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19/12/2011 00:20 | |
LE CREDENZIALI DELLA RIVELAZIONE CRISTIANA
Un ambasciatore per essere riconosciuto e accreditato come tale, non basta che dica che lo ha mandato il suo sovrano, ma deve mostrare le prove coi documenti, che sono le lettere credenziali. Gesù, divino Ambasciatore, non si è contentato di affermare che lo aveva mandato il Padre, ma ha presentato le sue credenziali con documenti che sono segni certissimi.
Essi sono:
1 - I SUOI MIRACOLI
2 - LE SUE PROFEZIE
3 - LE PROFEZIE MESSIANICHE, cioè le profezie riguardanti il Messia che si sono attuate in Gesù.
Divideremo perciò il presente capitolo in tre articoli che si riferiscono a questi punti.
I MIRACOLI DI GESU’
Il Vangelo perderebbe una parte essenziale se vi si togliessero i miracoli. Dinanzi alle affermazioni di Gesù che era il Messia, che era il Figlio di Dio, la gente si sarebbe messa a ridere, se non avesse veduta confermata la parola da questi segni. Le stesse origini del Cristianesimo non si potrebbero spiegare senza i miracoli, perché la gente non avrebbe abbracciato con tanto entusiasmo questa fede che spesso significa martirio, se non avesse avuto simili prove inoppugnabili.
I miracoli sono i segni certi della Rivelazione divina, e Gesù presentò questi segni.
I miracoli nel Vangelo
Non tutti i miracoli sono riportati nel Vangelo, come dice San Giovanni nell’ultimo versetto del suo Vangelo (Gv. 21,25). Non è possibile enumerarli tutti distintamente, perché gli Evangelisti spesso usano parole generiche: «curava tutti», «sanava ogni infermità». Ad ogni modo di miracoli narrati particolarmente ne troviamo nei Vangeli una quarantina; (41, secondo A. Wraight, 38, secondo Fillion) operati direttamente da Gesù, più altri avvenuti a sua testimonianza, (come il terremoto alla sua morte) narrati da uno o da più Evangelisti.
1 - ELEMENTI INANIMATI: L’acqua cambiata in vino a Cana (Gv. 2,2-11); Le due pesche miracolose prima (Lc. 5,1-11) e dopo la Risurrezione (Gv. 23,1-11); La tempesta sedata (Mt. 8,23 - 27); Le due moltiplicazioni dei pani (Mc. 6,34 - 44; 8,1 - 9); Gesù che cammina sulle acque (Mt. 14,22 - 23) e ci fa camminare Pietro (id. 29) Il fico maledetto (Mt. 21,18-19); La moneta in bocca al pesce (Mt. 17,26).
2 - GUARIGIONI: Il figlio dell’ufficiale regio (Gv. 4,46-54); La suocera di Simone (Mt. 1,29); Il lebbroso (Lc. 5,12); Il paralitico di Cafarnao (Lc. 5,17); L’uomo dalla mano arida (Lc. 6,6); Il servo del Centurione (Mt. 8,2); L’emoroissa (Mc. 5,25); La figlia della Cananea (Mt. 15, 21 - 28); Il sordomuto (Mc. 7, 32); Il cieco di Betsaida (Mc. 8,12); Il cieco nato (Gv. 9,13); I due ciechi (Mt. 9, 27); L’idropico (Le. 14,1); I dieci lebbrosi (Le. 17,11); Il cieco di Gerico (Mt. 20,29); Malco nel Getsemani (Le. 22,51); Zoppi, ciechi, sordi (Mt. 15,30; Me. 8,22 s.).
3 - CACCIATA DEI DEMONI: L’ossesso di Cafarnao (Mc. 1,23); Il cieco muto (Mt. 12,22); Gli indemoniati di Gerasa (Mt. 8,28); Infermi, indemoniati, paralitici di Siria (Mt. 4,24); Il
muto indemoniato (Le. 11,14); Il fanciullo indemoniato (Me. 9,16); La donna rattrappita (Le. 13,10).
4 - RISURREZIONE DEI MORTI: Il figlio della vedova di Naim (Le. 7,12); La figlia di Giairo (Mt. 9,18); Lazzaro (Gv. 11,1 - 44) ed infine la stessa risurrezione di Gesù (Mt. 28,1; Mc. 16,6; Lc. 14,6; Gv. 20,1).
5 - APPARIZIONI E MANIFESTAZIONI: La trasfigurazione (Mt. 17,2 s; Me. 9,3 s.; Le. 9,29 s.); Alla Maddalena e alle pie donne al Sepolcro (Mt. 28,8; Me. 16,8; Gv. 20,14); Agli Apostoli nel giorno della Risurrezione e otto giorni dopo (Mt. 28,16 s.; Mc. 16,14 s.; Le. 24,36 s.; Gv. 20,19 s.); Ai discepoli di Emmaus (Me. 16,12 s.; Le. 24,13 s.); A Simon Pietro (Lc. 24,34); Al lago di Tiberiade (Gv. 21,1); Ascensione (Mc. 16,19 s.; Lc. 24,51 s.).
6 - IN TESTIMONIANZA DI GESU’: Gli Angeli a Betlem (Lc. 2,13); La stella ai Magi (Mt. 2,2 s.); La colomba e la voce del Padre al Giordano (Mt. 28,19; Mc. 16,16; Gv. 3,5); La nube e la voce del Padre alla trasfigurazione (Mt. 17,1; Mc. 9,2; Lc. 9,28); Il sole oscurato, il terremoto, il velo del tempio si spezza alla morte di Gesù (Mt. 27,45 s.).
I Miracoli sono segni certissimi della sua testimonianza
Essi sono:
A) - VERI STORICAMENTE. Il valore storico del Vangelo che abbiamo già dimostrato ci dà la certezza della verità degli avvenimenti prodigiosi che in esso sono narrati. Anzi, questi avvengono in tali circostanze, che ce ne confermano ancor più oggi, se ce ne fosse bisogno, l’esattezza.
a) - Essi vengono operati pubblicamente e non in segreto; di fronte ad amici e nemici, che avrebbero potuto negare il fatto se non fosse realmente avvenuto, quando dopo poco tempo se ne fosse parlato. Eppure non hanno questa possibilità di smentita. Già nel giorno di Pentecoste, e cioè appena cinquanta giorni dopo la Risurrezione di Gesù, Pietro rimprovera pubblicamente agli Ebrei il loro deicidio, dicendo chiaramente che sapevano dei prodigi e delle opere portentose che Gesù aveva fatto in mezzo a loro (Cfr. Atti degli Apostoli 2). Gli stessi Farisei non osano negarli; se mai li attribuiscono al demonio (Mt. 12).
b) - Le circostanze che li accompagnano e la semplicità con cui vengono narrati, ci fanno ancor meglio vedere la loro veridicità.
Per esempio, nella moltiplicazione dei pani e dei pesci viene indicato il numero delle ceste riempite nella raccolta degli avanzi; nella risurrezione di Lazzaro si citano i particolari della chiamata per la sua malattia, l’incontro e le parole con le sorelle, il viaggio al sepolcro, le lacrime di Gesù, il cadavere fasciato, la preghiera ed il fremito, la voce forte, la pietra ribaltata. B) - SONO VERI MIRACOLI. I miracoli di Gesù, narratici dal Vangelo rispondono esattamente a queste definizioni. Infatti vi si riscontra un:
a) - segno sensibile: ci sono i testimoni (a volte numerosissimi), che hanno constatato questo segno. Hanno veduto, ad esempio, che in Cana di Galilea, quella che prima era acqua è cambiata in vino, che i pani si sono moltiplicati, che coloro che prima erano infermi o infelici, sono guariti, che i morti vengono risuscitati. Lazzaro era già in putrefazione, dopo quattro giorni dalla sua morte.
b) - straordinario. Ogni miracolo che ci narra il Vangelo porta in sé questo segno di straordinarietà: supera le forze della natura: è impossibile alle forze naturali cambiare l’acqua in vino, far rivivere un morto, sedare una tempesta. Si noti inoltre il modo e i mezzi che Gesù usa per operare tali fatti. Una parola, un comando, e immediatamente avviene il prodigio. A volte il miracolo avviene a distanza, come la guarigione del servo dell’ufficiale. Il giorno dopo, quando l’ufficiale incontra il servo, viene a sapere che la febbre lo aveva lasciato in quella medesima ora in cui il giorno innanzi lo aveva comandato Gesù. Altre volte il prodigio avviene con mezzi non solo inadatti, ma completamente contrari, come la guarigione del cieco avvenuta dopo avergli posato del fango negli occhi.
Né si parli di frode o di suggestione, come hanno detto Reimar e Renan. Non si suggestiona un cadavere putrefatto, né un uomo può fingersi morto, chiuso da quattro giorni nel sepolcro ed involto nei lenzuoli da capo a piedi, con in più gli unguenti della imbalsamazione, che lo avrebbero soffocato, se fosse stato vivo. Non si suggestionano le onde e i venti, o i pesci che vengono pescati prodigiosamente in un momento, fino a mettere in pericolo la barca per il loro peso, mentre gli apostoli non avevano preso niente col lavoro di un’intera nottata.
c) - divino. Trascendendo questi fatti le forze della natura, è necessario ricorrere all’intervento di Dio. Solo Dio può risuscitare un morto, dare la vista a un cieco, l’immediata guarigione a un lebbroso.
Gesù stesso mostra questi miracoli come prova della sua dottrina, che viene da Dio. «Le opere che faccio in nome del Padre mio mi rendono testimonianza... Se non faccio le opere del Padre mio non credetemi, ma se le faccio e voi non credete in me, credete in queste opere affinché sappiate e conosciate che il Padre è in me e che io sono nel Padre» (Gv. 10,25,37,38). Dunque questi miracoli sono il segno certissimo che Gesù è inviato da Dio. Sono i fatti che parlano.
IL PIU’ GRANDE MIRACOLO: LA RISURREZIONE DI GESU’
Fra tutti i miracoli operati da Gesù il principale e più imponente di tutti è senza dubbio quello della sua Risurrezione.
Per negare questo miracolo i nemici di Gesù hanno inventato, in ogni tempo, ogni sorta di spiegazioni, che però non reggono affatto di fronte alle irrefutabili documentazioni storiche. Già i Farisei vollero inventare che, mentre i soldati dormivano, eran venuti gli Apostoli a rapire il Corpo di Gesù. Lo Heder e lo Spitta dissero che la morte di Gesù era stata soltanto apparente e non reale; Renan disse che fu una allucinazione degli Apostoli, ed in fine i Modernisti, (Harnack, Loisy, ecc.), dicono che fu una risurrezione simbolica, in quanto, poiché i primi cristiani pensarono che Cristo era immortale, pensarono anche che doveva essere di nuovo vivo.
Contro questi errori noi dobbiamo dimostrare che: CRISTO E’ VERAMENTE MORTO. — CRISTO E’ VERAMENTE RISORTO.
CRISTO É VERAMENTE MORTO. I Vangeli ci descrivono minutamente la storia della Sua Passione e della Sua Morte. Anche senza fermarci a considerare i fenomeni prodigiosi che avvennero alla sua morte (il sole che si oscura, il velo del tempio che si spezza, il terremoto, di cui sul Calvario si vedono ancor oggi le pietre spaccate - fatti che fecero esclamare al Centurione Romano: «Veramente Costui era il Figlio di Dio» - molti corpi di giusti che risuscitarono rimproverando il Deicidio), basta pensare alle circostanze che accompagnarono la morte, per dimostrare che era realissima e non apparente. Come poteva restar vivo un uomo già dissanguato dal sudore di sangue, dalla flagellazione e coronazione di spine, dopo esser stato — dopo immensi patimenti — per tre ore inchiodato sulla Croce? Quasi questo non bastasse, il soldato, mentre aveva spezzato le gambe agli altri due che erano stati crocifissi con Lui, siccome vide che era già morto, gli conficcò la lancia nel lato squarciandoglielo. L’Evangelista nota che subito uscì sangue ed acqua. Ormai del sangue non ne restava più. Inoltre Gesù viene posto nel sepolcro: ricoperto di unguenti per la imbalsamazione, in un lenzuolo. Sarebbe bastato questo per soffocare un vivo: e il Corpo di Gesù rimase nel sepolcro fino al terzo giorno.
Nessunissimo dubbio, perciò, può sussistere circa la realtà della morte di Gesù. Ne erano convinti gli stessi Giudei che avevano fatto montare la guardia al sepolcro.
CRISTO É VERAMENTE RISORTO. Ce lo dimostrano:
a) - il sepolcro vuoto. Al terzo giorno dopo la morte, prima le donne, poi Pietro e Giovanni vanno al sepolcro. Lo trovano vuoto e il lenzuolo e il sudano piegati ordinatamente in un angolo (Cfr. Gv. 20,7 s.). Se la salma di Gesù fosse stata rapita, nessuno si sarebbe preoccupato di stare a piegare o a mettere in ordine il lenzuolo.
E poi, chi avrebbe potuto rapirlo?
Gesù aveva predetto la sua Risurrezione e gli Ebrei, temendo che il Corpo venisse rapito e poi si dicesse che Gesù era risorto, avevano fatto porre da Pilato dei soldati romani a guardia del sepolcro. Gli Apostoli, che erano fuggiti alla cattura di Gesù, non avevano certo il coraggio di affrontare le sentinelle. Gli Ebrei, quando seppero che il sepolcro era vuoto, offrirono del denaro ai soldati perché dicessero che mentre dormivano eran venuti i discepoli ad avevan rubato il Corpo (Mt. 28,12 e seg.). A costoro risponde argutamente S. Agostino: «Che infelice astuzia! Che bravi soldati vigilanti, che si lasciano portar via il Corpo da uomini inermi! Che bravi testimoni, che mentre dormono vedon portarlo via! Ma voi, o Ebrei, avete dormito quando, tramando tali cose, vi siete ingannati da voi stessi!».
b) - le numerose apparizioni di Gesù. Molte ne narrano i Vangeli: dalle apparizioni agli Apostoli nel Cenacolo, eccetto Tomaso assente, il giorno stesso della Risurrezione e, otto giorni dopo, alla presenza anche di Tomaso, invitato da Gesù a mettere il dito nelle sue piaghe, a quella delle donne, a quella dei Discepoli sulla via di Emmaus. Poi di nuovo è visto dagli Apostoli al mare di Tiberiade, nella Galilea e il giorno della Ascensione (Mt. 25,9 - 16; Mc. 16,9; Lc. 24,13 s.; Gv. 11,26; 21,1).
In queste apparizioni parla con gli Apostoli, cammina con loro, ci mangia insieme, ci tratta di cose importantissime, e istituisce alcuni Sacramenti, dà a Pietro il Primato sulla Chiesa, dà agli Apostoli la missione di predicare e santificare tutte le genti. Gli Apostoli sono così certi della Risurrezione, che ne danno testimonianza col martirio. S. Paolo fonda tutta la certezza della nostra fede nella Risurrezione di Gesù, ché altrimenti, se Gesù non fosse risorto, sarebbe vana la nostra fede. Ne parla nella lettera ai Corinti; agli Efesini, ai Tessalonicesi, ai Filippesi e ai Colossesi e nella 2a Timoteo. Anzi nella prima ai Corinti (15,1 s.), enumera le apparizioni di Gesù. A Pietro e agli undici, poi a più di cinquecento fratelli uniti insieme, dei quali molti erano viventi mentre scriveva; di poi a Giacomo e a tutti gli Apostoli e in ultimo a Lui.
Anche gli Atti degli Apostoli parlano della Risurrezione di Gesù e della sua permanenza con gli Apostoli dopo la Risurrezione. Il giorno della Pentecoste, Pietro fa il suo primo discorso e dopo aver rimproverato agli Ebrei di aver crocifisso il Figlio di Dio, dichiara solennemente che Dio lo ha risuscitato (Atti 2,23).
Perciò non reggono le insinuazioni dei negatori. Cristo è veramente risorto, e questo miracolo, più stupendo degli altri, ci attesta che Gesù è il Figlio di Dio che ci ha rivelato la verità.
LE PROFEZIE DI GESU’
Nel Vangelo, oltre i miracoli fisici, troviamo i miracoli intellettuali e cioè le PROFEZIE. Anche queste sono segni certissimi della divina Rivelazione.
In particolare troviamo che Gesù, durante la sua vita ha fatto profezie: 1) - riguardanti la sua passione e la sua morte (Mt. 16), la sua risurrezione; 2) - altre ne ha fatte riguardo alla Chiesa; 3) - riguardo alla rovina di Gerusalemme; 4) - altre infine, riguardo alla riprovazione della Sinagoga e alla dispersione degli Ebrei. Di queste ultime, data la loro importanza, tratteremo a parte, insieme alle profezie sugli Ebrei, fatte nell’Antico Testamento.
Profezie di Gesù riguardo alla sua vita
Gesù aveva predetto che sarebbe stato tradito da Giuda (Mt. 26,21 -25; Mc. 14,20; Lc. 22,21; Gv. 6,71); abbandonato dai suoi discepoli (Mt. 26,21; Mc. 14,27; Gv.. 16,32); rinnegato da Pietro (Mt. 26,30; Mc. 14,34; Lc. 22,34; Gv. 13,38); consegnato ai principi dei sacerdoti, agli scribi e ai farisei, che lo condanneranno a morte e lo daranno in mano ai gentili, e lo insulteranno e gli sputeranno in faccia, lo faranno morire in croce; ma il terzo giorno risorgerà (Mt. 20, 17-19; Mc. 10,32-34; Lc. 10,31-33; Gv. 12,32).
In vari passi del Vangelo è facile riscontrare l’avveramento di tutte queste profezie (Vedi Mt. 26; Mc. 14; Lc. 22 e Gv. 18).
Qualcuno potrebbe obiettare: «Perché quando queste profezie furono avverate gli Apostoli furono così tardi a capire e a credere?». Il fatto è che fece loro velo il concetto diffuso in mezzo agli Ebrei, che credevano il Messia un liberatore materiale dalla dominazione dei Romani. Del resto, per la nostra fede, serve maggiormente la incredulità degli Apostoli, che se fossero stati nella aspettativa della Risurrezione e avessero considerata la Passione e la Morte di Gesù, come una cosa che doveva avvenire. S. Luca (1,31-34) viene a darci la risposta: «Gesù, presi in disparte i Dodici, disse loro: Ecco, noi andiamo a Gerusalemme e si adempiranno tutte le cose dette dai Profeti, riguardo al Figlio dell’uomo; Egli sarà dato nelle mani dei Gentili, sarà schernito e flagellato e coperto di sputi. E dopo averlo flagellato, lo uccideranno; ma egli risorgerà il terzo giorno. E quelli nulla compresero di tutte quelle cose, ed il senso di esse era loro nascosto e non afferravano quanto veniva loro detto».
Profezie di Gesù riguardo alla Chiesa
Gesù predisse che la sua Chiesa, fondata su Pietro, avrebbe superato le insidie dell’inferno: «E io ti dico, che tu ei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell’inferno non prevarranno contro di Lei (Mt. 16,18). Sono crollati gli imperi e coloro che avevano predetto imminente la fine della Chiesa. Questa senza armi materiali, senza cannoni, senza bombe atomiche, nonostante tutte le persecuzioni, continua nei secoli e si è estesa in tutto il mondo. Anche questo aveva predetto Gesù: «Andate, ammaestrate tutte le genti». «Ecco io sono con voi fino alla fine del mondo» (Mt. 28,20). E ancora: «Sarà predicato questo Vangelo del Regno in tutto il mondo, per testimonianza a tutte le nazioni» (Mt. 24,14; Mc. 13,10).
Predice che sarà annunziato quanto aveva fatto la peccatrice pentita, che gli aveva profumato i piedi, lavati colle sue lacrime durante il banchetto: «Vi dico in verità che in tutto il mondo, ovunque sarà predicato questo Vangelo, si racconterà in sua testimonianza quanto essa ha fatto» (Mc. 14,9).
Gesù inoltre ha predetto che sarebbe stato segno di amore e di odio fino alla fine del mondo, e come Lui, avrebbero perseguitato i suoi seguaci.
Sarà amato per la dolcezza del suo giogo (Mt. 2,29 - 30) e per l’amore che ci ha portato, morendo in croce. «Quando sarò esaltato da terra trarrò tutto a me» (Gv. 12,32). I martiri lo ameranno tanto da dar la vita per Lui, quando con una sola negazione avrebbero potuto scampare dalla morte: le vergini, i confessori, gli apostoli, avrebbero consacrata a Lui tutta la loro vita. I suoi seguaci Lo avrebbero amato coll’osservanza dei suoi comandamenti.
Predisse le persecuzioni ai suoi fedeli: «Sarete odiati da tutti a causa del mio nome» (Mt. 10,22). Basta dare uno sguardo alla storia e alla cronaca dei nostri tempi per riscontrare l’avveramento di queste profezie.
La rovina di Gerusalemme
Un’altra profezia enunziata da Gesù è quella della rovina di Gerusalemme (Mt. 24; Mc. 13; Lc. 21 e 19,34 - 44). Era l’ultima settimana prima della Passione. Gli Apostoli contemplavano la bellezza della facciata esterna del Tempio, considerato come una delle meraviglie del mondo. «Maestro, guarda che pietre, che fabbrica!», gli dice uno degli Apostoli. Ma Gesù risponde: «Vedi tu questi grandi edifici? Non rimarrà pietra sopra pietra che non sia diroccata». «Quando avverranno queste cose?», domandano gli Apostoli. Gesù allora predice anche i segni precursori e cioé: «Sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e sedurranno molti. Vi saranno terremoti, carestie, pestilenze fenomeni spaventevoli e grandi segni nel cielo». I seguaci di Gesù subiranno persecuzioni dalla Sinagoga. Infatti alla fine della «tribolazione» di questi giorni, Gerusalemme sarà circondata da eserciti, gli Ebrei in gran parte saranno passati a fil di spada e gli altri, fatti prigionieri andranno a rifornire i mercati di schiavi; Gerusalemme sarà calpestata dai Gentili e la somma abominazione della desolazione predetta dal Profeta Daniele sarà il culto idolatrico impiantato nel luogo santo. Gesù risponde agli Apostoli anche riguardo al tempo in cui accadrebbero questi fatti: «In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga».
Con questa profezia Gesù aveva unita quella della fine del mondo. Lasciando da parte la esecuzione di questa che deve ancora avvenire, noi vediamo in quello che era stato annunziato per Gerusalemme, l’esatto avveramento di tutto. Ce ne dà le notizie più diffuse lo storico ebreo Giuseppe Flavio nel suo libro «La Guerra Giudaica» e con lui altri storici pagani. Questi non solo ci parla della distruzione di Gerusalemme, avvenuta nel 70, ma anche dei segni precursori avvenuti nei quaranta anni intercorsi fra la profezia di Gesù e questa data. La carestia si abbatté su Gerusalemme nel 44 (Atti degli Apostoli 11,27-30) e in Roma nel 63 (Tacito, Annali 12,43) e in varie parti d’Italia in seguito alle guerre civili: vi furono terremoti, in Italia nel 51, in Laodicea nel 60; in Pompei nel 63. Nel 65 la peste devastò la Campania. A Roma in pochi mesi morirono 30.000 persone. Con i decreti di Nerone la violenza si estese in tutto l’impero, compresa la Palestina e con essa scoppiarono guerre e rivoluzioni (Flavio ib. lI, 17 - 10; 18, 1 - 8).
Fra gli impostori del popolo (che si presentavano come Messia), Flavio cita un certo Teuda, nel 45 sotto Claudio, e un certo Egiziano che radunò 30.000 seguaci sul monte Oliveto. Lo stesso ricorda fatti prodigiosi, come una cometa a forma di spada che comparve a Gerusalemme per un anno intero. Intorno al Tempio e all’altare apparve una notte un gran chiarore, che fu visibile per una mezz’ora. La porta del Santuario nel Tempio, tanto pesante che erano necessari venti uomini per smuoverla, si apri da sé, mentre fuori si vedevano nell’aria, attraverso le nubi, carri pieni di soldati, che circondavano la città. In una notte di Pentecoste i sacrificatori al Tempio udirono più volte una voce: «Uscite di qui», preceduta da uno strano rumore. Per sette anni un campagnolo per nome Gesù, girava per le strade gridando: «Voci da Oriente, voci da Occidente, voci su Gerusalemme e sul Tempio». Finché il giorno in cui la città fu assediata, alle maledizioni abituali aggiunse: «Guai anche a me» e colpito da una pietra moriva.
Nel 66 scoppiava una rivolta provocata dal procuratore Floro. Il Proconsole di Siria Sestio Gallo marcia sulla città ribelle, ma dopo esservi entrato deve battere in ritirata. Roma non poteva sopportare un affronto simile. Ecco perciò nell’aprile del 70 le armate di Roma comandate da Tito, pongono l’assedio a Gerusalemme. Ne segue la fame. Si racconta di madri che sgozzano e mangiano i loro bambini. Finalmente avviene l’ultimo assalto. Giuseppe Flavio parla di un milione e centomila morti. Altri novantasettemila sono sottoposti ai più spietati supplizi. In tre giorni la città è rasa al suolo. Nonostante il divieto di Tito, un soldato romano «spinto da una forza divina» incendia il Tempio, gettando un tizzone da una finestra. Si sviluppa un grande incendio, che non si riesce a domare. Dopo poco rimane solo cenere e macerie. Proprio in quel luogo i legionari romani piantano le loro tende e offrono agli dei i loro sacrifici (ib. VI, 3, 4; 9,3); Tacito (Ann. 2,17). Si erano salvati i Cristiani, che memori delle profezie, nel 67 erano fuggiti nella città di Pella, al di là del Giordano (Eusebio, ivi 1,3, c. 5).
Più tardi (nel 362), Giuliano l’Apostata che voleva smentire la profezia di Gesù, che aveva detto che non sarebbe rimasta pietra su pietra, finisce invece di compierla. Aveva mandato operai a togliere le macerie fino alle fondamenta per costruirvi di nuovo; ma terminata l’opera di demolizione, quando si sta per mettere la prima pietra — ci racconta lo storico pagano e ufficiale imperiale Ammiano Marcellino (Rerum gestarum 1,23 c. 1): «spaventevoli globi di fuoco improvvisamente lampeggiarono a più riprese in mezzo agli operai e ne uccisero un gran numero e resero il luogo inaccessibile. Poiché tutti gli elementi parevano sfavorevoli, si dovette abbandonare l’impresa». Così la profezia veniva compiuta con tutta esattezza.
I miracoli e le profezie di Gesù mostrano la divinità della sua dottrina.
Come abbiamo dimostrato, le profezie fatte da Gesù, e che troviamo con sicurezza storica nel Vangelo, sono divine. Infatti non sono semplici congetture o previsioni, ma sono annunzi certi e precisi, determinati nelle minime circostanze di luogo, di tempo, di persone. Essendo futuri contingenti, cioè dipendenti dalla libera volontà degli uomini, soltanto Dio poteva conoscerli in precedenza.
Infine, Gesù ha fatto queste profezie mettendole in relazione con la sua Missione divina, in modo che avessero valore di un segno certo che Egli era l’Inviato di Dio.
Dopo aver predetto il tradimento di Giuda, Gesù aveva detto: «Ve lo dico ora prima che avvenga, affinché, avvenuto che sia, crediate che sono io» (Gv. 13,19).
Così pure, annunziando le persecuzioni agli Apostoli, aveva aggiunto: «Questo ve l’ho detto, affinché quando avverrà vi ricordiate che ve ne ho parlato» (Gv. 16,4).
In un certo senso possiamo dire che le profezie ci danno un argomento più forte degli stessi miracoli, perché alcune di esse, come la continuità della sua Chiesa, le persecuzioni, l’odio e l’amore a Cristo, la dispersione degli Ebrei ed altre, durano tutt’ora.
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