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CHIARIMENTI SU OBIEZIONI (non dottrinali) CONTRO LA CHIESA

Ultimo Aggiornamento: 01/07/2013 07:50
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08/09/2011 15:24
 
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    Molti chiedono come mai la Chiesa non paga l'ICI.

Riportiamo qui di seguito la risposta di
Mons. Rino Fisichella

Non c’è peggior nemico della voluta disinformazione. Non sono un esperto, ma si rivendica una cosa che è già in atto. Infatti «tutte le attività commercialmente rilevanti della Chiesa italiana sono già soggette a tassazione ordinaria», come ha avuto modo di precisare il vicario della curia
bolognese, don Giovanni Silvagni, rispondendo a una richiesta del sindaco Virginio Merola (e del segretario nazionale del Pd, Pierluigi Bersani). Riprendo ancora don Silvagni: «Se una parrocchia ha una scuola o dei locali che dà in affitto paga l’Ici come qualunque altro proprietario». Invece
per la casa del parroco, la chiesa, gli oratori, le aule del catechismo vale l’esenzione, perché lo Stato in certi ambiti riconosce il valore sociale della Chiesa, al pari di altre istituzioni. Così tutti i beni legati alle attività di culto e alle funzioni sociali della Chiesa godono di agevolazioni». Mi pare
chiaro…
Le notizie che si leggono sui privilegi della Chiesa italiana non solo sono presentate in maniera confusa, ma appaiono strumentali, per accreditare un’immagine poco coerente della missione che essa svolge nella società. Si usa in questi casi, come in passato, la provocazione gratuita,
giocando con una buona dose di populismo e demagogia, che ad alcuni sembra essere l’unica forma per fare politica. Negli anni scorsi, mentre si era ancora agli albori della crisi economica, che oggi mostra i suoi veri tratti, è stata per prima la Chiesa a rimboccarsi le maniche.
Tra le varie iniziative, si è creato il fondo “prestito della speranza”, per contribuire alle necessità di tante famiglie che la crisi aveva colpito con la
disoccupazione e con gravi conseguenze di povertà. La Chiesa può intervenire con queste forme di carità sia per la generosità di tante persone che credono alla sua opera, sia per gli strumenti che in ogni società civile e democratica sono messi a sua disposizione attraverso norme
giuridiche per agevolare la sua azione. Queste forme non appartengono solo alla Chiesa cattolica, ma a tutte le confessioni che sono riconosciute dallo Stato. Guardando alla prassi di altri Paesi europei, si potrà vedere come le stesse norme e altre ancora più importanti sono riconosciute alle Chiese per consentire di dare il proprio contributo peculiare là dove spesso lo Stato non riesce ad arrivare. Sarebbe tempo, comunque, che chi si
affanna in questi giorni a imporre le sue soluzioni sia più attento nel non mischiare le carte, per dare una visione distorta dell’attività della Chiesa, che è sotto gli occhi di tutti. Chi sa guardare con onestà non vede privilegi,maun prezioso servizio verso tanti poveri. Essere a loro disposizione è per noi il vero privilegio che ci contraddistingue da due mila anni.

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08/09/2011 15:40
 
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Nel considerare taluni riconoscimenti che lo Stato fa alla Chiesa Cattolica, non bisogna mai dimenticare che la Chiesa ha ceduto allo Stato immensi territori e possedimenti dell'Italia centrale.


Gli accordi del Laterano, firmati da B. Mussolini e da P. Gasparri (11.2.1929) e quindi ratificati con una apposita legge (27.5.1929, n. 810), consistono di due protocolli: un trattato con annessa una convenzione finanziaria e un concordato.
Il trattato (in ventisette articoli e una premessa, cui seguono quattro allegati) riconosce la necessità, “per assicurare alla Santa Sede l'assoluta e visibile indipendenza”, di costituire un territorio autonomo sul quale il pontefice possa esercitare la sua piena sovranità.

Veniva così creato lo Stato della Città del Vaticano.

Si confermava inoltre l'articolo 1 dello Statuto albertino, in virtù del quale “la religione cattolica, apostolica e romana” era considerata la sola religione dello Stato.

La persona del papa era dichiarata sacra e inviolabile, particolari privilegi venivano concessi alle persone residenti nella Città del Vaticano, e il patrimonio immobiliare della Santa Sede (di cui veniva fornito un elenco dettagliato) avrebbe avuto numerose esenzioni specie dal punto di vista tributario. La convenzione finanziaria liquidava le pendenze economiche fra le due parti mediante un cospicuo versamento da parte del governo italiano e la cessione di una congrua quantità di titoli azionari quale indennizzo dei danni subiti dalla Santa Sede con l'annessione degli Stati ex pontifici all'Italia e la conseguente liquidazione di gran parte dell'asse patrimoniale ecclesiastico.


Il concordato (quarantacinque articoli e una premessa), destinato a regolare i rapporti tra la Chiesa e lo Stato, assicura alla Chiesa la libertà nell'esercizio del potere spirituale, garantendo alcuni privilegi agli ecclesiastici (esonero dalla leva militare, speciale trattamento penale ecc.); riconosce gli effetti civili del matrimonio religioso e delle sentenze di nullità dei tribunali ecclesiastici; assicura infine l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali
di ogni ordine e grado, come pure l'assistenza spirituale alle forze armate e agli ospedali.

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15/01/2012 09:45
 
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La dimensione freudiana dell'opera di Romeo Castellucci

   Avenir de la Culture si è sommata alle decine di migliaia di cattolici che stanno protestando contro l'opera teatrale "Sul concetto del volto di Cristo", del regista Romeo Castellucci.

    Questo pezzo costituisce una gravissima offesa a Nostro Signore Gesù Cristo e alla coscienza della maggioranza cattolica del nostro Paese.

    Di fronte ad un'enorme riproduzione del volto di Cristo, un anziano nudo subisce successive crisi di dissenteria. L'artista italiano non risparmia nulla al pubblico, nemmeno la puzza... Alla fine, l'anziano sale su uno sgabello e versa sul telo i contenuti della sua bacinella. Grosse chiazze rosso-marrone scorrono sul Volto Santo.

    Il telo si squarcia, lasciando vedere un grande pannello nero con sopra la scritta:"You are my shepherd" ("Tu sei il mio pastore"). Ma, in modo intermittente, compare un "not", che  trasforma la frase in negativo: "Tu non sei il mio pastore".

    Nella versione presentata al festival di Avignone, alcuni bambini lanciano sul Sacro Volto delle granate, finte ma molto rumorose.

    Il pubblico capisce che, venendo da un artista che si diletta nella provocazione, lo scopo è proprio quello di insudiciare con escrementi il bel viso del Salvator Mundi di Antonello da Messina.

    Non si capisce, invece, come rappresentanti del mondo cattolico — e perfino qualche vescovo — abbiano cercato di giustificare l'opera blasfema, attribuendogli perfino un carattere spirituale.

*     *     *

   Oltre a protestare con ogni fibra della nostra anima cattolica contro questa evidente blasfemia — offrendo nel contempo fervide preghiere di riparazione al Sacro Cuore — abbiamo cercato di fare una lettura più approfondita dell'opera di questo regista che si definisce post-moderno. Compito non facile, visto che Castellucci si muove in un ambiente intellettuale che ha perfino creato un proprio linguaggio, speso arcano per i non addetti ai lavori, al fine di mascherare le loro follie dietro elucubrazioni pseudo-scientifiche.

   Per fortuna, è venuto in nostro ausilio il dott. Paul Martin Eve, ricercatore di filosofia presso l'Università del Sussex, in Inghilterra. Avendo assistito allo spettacolo nel teatroThe Barbican di Londra, egli ha scritto un suo parere, in vena chiaramente favorevole:

    "La lettura più evidente è quella del rovesciamento del rapporto tra padre e figlio nella tradizione cristiana. Qui il padre implora il perdono del figlio. Come nel ‘Eli, Eli lama sabachtani' della Bibbia, il figlio maledice il padre. Ma qui non è Lui [il padre] che perdona. È Lui che commette il peccato. È Lui che deliberatamente butta matterie fecali sul palcoscenico del mondo. (...) Questo Teatro della Crudeltà è profondamente cinico in materia religiosa.

    "Tutto questo si colloca, ovviamente, in un'ottica psicoanalitica. È impossibile leggere lo spazio clinicamente bianco, sporcato con le feci, senza un riferimento che comprenda la Kristeva e l'abiezione. I limiti del corpo, definiti dalla trascendenza degli escrementi, trovano un parallelo nel concetto cristiano della Trinità, un'amalgama spazio-tempo di più entità che definisce la sua natura trascendente attraverso l'emissione di sostanze corporee. [...] Il fattore m... non mi sembra affatto eccessivo, messo lì tanto per scioccare".

   Per capire questo chiacchericcio, bisogna analizzare ciò che Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, dice riguardo al ruolo delle feci nello sviluppo umano.

*     *     *

    Per Freud (*), il fatto che il bambino nasca "attraverso l'intestino" stabilisce"l'identità tra bambino ed escrementi". L'escremento sarebbe il "primo dono" che il bambino offre alla madre. Accettandolo, "ella mostra il suo affetto". D'altra parte, "la defecazione fornisce al bambino la prima opportunità di decidere tra un atteggiamento narcisistico e uno di amore per l'oggetto". Secondo Freud, "o il bambino offre i propri escrementi con docilità, sacrificandoli per amore, oppure li ritiene per procurarsi una soddisfazione auto-erotica e, più tardi, come affermazione della propria volontà" (**).

    Da lì, il rimpianto del padre della psicoanalisi per non aver avuto né il tempo né il sostegno delle donne di casa per realizzare con la figlia Anna "l'esperienza di verificare quando compare, per la prima volta, il disgusto nei bambini piccoli. Né per verificare se c'è un periodo nella prima infanzia durante il quale non si sente disgusto nel mangiare escrementi" (Lettera di Freud a Fliess, 8 febbraio 1897).

    Da questo, Freud conclude che i bambini sono profondamente interessati ai propri escrementi, e ne vanno fieri. Più tardi, lamenta lo psichiatra austriaco, "per influenza dell'educazione, gli istinti e le attrazioni per i propri escrementi gradualmente soccombono alla repressione. Il bambino impara a tenerli segreti, se ne vergogna e sente disgusto nei loro confronti". In età adulta, sempre secondo Freud, il fatto che siano oggetto di scherzi "mostra la stima che, da piccoli, gli esseri umani hanno avuto per le loro feci, e che hanno conservato nel loro subconscio".

    Psicoanalisti più recenti hanno voluto dimostrare che, più una cultura è "civilizzata", più essa rifiuta qualsiasi rapporto positivo con gli escrementi. Mentre nelle tribù primitive le feci possono significare sia abbondanza che umiliazione, sia medicina magica che corruzione, sia la morte che il rinnovamento, nella nostra società nevrotica tutti i prodotti del corpo, tranne le lacrime, sono stati banditi dal linguaggio decente della società.

*     *     *

    Ed è qui che entra la psicoanalista bulgara Julia Kristeva, tirata in ballo da Paul Martin Eve. Per la Kristeva, tutto ciò che riguarda i "confini porosi del corpo" — i buchi, per intenderci — e, in generale, l'assorbimento o l'espulsione di materia nel proprio corpo è potenzialmente abietto. La sorgente di ogni sensazione di disgusto sarebbe nel rapporto arcaico del bimbo col corpo della madre, il timore di essere fagocitato, e la conseguente dolorosa necessità di separazione (***).

    Secondo la Kristeva, la letteratura e il teatro moderni si sono addossati il compito, prima svolto dal sacro, di evocare l'abietto per rinsaldare la separazione arcaica, e così sublimare la violenza immemorabile con cui un corpo è separato da un altro.

    Scrive la Kristeva: "Come in un vero teatro, senza trucco e senza maschera, i rifiuti corporali mi indicano ciò che io rigetto costantemente per poter vivere. Questi umori, questa sporcizia, questa m... sono ciò che sostengono la vita. Se non li espelliamo, rischiamo la morte. (...) Questi rifiuti fuoriescono affinché io possa vivere. Finché, di perdita in perdita, non mi resterà più niente. E allora tutto il mio corpo diventerà un rifiuto, un cadavere, il più disgustoso dei rifiuti".

*     *     *

    Ma, dirà un lettore attento, cosa c'entra tutto questo col bel volto di Cristo imbrattato dalle feci nell'opera teatrale di Castellucci?

    Secondo Julia Kristeva, i rigori del monoteismo ebraico, fondato sull'opposizione puro/impuro, richiedono l'espulsione dell'abietto (tabù alimentari, purificazione delle donne, ecc.). Mentre nell'ottica della psicoanalisi, nonché nella lettura ideologica che essa fa del cristianesimo, l'accettazione mistica del peccato/abietto è condizione per il perdono, e per l'esperienza della bellezza e del divertimento che ne consegue.

    L'artista post-moderno dovrebbe quindi produrre opere che, "attraverso categorie dicotomiche di Puro/Impuro, Morale/Immorale, Legge/Peccato", assopiscano negli spettatori il Superego, vale a dire, nella terminologia freudiana, quella istanza psichica dove si origina la distinzione fra bene e male, bellezza e bruttezza, e via dicendo. Nell'opera del Castellucci, questo si ottiene, per esempio, facendo esperimentare al povero spettatore la visione e l'odore delle feci.

    Sarà lontano il giorno in cui, seguendo la logica freudiana, Romeo Castellucci inviterà i suoi spettatori a superare il disgusto a mangiare feci, come Freud voleva fare con la figlia Anna?

*     *     *

    C'è un abisso fra Castellucci e la vera compassione cristiana.

    La Chiesa non è puritana. Sostiene, anzi, che la materia è uscita dalle mani di Dio, Creatore del cielo e della terra, ed è quindi buona. Ma, quando si sporge per lenire le miserie umane, non può dimenticare che i nostri corpi sono fatti di fango e portano il marchio del peccato originale, che li ha feriti a fondo. La Chiesa purifica i nostri sentimenti di amore per la bellezza e di disgusto per l'abietto, che è appunto simbolo del peccato, e così ci conduce fino alle vette spirituali della civiltà cristiana, in attesa della Bellezza Infinita che, con l'aiuto della grazia soprannaturale, vedremo faccia a faccia per tutta l'eternità, in possesso di un corpo incorruttibile e circondati da "novos coelos", ma anche da "novam terram", purificata da ogni macchia.

    Siamo qui in totale ed irrimediabile contrasto con quella sintesi gnostica tra il puro e l'impuro, tra il Volto Santo di Cristo e le feci, proposta dal Castellucci come soluzione psicoanalitica per l'uomo su questa terra di esilio.

    Questa confusione, di per sé blasfema nel contenuto, diventa ancor più grave per la forma: Castellucci usa il bel quadro di Antonello da Messina solo per trasmettere un'ideologia in contrasto con la fede cristiana.


   (Tratto dal sito di Avenir de la Culturehttp://avenirdelaculture.fr/article/la-dimension-spirituelle-des-ordures-de-castellucci)

   (*) Cfr. Eric Miller, «Passion for Murder - The Homicidal Deeds of Dr. Sigmund Freud», 1984; Id.,«Passion for Murder in the Light of New Facts», 2008; Jeffrey Mason, a cura di, «Complete Letters of Sigmund Freud to Wilhelm Fliess 1887-1902», Harvard University Press, 1985.

   (**) Cfr. Sigmund Freud, «Three Essays on the Theory of Sexuality», 1905; Id., «New Introductory Lectures on Psychoanalysis», 1933.

   (***) Cfr. Julia Kristeva, «Pouvoirs de l'horreur. Essai sur l'abjection», 1980

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21/01/2012 21:59
 
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Una voce diversa sull'opera teatrale di Castellucci:

di Antonio Socci
Ma quale blasfemia? Qualla di Castellucci, davanti a Gesù, è preghiera!

Caro Romeo Castellucci,

“L’indicibile dolcezza dello sguardo di Cristo”… Mi ha folgorato questa frase nella lettera che lei ha scritto giorni fa, per spiegare la sua pièce teatrale che è intitolata “Sul concetto di volto nel Figlio di Dio” e che racconta la malattia e il crollo fisico e morale di un vecchio padre.

Visto il tono personale e appassionato della sua lettera, le scrivo non come giornalista o scrittore cattolico, ma anzitutto come padre di Caterina, inchiodata, nel fiore della sua giovinezza, su una croce terribile e più insopportabile della vecchiaia.

Ogni giorno e ogni notte io ripeto il grido drammatico e struggente che anche lei, caro Castellucci, nella sua opera, lancia al Salvatore.

E ogni giorno io mi sorprendo a scoprire nel volto luminoso e bellissimo di mia figlia la risposta viva del Salvatore, l’aurora di un giorno di felicità. Quello che ci sta accadendo – pur nel dolore – meraviglia me per primo.

Non è un assioma ideologico quello che vorrei testimoniarle, ma è un miracolo, fatto di carne, di occhi, di dolcezza (anche di pianti), che si rinnova ogni mattina.

Mi piacerebbe regalarle il libro sulla cui copertina sta il volto di mia figlia che io immagino di fronte alla gigantografia del volto di Cristo di Antonello da Messina che lei ha riprodotto sulla scena della sua pièce. Perché nella bellezza di lei rifulge la Bellezza che è Lui.

Vorrei parlare con lei della miseria della nostra condizione di uomini e del bisogno che abbiamo di un Salvatore che redima anche la nostra povera carne malata.

Perché mi commuove quell’ “ossessione” di Cristo che traspare dalla sua lettera dove cita il salmo 88: “Dio, non nascondermi il tuo volto!”. Che è il mio grido di ogni mattina, di ogni sera e di ogni notte.

Ma il chiasso distratto di cui vivono i mass media mi costringe anche a dar conto di una polemica mediatica sulla sua pièce: una polemica che ha il merito di rivelarci molte cose, sia sui cattolici che sui laici.

Riassumo per i nostri lettori.

Nelle scorse settimane è circolata l’informazione che in una scena di questa pièce vi fosse un sacrilego e derisorio lancio di escrementi contro un grande ritratto di Gesù Cristo.

Siccome siamo purtroppo abituati ad artistucoli mediocri che cercano di farsi pubblicità con trovate blasfeme contro la fede cristiana, alcuni cattolici hanno pensato che questo fosse l’ennesimo caso. E hanno manifestato la propria indignazione.

E’ dunque cominciato il solito teatrino allestito dai media: i cosiddetti “fondamentalisti” che denunciano l’atto sacrilego e i banali, superficiali “laicisti” che gridano allo scandalo per una presunta “censura” fondamentalista.

Nessuno che desideri approfondire e capire di cosa stiamo parlando.

C’è un’attenuante – secondo me – per i cattolici. Perché ormai da troppo tempo subiscono l’umiliazione e il dileggio di ciò che hanno di più sacro, che è anzitutto il crocifisso e l’amore di Dio (mentre tanti cristiani nel mondo vengono massacrati fisicamente per la loro fede).

Una “cultura laica” che non sa rispettare neanche la sacralità della sofferenza e dell’amore è veramente una fetecchia ridicola e noiosa. Che – lei sì – opera una continua censura (censura delle vere domande dell’uomo e del suo bisogno di salvezza).

Tuttavia la posizione dei cattolici che protestano rischia di essere solo reattiva (reazionaria), alla fine funzionale al circo mediatico. Specie in questo caso in cui nessuno ha visto la pièce teatrale contestata: si rischia di gettar via – come squallido sberleffo anticristiano – un’opera che invece si interroga ansiosamente sul mistero del dolore e su Gesù e mette in scena un grido al Salvatore molto vicino alla bestemmia (come lo sono certi passi della Bibbia del resto), ma anche alla preghiera.

Castellucci infatti, nella sua lettera, nega con parole indignate che vi sia quel gesto derisorio: “Devo denunciare qui le intollerabili menzogne circa il fatto che si getterebbero feci sul ritratto di Gesù. Che idea! Niente di più falso, di cattivo, di tendenzioso. Chi afferma queste cose gravissime risponderà alla propria coscienza di avere offeso –lui si – con questa immagine rivoltante il volto di Gesù”.

Non c’è motivo per non credergli. Possiamo dunque prendere atto che c’è stato uno spiacevolissimo malinteso e parlare finalmente dell’opera.

Naturalmente io non so come e quanto la pièce teatrale riesca a dar forma artistica alle cose bellissime che lei, Castellucci scrive nella sua lettera.

Potrebbe pure non essere all’altezza. Anche un’intuizione geniale potrebbe poi avere una formulazione artistica mediocre o brutta o incomprensibile. O peggio ancora intellettualistica, “mancusiana”. Per questo mi piacerebbe vedere lo spettacolo.

Di certo c’è che i cristiani non possono essere indifferenti a questa ossessione di Cristo che permea la cultura moderna. Come dice mons. Negri, se la Chiesa non parla di questo, di cosa parla?

Saper cogliere il bisogno del Salvatore anche nel grido disperato di un artista è stato il genio di don Giussani, che non a caso ha fatto scoprire il cristianesimo a una generazione che non lo conosceva partendo da Leopardi, il poeta che – secondo le classificazioni ideologiche che ci imprigionano – dovrebbe essere ritenuto “ateo, sensista e materialista”.

Mentre per don Giussani esprimeva nel modo più potente le domande vere dell’uomo e l’intuizione profetica dell’incarnazione del Salvatore. E don Giussani accanto a Leopardi citava Pavese, Camus e pure Pasolini.

Oltretutto proprio il teatro Parenti – dove andrà in scena la pièce di Castellucci – è stato il teatro di Giovanni Testori, un grandissimo scrittore e drammaturgo la cui conversione è passata prima attraverso la disperazione e la bestemmia.

E non a caso anche lui – uno dei pochi intellettuali italiani liberi e veri, non prigionieri di una maschera – è approdato all’incontro con don Giussani.

Pure Testori per tutta la vita fu ossessionato da Cristo e in una sua poesia, ripensando al tempo della sua lontananza dalla fede, scriveva, rivolto al Salvatore: “T’ho amato con pietà/ Con furia T’ho adorato./ T’ho violato, sconciato,/ bestemmiato./ Tutto puoi dire di me/ Tranne che T’ho evitato”.

Mi auguro che la sua opera, caro Castellucci, ricordi il paesaggio testoriano, turgido di vita, di luce e tenebre, come i dipinti di Caravaggio. E non cada nel frigido e fasullo intellettualismo “mancusiano”, che tradirebbe la sua intuizione originaria.

La sua lettera, a dire il vero, fa ben sperare. Vorrei riprenderne qualche passo per i lettori. Lei scrive:

“Questo spettacolo è una riflessione sul decadimento della bellezza, sul mistero della fine… Per questo spettacolo ho scelto il dipinto di Antonello a causa dello sguardo di Gesù che è in grado di fissare direttamente negli occhi ciascuno spettatore con una dolcezza indicibile. Lo spettatore guarda lo svolgersi della scena ma è a sua volta continuamente guardato dal volto. Il Figlio dell’uomo, messo a nudo dagli uomini, mette a nudo noi, ora”.

E ancora: “Questo spettacolo mostra, nel suo finale, dell’inchiostro nero di china che emana dal ritratto del Cristo come da una sorgente. E’ tutto l’inchiostro delle sacre scritture, qui pare sciogliersi di colpo, rivelando un’icona ulteriore: un luogo vuoto fatto per noi, che ci interroga come una domanda”.

Alla fine infatti “la tela del dipinto si lacera” e appare “una scritta di luce: ‘Tu sei il mio pastore’. E’ la celebre frase del salmo 23. Ma ecco che si può intravedere un’altra piccola parola che si insinua tra le altre, dipinta e quasi inintelligibile: un ‘non’, in modo tale che l’intera frase si possa leggere nel seguente modo: Tu ‘non’ sei il mio pastore. La frase di Davide si trasforma così per un attimo nel dubbio. Tu sei o non sei il mio Pastore?”.

E questa è preghiera. Significa: Signore, sono disperato, salvami! Spargi il tuo sangue per guarire anche me!

Antonio Socci

Da “Libero”, 2

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A questo punto non ci resta che attendere di vedere l'opera per renderci conto se hanno ragione coloro che ritengono offensiva la scena oppure coloro che la ritengono edificante.
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19/02/2012 21:46
 
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 Il matematico Odifreddi,  ha  dichiarato che «a sostenere che le acque di Lourdes sono dotate di proprietà fuori del comune, sono i gestori del business della fortunata cittadina francese, che ne fanno commercio da un secolo e mezzo! [...]  e vi ci fanno immergere milioni di pellegrini: molti dei quali creduloni e tonti, e dunque con l’aggravante della circonvenzione di incapace». Conclude quindi accusando la Chiesa di frode.

Il matematico non ha avuto il coraggio di chiamare “creduloni e tonti” due premi Nobel per la medicina come Alexis Carrel e Luc Montagnier, i quali hanno avuto entrambi a che fare con i miracoli di Lourdes. Il primo, si sa, è partito per la cittadina francese da ateo militante intendendo mettere fine a “tutta quella superstizione” e -dopo aver assistito ad un miracolo di guarigione istantanea di una malata terminale sotto i suoi occhi- , è tornato a casa convertito e cattolico. Ha lasciato scritto tutto in un libro diventato un best seller e intitolato semplicemente“Viaggio a Lourdes”Montagnier invece, premio Nobel 2008, in una recente intervista ha dichiarato: «Quando un fenomeno è inspiegabile, se esso esiste veramente, non serve nulla negarlo. Molti scienziati fanno l’errore di rifiutare ciò che non comprendono. Non mi piace questo atteggiamento. Riguardo ai miracoli di Lourdes che ho studiato, credo effettivamente che si tratti di qualcosa non spiegabileIo non mi spiego questi miracoli, ma riconosco che vi sono guarigioni non comprese allo stato attuale della scienza»

A smentire Odifreddi ci ha comunque pensato pochi giorni dopo, forse indirettamente, il vaticanista de “Il Corriere della Sera” Luigi Accattoli, il quale parlando di Lourdes ha detto giustamente: «Già Bernardette affermava che l’acqua della fonte non aveva alcuna efficacia senza la preghiera e quella sua cautela è fatta propria dai responsabili del santuario, che nella zona delle «cannelle» hanno posto avvisi che affermano: “Quest’acqua non ha né potere magico né componenti minerali speciali. Ma ricorda le acque primordiali, l’acqua battesimale, le lacrime del pentimento, l’acqua che sgorga dal costato trafitto del Cristo, simbolo dello Spirito Santo”».

Ricordiamo che già ad inizio gennaio Odifreddi aveva mistificato i fatti su Loudes sostenendo che la veggente Bernardette fosse stata «imbeccata dal parroco». Sempre da “Il Corriere della Sera”, tuttavia, lo scrittore Vittorio Messori lo ha sonoramente smentito facendo notare che è da anni appurato che Bernadette conobbe il parroco Peyramale solo il 2 marzo, dopo la tredicesima apparizione, ed egli fu fortemente contrario alle apparizioni minacciando addirittura alle zie della pastorella di negare loro la comunioneIl nostro sedicente matematico è costretto a falsificare la realtà pur di trattenere i poveri “creduloni e tonti”, loro per davvero, seguaci raccolti in anni di inutile furia anticlericale.

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27/02/2012 09:53
 
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Pontifex.RomaAssodato che non poche riviste cattoliche (o presunte tali) non vengono distribuite nelle chiese a motivo del fatto che molti sacerdoti si rifiutano di distribuire ai fedeli giornali che come ha detto Celentano (in modo discutibile) fanno molta politica e zero teologia, l’argomento più gettonato andato in onda nei giorni scorsi sui media italiani aveva per argomento i novissimi. 

I novissimi, spiega la teologia cattolica, sono le cose ultime che riguardano la morte, il giudizio, l’inferno, il paradiso e il purgatorio. Nella scorsa settimana per una singolare coincidenza, ben tre personaggi hanno parlato di quello che spetta agli esseri umani dopo la morte. Celentano ha detto che Famiglia Cristiana e Avvenire non parlano mai di paradiso; la vincitrice del Festival Emma Marrone ha vinto con la canzone “Non è l’inferno” e infine al Chiambretti Sunday Show il tradizionalista veronese Maurizio Ruggero, citando San Paolo, ha ricordato all’ex prete scomunicato  Franco Barbero che i sodomiti e gli effeminati non entreranno nel regno dei cieli, bensì all’inferno.

Nonostante il “novello” Savonarola scaligero abbia ricordato una semplice verità delle Sacre Scritture e del Magistero, vale a dire che l’inferno c’è ed esiste, poco è mancato che il pubblico aizzato da Platinette lo lapidasse in diretta.

Ma l’ignoranza circa la sottovalutazione dell’inferno non concerne unicamente i “don Celentano” o pochi laici “superbi” che ne vorrebbero sapere più della Chiesa Madre e Maestra, ma anche una fetta di clero che ha scambiato l’istituzione fondata da Cristo per una sorta di crocerossina laica finalizzata alla realizzazione della pace e della giustizia sociale.

In realtà, la Chiesa Cattolica che è stata eretta da Gesù Cristo e affidata a Pietro e a suoi successori, esclusivamente per la salvezza delle anime, ricorda da sempre questi articoli di fede, e il catechismo riporta con precisione quanto occorre sapere sui cosiddetti NOVISSIMI.

Parlare, come fanno alcuni, solo e sempre di uno di essi equivale a illudere i peccatori che le loro colpe non saranno punite, oppure  di mandare i mancati “penitenti tra le fiamme eterne.


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05/03/2012 23:05
 
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Il Papa veste Prada? No, era una bufala

La prima bufala contro Benedetto XVI è apparsa pochi mesi dopo la sua elezione al soglio pontificio, l’autore è stato il quotidiano“La Repubblica” citando il britannico “Independent”. La notizia è che il Papa avrebbe indossato per il suo pontificato «occhiali da sole dal design moderno e giovanile, dotati di lenti ampie e fascianti, portati anche durante udienze particolarmente assolate; cappello da baseball di colore bianco con la visiera calata sulla fronte» e «un paio di mocassini rossi firmati Prada, casa di moda tra le più esclusive». Anche se poi si legge: «L’azienda non conferma». Questo era lo scoop a cui hanno abboccato decine e decine di anticlericali e la notizia si è trascinata negli anni. La leggenda è stata così confezionata: il Papa veste Prada, vive nel lusso, è servito e riverito mentre nel mondo c’è gente che muore di fame. Nel 2008 l’Osservatore Romano ha provato a smentirla, ottenendo pochi risultati purtroppo. Lo stesso l’Agenzia Ansa nel 2010.

Di recente si è tornati sulla questione grazie ad una pagina Facebook dedicata proprio al Pontefice. Si riporta la notizia, come vi è scritto sul quotidiano del Vaticano, che è il sarto novarese Adriano Stefanelli a produrre le scarpe papali, rosse ad indicare il sangue del martirio, che fanno parte dell’abito del papa fin dal Medioevo e da allora sono indossate da ogni pontefice. Nessun costo dato che Stefanelli afferma: «Io le mie scarpe al Papa le regalo, perché a volte la passione paga più del denaro». Le sue relazioni con il Vaticano, si legge, hanno avuto inizio nel 2003 quando, assistendo in tv alla Via Crucis, vide Giovanni Paolo II malfermo e sofferente, e decise di confezionargli un proprio paio di scarpe, a suo dire più comodeE così dev’essere stato, poiché da allora ha continuato a produrle anche per Benedetto XVI. E quando sono rovinate? Le butta via e se ne fa dare di nuove? Assolutamente no, le invia a Antonio Arelllano, un peruviano che ha il suo negozio a due passi dal Vaticano e le fa riparare. Ovviamente a pagamento.

Si affronta anche il tema dell’insopportabile moralismo sull’anello d’oro indossato dai Pontefici. Un anello -dicono convinti i bigotti anticlericali- che vale migliaia di miliardi che, se venduto, “sfamerebbe l’Africa intera”. Diciamoci la verità…chi non ha mai sentito questa frase? Eppure si tratta di semplice oro, ha la grandezza e dunque il valore commerciale di due fedi nuziali, e viene usato, come timbro, per sigillare ogni documento ufficiale redatto dal Papa. Senza poi contare che, alla morte del Papa, viene rotto con un martelletto d’argento, rifuso e riutilizzato per il Pontefice successivo. Tecnicamente è sempre lo stesso da secoli.

Lasciamo le conclusioni all’ottimo autore dell’articolo, la cui pagina sarà da oggi linkata nel nostro account Facebook:«sparare sulla Chiesa è facile come farlo sulla Croce Rossa. La Chiesa, quando pure risponde, lo fa a parole. Non va oltre, non trascende, non querela, non denuncia. Dunque non si rischia nulla ad attaccare la Chiesa, e per di più si fa la parte degli emancipati, dei liberi di pensiero. E poi non trovano neppure contraddittorio: la stragrande maggioranza dei cattolici sono disinformati, apatici nella loro fede, ben lieti di credere al primo anticlericale della strada piuttosto che al loro Papa. E quelli tra di essi, che pure la verità la conoscono, il più delle volte tacciono, o parlano con un filo di voce, per non apparire bigotti, per non contraddire il pensiero dominante. Questa bufala delle scarpe Prada, tuttavia, è una delle tante dimostrazioni di come la mentalità corrente sia dettata da luoghi comuni, falsi, e pregiudizievoli, e come coloro che credono di essere informati e autonomi nel giudizio in realtà siano i più pilotati dai menzogneri dell’anticlericalismo di professione o schiavi della loro stessa ideologia»

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20/03/2012 10:13
 
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Leader dello Snap ammette: «contro la Chiesa abbiamo pubblicato notizie false»

Mentre il direttore generale della BBCMark Thompson,ammette tranquillamente che nelle sue reti televisive nel Regno Unito il cristianesimo viene trattato meno sensibilmente di tutte le altre religioni, David Clohessy, leader della SNAP“Survivors Network of those Abused by Priests”, associazione anticattolica, fondata daBarbara Blaine, che si autodefinisce come il più grande gruppo di sostegno alle vittime di abusi da parte di religiosi (cattolici, of course), ha ammesso in una recente deposizione legale (2 gennaio, ma resa nota il 1 marzo) che, oltre a non aver mai controllato le licenze lavorative dei consulenti delle vittime alle proprie dipendenze, il gruppo ha pubblicato informazioni falsecontro la Chiesa cattolica.

Sembrerebbe una situazione paradossale che i grandi accusatori dei casi di abuso insabbiati dalla chiesa siano pervicaci mentitori. Fu la SNAP, infatti, una delle parti mediaticamente più agguerrite nel far scoppiare nel 2010 il caso di padre Lawrence C. Murphy, accusato di abusi sessuali su una cinquantina di bambini sordomuti. L’associazione nel 2010 volle portare sul banco degli imputati – fatto cui diede eco internazionale il “New York Times” – direttamente i vertici del Vaticano, Ratzinger ed il segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone, rei, secondo l’associazione, di avere occultato il caso negli anni in cui erano rispettivamente prefetto e segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il mese scorso le accuse sono state completamente ritiratenel silenzio dei media. In seguito, nel 2011, la SNAP, nonostante i suoi stessi responsabili siano stati incriminati per possesso di materiale pedopornografico, ha presentato all’Aia addirittura un dossier con cui chiedeva che Benedetto XVI venisse processato per crimini contro l’umanità.

Clohessy, dunque, è stato chiamato a deporre presso la corte di Clayton in Missouri, per aver divulgato alla stampa fatti relativi al segreto istruttorio, con lo scopo di diffamare la Chiesa. Nella documentazione presentata alla Corte viene dichiarato che «l’imputato Padre Michael Tierney e la diocesi di Kansas City-St. Joseph sono stati diffamati nel comunicato pubblicato dalla SNAP», è ovvio che un linguaggio del genere non ha altre ragioni che quelle di «calunniare l’imputato nella pubblica opinione e in potenziali giurati – ergo compromettendo lo svolgimento di un giusto processo». Il direttore nazionale dell’associazione, dopo aver evitato di comparire in tribunale saltando numerosi appelli, è stato costretto a deporre il 2 gennaio scorso. Per anni Clohessy ha accusato la chiesa di “evitare le domande difficili”, ma, alla sbarra, sentendo il disagio di stare seduti su una sedia che scotta, in pubblico, tutte le certezze abilmente costruite si sono sgretolate. Ha ammesso di non aver ricevuto nessuna formazione professionale né specifica per l’aiuto alle persone che hanno subito violenza, e che la SNAP viene gestita da casa.

Si è scoperto inoltre che non pare esistere un riscontro fiscale per i servizi di consulenza alle vere o presunte vittime di molestia, né alcuna identificazione o registrazione come “Centro di crisi antiviolenza”. Clohessy non è stato in grado di fornire una definizione di “sindrome da trauma post violenza carnale”, né di “memoria repressa” e per di più non è risultato essere a conoscenza di cosa sia il cosiddetto “esame sicuro”. Alla domanda: «Per sua conoscenza la SNAP ha mai rilasciato alla stampa dichiarazioni che contenevano informazioni false?». Clohessy ha risposto: «Certamente – Sure»Non ha invece voluto rispondere alle domande sulle cifre richieste alle vittime, né su quelle ricevute in donazione dagli avvocati da loro contattati per difenderle. È poi emerso che nel 2007 lo SNAP ha speso solo 600 dollari (sic!) per sostenere le vittime di abusi. Il prossimo interrogatorio forse potrà determinare se l’attività della SNAP sia focalizzata realmente al sostegno delle vittime o se, invece, utilizzi i fondi ricavati dalle parcelle degli avvocati per incentrare programmaticamente la propria azione contro la Chiesa cattolica; mentre la sentenza è prevista per il 20 aprile 2012.

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20/03/2012 22:53
 
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«Padre Pio fu perseguitato»…e se Caparezza fosse “ancora nel tunnel”?

«Sono fuori dal tunnel del divertimento» cantava il simpatico Caparezzanel 2004. Nella recente intervista per “Il Corriere della Sera” ha però parlato della sua simpatia per Padre Pio, volendo poi ricordare che «fu perseguitato dalla Chiesa ufficiale». Una “divertente” leggenda, che però non trova pieno riscontro nelle indagini che sono state fatte da allora.

Ne ha parlato pochi mesi fa lo storico italiano Marco Roncalli, spiegando che non furono le prime allarmanti confidenze di padre Agostino Gemelli a provocare l’indagine del Sant’Uffizio nel 1921 su Padre Pio. Essa partì da due dichiarazioni del luglio 1920, acquisite dal vescovo di Foggia Salvatore Bella e finite a Roma: quella del farmacista Domenico Valentini Vista e della cugina Maria De Vito, i quali avanzarono il sospetto che il Padre si procurasse da sé, con l’acido fenico e la veratrina, le presunte stimmate. La “Chiesa ufficiale” si comportò sempre in modo differentedalle proposte di Padre Agostino Gemelli, il quale incontrò la prima volta il cappuccino senza nessun incarico dal Sant’Uffizio. Padre Gemelli aveva qualche dubbio scientifico circa la stimmate, ma nella lettera per l’assessore del Sant’Uffizio, monsignor Nicola Canali, scritta il 16 agosto ’33, egli lamentò il fatto di non aver mai pubblicato nulla su Padre Pio, e ritenne infondate le accuse che gli furono mosse da un medico, il dott. Giorgio Festa. Nel 1924 Gemelli aveva infatti sostenuto: «Le stigmate di San Francesco non presentano solo un fatto distruttivo, come in tutti gli altri, ma bensì anche un fatto costruttivo [...]. Questo è un fatto assolutamente inspiegabile della scienza, mentre invece le stigmate distruttive possono essere spiegate con processi biopsichici». Nella lettera a mons. Canali affermò però: «Evidentemente  il dr. Festa, ha giudicato che con tale mia assolutezza di giudizio io mi riferissi al Padre Pio [...]. L’illazione è ingiusta….». Gemelli non pensava dunque a padre Pio quando riferì di alcuni presunti stimmatizzati esaminati e ritenuti non autentici.

Il Sant’Uffizio -come si è detto- rifiutò sempre le proposte poco diplomatiche di Gemelli per stabilire la verità sulle stimmate (come le ingessature), ma scelse di ricorrere ad un visitatore apostolico dai pieni poteri, ritenendo questo meno invasivo. Morto Benedetto XV, anche il successore Pio XI continuò nello stesso modo. Tutt’altro che «interventista a priori», o «pilotato da Gemelli», scrive Roncalli.  Il Sant’Uffizio, dopo la prima consulenza chiesta al domenicano Joseph Lémius che scartò le proposte di Gemelli, si rivolse al vescovo di Volterra Carlo Raffaello Rossi nominandolo «uomo delle indagini». Egli, dopo la sua ispezione, elencherà «argomenti teologici» sulle stimmate affermando che «sembri non manchino motivi per far propendere in favore del dono sovrannaturale». Tuttavia nel 1923 il Sant’Uffizio si pronunciò sulle stimmate con il “non constare“ (cioè «non risulta», diverso da «si esclude»), esso era un pronunciamento sospensivo e non un giudizio sui fatti relativi al cappuccino. La leggenda della “persecuzione” si basa sopratutto sulla decisione unanime dei cardinali del marzo ’31 di proibire a Padre Pio di celebrare in pubblico e di confessare. Ma tale disposizione fu da intendersi più come argine al devozionismo e per sottrarre il frate ai minacciati disordini di alcuni esaltati, e venne comunque sospesa da Pio XI. Padre Pio non venne nemmeno «perseguitato» da Giovanni XXIII -come ha spiegato Andrea Tornielli l’anno scorso-, il quale non diede mai credito alle presunte notizie raccolte da alcuni collaboratori, ma decise alla fine di affidarsi al più equilibrato e fondato giudizio del vescovo di Manfredonia, rifiutando sanzioni pesanti verso il cappuccino con le stimmate.

Sulla veridicità di queste ultime vale la pena sottolineare il pronunciamento recente del prof. Ezio Fulcheri, docente di Anatomia patologica all’Università di Genova e di Paleopatologia all’Università di Torino: «Ma quali acidi, quali trucchi… Diciamolo una volta per tutte, sgomberando il campo da ogni equivoco e sospetto: le stimmate di Padre Pio da Pietrelcina sono inspiegabili scientificamente. E anche se, per ipotesi, se le fosse prodotte volontariamente, martellandosi un chiodo sulla mano trapassandola, la scienza attuale non sarebbe in grado di spiegare come quelle ferite profonde siano rimaste aperte e sanguinanti per 50 anni [...]». Ha continuato Fulcheri: «Faccio notare che nel caso di Padre Pio ci trovavamo ancora in era pre-antibiotica, e dunque la possibilità di evitare infezioni era ancora più remota di oggi. Non posso immaginare quali sostanze permettano di tenere aperte le ferite per cinquant’anni. Più si studia l’anatomia e la fisiopatologia delle lesioni, più ci si rende conto che una ferita non può rimanere aperta com’è accaduto invece per le stimmate di Padre Pio, senza complicazioni, senza conseguenze per i muscoli, i nervi, i tendini. Le dita del frate stimmatizzato erano sempre affusolate, rosee e pulite: con ferite che trapassavano il palmo e sbucavano sul dorso della mano, avrebbe dovuto avere le dita gonfie, tumefatte, rosse, e con un’importante impotenza funzionale. Per Padre Pio, invece, le evidenze contrastano con la presentazione e l’evoluzione di una ferita così ampia, quale ne sia stata la causa iniziale. Questo è ciò che dice la scienza». Segnaliamo anche due testi interessanti usciti recentemente: “Oboedientia et Pax. La vera storia di una falsa persecuzione“ (edizioni Padre Pio e Libreria Editrice Vaticana) e “Padre Pio e il Sant’Uffizio (1918-1939)” (Edizioni Studium 2011)

Concludendo, la cosiddetta “Chiesa ufficiale” -come la chiama Caparezza- non perseguitò Padre Pio, anche se certamente ci furono uomini di Chiesa che lo accusarono fortemente. Interessante, infine, anche quel che il noto cantante italiano ha rivelato verso la fine dell’intervista: «sono agnostico. Non so se Dio esiste, non so cosa ci sia dopo la morte. Ma trovo l’ateismo consolatorio. Più della fede. L’idea che esista un’altra dimensione, di essere osservato da qualcosa che non riesco a vedere, mi fa paura. Ho bisogno di tenere a bada i miei demoni». Ma non era la fede in Dio ad essere un placeboUn atto consolatorio contro la morte e la paura? Ma come? Poco prima aveva detto di essersi ispirato a Piergiorgio Odifreddi (il cosiddetto “‘uomo delle mille bufale”) su Padre Pio, e ora smonta proprio il caposaldo dell’argomento anti-teista del suo ispiratore?

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21/03/2012 09:09
 
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Sembra a molti che tutti i mali dipendano dalla Chiesa. Ma se si considera le cose senza pregiudizi e con un minimo di realismo, possiamo individuare accanto alle cose che ci sembrano negative, anche molte cose positive.

La Chiesa finanzia (cosa che il nostro stato e gli stati dei petrolieri non si sognano di fare) decine di migliaia di missioni sparse in tutto il mondo..

http://www.missionicapoverde.it/
http://www.missionidonbosco.org/
http://www.operasanfrancesco.it/OSF/
..
..

Quello che non da alle missioni lo mette nei tanti servizi che da alla nostra comunità e con ottimi standard qualitativi..
-oratori
-asili
-scuole
-università
-centri anziani
-comunità e centri per tossicodipendenti 
-comunità e centri per alcolisti
-centri per disabili
-ospedali 
-mense poveri
-centri ascolto 
-centri sostegno alla maternità

Senza contare che le singole chiese contribuiscono in maniera attiva al sostentamento dei più bisognosi con raccolde fondi e/o generi alimentari e/o capi di vestiario.


Se la Chiesa chiudesse queste attività lo stato dovrebbe sobbarcarsene le enormi spese con i risultati che sappiamo..

Inoltre gli edifici di culto e le opere d'arte fatte dalla Chiesa sono richiamo per milioni di turisti..

http://www.clickz.it/seo/Lazio/tip/1780/…
http://www.destination360.com/europe/ita…
http://1.bp.blogspot.com/_zKw70GjcQ9k/TA…

a parte questo..


[..]
Qualche anno fa i cinesi si sono posti il problema di capire quali fossero stati le radici del grande sviluppo e del grande benessere che, nel corso dei secoli, è fiorito in Occidente e che è dilagato poi in tutto il mondo. I cinesi hanno interpellato gli esperti e l’Accademia delle scienze sociali della Repubblica popolare cinese, sebbene comunista, nel 2002 è arrivata a queste clamorose conclusioni: “Una delle cose che ci è stato chiesto di indagare era che cosa spiegasse il successo, anzi, la superiorità dell’Occidente su tutto il mondo. Abbiamo studiato tutto ciò che è stato possibile dal punto di vista storico, politico, economico e culturale.
Inizialmente abbiamo pensato che la causa fosse che avevate cannoni più potenti dei nostri. Poi abbiamo pensato che fosse perché avevate il sistema politico migliore. Poi ci siamo concentrati sul vostro sistema economico. Ma negli ultimi vent’anni abbiamo compreso che il cuore della vostra cultura è la vostra religione: il cristianesimo. Questa è la ragione per cui l’Occidente è stato così potente. Il fondamento morale cristiano della vita sociale e culturale è ciò che ha reso possibile la comparsa del capitalismo e poi la riuscita transizione alla politica democratica. Su questo non abbiamo alcun dubbio”.
[..]

Non a caso la Chiesa ha introdotto per prima..
-le università ( http://it.wikipedia.org/wiki/File:Sigill… )
-i primi ospedali
-le prime scuole pubbliche
-l'anagrafe
-i primi libri su carta
-il giusto processo
-i primi sindacati
-progressi in tutte le arti(basta pensare all'introduzione del pentagramma venuto con la musica sacra)
-dignità per donne e bambini..

(la condizione della donna nel medioevo in Europa testimoniata da un musulmano in viaggio)
http://chiarodiluna-karl.blogspot.com/20…

(la conferma: Matilde di Canossa,)
http://it.wikipedia.org/wiki/Matilde_di_…

Basta vedere infatti la condizione delle donne nelle culture diverse dalla nostra per capire da dove viene la sua emancipazione.

(la carta dei diritti dell'uomo viene dal cristianesimo)
http://antiuaar.wordpress.com/2010/05/15…

Fonti:

(il primo ad emanare una legge contro lo schiavismo ed a costringere i sovrani di tutta Europa a seguire quella legge fu un Papa..)
http://it.wikipedia.org/wiki/Schiavismo#…

<<Nell'Europa medievale in realtà la schiavitù finì anche perché la Chiesa estese a tutti gli schiavi i sacramenti e fece in modo di far proibire la schiavitù per i cristiani e gli ebrei, tanto da ottenere una abolizione totale della schiavitù nelle terre dei re cristiani[4]>>
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27/03/2012 09:04
 
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OBIEZIONI SUI VOLI DEL PAPA CON GLI AEREI DELL'ALITALIA

Alcuni si chiedono: 

Dato che il premier Monti ha proibito di usare aerei e voli di stato per i ministri che non siano in missione ministeriale, «la coerenza non vorrebbe dunque che si cominciasse anche a far dimostrativamente pagare al Papa i costi dei suoi numerosi viaggi all’estero?»

Innanzitutto, come ha scritto Sergio Romano su “Il Corriere della Sera”, citando il vaticanista Accattoli, «i voli papali non sono a “titolo gratuito”, ma pagati dal Vaticano e dai giornalisti che ne usufruiscono ai prezzi di mercato dei “voli speciali”, calcolati secondo i parametri della Iata: “International Air Transport Association” [...]. Tra le compagnie aeree c’è una forte gara ad aggiudicarsi i voli papali per il forte ritorno di immagine: portare il Papa vuol dire apparire con l’aereo e il logo per più giorni in decine di telegiornali di ogni paese del mondo. Una visibilità pubblicitaria equivalente costerebbe un patrimonio». Dunque il Vaticano paga il volo, come tutti gli altri.

Confermando le parole di Accattoli, occorre ricordare che sono gli stessi responsabili della compagnia aerea a proporsi entusiasticamente di accompagnare il Papa, come ha spiegato Rocco Sabelli, amministratore delegato di Alitalia, il quale oltretutto ha spiegato nel libro: “Compagni di Viaggio. Interviste al volo con Giovanni Paolo II” (Lev 2011): «Nella vicenda di Alitalia del 2008 la scelta del Papa di continuare a volare con noi è stata fondamentale per la nostra immagine»

Un fortissimo ritorno di immagine, dunque oltre al biglietto pagato c’è anche un vantaggio economico per tutti. Rocco Sabelli ha anche ricordato che i Papi hanno sempre volato con Alitalia, e questo è un motivo di vanto per la compagnia: «Considerando la nazionalità dell’attuale pontefice, si era fatta avanti la maggiore compagnia tedesca (Lufthansa) per offrire di portare il Papa nei suoi viaggi. Ma il Papa ha voluto proseguire a volare con noi di Alitalia ed ora lo accompagneremo in Messico, a Cuba e a settembre a Beirut». L’ AD di Alitalia ha raccontato come nella preparazione dell’ aereo papale il personale sia emotivamente coinvolto «anche se si è in un ambiente molto laico, essere scelti per far volare il Papa è un motivo di grande orgoglio e responsabilità».

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24/05/2012 14:36
 
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La verità sull’8×1000, al di là delle leggende anticattoliche

 

1) L’8X100 E’ UN OBBLIGO?  L’8 per mille, come anche il 5 per mille, è la destinazione di una quota delle tasse già dovute, cioè non significa una maggiorazione delle imposte come molte voci anticlericali dicono. E’ ovvio anche che non esprimerla non fa risparmiare sulle tasse (anzi, avvantaggia l’ente che ha preso più voti, come diremo dopo). E’ una scelta volontaria, nessuno obbliga a firmare per lo Stato, per la Chiesa cattolica, per quella valdese, per quella luterana, per le comunità ebraiche e così via.

 

2) IL MECCANISMO AVVANTAGGIA LA CHIESA CATTOLICA? Il meccanismo di ripartizione funziona in modo che “chi firma decide anche per chi non firma”, cioè la quota dei contribuenti che non ha firmato viene suddivisa tra i destinatari secondo laproporzione risultante dalle scelte espresse. Detto in modo più semplice, questo meccanismo avvantaggia chi ha avuto la maggiore quota di preferenze. Domanda: quale colpa ha la Chiesa cattolica se è lei a ricevere la maggioranza delle preferenze del 40% dei contribuenti che esprime una scelta? Non si sa, ma bisogna incolparla comunque. Se la maggioranza firmasse per lo Stato o per la Chiesa valdese (qualcuno lo impedisce?), siamo sicuri che le stesse campagne anticattoliche andrebbero avanti comunque. L’otto per mille, citando l’importante dossier creato da Umberto Folena, non dà alcuna garanzia alla Chiesa, che ogni anno si sottopone al giudizio (democratico) dei cittadini, i quali possono darle la firma o rifiutargliela. Le garanzie, se così vogliamo chiamarle, c’erano semmai prima del Concordato del 1984, quando ancora i preti privi di altri redditi ricevevano dallo Stato il cosiddetto “assegno di congrua”. Garanzie a cui la CEI ha rinunciato, in accordo con lo Stato, rimettendosi alla volontà degli italiani. L’otto per mille è una forma di democrazia diretta applicata al sistema fiscale. Ogni lamentela è puramente ideologica.

 

3) LA CHIESA CATTOLICA DESTINA POCO ALLA CARITA’?  Secondo la leggenda, la Conferenza Episcopale Italiana (che è il vero beneficiario, e non la Chiesa o il Vaticano come dicono i disinformati) nasconderebbe la vera distribuzione dei fondi ricevuti, evitando di dire che una parte minore dell’8×1000 andrebbe ad esigenze di carità. Innanzitutto, da sempre la Cei pubblica l’esatto rendiconto, il quale appare anche sulla pagina 418 del Televideo Rai, sui settimanali diocesani, sul sito ufficiale www.8×1000.it, e anche sul quotidiano “Avvenire”, che informa costantemente sull’utilizzo dei fondi, senza nessun nascondimento segreto. In secondo luogo, occorre capire un piccolo concetto.

Secondo questo dettagliato rapporto si vede che nel 2011 468 milioni sono stati destinati a “Esigenze di culto della popolazione”235 milioni di euro a “Interventi caritativi” e 361 milioni di euro a “Sostentamento del clero”. Sembrerebbe quindi giustificata la tesi della “leggenda nera” (“solo” 235 milioni alla “carità”). Poi però se si va a leggere il dettaglio, sotto la voce Esigenze di culto della popolazione fanno parte anche «esigenze relative, ad esempio, alle problematiche familiari, alla realizzazione distrutture educative e ricreative per ragazzi [...], ad attività pastorali che si fanno sempre più articolate e si proiettano maggiormente in prospettiva evangelizzatrice e missionaria [...], iniziative che abbiano come scopo la conoscenza, la tutela e conservazione dei beni culturali ecclesiastici (in Italia il 70% del patrimonio artistico è di carattere religioso) [...], attività di promozione dell’ecumenismo e della pace, attività di promozione pastorale per i detenuti, attività di formazione dei giovani lavoratori, sostegno di associazioni per la promozione delle famiglie…». Insomma è un investimento nella società, nei futuri missionari, nell’educazione, in progetti di ecumenismo, da cui traggono beneficio tutti (non si è interessanti comunque? Benissimo, si firmi tranquillamente per altri beneficiari).

Superiamo la voce “Interventi caritativi”, che evidentemente è  direttamente rivolta alle opere missionarie della chiesa, e arriviamo alla voce “Sostentamento del clero”.  Anch’essa è di fatto un investimento nella carità, perché i missionari nei Paesi del Terzo Mondo vanno pagati, i sacerdoti e le suore che organizzano le mense dei poveri vanno pagati, occorre che si mantengano, a meno che si voglia chiedere ai poveri di pagare (un sacerdote prende dalle 800 alle 1000 euro al mese e non va mai effettivamente in pensione). E’ una forma indiretta di sostegno della carità, come -esempio banale- lo stipendio allo spazzino è un modo indiretto per garantire la pulizia della propria città. Questa terza voce della “Leggenda Nera” è quella più diffusa, e per capire meglio questo (non troppo complicato) concetto, si invita a visitare il sito “Chiedilo a loro”. Inoltre, è opportuno citare ancora l’ottimo lavoro di Folena che spiega l’errore anti-clericale: non è corretto leggere l’impegno della Chiesa nel nostro Paese attraverso la schema rigido di un rendiconto amministrativo. Perché, ad esempio, il prete che ispira e anima un progetto di carità finisce sotto la voce “sostentamento del clero”, mense, centri di ascolto e case d’accoglienza, immobili a servizio della carità, finiscono sotto la voce“culto e pastorale”. Dunque l’investimento nella “carità”, non è tutto quello che appare sotto la diretta voce della rendicontazione.

 CONCLUDENDO: anche quest’anno destiniamo l’8×1000 alla Chiesa cattolica e invitiamo tutti a fare altrettanto. E’ l’unico ente sufficientemente attrezzato e radicato sul territorio per permettere davvero che questi soldi siano utilizzati nel modo più efficacepossibile. Se non ci credete, chiedetelo a loro.

 

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11/11/2012 16:03
 
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IL MODERNISMO
(da un articolo di G.Cavalcoli)

....
Oggi i modernisti, che hanno raggiunto posizioni di potere un po’ dappertutto, si sentono in dovere di esercitare anche loro, in alternativa alla Congregazione per la Dottrina della Fede, da loro giudicata ormai superata e preconciliare, un potere coercitivo che ai loro occhi riflette veramente la volontà di Dio e la voce dello Spirito Santo.

In tal modo, e ormai molti di noi cattolici, fedeli al Magistero e al Papa, cominciamo a farne le spese, è iniziata una nuova inquisizione che, se non dispone di strumenti di tortura fisici, tuttavia si vale delle arti psicologiche più raffinate per diffamare, calunniare, emarginare e distruggere moralmente quei poveri cattolici che non desiderano altro che servire Cristo e le anime, nella fedeltà alla vera Chiesa e al Papa e continuando a contare nell’aiuto e nell’efficacia della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Tra la CDF e l’inquisizione modernista ci sono delle somiglianze, ma più grandi sono le differenze, anzi i contrasti diciamo pure radicali: entrambe si propongono di difendere una dottrina; entrambe, all’occorrenza, ricorrono alla coercizione. Tuttavia, mentre la CDF difende la fede contro l’eresia, l’inquisizione modernista difende l’eresia contro la fede. Quanto ai metodi disciplinari, la differenza sta nel fatto che mentre la CDF gode della pienezza del diritto e quindi agisce alla luce del sole, nel rispetto delle norme approvate dalla Chiesa, l’inquisizione modernista manca di qualunque fondamento giuridico, e a causa di ciò non esita a ricorrere alla violenza e a misure ingiuste, mentre i modernisti si vantano di essere gli uomini del dialogo, del pluralismo e dell’apertura alla diversità.

Così ormai accade che la forza avversa più temibile che la CDF deve affrontare è questo contropotere modernista, che si avvale di strutture interne alla Chiesa stessa. E’ questa la struttura più pericolosa che occorre abbattere affinchè il Popolo di Dio sia protetto dall’eresia e la CDF possa svolgere efficacemente il proprio lavoro.

Certo sembra di trovarsi davanti ad una lotta impari. Le potenze demoniache imperversano, con la diffusione di “dottrine diaboliche” e demòni mascherati da angeli della luce (II Cor 11,14). Siccome poi molti non credono all’esistenza del demonio, mancano le difese, per cui diventano, magari senza accorgersene, degli strumenti di Satana, fossero anche Vescovi o Cardinali. Solo il Papa resiste, e non potrebbe esser altrimenti, ma pochi sono i suoi veri collaboratori: un manipolo di eroi assediato da forze che sembrano prevalere.

Il sogno dei modernisti è lo stesso di quello di Giordano Bruno e di Ernesto Bonaiuti: poter convincere (ossia turlupinare) il Papa. Ma questo disegno satanico (come quando il demonio tentò di far cadere Cristo), disegno che è il massimo dell’empietà, del sacrilegio e dell’illusione, sarà sventato da Dio, se essi persistono, con un castigo terribile. Stiamo stretti anche noi attorno al Vicario di Cristo, oggi sofferente per il tradimento di certi suoi stessi collaboratoti, sosteniamolo, obbediamogli a qualunque costo al di sopra di qualunque superiore che ci ordini il contrario o ci dia cattivo esempio, e scamperemo alla strage.

I modernisti sono spavaldi, prepotenti, sicuri di sé: guai a chi loro disobbedisce, perché impregnati a volte di dottrine idealistico-panteiste, si ritengono o la divinità o comunque un’apparizione (“teofania”) della medesima divinità, soggetto dello “sguardo divino”, come in Hegel o Severino, mentre per loro il Papa, il Magistero e la CDF contano come il due di briscola. Ma forse che questo stato di cose è destinato a durare ancora a lungo? Forse che Dio dal Cielo sta solo a guardare o si è dimenticato della sua Chiesa, del grido dei poveri e degli oppressi e della salvezza dell’umanità?

P. Giovanni Cavalcoli, OP
da http://www.riscossacristiana.it/

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14/12/2012 19:20
 
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Nessuna scomunica per Neri Parenti, nuova bufala anticlericale

Si propaga velocissima la nuova bufala anticlericale inventata da uno dei registi italiani più imbarazzanti, Neri Parenti, ideatore e autore delle pellicole  che molti considerano aver letteralmente ucciso il cinema italiano e la sua reputazione, i cosiddetti “cinepanettoni”. 

Il suo ultimo film -lo ha promesso- è per la prima volta senza volgarità, come invogliare dunque il “popolo bue” a recarsi al cinema? Ovviamente tirando in ballo il Vaticano oscurantista, argomento prelibato per i vari anticlericali internazionali che, a corto di talento, vogliono avere comunque la sicurezza del successo.

Ed ecco che Parenti ha affermato in conferenza stampa di aver ricevuto dal Vaticano due scomuniche per due film, “Comiche 1” e “Comiche 2”, arrivate a casa sua «con la ceralacca, come si usava un tempo». Addirittura, ha continuato, sono stati perseguitati anche i suoi figli, ai quali sarebbe stata negata la Comunione.

La bufala è stata ben confezionata da La Stampa , (due articoli, addirittura) la quale ha riportato anche le parole di Paolo Villaggio che ha prevedibilmente pescato nel prontuario laicista il caso Giordano Bruno: «Questa è la stessa Chiesa che ha mandato al rogo Giordano Bruno, che ha fatto uccidere Savonarola, che ha obbligato Galileo a firmare l’abiura…», le crociate, l’Inquisizione, i preti pedofili e il Papa nazista. Ecco il tutto servito caldo e ripubblicato su decine e decine di quotidiani online, siti web, blog e social network.

Già, peccato che ancora una volta non ci sia nulla di vero

Vatican Insider -sempre paradossalmente organo de La Stampa-  ha fatto il suo lavoro e tramite Giacomo Galeazzi ha contattato padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, il quale ha replicato con la solita eleganza: «Non esiste alcuna scomunica nei confronti di Neri Parenti o di altri autori. Trattandosi di un regista comico, direi che la sua  dichiarazione è una battuta di spirito».

Ma chi avrà mai letto questa risposta? E sopratutto, a chi importa dove stia la verità? 

Si vuole che sia vero
 e dunque è vero quello che dice Parenti, tanto che nella sua pagina su Wikipedia è già apparsa la nota sulla scomunica ricevuta. Come dice Dagospia«per pompare il suo nuovo cinepanettone spara la bomba sul Vaticano. 
Un modo comodo e senza rischi per attirare l'attenzione della gente su dei film che altrimenti rimarrebbero ignorati. 

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25/06/2013 23:53
 
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Una Chiesa povera e gli errori populisti 

Mensa poveriPapa Francesco parla spesso di povertà, di una “Chiesa povera per i poveri”. Abbiamo già fatto notare come queste espressioni vanno lette alla luce dell’interpretazione cristiana e non con la lente della demagogia mediatica. La povertà cristiana infatti non coincide con la miseria economica, ma identifica la posizione morale dell’uomo verso la realtà, denaro compreso. Il povero nel cristianesimo è colui che non pone la speranza e la salvezza in quel che ha e in quel che potrebbe avere, è certamente inantitesi all’opulenza, e guarda ad un distacco dal denaro anche se questo non equivale necessariamente ad avere il portafoglio vuoto: «il denaro deve servire non governare»ha spiegato infatti il Pontefice.

Il paradosso cristiano è che un povero geloso e attaccato a quel poco che ha non sta vivendo la povertà evangelica, al contrario invece di una persona ricca libera dal denaro e che lo investe con intelligenza per l’aiuto dei fratelli. Certo, è doveroso evitare gli sprechi ed eliminare orpelli e argenteria varia, ma chi vuole una Chiesa priva di denaro è in fondo chi spera che scompaia dalla scena pubblica: sarebbe infatti incapace di aiutare i poveri, fallirebbero le opere di carità nazionali e internazionali, le missioni nel Terzo Mondo, le scuole cattoliche, le chiese da costruire, ristrutturare e mantenere. Nessun peso nell’ambito culturale, sanitario o formativo per la gioia della cultura laicista (e non laica!). Per questo il “Fatto Quotidiano” e altri autorevoli portavoce di questo movimento ideologico hanno interesse a strumentalizzare queste parole del Pontefice.

Per quanto detto appare dunque incredibile che una persona tanto colta ed intelligente comeVittorio Messori sia cascato nel tranello concedendo un’intervista al quotidiano di Padellaro, sopratutto a Carlo Tecce ingordo anticlericale. Messori è comunque riuscito ad esporre il suo pensiero: «Il Vaticano è uno speciale e piccolo Stato, ma è pur sempre una realtà burocratizzata che distribuisce appalti, commesse, denaro e non può farne a meno. Non può rinunciare a una struttura di governo, comunque funzionale per la diffusione evangelica. Un po’ di serietà. Gesù aveva una disponibilità economica, persino un tesoriere che poi l’ha tradito, Giuda Iscariota. Quando fu crocifisso, le guardie notarono che aveva un abito cucito con un solo pezzo di stoffa, un lusso raro, e se lo giocarono a dadi perché costava. Era di valore. Gesù vestiva Armani».

Una battuta quest’ultima che ha fatto rizzare i capelli ai finti moralisti come Adriano Celentano, lo stesso che ieri invitava a far chiudere il quotidiano “Avvenire” e “Famiglia Cristiana”. Il cantante ha infatti inviato una lettera a “Repubblica” pubblicata in prima pagina dove, da predicatore del politicamente corretto come è purtroppo diventato, ha contestato Messori affermando: «Pa’ Francesco vorrebbe una Chiesa povera, invece la vogliono ricca perché col denaro è più facile comprare il “BUIO” dove nascondere i “peccati”, tipo i gravi abusi sui minori e il silenzio di chi sa e tace e il più delle volte insabbia». Ha proseguito: «lo scrittore e storico Vittorio Messori, del quale leggo sempre con interesse gli editoriali», ha detto che Gesù vestiva Armani. «A mio parere è veramente una Cazzata», usando il linguaggio tipico degli intellettuali e degli studiosi. Ha quindi concluso con altre affermazioni retoriche, del tipo: «noi sappiamo quanto Gesù tenesse ai poveri, a differenza dello Ior». E’ curioso che proprio Celentano faccia discorsi di questo tipo: pochi anni fa, in una bella intervista in cui emergeva tutto il suo fervore cattolico (ancora non era girotondino noglobal), raccontava di sé: «Quando ero giovane non ero ricco e non potevo permettermi di realizzare alcuni sogni.Ora sono ricco e ho tutto ciò che desidero, però la gioia e le emozioni che ho provato nel visitare la Grotta di Lourdes non le avevo mai provate prima» (G. Mattei, “Anima mia”, Piemme 1998, p. 82). Se il denaro è un male in se stesso, secondo i suoi appelli alla Chiesa, come questo si concilia con i suoi racconti autobiografici?

Andando a dare un’occhiata alla storia del cristianesimo, il prestigioso sociologo Rodney Stark(capitolo 5 di Il trionfo del cristianesimo, Lindau 2012) ha spiegato -citando i maggiori storici del cristianesimo, come G.W. Bauchanan, Abraham J. Malherbe, Arthur Darby Nock, Harry Y. Gamble, Edmond Le Blant, Marta Sordi, Alan Millard ecc.- che il cristianesimo è iniziato come un movimento di privilegiati (smontando l’idea marxista che invece esso nasca dalle classi povere ed emarginate della società con lo scopo di lenire la loro miseria materiale). Molti membri del primo gruppo di cristiani appartenevano alla nobiltà, erano persone colte e istruite e tendevano a conquistare seguaci in quell’ambiente, anche se ovviamente tanti erano i convertiti anche dalle classi povere. La stessa famiglia di Gesù era decisamente benestante, Giuseppe era quel che oggi chiamiamo un imprenditore edile, avevano proprietà a Cafàrnao come a Nazareth, ogni anno si recavano a Gerusalemme per la Pasqua, cose che le maggior parte delle famiglie non potevano permettersi. Gesù stesso faceva costantemente esempi riferiti alla ricchezza, suggerendo un uditorio privilegiato: proprietà terriera, investimento, affitto, eredità e la parabola dei talenti rivela «una certa familiarità con le pratiche bancarie». Infine, ricordiamo che lui stesso era una persona benestante, molto istruita. Esiste tra gli studiosi oggi una “quasi certezza” che fosse un rabbino molto colto, aveva a disposizione del denaro, aveva un tesoriere, le sue missioni e dei suoi apostoli erano finanziate spesso da donne ricche convertite (come Maria di Magdala e, successivamente, la ricca commerciante Lidia, Fil 4,16), indossava una tunica inconsutile, cioè tessuta tutta di un pezzo come era solito usare il Sommo Sacerdote.

Roberto Rusconi, ordinario di Storia del Cristianesimo presso l’Università Roma Tre, ha confermato l’intera visione sulla questione e il giusto concetto di povertà cristiana:«Certamente Gesù non era un pezzente, e magari nemmeno Giuseppe. Da un certo punto di vista non è mai esistita una Chiesa povera, mentre la Chiesa ha sempre avuto – come istituzione – il problema di come gestire i beni che possedeva, che generavano ricchezza e soprattutto potere. In altri termini, può essere estremamente antistorico usare la categoria di povertà al di fuori del contesto. Il problema della Chiesa è costituito dai beni che generano la ricchezza e non vengono utilizzati per i poveri». La povertà cristiana identifica l’atteggiamento morale nell’amministrazione del denaro, ovvero senza farsene un idolo. Non dovrebbe oggi essere strumentalizzata per fini ideologici da personaggi che non comprendono come interpretare le parole di Papa Francesco.

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01/07/2013 07:50
 
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Nessun pedofilo in Vaticano,
arrestato per calunnia Patrizio Poggi

Patrizio PoggiLo scorso 8 marzo, Patrizio Poggi (ex sacerdote) si è presentato agli uffici dei carabinieri di Roma rivelando un giro di prostituzione minorile all’interno della Curia Romana.

Poggi è stato arrestato in passato per pedofilia edefenestrato dalla Chiesa cattolica. Nonostante abbia finito di espiare nel 2008 la pena, la Congregazione della dottrina e della fede continua ancora oggi a tenerlo sospeso a divinis. Durante la sua denuncia ha spiegato nei dettagli come avverrebbero questi giri di pedofilia, avendone lui fatto parte prima di essere indagato, processato e arrestato per 5 anni.

Incredulo il “Fatto Quotidiano”, sempre più portavoce dell’anticattolicesimo italiano, si è buttato come un falco sulla notizia. In una settimana si sono visti fiumi di inchiostro uscire sopratutto dalla penna di Marco Lillo, gongolante per la vicenda, alla quale è stato dedicato almeno un articolo al giorno.

Addirittura il quotidiano di Padellaro, non sapendo più cosa dire dato che le indagini della Procura sono state tenute top secretè arrivato a pubblicare perfino il testo della denuncia che Poggi ha fatto ai carabinieri di Roma. Il testo di Lillo è trionfante come quando si ha l’esclusiva, una cosa inaudita per qualunque accusa tanto che diverse voci in Vaticano hanno criticato tale gesto. Anche oggi, 28 giugno, è stato pubblicato un articolo dove si ipotizzano mosse segretedel Vaticano, cercando di interpretare cosa si nasconda dietro l’assenza di un commento da parte del portavoce vaticano padre Federico Lombardi.

Eppure poche ore fa cambio di scenario, che dev’essere costato un coccolone ai falchi anticlericali appollaiati nelle redazioni: dopo aver effettuato precisi accertamenti, i carabinierihanno arrestato l’ex sacerdote Patrizio Poggi per calunnia aggravata e continuata per avere denunciato «circostanze non veritiere in ordine alla presunta esistenza di un’organizzazione criminale gestita da tre personaggi romani, attiva nel procacciare ragazzi italiani e stranieri, anche minorenni, per avviarli alla prostituzione maschile in favore di vari esponenti del clero romano, di cui Poggi aveva indicato i nominativi». L’ex sacerdote ha pianificato il piano calunnioso basandosi su mere dicerie (magari dei quotidiani?) per motivi di risentimento personale e con la speranza che il Vaticano revocasse la scomunica nei suoi confronti.

Alle 18:00, due ore dopo il lancio dell’agenzia Ansa, il “Fatto Quotidiano” non ha ancora pubblicato la notizia, al contrario dei principali quotidiani online. Attendiamo fiduciosi, anche se stiamo ancora aspettando un articolo di scuse verso Benedetto XVI, a lungo diffamato daMarco Politi (vaticanista de “Il Fatto”) sul “caso Murphy”, il quale però non ha mai pubblicatola notizia del ritiro completo delle accuse nei confronti del precedente Pontefice da parte dellaSnap, organizzazione anticlericale (amica di Politi).

Nei giorni scorsi il cardinale Agostino Vallini, vicario di Roma era già arrivato alle conclusioni a cui oggi sono arrivate le forze dell’ordine, esprimendo «profonda amarezza» per la «diffusione di simili notizie calunniose. Sono pienamente convinto che sarà smantellato il piano calunnioso, dimostrando non veritiere le affermazioni del Poggi, mosso forse da spirito di rivalsa o da risentimento personale». Questo conferma ancora una volta perché è meglio fidarsi dei sacerdoti piuttosto che degli anticlericali.

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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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