I ROTOLI DI QUMRAN
Introduzione
Probabilmente nell'aprile del 1947, un ragazzo beduino di nome Muhàmmad ed-Dib (Maometto il Lupo), appartenente ad una tribù Taamira proveniente dalla Transgiordania e diretta a Betlemme, per commerciare, mentre inseguiva una capra, nella zona della sorgente di Fashcha, nello Wadi Qumran, tirò un sasso in una delle tante caverne della zona.
Il sasso produsse un suono come di cocci infranti. Il sasso aveva colpito una giara contenente un antico rotolo. Cominciava in questo modo una delle più importanti scoperte archeologiche del XX° sec.
Il ragazzo esplorò insieme ad un compagno la grotta, ai suoi occhi si presentarono una serie di giare cilindriche munite di coperchio, ritte e disposte in modo ordinato; altre giare erano rovesciate e senza coperchio, altre ancora erano infrante.
Le giare contenevano pacchi avvolti in un tessuto simile al lino uniformemente ricoperti di pece oppure cera. Ciascun pacco conteneva un rotolo manoscritto.
I ragazzi portarono il pacco con il rotolo che avevano aperto ai propri conoscenti della tribù, con la speranza di rivenderlo a Bethlemme.
Il rotolo venne acquistato da un mercante di nome Chalil Iskander Salim, soprannominato Kando, un individuo appartenente alla chiesa Giacobita; costui credendo che il rotolo contenesse un testo in siriaco antico, la lingua usata nella liturgia della sua chiesa, lo portò a Gerusalemme al Metropolita mar Athanasius Yeshue Samuel, che subito riconobbe la scrittura ebraica, anche se non seppe decifrarla.
Nel frattempo, agli inizi di luglio, i beduini si rifecero vivi con Kando per vendergli altri rotoli, ma una serie di contrattempi fecero in modo che costoro tentassero la vendita con un mercante ebreo che però non potè acquistarli non disponendo della somma richiesta.
Il Metropolita seppe scoraggiare i beduini, dal vendere al mercante ebreo i rotoli, convincendoli a non andare nella zona ebraica della città per evitare di essere truffati o magari impiccati.
I beduini, minacciati tra l'altro di avere seri guai con la giustizia nel caso non avessero ceduto ad un prezzo ragionevole i rotoli in loro possesso, ne vendettero ben 5 al Metropolita che li portò al monastero di S. Marco.