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TEOLOGIA DELLA STORIA (R. Th. Calmel O.P.)

Ultimo Aggiornamento: 09/09/2011 18:19
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09/09/2011 18:14
 
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CAPITOLO PRIMO - Le tre città impegnate nella storia

L'attuale periodo offre assai di rado spettacoli confortanti al cristiano che non rinunci a farsi un giudizio, nell'ambito della propria fede, sugli avvenimenti di cui è testimone, sulle correnti storiche della nostra epoca e che si serva dei criteri obiettivi e assoluti forniti dalla fede e dalla ragione. Egli può accorgersi ad esempio, nel corso delle sue osservazioni e delle sue letture, che le strutture sociali dei nostri paesi sono modellate e influenzate sempre di più da una mentalità ateistica, sociologistica e tecnocratica, che la resistenza del clero allo pseudo-cristianesimo teilhardiano è troppo spesso priva di mordente, che il reclutamento del clero regolare e secolare, come delle religiose, è molto diminuito, insieme a molti altri fatti desolanti. Queste constatazioni sono evidenti quando si parta da un giudizio nell'ambito della fede e non ci si lasci allettare dall'assurda spiegazione di un'irreversibile evoluzione che spiega ogni cosa, purché la si accetti senza riserve.
Possiamo attenderci una immediata rettificazione della nostra penosa situazione? Lo ignoro. La sola cosa di cui sono certo è che, attualmente come per il futuro, la grazia onnipotente non ci abbandonerà; e la Chiesa resisterà anche se il modernismo continua dall'interno il suo lavoro di sradicamento, di confusione e di sofisticazione. Per ora, ciò che ci rimane da fare è restare fedeli al posto che Dio ci ha assegnato; perseverare nella preghiera, meditare la santa dottrina; rimanere vicini, malgrado le inevitabili divergenze, a coloro che, come noi, vogliono servire Dio nella vera fede, sia preti che laici, e infine custodire l'esperienza più positiva delle generazioni cristiane che ci hanno preceduto, per trasmetterla viva e vitale.
Per conservare nel presente disordine questo atteggiamento lucido e coraggioso, bisogna incominciare col mantenere ben salde tutte le verità della nostra fede; soprattutto, forse, ricorrere a tutti gli insegnamenti divini, aggrappandoci, molto più di quanto faremmo in tempi normali, alle rivelazioni che ci dicono la potestà di Gesù Cristo sulla storia, al decisivo versetto di san Paolo, "diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum" e infine alle visioni dell'Apocalisse sulla sovranità e la vittoria di Cristo.
Più meditiamo questi testi e più nasce in noi la convinzione che il nostro è un Dio nascosto, la cui vittoria si realizza con la croce. I seguaci di Cristo non conoscono altro traguardo se non quello di essere confessori o martiri, vergini o donne pie. La categoria dei cristiani trasfigurati e trionfanti non è fatta per la vita di questo mondo.
Tuttavia i termini storia, mondo, Chiesa, sono stati confusi, a piacimento, dai nostri contemporanei. Sentendo parlare alcuni di loro, leggendo taluni studi sulla Chiesa e il mondo, non riusciamo più a comprendere con chiarezza se il mondo non si identifichi ormai con la Chiesa, soprattutto quando avanza (stando a ciò che ci dicono) nel senso della liberazione dell'uomo e della ascesa umana.
Nello stesso modo potremmo anche credere, ascoltando quelle voci, che la Chiesa, pur non essendo esattamente il mondo, tuttavia non se ne differenzi in modo netto, né debba lanciare condanne, in considerazione del fatto che il compito primario del prete sarebbe di " ascoltare la voce del mondo ", senza preoccuparsi eccessivamente di essere attento alla rivelazione del Signore, ne alle maledizioni da lui lanciate contro il mondo. Per quanto concerne la storia, viene ricordato sempre meno che essa è dominata da tre avvenimenti che certamente non si trovano sullo stesso livello, ma di cui nessuno deve essere lasciato nell'ombra, poiché ognuno di essi è indispensabile a una esatta interpretazione; la creazione ex nihilo, il peccato originale, la redenzione attraverso il Figlio di Dio nato dalla Vergine Maria. (Se si considerano questi avvenimenti storici che si pongono in una dimensione diversa dagli altri e che li sovrastano tutti, si può allora capire che il peccato e il demonio sono all'opera, ma anche che ormai sono vinti e che il Signore trionferà di loro con la sua croce, e con la nostra unità alla sua. Tuttavia questo trionfo si colloca nel cuore stesso della lotta e non ancora nella soppressione di questa. Soppressione che è differita ai secoli futuri, dopo la sconfitta dell'Anticristo e il giudizio finale. È bene precisare che questa prospettiva non ha nulla a che fare con il millenarismo. Anche su questa terra, hic et nunc, vi sarà senza dubbio la vittoria; ma essa deve essere intesa nel senso che ciò che il Padre ha dato a Gesù nessuno può toglierlo dalla sua mano, e non nel senso che i lupi rapaci non perseguitino il gregge fedele fin nell'ovile del Pastore e non gli facciano sentire i loro morsi. Ma è impossibile che siano più forti del Pastore: essi non potranno mai portare via le pecore che sono salde nella fede e fiduciose con umiltà).
Ma ritorniamo alle nozioni di Chiesa e di mondo: vedremo che sono inconciliabili.
Per mondo intendiamo tre cose: in primo luogo la creazione nel suo insieme e, soprattutto, gli uomini in quanto suscettibili di redenzione; poi i valori della civiltà, lo sviluppo delle possibilità umane nel campo così ricco e vasto della cultura e della vita sociale; infine i princìpi del rifiuto della vita della grazia e della vita della Chiesa che gli uomini portano chiusi nel cuore, ma che organizzano socialmente al di fuori. Questo concetto di rifiuto della carità e della croce (anche indipendentemente dalla sua attuazione nelle istituzioni), ricorre con molta frequenza nel quarto vangelo; Bossuet ce ne da un'interpretazione spesso patetica, con la gravità e la benignità di un prete di Gesù Cristo, nel suo mirabile "Traité de la concupiscence"; ammirevole, nonostante alcuni sviluppi un po' arbitrari dovuti all'enfasi oratoria.
Ecco ora un succinto estratto, o piuttosto alcune indicazioni ricavate dai testi della Scrittura, sui tre significati principali del termine mondo.
In primo luogo, il mondo inteso come l'insieme degli uomini che devono venire salvati dalla redenzione: " È lui la vittima espiatrice per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo " (1 Gv. 2,2). "Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo " (Gv. 9,5). " Son venuto nel mondo a rendere testimonianza alla verità " (Gv. 18,37). " Dio non ha mandato il Figlio suo nel mondo perché condanni il mondo, ma perché il mondo per mezzo di lui venga salvato " (Gv. 3,17).
Poi, il mondo come entità politica e universo della cultura. " Se il mio regno fosse di questo mondo, le mie guardie, certo, avrebbero combattuto, perché non fossi dato nelle mani dei Giudei " (Gv. 18,36). " Coloro che usano di questo mondo, ne usino come se non ne godessero, perché i beni di questo mondo passano " ( 1 Cor. 7,31 ); " Vi ho scritto nella mia lettera di non aver relazioni con i fornicatori, tuttavia ciò va inteso non in senso assoluto riguardo ai fornicatori di questo mondo... altrimenti dovreste uscire dal mondo " (1 Cor. .5,9-10).
Il mondo, infine, che esprime i princìpi del rifiuto di Dio e della sua Chiesa (questo concetto è di gran lunga il più ricorrente). " Non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo... perché tutto ciò che è nel mondo, cioè la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia delle ricchezze, non vengono dal Padre, ma vengono dal mondo " (1 Gv. 2,15-16). " Non sapete che l'amore del mondo è odio contro Dio? Chi dunque vuol essere amante del mondo, si fa nemico di Dio " (Gc. 4,4). " Guai al mondo per gli scandali! " (Mt. 18,7). " Tutto il mondo giace in potere del maligno " (1 Gv. 5,19). " Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste nel mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo: ora, perché non siete nel mondo, ma anzi, scegliendovi, io vi ho fatto uscire dal mondo, per questo il mondo vi odia " (Gv. 15,18-19). " Già sta per venire il principe del mondo, ma non può nulla su di me " (Gv. 14,30). " Quando verrà [il Consolatore], egli convincerà il mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio... Il principe di questo mondo è già giudicato " (Gv. 16,8-11). " Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo, e la vittoria che trionfa del mondo è la nostra fede " (1 Gv. 5,4).
Per chiarire il termine " mondo ", secondo la triplice accezione espressa dal nuovo Testamento, è opportuno collocarlo nella prospettiva della dottrina delle tre città, che deriva anch'essa dal nuovo Testamento e che ci viene esposta da monsignor Journet.
Su questo punto, come su altri, il grande teologo di Friburgo non ha fatto altro che porre in una luce più nitida, dandogli maggiore chiarezza, un insegnamento che è comune nella tradizione cristiana e tomista. Rifacendoci quindi alla rivelazione, dobbiamo enumerare le tre città: per prima la città di Dio, o santa Chiesa, essenzialmente soprannaturale, senza peccato benché composta di peccatori, che viene da Dio, con poteri e un amore che non sono di questo mondo; poi la città di Satana, composta non soltanto dalle tre concupiscenze che portiamo dentro di noi, ma anche dall'azione di Satana al di fuori di noi: le menzogne, le illusioni, le seduzioni del maligno attraverso le quali il rifiuto di Dio tende a organizzarsi in strutture che possono essere visibili e ufficiali o dissimulate e nascoste. Questa città perversa è già vinta, malgrado i suoi tentativi sempre rinnovati. C'è infine la città umana, con le culture e le civiltà che sono frutto del genio umano nel corso dei secoli. Le due prime città sono supreme e definitive, ma non si trovano evidentemente in una posizione di parità poiché la città di Dio è sempre vittoriosa attraverso la croce, mentre la città di Satana rinnova ogni giorno i suoi sforzi soltanto per vederli quotidianamente crollare, nell'attesa di essere relegata, per sempre impotente, in fondo all'inferno. In quanto alla città umana, temporale per sua natura e limitata alla vita presente, essa entra necessariamente nella sfera di attrazione delle due città supreme, senza però che la città del demonio giunga mai a imporsi in tutto, mentre la città santa, la santa Chiesa, non cessa di irradiare sulla città umana la sua luce celeste e di far sbocciare, anche se in piccoli recinti, i fiori umani più preziosi della saggezza e della poesia, dell'onore e della giustizia politica. (Anche se la città di Dio, la santa Chiesa, si è sempre preoccupata di far penetrare il Vangelo e la sua legge nella città umana, essa non attua con ciò il suo compito precipuo, che consiste nell'annunciare il Vangelo, nel celebrare il santo Sacrificio, nel salvare le anime; ma suscitare e sostenere una civiltà cristiana è una conseguenza ineluttabile del suo compito primario, poiché gli uomini ai quali porta il Vangelo vivono organizzati in società, e devono quindi essere fedeli al Signore nella vita sociale).
Quella che chiamiamo città umana corrisponde a taluni aspetti del mondo; tuttavia, i due termini non sono rigorosamente equivalenti; il termine di città evoca con maggiore chiarezza alcuni importanti concetti lasciati invece in ombra dal termine mondo: i concetti di organizzazione, legislazione, costume e autorità.
Così, anche quella che chiamiamo città del demonio corrisponde ad alcuni aspetti del mondo. Ma anche qui, grazie al termine città, vengono introdotte utili precisazioni che permettono di scorgere tutto ciò che vi è di organizzato nell'opera del demonio, il "principe di questo mondo": sia sul piano religioso, cioè per quanto concerne la più intima essenza dell'uomo, poiché è proprio su questo piano che suscita le sue forme aberranti con i loro falsi sacerdoti e i loro falsi dogmi (idolatria, eresia o apostasia); sia sul piano della società politica, dove opera per plasmare i costumi, per stabilire leggi, per dominare i cittadini per mezzo di una gerarchia ufficiale o nascosta.
Anche se il termine mondo può suggerire tutte queste cose, non riesce però a esprimerle tanto bene come l'espressione città del demonio. Evidentemente, possiamo parlare di mondo cristiano nel senso di civiltà cristiana, come città terrena, illuminata dalla rivelazione e docile alla Chiesa. Ciò che non bisogna però dimenticare è che in un mondo cristiano (come la cristianità medievale, ad esempio) il mondo, inteso nel senso delle tre concupiscenze e del rifiuto di Dio, ha una importanza ben reale e fa sentire la sua influenza nefasta. Ne deriva, ed è un fattore importante, che non ha dalla sua parte la potenza delle istituzioni, che non dispone neppure della forza di una dottrina comunemente ricevuta (o imposta). In questo caso si tratta di uno scandalo non ufficiale, fluido e diffuso, che nasce dalla debolezza e dalla malizia delle persone e dei piccoli gruppi naturali: si tratta della fornicazione senza legge di divorzio, di un insegnante agnostico senza una università laicizzata e laicizzante, degli abusi di un padrone senza l'oppressione della schiavitù statale, universale e mascherata. È più che sufficiente per perdere le anime e incrinare una civiltà, come i cattivi esempi e gli scandali personali. Bisogna rendersi conto che se queste cose esistono, continueranno ad esistere anche in un mondo cristiano. Malgrado ciò, è evidente la differenza (e si tratta anche di una differenza di natura), fra un mondo cristiano come quello del medioevo e un mondo di idolatria, come quello dell'antichità, e ancor più un mondo di apostasia come quello che tenta di costituirsi da due secoli a questa parte. In un mondo cristiano notiamo per prima cosa che gli uomini vengono rigenerati divinamente per la loro appartenenza alla Chiesa gerarchica, anziché beneficiare semplicemente di visite della grazia attraverso strutture religiose e una civiltà che, di per se stesse, sono in opposizione alla grazia. Inoltre, in un mondo cristiano, quali possano essere le debolezze individuali, gli uomini vengono sospinti, sorretti, innalzati da costumi e istituzioni il cui principio animatore è conforme al diritto e al Vangelo. Ma questo non è affatto il principio che anima i costumi e le leggi in un mondo d'idolatria e soprattutto di apostasia.
Irriducibile per la sua trascendenza soprannaturale alla città terrena, sulla quale non tralascia tuttavia di far scendere i suoi benefizi, la Chiesa è in completa opposizione alla città di Satana, alle tre concupiscenze e alla loro proliferazione naturale, ossia al mondo che rigetta il Vangelo, che è organizzato e costituito su simile rifiuto e per il quale il Signore non ha mai pregato: sia il " mondo " antico dell'idolatria, sia il " mondo " moderno che tende a divenire il mondo dell'apostasia. Quanto al " mondo " medievale, bisogna sottolineare che i princìpi del rifiuto della vita della grazia e della vita della Chiesa che erano certamente attivi in quell'epoca, non avevano però il mezzo di istituzionalizzarsi e di aumentare così le loro devastazioni e i loro danni; ma quel " mondo " esisteva. La Chiesa dei preti e dei santi lo combatteva con tutte le sue forze, cioè con l'infallibile insegnamento del magistero e l'eroismo dei servitori del Signore, conducendo contro di esso una guerra implacabile. Anche se il mondo di quel tempo non aveva ancora inventato le istituzioni, che avrebbero dato al suo rifiuto di Dio la forza della legge o il prestigio dell'idea, ciò non impediva che il suo rifiuto di Dio fosse vivo, che si alimentasse alle tre concupiscenze senza mai saziarsi.
Gli scrittori di spiritualità delle grandi epoche della cristianità ce lo hanno ripetuto abbastanza nei loro immortali insegnamenti sul disprezzo del mondo. Ciò che essi ci svelano sulla lotta contro le concupiscenze rimane sempre valido. Per l'applicazione della loro dottrina esiste però una differenza fra il nostro secolo e quelle epoche della cristianità.
Nel nostro tempo come nel loro, ci si insegna a disprezzare noi stessi e a lottare contro le cattive tendenze. Ma dobbiamo farlo senza cessare di opporci, a seconda delle nostre condizioni e della nostra missione, alle istituzioni e ai costumi il cui principio animatore non è più cristiano e il cui spirito è talvolta quello dell'apostasia. Di questa nuova condizione di distacco inferiore non potevano tenere conto i grandi autori cristiani del medioevo e dell'era classica. Essa non esisteva alla loro epoca, è una particolarità del nostro tempo. Ne deriva che la loro dottrina, in se stessa, non è da cambiare. Si tratta solamente d'inserirla nelle prospettive attuali. Il loro insegnamento è stato formulato mentre regnava ancora, in qualche modo, un ordine temporale cristiano. Si tratta di impadronirci di questo insegnamento, farlo nostro, in una situazione molto diversa poiché dobbiamo tentare di ristabilire, secondo la nostra situazione e il nostro stato, un ordine temporale che sia nuovamente conforme alla legge di Cristo. In ogni caso, e qualunque siano le congiunture storiche della città umana e della Chiesa, il mondo basato sul rifiuto di Dio esisterà sempre, persino quando, fortunatamente, non sarà istituzionalizzato. Esisterà sempre e sempre dovremo combatterlo per rimanere fedeli al Signore. Ciò significa che la dottrina mistica degli autentici scrittori di spiritualità sarà sempre attuale e non cesserà mai di esserci di prezioso aiuto.
Dopo aver posto la città di Dio in rapporto al mondo considerato sia come civiltà sia come principio di peccato, è logico dedurne che il dialogo della Chiesa col mondo, di cui oggi tanto si parla, non potrà mai essere quello di due interlocutori su un piano di parità, in qualsiasi modo si intenda il mondo. Le prime cose che colpiscono nell'incontro fra la Chiesa e il mondo sono la trascendenza della Chiesa e la sua irriducibilità. Per quanto materna possa essere, la Chiesa rimane sempre la città santa che discende dal cielo, da Dio, che raggiunge l'uomo nel segreto del suo cuore per purificarlo e divinizzarlo in Cristo. Ne risulta quindi che l'incontro della Chiesa col mondo non potrà mai assomigliare a quello di due cortesi compagni che inizino un dialogo da pari a pari, una sera d'estate, sotto gli alberi di un giardino pubblico. Il solo incontro autentico e salutare della Chiesa con il mondo è quello dei confessori senza macchia, dei dottori inflessibili, delle vergini fedeli e dei martiri invincibili, ricoperti della tunica scarlatta intinta nel sangue dell'Agnello.
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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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