocente;

• la redenzione si ha solo per mezzo di spargimento di sangue.

Caino non può essere giustificato per aver commesso il suo crudele omicidio. Sicuramente i suoi genitori dovevano avergli trasmesso quanto era gradito Dio. Abele capì quel che Dio aveva assegnato. Per questo Caino diede spazio alla sua ambiziosa religione, senza considerare seriamente la volontà di Dio. Ignorò la Parola di Dio e scelse di interpretarla a modo proprio. Così facendo, contestò l’autorità incondizionata e infallibile della Parola di Dio. Non rigettò l’intera Parola di Dio, ma la rimaneggiò per allinearla alla propria filosofia. Infedele non è solo colui che rigetta la Parola di Dio, rifiutandola, ma anche chi si definisce religioso e trae la propria personale morale dalla Bibbia, ma al tempo stesso rigetta la Divinità di Cristo, la Sua resurrezione,la Verità della grazia…
Il veleno è tanto più pericoloso quanto più viene occultato, magari ricoperto di zucchero; allo stesso modo l’errore è tanto più ripugnante quanto più è rivestito di frasi religiose e pie.

3. Il sangue escluso dall’offerta di Caino

Secondo l’epistola agli Ebrei, l’offerta di Caino non fu portata con fede, mentre quella di Abele fu presentata per fede nella Parola rivelata da Dio riguardante lo spargimento di sangue. Questo è chiaro se si tiene conto del verbo, in ebraico, adoperato per definire l’atto dell’offerta di Caino, “minchah”, che significa “oblazione”. Questo verbo è lo stesso usato ripetutamente nel libro di Levitico per descrivere l’oblazione.

Sono cinque i tipi di oblazioni che Dio si aspettava da Israele:

l’olocausto (Lev.1),
l’oblazione (Lev.2),
i sacrifici di azioni di grazie (Lev.3),
i sacrifici per il peccato (Lev.4),
i sacrifici per le colpe (Lev.5).

Eccetto l’oblazione, chiamata “minchah”, composta di farina ed olio, tutte le altre erano offerte che prevedevano uno spargimento di sangue.

Come l’oblazione illustrava anzitempo la vita giusta di Cristo, l’olocausto, invece, ne figurava il Suo sacrificio espiatorio. Solo dopo la salvezza ottenuta per grazia mediante la fede nel prezioso Sangue di Gesù, possiamo camminare ricalcando le orme di Cristo. Cercare una religione che ponesse enfasi solo sulle opere, e non contemplasse il sangue del sacrificio fu l’errore fatale di Caino. Con il suo agire ha mutato l’ordine dell’offerta, ponendo l’oblazione prima dell’olocausto, trasgredendo il precetto di Dio. Nell’ordine divino, prima deve venire la salvezza, poi potrà, di conseguenza, seguire l’oblazione di una vita spesa compiendo le buone opere che Lui ha precedentemente preparato per noi affinché le pratichiamo.

4. Bella, ma inefficace

Che l’offerta di Caino non fosse bella non è provato. Anzi probabilmente, rispetto al sacrificio cruento, grondante di sangue, presentato da Abele, l’offerta di Caino era maggiormente gradevole nell’esteriore. La vera adorazione, però, non sta nelle cose esteriori, ma viene dal cuore: “Ma quello che è intimo e nascosto nel cuore, la purezza incorruttibile di uno spirito dolce e pacifico, che agli occhi di Dio è di gran valore” (I.Pie.3:4). Indipendentemente dal rito, Dio accetta l’adorazione quando questa è fatta sotto la grazia del Sangue prezioso di Gesù. “Quand’io vedrò il sangue, passerò oltre”(Eso.12:13) per questo Caino fu rigettato e Abele gradito. È scritto: “Il Signore guardò con favore Abele e la sua offerta…” (Gen.4:4). Sappiamo che una traduzione più antica dice: “Dio guardò sopra la sua offerta”. Inoltre leggiamo nella lettera agli Ebrei: “Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino” (Ebrei 11:4).

5. l’offerta confermata

Oblazioni e sacrifici per il peccato dovevano essere infiammati dal fuoco dell’olocausto. L’altare dell’olocausto si trovava nei pressi della porta del tabernacolo e del tempio, questo era una anticipazione della croce del Calvario, per la quale l’anima compunta entra per la porta (Cristo).
La religione non si ferma alla croce, avanza direttamente fino all’oblazione, ma su di essa non cadrà mai il fuoco, segno dell’approvazione di Dio. Se il Signore abbia manifestato col fuoco la Sua approvazione riguardo l’offerta di Abele la Bibbia non lo dice; l’insegnamento è evidente, comunque. Come Abele fu certo che la sua offerta era stata accettata per la testimonianza dello Spirito Santo, così anche noi, quando arriviamo alla croce, possiamo avere la garanzia di essere graditi a Dio. L’apostolo scrive: “Lo Spirito stesso attesta insieme col nostro spirito, che siamo figli di Dio” (Rom.8:16).
Lo Spirito di Dio conferma ad ogni credente che egli è salvato. La semplice religione non può far questo, al massimo potrà condurre una persona a dire: “Spero…, tento…, faccio del mio meglio”. Ma colui che ha messo il suo cuore sull’altare e si impegna a perseverare nella volontà di Dio può affermare: “…io so in chi ho creduto, e sono convinto che egli ha il potere di custodire il mio deposito fino a quel giorno” (2 Tim.1:12).

6. Il significato di questa testimonianza

Molti pensano che la loro testimonianza debba essere confermata con il fuoco o con una voce o una sensazione fisica o un’emozione, altri addirittura rimuginano di ricevere delle visioni o di avere dei sentimenti particolari e di conseguenza dimenticano ciò che la Bibbia dice: “Chi non crede a Dio, l’ha fatto bugiardo” (I Giov.5:10). La vera testimonianza è la Parola di Dio, e questa è immutabile, le Sue promesse sono sempre le stesse. “Chiunque avrà invocato il nome del Signore, sarà salvato” (Rom.10:13). Dio ci aiuti a credere in questo. Se abbiamo invocato il Suo nome e abbiamo sperimentato la nuova nascita, siamo salvati. Non abbiamo assolutamente bisogno di rivelazioni austere, basta credere nella fedeltà della Parola di Dio. Se questo è avvenuto, allora il Suo Spirito può testimoniare insieme al nostro spirito, mediante ognuna delle preziose promesse contenute nella Parola, che siamo figliuoli di Dio. Questa è la salvezza. Abele ha creduto, e Dio ha gradito la sua offerta. Caino ha lavorato, si è stancato ed è andato incontro alla perdizione eterna. Dio ci aiuti a confessare Cristo e non una religione, affinché possiamo dire con piena certezza: “Lo Spirito stesso attesta insieme col nostro spirito, che siamo figli di Dio” (Rom.8:16).

(Pastore Cesare Turco)
ladymira
00martedì 22 gennaio 2013 14:51
“Chiunque avrà invocato il nome del Signore, sarà salvato”, Dio è salvezza l'unica vera offerta che possiamo fare a Dio è della nostra vita vissuta al suo insegnamento , al suo amore , alla sua umiltà, questa è la vera offerta le nostre vite che lui ci ha donato, bacioni
Credente
00martedì 22 gennaio 2013 18:14
Caro Perdonato,

in Eb 11,4 troviamo:
Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, attestando Dio stesso di gradire i suoi doni; per essa, benché morto, parla ancora.
Paolo mette in evidenza la fede di Abele, che elenca insieme alla fede di altri patriarchi.

E' però interessante notare anche quanto dice :1Gv 3,12
Non come Caino, che era dal maligno e uccise il suo fratello. E per qual motivo l'uccise? Perché le opere sue erano malvage, mentre quelle di suo fratello eran giuste.

In questo versetto Giovanni mette in rilievo non la fede ma il tipo di opere giuste o ingiuste compiute dai due fratelli.

Ora, sembrerebbe di ritrovare in queste diversi modi di considerare l'offerta di Abele e Caino, l'apparente contraddizione che si incontra tra Paolo e Giacomo per quanto riguarda la concezione tra la fede e le opere.
Dobbiamo quindi tener presente ancora una volta che la fede retta produce opere rette, come nel caso di Abele. La fede di Caino pur essendo fede (perchè anche lui offriva i suoi prodotti al Signore e pertanto non poteva non credere) non era retta e produceva opere non rette.La FEDE perciò, dove essere intesa come FEDELTA'
Perdonato
00mercoledì 23 gennaio 2013 00:35
Certo è comunque che Caino si presentò al Signore con mormorii e infedeltà nel suo cuore riguardo il sacrificio promesso e la necessità delle offerte espiatorie. Il suo dono infatti non esprimeva alcun pentimento per il peccato. Caino sentiva, come molti oggi sentono, che seguire esattamente il piano delimitato da Dio, di fiducia nella sua salvezza completa nell’espiazione del Salvatore promesso, sarebbe stato un riconoscimento di debolezza. Egli scelse di essere dunque indipendente. Si sarebbe presentato coi propri meriti, non avrebbe portato l’agnello e mescolato il suo sangue con la sua offerta, ma avrebbe presentato i suoi frutti, il prodotto del suo lavoro. Egli presentò la sua offerta come
un favore fatto a Dio, attraverso la quale egli si aspettava di assicurarsi l’approvazione divina. Caino dunque ubbidì sì nel costruire un altare e nel portare un sacrificio, ma quella fu solo un’ubbidienza parziale. La parte essenziale, il riconoscimento della necessità di un Redentore, fu completamente trascurata!


ladymira
00mercoledì 23 gennaio 2013 15:09
Caino comunque sbaglio , Dio li aveva donato un fratello e lui lo uccise, è un comportamento che Dio non vuole,se invece avesse cercato a parere mio senza uccidere il fratello di compiacere Dio, magari in altri modi seguendo la retta via di Dio, forse avrebbe fatto meglio, questo ci fa capire come uccidere il fratello che può anche non essere fratello di sangue ma fratello in Dio , sia un peccato.
Perdonato
00mercoledì 23 gennaio 2013 16:10
Il fatto dell'omicidio però è un fatto avvenuto dopo. Dio, ancora prima dell'accaduto, fece una valutazione delle due offerte ma ne gradì solamente una. Ora, come giustamente dice Credente, Giovanni nella sua epistola spiega il motivo per cui Caino uccise suo fratello (o meglio, quali furono i sentimenti e i motivi che lo spinsero a compiere quel gesto), ma nel fare questo non spiega il motivo per cui Dio non accettò la sua offerta.

Prima di diventare assassino di suo fratello Abele, Caino aveva apertamente peccato contro Dio: disprezzando la Sua parola, gli aveva voluto imporre una religione secondo i suoi propri pensieri. Dio aveva maledetto il suolo a causa del peccato di Adamo, e Caino viene ad offrirgli i prodotti di quel suolo maledetto! La religione di Caino si è perpetuata fino ad oggi, dove essa spiega tutti i suoi effetti dannosi. Questa religione non vuole ammettere che la maledizione di Dio a causa del peccato pesa sul mondo. Essa insegna l'illusione che un peccatore può mettersi in regola con Lui, grazie alle sue proprie risorse, e che il frutto del suo lavoro e dei suoi sforzi religiosi devono necessariamente comportare il favore divino. Essa impone delle opere da compiere, scartando in realtà dalla coscienza il pensiero di un giudizio inevitabile. L'apostolo Giuda, parlando degli apostati del cristianesimo e di come essi si moltiplicano ai nostri giorni, scrive: "Si sono incamminati per la via di Caino" (Verso 11).

In contrasto con Caino incredulo, Abele offre, "per fede" (Ebrei 11:4), un sacrificio che dimostra che egli aveva coscienza di essere un peccatore, e che una vittima innocente (una vita data per la sua) deve intervenire: questa vittima prefigurava il Salvatore predetto da Dio (Genesi 3: 15), che sarà Gesù Cristo.

La religione di Abele era fondata sulla divina rivelazione. Secondo Ebrei 11:4 "Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino; per mezzo di essa gli fu resa testimonianza che egli era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue offerte; e per mezzo di essa, benché morto, egli parla ancora"... l'offerta di Abele era stata fatta per fede, e secondo Romani 10:17 "Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo"... la fede proviene dall'udire la Parola di Dio. Caino respinge la rivelazione di Dio offrendo a Dio quel che egli ritiene più opportuno. Così:

Abele riconosce la necessità di un sacrificio espiatorio vicario ricevendo ed accogliendo il concetto rivelato e la necessità per il perdono dei peccati di una vittima che, vita per vita, prende il posto del peccatore, Abele (concetto ribadito in tutta la Bibbia). Così, Abele offre dei primogeniti del suo gregge, mentre Caino"un'offerta di frutti della terra", misconoscendo e negando il sacrificio espiatorio vicario.

La religione umana dice: "Con i nostri sforzi saliremo sul monte di Dio" (ascesa). L'Evangelo di Dio dice: "Cristo scende dal monte per morire per noi e per farci risorgere con Lui" (Efesini 2:4-6) (discesa).

La religione umana dice: "Affidati alle tue opere". L'Evangelo di Dio dice: "Affidati alla grazia di Dio" (Romani 3:28, 4:4,5; 11:6, Efesini 2:8,9).

La religione umana cerca di dare buoni consigli, tecniche per "elevarsi" e "purificarsi". L'Evangelo di Dio rivela buone notizie, notizie di un avvenimento compiuto, quello che Dio ha operato in Cristo per sovvenire a ciò che l'essere umano non avrebbe mai potuto compiere, contaminato com'è dal peccato

La religione umana, così, dice "Il problema è fuori da voi, la soluzione dentro di voi". L'Evangelo dice: "Il problema è dentro di voi, la soluzione fuori da voi". Molti oggi credono che il problema maggiore sia qualcosa che è avvenuto loro e che la soluzione si trovi dentro di loro. In altre parole, essi credono di avere un problema di origine aliena che possa essere risolto con una soluzione interiore. L'Evangelo, però, dice è che noi abbiamo un problema interiore che esige una soluzione "aliena", che provenga dal di fuori di noi, una giustizia "aliena" diversa dalla nostra che debba esserci necessariamente accreditata.

La religione umana dice: "La santificazione vi porterà giustificazione". L'Evangelo di Dio dice: "La giustificazione conduce alla santificazione". Il rinnovamento morale e spirituale della creatura umana è risultato dell'opera di Dio in Gesù Cristo accolta per fede. Le religioni di questo mondo propongono sforzi meritori di rinnovamento personale per essere poi dichiarati giusti di fronte a Dio e quindi "meritevoli di salvezza".

Romani 5:1: "Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore";
Romani 4:4-5 "Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede è messa in conto come giustizia".
ladymira
00mercoledì 23 gennaio 2013 17:02
Secondo me ciò che ci chiede Dio, è solo che lo amiamo e seguiamo la sua parola ,e li restiamo fedeli , la vera strada è l'amore , Dio è fatto di bene e amore , chi ama fa bene e lui che ci ama tanto ci fa un bene enorme
Credente
00giovedì 24 gennaio 2013 09:03
Caro Perdonato,
dopo che ci hai riproposto l'annosa questione della fede e delle opere, su cui per grazia di Dio vi è stata una intesa tra cattolici ed evangelici,non riesco però a capire se dicendo:
"La religione umana dice: "Affidati alle tue opere". L'Evangelo di Dio dice: "Affidati alla grazia di Dio" (Romani 3:28, 4:4,5; 11:6, Efesini 2:8,9). " tu ti riferisci in particolare a una confessione religiosa in particolare oppure genericamente a tutte quelle correntidi pensiero che pretendono di potersi salvare con i propri ingegni e i propri sforzi:
Chiariscimi per cortesia questo particolare.
Perdonato
00giovedì 24 gennaio 2013 09:43
Credente, non mi riferisco a nessuna corrente o denominazione in particolare... Esiste solamente un Vangelo e un falso vangelo, quello che propongono tutte le religioni del mondo e che Caino per primo adottò... Un vangelo per gli orgogliosi, per chi non vuole umiliarsi davanti a Dio e riconoscere che qualsiasi cosa possa fare non potrà mai vantare davanti al Signore una giustizia che lo giustifichi, solo Dio lo può fare e l ha fatto mandandoci un sostituto a morire al posto nostro, Gesù Cristo, Lui è la nostra salvezza e non c è merito che possiamo vantare ai fini della nostra salvezza. Se non era per Cristo noi saremmo eternamente perduti.... La fede è l unico mezzo che ci è stato dato a disposizione per appropriarci di questa grazia. Abele aveva messo fede in questa verità e ha agito (operato) di conseguenza dimostrando che la sua era una fede genuina basata non sui propri pensieri ma sulla rivelazione di Dio.
ulisseitaca
00giovedì 24 gennaio 2013 10:06
Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. 10Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo. (Ef 2,8-10)

Certo la fede è dono di Dio e sicuramente non sono le opere che ce la conquistano, cioè non è facendo delle cose che ci si salva o si ottiene qualche merito ma è avendo e accogliendo la fede che siamo in grado di compiere delle opere in Cristo Gesù, come del resto ci dice il capitolo 13 della prima lettera ai corinzi, senza la carità che è l'essenza di Dio, ogni opera è morta e non serve per la salvezza.

Ma mi domando come dimostrate di aver ricevuto e accolto questa Grazia santificante, riceviìuta col battesimo? Solo dicendo sono salvato? Solo proclamando la Signoria di Cristo?

Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. Al contrario uno potrebbe dire: "Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede". (Gc 2,18)

Giacomo dichiara morta (cfr. Gc 2, 17) una fede senza le opere e cita gli esempi di Abramo e Raab per dimostrare che la giustificazione si consegue mediante le opere. Paolo afferma invece che l’ uomo non è giustificato per le opere della Legge ma soltanto per mezzo della fede (cfr. Gal 2, 16). In realtà non vi è contraddizione fra i due, perché la fede che Giacomo ritiene insufficiente è un semplice assenso dell’intelligenza a una verità innegabile. Quella di cui parla Paolo, invece, è una fede attiva, che si rende operosa per mezzo della carità (cfr. Gal 5, 6). Così, le opere dichiarate da Paolo inefficaci, sono le opere della Legge compiute prima della fede (cfr. Gal 2, 16); quelle che Giacomo proclama necessarie, sono le opere della carità conseguenti alla fede.
ulisseitaca
00giovedì 24 gennaio 2013 10:13
solo Dio lo può fare e l ha fatto mandandoci un sostituto a morire al posto nostro, Gesù Cristo??????

ulisseitaca
00giovedì 24 gennaio 2013 10:35
E perchè poi l'avrebbe fatto? aveva bisogno di qualcosa, di qualche soddisfazione? Dio non è bastante a se stesso e le tre persone della trinità non si comunicano in modo inneffabile e completamente soddisfacente, cosa può servire la soddisfazione di un torto, di una disobbedienza?
Perdonato
00giovedì 24 gennaio 2013 11:18
Sono d'accordo sul con quello che dici...


E perchè poi l'avrebbe fatto? aveva bisogno di qualcosa, di qualche soddisfazione? Dio non è bastante a se stesso e le tre persone della trinità non si comunicano in modo inneffabile e completamente soddisfacente, cosa può servire la soddisfazione di un torto, di una disobbedienza?


Lo stai chiedendo? C'è, pensi che non fosse necessario un sacrificio o un di un sostituto che ricevesse la conseguenza dei tuoi peccati al posto tuo e che osservasse perfettamente la legge di Dio al posto tuo?
ladymira
00giovedì 24 gennaio 2013 12:01
Gesù a parere mio ci ha offerto e donato la sua vita,perchè ci ama tanto e per perdonare i nostri peccati, a parere mio non chiediamoci perchè ha mandato Gesù cristo, figlio di Dio che ci ha perdonato i peccati,ed'è morto per noi, questo ci basta, lui ha dato tutti per noi.
ulisseitaca
00giovedì 24 gennaio 2013 12:08
Re:
Perdonato, 24/01/2013 11:18:

Sono d'accordo sul con quello che dici...


E perchè poi l'avrebbe fatto? aveva bisogno di qualcosa, di qualche soddisfazione? Dio non è bastante a se stesso e le tre persone della trinità non si comunicano in modo inneffabile e completamente soddisfacente, cosa può servire la soddisfazione di un torto, di una disobbedienza?


Lo stai chiedendo? C'è, pensi che non fosse necessario un sacrificio o un di un sostituto che ricevesse la conseguenza dei tuoi peccati al posto tuo e che osservasse perfettamente la legge di Dio al posto tuo?




per soddisfafre il torto no, non ne aveva bisogno
Perdonato
00giovedì 24 gennaio 2013 12:41
Io credo invece che dovremmo chiedercelo... perché Dio ha voluto rivelarcelo nella Sua Parola e soprattutto perché tutto quello che Dio ci ha rivelato nella Sua Parola parla proprio di questo.

Per risponderti posto un video di R.C. Sproul nel quale mostra una stupenda esposizione della "giustificazione", in particolare, sull'imputazione del peccato.


ulisseitaca
00giovedì 24 gennaio 2013 13:01
Dio infatti ha tanto amato il mondo (1) da dare il Figlio unigenito, (2) perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna (3)

Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, (1) ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. (2) 
(Gv3, 16-.17)

Dunque la Salvezza è la liberazione dal peccato non la soddisfazione
Perdonato
00giovedì 24 gennaio 2013 15:15
Di fatti è per questo che Cristo è stato il sacrificio perfetto, perché il sacrificio di animali placava l'ira di Dio ma non liberava dal potere del peccato... Come fai ad essere liberato dal potere del peccato? Perché il tuo peccato è stato trasferito su Cristo e su di Lui è stato condannato... L'ira di Dio doveva abbattersi sul peccatore, perché Dio doveva soddisfare ed eseguire la Sua giustizia, nel Suo amore però ha soddisfatto la Sua giustizia su Cristo e non su di te. Il suo sacrificio copre i nostri peccati, in modo tale che Dio ci vede perfetti e senza macchia. Poiché come credenti, noi siamo “in Cristo”, Dio, quando ci guarda, vede la giustizia di Cristo. Questo soddisfa la richiesta di perfezione da parte di Dio; perciò nel dichiararci giusti, Egli ci giustifica.
ulisseitaca
00giovedì 24 gennaio 2013 15:25
perché Dio doveva soddisfare ed eseguire la Sua giustizia

soddisfare? e perchè? non è abbastanza soddisfatto in se?

il peccato originale secondo te che tipo di peccato è?
Credente
00giovedì 24 gennaio 2013 15:28
E' evidente che il sacrificio di Cristo è un sacrificio espiatorio del peccato. L'ira che era destinata a noi tutti si è abbattuta su di Lui, ci ricorda Isaia 53, per le sue piaghe noi abbiamo avuto la guarigione.

Però a noi interessa pure sottolineare, il concetto che la fede in Cristo che ci espia il nostro peccato e di conseguenza ne ne libera, non ci autorizza a continuare a peccare contro i suoi Comandamenti che non sono stati abrogati insieme alle altre norme igienico sanitarie e cultuali. Perchè se pensiamo che la fede sia un lasciapassare per poter continuare a peccare, allora cadiamo in uno degli errori che si produssero con la cosiddetta riforma del sedicesimo secolo.
ulisseitaca
00giovedì 24 gennaio 2013 15:58
Certo che Gesù è il solo in grado di riscattarci dal peccato e riportarci all'originale perfezione, ma c'era bisogno che dio stesso assumesse la natura umana, pur mantenendo quella divina per soddisfare un torto?

Il peccato originale che tipo di peccato è?

Perfetto e giusto in se stesso non ha bisogno di soddisfazioni, il torto col peccato lo abbiamo fatto a noi, escludendoci dalla grazia e solo Gesù in quanto Dio, assumendo la nostra natura era ed è in grado di riportarci all'originale stato di grazia, sta a noi poi mantenerlo o a riacquistarlo con la confessione
Perdonato
00giovedì 24 gennaio 2013 16:53
Ulisseitaca, la santità di Dio implica una netta separazione da ogni forma di peccato e una giustizia perfetta nel confrontarsi con i peccati delle Sue creature. Se Dio non fosse soddisfatto del sacrificio come potrebbe esserci il perdono dei peccati? Se c'è il perdono dei peccati vuol dire che qualcosa è stata soddisfatta. Dio è Santo, non può avere comunione con il peccato e se Dio è giusto deve condannarlo, non può chiudere l'occhio e far finta di niente. Se Dio non ha bisogno di soddisfazione non avrebbe nemmeno stabilito un sacrificio per il pedono dei peccati... faceva finta di niente e basta. Dio non è che ha bisogno di soddisfazione di per se, ma ha bisogno che il sacrificio di Cristo lo soddisfi per poterci perdonare e vederci giusti ai Suoi occhi, infatti dovevano esserci dei requisiti ben precisi perchè questo sacrificio fosse gradito e accettevole.


Però a noi interessa pure sottolineare, il concetto che la fede in Cristo che ci espia il nostro peccato e di conseguenza ne ne libera, non ci autorizza a continuare a peccare contro i suoi Comandamenti che non sono stati abrogati insieme alle altre norme igienico sanitarie e cultuali. Perchè se pensiamo che la fede sia un lasciapassare per poter continuare a peccare, allora cadiamo in uno degli errori che si produssero con la cosiddetta riforma del sedicesimo secolo.


Per tradizione abbiamo imparato che la causa strumentale della giustificazione è il battesimo (e, in seguito, la penitenza), la dottrina evangelica afferma che è la fede e la fede soltanto. La fede non è il fondamento della giustificazione. Essa è lo strumento mediante il quale il credente è unito a Cristo e per il quale si appropria personalmente dei benefici dell'opera di salvezza. Colui che crede è giustificato solo per grazia, mediante la sola fede e solo a causa di Gesù. La fede che unisce il credente a Cristo non è un'opera meritoria poichè, la fede salvifica stessa, è un dono di Dio che ci è comunicato dallo Spirito Santo. I riformatori furono accusati di sminuire l'importanza delle opere. Nel rifiutare il "Sola fide" si citava Giacomo 2,14-26 "...la fede senza le opere è morta...". I riformatori, rispondendo a tale obiezione, ribadivano che la vera fede salvifica non sarà mai priva di buone opere. La loro spiegazione era: "La giustificazione è per sola fede, ma la fede che giustifica non rimane sola". A tal proposito Giovanni Calvino fu molto preciso. Egli affermò che fede e opere sono unite, ma che possono e devono rimanere distinte. Nessuno può considerarsi giustificato se non vive santamente. Infatti, la fede senza le opere è una fede morta che non giustificherà alcuno. Le opere seguono necessariamente la fede, diversamente si ha la prova che la fede salvifica non è presente. [...] Tuttavia, anche se le opere sono necessarie per dimostrare l'autenticità della fede, esse non costituiscono mai il fondamento della giustificazione. Solamente l'opera di Cristo lo è.

(tratto dal libro "Giustificati per sola fede" di Robert C. Sproul edito da Alfa e Omega Caltanisetta, pag. 27, 41)
ulisseitaca
00giovedì 24 gennaio 2013 17:03
Se Dio non ha bisogno di soddisfazione non avrebbe nemmeno stabilito un sacrificio per il pedono dei peccati... faceva finta di niente e basta.

appunto ma non ha fatto finta perchè da questa capacità di uscire, per così dire riscattarsi, riprendere la originale purezza non ne eravamo capaci, ne come singoli ne come umanità, e pertanto per ristabilirci in quello stato ha usato la sua infinita misericordia che assumendo il nostro stato poteva riammetterci e ristabilirci nello stato iniziale, e continua a farlo mediante il sacramento, segno visibile di Crsto nella storia che opera attraverso lo Spirito santo.

ah dimenticavo il perdono dei peccati, e non del peccato
ulisseitaca
00giovedì 24 gennaio 2013 17:09
Nessuno può considerarsi giustificato se non vive santamente.


E quale è il metro di misura per capire se vivi santamente? Con chi ti confronti? quali parametri usi e chi li verifica?
Credente
00giovedì 24 gennaio 2013 17:23
Se c'è il perdono dei peccati vuol dire che qualcosa è stata soddisfatta. Dio è Santo, non può avere comunione con il peccato e se Dio è giusto deve condannarlo, non può chiudere l'occhio e far finta di niente. Se Dio non ha bisogno di soddisfazione non avrebbe nemmeno stabilito un sacrificio per il perdono dei peccati.

Ritengo che questo principio rispecchi la fede cattolica. La giustizia di Dio ha richiesto necessariamente un sacrificio di espiazione e soltanto la infinita giustizia di Dio poteva riparare una infinita ingiustizia umana che aveva rotto la comunione con Dio. Volendo potremo approfondire, caro Ulisse, magari trovando i testi magisteriali al riguardo, che illuminano la questione.



"La giustificazione è per sola fede, ma la fede che giustifica non rimane sola". A tal proposito Giovanni Calvino fu molto preciso. Egli affermò che fede e opere sono unite, ma che possono e devono rimanere distinte. Nessuno può considerarsi giustificato se non vive santamente. Infatti, la fede senza le opere è una fede morta che non giustificherà alcuno. Le opere seguono necessariamente la fede, diversamente si ha la prova che la fede salvifica non è presente. [...] Tuttavia, anche se le opere sono necessarie per dimostrare l'autenticità della fede, esse non costituiscono mai il fondamento della giustificazione. Solamente l'opera di Cristo lo è.

La fede evangelica dei movimenti nati da questi riformatori non mi pare però che intendessero le cose in questo modo, tanto è vero che la questione è stata dibattuta per secoli. Avevano capito male le parole dei loro riformatori? Sarebbe utile approfondire la storia relativa alla dottrina della giustificazione per comprendere se le cose stessero proprio così.
ulisseitaca
00giovedì 24 gennaio 2013 17:37
ma forse mi sono espresso male io non ho parlato di giustificazione ma di soddisfazione del torto, certo che solo Dio che è il GIUSTO può renderci giusti
ulisseitaca
00giovedì 24 gennaio 2013 17:59
Si soddisfazione come redenzione ossia un ristabilimento del legame amorevole tra Dio e gli uomini, incrinato, ma non rescisso dal peccato originale; ossia come il ritorno della creazione verso la pienezza del piano originario, voluto per essa da Dio.
Difatti si dice in prima istanza che Dio ha tanto amato da dare, perchè avessimo la vita, ecco la giustizia divina, ha pagato lui stesso per la "rottura" o incrinamento di questa giustizia
ulisseitaca
00giovedì 24 gennaio 2013 18:29
Se Dio dovesse dare a ciascuno quello che gli spetta, chi di noi si potrebbe salvare? Dio allora è giusto in un altro modo. La sua non è giustizia calcolata e misurata, una giustizia forense o da tribunale. La giustizia di Dio è contrassegnata dall'ampiezza del perdono e dalla misericordia. Dio è sempre pronto a perdonare i peccatori pentiti, è “lento all’ira e grande nell’amore”, è “ricco di misericordia”, come ci suggerisce la Parola di Dio.
Se vogliamo praticare cristianamente la giustizia dobbiamo perciò rifarci al modello di Dio. Anche noi dobbiamo essere affamati e assetati di giustizia, vivendo secondo lo spirito della misericordia. E per essere veramente giusti dobbiamo anche dare al Signore quello che gli spetta: la nostra lode e la nostra adorazione. Giustamente S. Tommaso colloca la virtù di religione nell'ambito della giustizia. Il culto non è qualcosa di facoltativo, ma è "dovuto" al Signore: “È veramente cosa buona e 'giusta' rendere grazie sempre e in ogni luogo a Te, Signore Padre onnipotente”.


Perdonato
00giovedì 24 gennaio 2013 19:42
Amen. Ecco, si.. questo intendevo.
ulisseitaca
00giovedì 24 gennaio 2013 19:47
amen
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