È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

LA CHIESA E L'ALDILA' (Nota pastorale)

Ultimo Aggiornamento: 28/10/2011 11:18
Autore
Stampa | Notifica email    
28/10/2011 11:17
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

I MOVIMENTI CHE PRESUMONO DI COMUNICARE CON L'ALDILÀ

    11. Fino a poco tempo fa, le verità sopra ricordate riguardanti la speranza cristiana e la visione cristiana dell'aldilà, bastavano a sostenere la fede e a dare ragione della speranza. E non è da escludere che un ritorno nella predicazione, nella catechesi e nello stile di vita dei cristiani sulle verità dimenticate della speranza cristiana, possano ancora oggi venire incontro a difficoltà, dubbi, incertezze in cui si muovono credenti e non credenti, in particolare quando sono messi alla prova dall'esperienza della morte tragica di un proprio familiare. È vero però che, soprattutto in questi nostri giorni, si vanno moltiplicando comportamenti e movimenti di pensiero, che prospettano la possibilità di un contatto con i propri defunti e che trovano accoglienza anche fra i cristiani. Il fenomeno della ricerca di comunicazione con l'aldilà è molto diffuso in Italia e sta interessando anche la nostra regione emiliano-romagnola. La Chiesa, custode della verità del vangelo e della sana dottrina, è chiamata a un serio discernimento anche nei confronti di questi movimenti. Quali i fattori che sollecitano oggi il desiderio e la speranza di riuscire a comunicare con i defunti? E quali i problemi che questi fenomeni vanno suscitando presso la coscienza cristiana?

Le morti violente

    12. Viviamo in una civiltà piena di pericoli, in cui le morti per causa violenta, spesso in giovane età, sono sempre più frequenti. Si pensi alle vittime della strada, soprattutto alle «stragi del sabato sera», alle vittime sul lavoro o negli sport pericolosi, alle vittime della droga, al suicidio dei giovani. Perdere un figlio, un genitore, un parente, un amico, a seguito di queste tragiche situazioni crea sconforto, sensi di colpa, solitudine, sentimento di impotenza e di assurdità. Nessuna meraviglia che, oltre il conforto che può venire dalla vicinanza degli altri familiari, dalla solidarietà degli amici e dalle verità consolanti della fede e della speranza cristiana, coloro che vengono provati dalla perdita imprevista e tragica di un proprio congiunto sentano il bisogno di avere le notizie che non hanno potuto avere, di sentire vicino lo scomparso, di sapere come sta, di ascoltarne ancora la voce. Tale ricerca di contatto con i propri defunti, vissuta un tempo solo come desiderio, trova oggi più facilmente accoglienza nel diffuso fenomeno dei movimenti che presumono di comunicare con l'aldilà.

La comunicazione con l'aldilà

    13. Sono ormai diversi i movimenti e i gruppi sorti con il preciso intento di mettere i vivi in comunicazione, o direttamente o tramite medium, con i propri defunti. A questo scopo si vanno moltiplicando convegni, seminari di studio, week-end di incontri su temi particolari, sempre legati a una spiritualità protesa al contatto con l'aldilà. A essi convengono sempre più persone in lutto che vanno ad ascoltare relatori che trattano della speranza di comunicazioni ultraterrene.
Non si tratta di un fatto nuovo, come rileva un'ampia e documentata letteratura in proposito; pratiche di comunicazione con i defunti riempiono la storia delle credenze dell'umanità, dal primitivi fino al nostro secolo. Particolarmente esteso è il fenomeno delle comunicazioni con i defunti nell'Ottocento e nel Novecento, con la nascita dello spiritismo e delle pratiche medianiche, che nella loro ideologia di fondo positivista e sincretista già hanno conosciuto la condanna da parte della Chiesa.

    14. Alla crisi ideologica dello spiritismo oggi sembra subentrare, almeno in Italia, una forma di evocazione degli spiriti ritenuta più compatibile con la religione, meno polemica con la Chiesa stessa, anzi più alla ricerca di dialogo e di consenso da parte della gerarchia ecclesiastica. A conferma della presunta ortodossia viene portato il fatto che ai movimenti aderiscono e vi operano, oltre laici e laiche di chiara estrazione cristiana, religiosi e sacerdoti, tra i quali alcuni notissimi per l'attività che svolgono all'interno della comunità cristiana. In alcuni di questi incontri è stata celebrata anche la messa. Ma non basta a garantire la legittimità di queste iniziative la presenza di sacerdoti, i quali sempre sono tenuti a chiedere al vescovo l'autorizzazione, che non si vede del resto come sia possibile concedere. Di fatto emergono idee, comportamenti e tecniche che suscitano seri dubbi sulla ortodossia di tali movimenti. Anzitutto in rapporto alla fede. Il senso della morte, la certezza di una vita oltre la morte - e non solo dell'anima, ma anche del corpo, nella risurrezione finale - e il conforto per la morte di una persona cara derivano a un cristiano dalla parola di Dio; sono un atto di fede in Colui che «non è Dio dei morti, ma dei vivi» (Lc 20,38). Sollecitare messaggi dai morti per nostra sicurezza è non fidarsi della parola di Dio; è, cosa ancor più grave, fidarsi più di messaggi umani - posto che siano veri e reali - che del messaggio del Dio della vita.

Emergere del mondo virtuale

    15. A dare ulteriore parvenza di credibilità a tali movimenti è anche il progresso tecnologico, al quale le attuali forme di comunicazione con l'aldilà inclinano. Si tratta del ricorso a sofisticati mezzi tecnologici (registratore, computer, telefono, radio, televisione...) e a metodi particolari di contatto con i defunti come scrittura automatica, messaggi in codice, segnali vari. L'uso di questi metodi dà solo l'illusione di comunicare. In realtà si comunica con se stessi, o meglio, con l'immagine del figlio o del defunto che è nel proprio inconscio. Bisogna comprendere e rispettare il dolore di chi si accosta a questi metodi, ma il cristiano deve trovare in Cristo il fondamento della sua speranza, la certezza della sua consolazione. Se Cristo, nostra speranza, non basta, si finisce per cadere in movimenti che acquistano i contorni di una setta derivata dal cristianesimo ma che si pone fuori dal cristianesimo. Inoltre il cristiano, come del resto ogni uomo di buon senso, non è esonerato dal dovere di un discernimento critico sui mezzi che pretendono di evocare una comunicazione con i defunti.

    16. Non è neanche da escludere, quando l'uso di questi metodi di comunicazione tramite i mass media è assunto in gruppi che si dicono dentro la Chiesa, che si istituisca una sorta di «chiesa virtuale», in analogia con il modello di utilizzazione dei mezzi di comunicazione diffuso negli Stati Uniti e nell'America Latina. Si configura così una sorta di «chiesa elettronica» o semplicemente virtuale, dove emittenti religiose, ricorrendo alle più raffinate tecniche pubblicitarie, costituiscono vere reti di comunicazione tra un pubblico di utenti-fedeli e la predicazione di un personaggio. Si calcolano a milioni gli americani che esprimono - con offerte e dichiarazioni di conversione - la loro adesione a una «chiesa» che in realtà è soltanto una emittente televisiva, una chiesa «virtuale». Questa constatazione - visto il processo di globalizzazione degli stessi fenomeni religiosi, che non sembra risparmiare neanche il nostro paese - non deve certo portare al rifiuto sistematico del ricorso ai mezzi tecnici, ma deve piuttosto portare a riconoscerne i limiti. I canali privilegiati dell'evangelizzazione, della catechesi e di ogni altra comunicazione cristiana, rimangono quelli costituiti dall'incontro personale con la Parola di Dio e con la comunità credente. Questa comunità di fede non potrà mai ridursi a quella convocata attorno a una radio, a un televisore o a un libro.
Voci e messaggi dall'aldilà vengono ritenuti una vera e propria conferma delle verità di fede, quando in realtà non è da escludere un'interpretazione che ragionevolmente legge questi fenomeni come espressioni dell'inconscio. Anche il bisogno umanamente comprensibile di comunicare con un proprio congiunto, alimentando l'illusione di continuità fisica con il defunto, alla fine porta a una sorta di fuga dalla realtà della morte, che così viene ridotta quasi a morte solo apparente. Sono fenomeni che inclinano a una forzatura della tradizione cristiana, la quale, al contrario, promuove la comunione spirituale con i propri defunti nella preghiera reciproca, nella memoria degli esempi di vita che hanno lasciato, nella vigilante attesa della beata risurrezione. Diversamente la fede in Gesù Cristo e la speranza nella risurrezione, senza volerlo, vengono svuotate del loro vero significato.

Il fascino dell'Oriente

    17. Molti dei nostri contemporanei, qui in Occidente, anche per i frequenti contatti con paesi come l'India e il Tibet, subiscono il fascino della visione orientale delle cose, e cercano nelle relative tecniche un balsamo per la propria anima sofferente. Nessuna meraviglia che nella spiritualità dei movimenti che propongono una qualche forma di comunicazione con l'aldilà, insieme con elementi tipici della spiritualità cristiana, si vengano a mescolare elementi estranei o addirittura contrari, come la dottrina della reincarnazione. A volte si ha l'impressione di entrare in un grande mercato comune di credenze religiose, come un self-service, dove ognuno compie la sua scelta secondo ciò che gli conviene. Perfino alcuni cristiani sono in questo modo convinti che la dottrina della reincarnazione possa essere un felice complemento per la loro fede nella risurrezione. Con la parola reincarnazione viene denominata una dottrina la quale sostiene che l'anima umana dopo la morte assuma un altro corpo, e in tal modo si incarni di nuovo. Nel modo di pensare di molti uomini del nostro tempo, questa vita terrena è percepita come troppo breve per poter porre in atto tutte le possibilità di un uomo o perché possano essere superate o corrette le mancanze commesse in essa. Diventerebbe così possibile rifarsi una vita.

    18. Se così fosse però, nella pluralità delle vite, verrebbe meno la coscienza della serietà della vita presente e il senso di responsabilità personale. C'è da chiedersi anche come mai l'uomo vivente non ricordi niente degli eventuali vissuti precedenti. Alla base di questa teoria, che non ha nessuna controprova, c'è l'idea in fondo che l'uomo non sia in grado di decidere il suo destino con vera consapevolezza in questa esistenza. Come si sarà notato, la reincarnazione non è un articolo venduto separatamente. Con la reincarnazione viene infatti avanzata una visione diversa di Dio, dell'uomo, della storia e della salvezza.
L'incompatibilità della dottrina della reincarnazione con la visione cristiana della vita presente è perciò evidente se la si confronta con il carattere personale dell'incontro dell'uomo con Dio e, quindi, della stessa risurrezione dei corpi. Cristo stesso è risorto, non si è reincarnato.

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 17:54. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com