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RISPOSTA ALLE ACCUSE CONTRO LA CHIESA

Ultimo Aggiornamento: 19/01/2013 14:06
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05/09/2011 22:57
 
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Crociata - guerra partigiana contro invasori crudelissimi

Dopo l’editto di Milano del 313 d.C. (noto anche come Editto di Costantino, Editto imperiale di tolleranza o semplicemente Editto di tolleranza), che poneva termine a tutte le persecuzioni religiose e proclamava la neutralità dell’Impero nei confronti di ogni fede, Gerusalemme, Città Santa dei musulmani e degli ebrei, fu considerata tale anche dai cristiani. Subito divenne meta dei pellegrini cristiani che visitavano il Tempio del Santo Sepolcro, fatto costruire da Costantino sul luogo che la tradizione indicava come quello della crocifissione, unzione, sepoltura e resurrezione di Gesù Cristo. Con la Battaglia dello Yarmuk dell’agosto 636, l’esercito del Califfato dei Rashidun, governato dal Califfo Omar ibn al-Khattab, sconfisse l’esercito Bizantino dell’Imperatore Flavio Eraclio I. Dopo questa battaglia l’esercito Bizantino in pratica non operò più in Siria fatta eccezione per dei presidi isolati come Aleppo e pertanto la conquista della Siria da parte del Califfato dei Rashidun si poteva ritenere completata. Dopo la battaglia dello Yarmuk, la mossa successiva del Califfo Omar ibn al-Khattab fu la conquista di Gerusalemme. L’assedio della città durò quattro mesi dopodiché la città decise di arrendersi, ma solo nelle mani del Califfo in persona. Nell’aprile del 637 la città si arrese al Califfo. Gli arabi consideravano Gerusalemme la terza Città Santa dopo la Mecca e Medina, tanto che, sessanta anni dopo la sua conquista, il Califfo Abd al-Malik ibn Marwan, della dinastia degli Omayyadi, commissionò e completò a Gerusalemme la costruzione della Cupola della Roccia sul Monte del Tempio (Spianata delle Moschee). Rimasta per tre secoli e mezzo in possesso dei Califfi Omayyadi di Damasco e Abbasidi di Bagdad, nel 972 Gerusalemme fu presa dagli Imam/Califfi Ismailiti dell’Egitto Fatimide e nel 1009 il Califfo Al-Hakim bi-Amr Allah, convinto di essere il “Dio reso manifesto”, ordinò la distruzione di tutte le chiese nei territori da lui governati a partire dalle chiese di Gerusalemme. Anche il Tempio del Santo Sepolcro fu tra i luoghi di culto distrutti, ma successivamente venne dato il permesso per la sua ricostruzione. Sotto la sovranità araba di Gerusalemme, la presenza di comunità cristiane ed ebraiche era tollerata, anche se gravemente discriminate e regolamentate nel culto. In questo periodi non si verificarono incidenti di sorta fra musulmani e cristiani e, sebbene i cristiani fossero ridotti in una posizione servile, le persecuzioni di questo periodo contro di loro (e contro gli ebrei) rimasero degli episodi isolati, tanto che, nei successivi decenni, i pellegrini che venivano dall’Europa non furono quasi mai molestati. Tuttavia, le comunità, specialmente quelle cristiane, erano ritenute di seconda categoria: era vietato il culto al di fuori di luoghi specifici, erano costretti a vivere in quartieri appositi, erano costretti ad inchinarsi davanti alle moschee ed agli imam musulmani, dovevano indossare un abbigliamento specifico ed era limitato il numero di pellegrini che potevano visitare i luoghi Santi. La situazione cambiò nella seconda metà dell’XI secolo, quando Gerusalemme e la Palestina furono lungamente contese tra gli Egiziani Fatimidi e i Turchi Selgiuchidi. Questi ultimi, dopo aver già conquistato l’oriente islamico (Iran e Iraq) ed aver instaurato un dominio dinastico, strapparono Gerusalemme e la Siria ai Fatimidi d’Egitto nel 1071. Il loro traguardo iniziale era stato il rafforzamento dell’Islam Sunnita e quindi del Califfato Abbaside, il cui nucleo territoriale, costituito dall’Iraq, era stato dominato per lungo tempo da potenze Sciite, come pure l’Egitto e parti della Siria (Controcaliffato dei Fatimidi). Nel 1085, grazie al vittorioso assedio dei Turchi Selgiuchidi, cadde la città di Antiochia, mentre la componente Selgiuchide che si sarebbe autodefinita “di Rum”, era arrivata a insediarsi a Nicea. Praticamente tutta l’Asia minore era stata conquistata. I Turchi Selgiuchidi presero a vessare le carovane dei pellegrini cristiani d’Oriente e d’Occidente che da secoli si recavano a Gerusalemme in pellegrinaggio. Si fecero sempre più frequenti rapine, sequestri, uccisioni, stupri di pellegrini che iniziarono così a viaggiare sotto la scorta di piccoli gruppi armati. Il fanatismo religioso dei Turchi Selgiuchidi e le vicende della guerra provocarono l’interruzione dei rapporti tra l’Occidente cristiano e la Terra Santa e resero Gerusalemme inaccessibile ai pellegrini cristiani. Al di là di questo, era la sempre più crescente potenza Selgiuchide a terrorizzare il mondo cristiano che temeva che si stesse profilando un terribile cataclisma anche per la Cristianità latina e che l’Impero Selgiuchide avrebbe potuto conseguire la conquista islamica dell’Europa. Con la caduta di Antiochia nel 1085, l’Asia Minore, sino ad allora in mano agli Egiziani Fatimidi, era stata praticamente tutta conquistata dai Turchi Selgiuchidi. Questi mal vedevano le carovane dei pellegrini cristiani d’oriente e d’occidente che da secoli si recavano a Gerusalemme in pellegrinaggio; ci furono rapine, sequestri, uccisioni e stupri di pellegrini. Ma era la potenza selgiuchide a terrorizzare il mondo cristiano, il quale temeva che l’Impero Selgiuchide avrebbe potuto conseguire la conquista islamica dell’Europa. Di fronte al crescente pericolo proveniente da oriente, l’Imperatore Bizantino Alessio I Comneno fu indotto a rivolgersi all’Occidente latino per cercare aiuto contro i Turchi Selgiuchidi che erano una grave minaccia per l’Impero di Costantinopoli. Nel marzo 1095, durante il Concilio di Piacenza, il Papa Urbano II ricevette un ambasciatore di Alessio I Comneno, che chiedeva aiuto. In quell’Occasione il Papa riuscì a indurre molti dei presenti a promettere di aiutare Alessio I Comneno, ma nessun passo decisivo fu preso. Nell’agosto del 1095, Papa Urbano II giunse nel sud della Francia. Urbano II era stato un Papa fortemente impegnato nella riforma della Chiesa che intese fare personalmente. Era a Le Puy quando chiese un Concilio generale della Chiesa da svolgersi nel mese di novembre del 1095 nella città di Clermont. Trascorse settembre e ottobre in visita nelle varie città francesi, parlando con Vescovi e Abati, ed elargì lodi o pene, come aveva previsto nella riforma. Arrivò a Clermont a metà novembre. Il Concilio cominciò con le discussioni riguardanti i Decreti Gregoriani contro la simonia, le investiture e il matrimonio del clero. In quell’occasione si procedette anche alla scomunica di Filippo di Francia, colpevole di adulterio. Il Papa fece anche l’annuncio che avrebbe tenuto una seduta pubblica durante la quale avrebbe fatto un importante discorso. Questo creò un forte interesse e molte persone delle zone circostanti giunsero a Clermont per sentire le parole del Papa.Il 27 novembre 1095, giorno del discorso di Urbano II, la folla era così grande che non tutti potevano entrare in cattedrale, così che il soglio pontificio venne istituito in un campo al di fuori della Chiesa di Notre-Dame du Port. Erano presenti molti cittadini comuni, oltre alla nobiltà locale. Tuttavia grandi nobili d'Europa, i Re, i Duchi e così via, non c'erano. Papa Urbano II affrontò un’immensa folla; egli era un potente parlatore ed usò al massimo la sua meravigliosa dote di eloquenza, descrivendo il dominio dei Saraceni nella Sacra città dove Cristo aveva sofferto ed era morto. Il discorso da lui pronunciato quel giorno fu commovente e indimenticabile: “Soprattutto vi sproni il Santo Sepolcro del Signore Salvatore nostro, ch’è in mano d’una gente immonda, e i luoghi santi, che ora sono da essa vergognosamente posseduti e irriverentemente insozzati dalla sua immondezza. La nobile razza dei Franchi, deve andare in aiuto dei fratelli cristiani d’Oriente. I turchi infedeli stanno avanzando verso il cuore della cristianità orientale, i cristiani sono oppressi ed attaccati, le Chiese ed i luoghi sacri sono stati contaminati. Gerusalemme geme sotto il giogo dei Saraceni. Il Santo Sepolcro è in mani musulmane ed è stato trasformato in moschea. I pellegrini vengono perseguitati e viene persino impedito loro l'accesso alla Terra Santa. Prendete la via del santo Sepolcro, strappate quella terra a quella gente scellerata e sottomettetela a voi: essa da Dio fu data in possessione ai figli di Israele; come dice la Scrittura, in essa scorrono latte e miele. Tutto l'Occidente deve marciare in difesa dell'Oriente. Tutti devono andare, ricchi e poveri. I Franchi devono interrompere le loro liti e guerre interne. Lasciateli andare invece contro gli infedeli e combattere una guerra giusta. Vi condurrà Dio stesso perché sa fare il suo lavoro. Ci sarà l'assoluzione e la remissione dei peccati per tutti coloro che muoiono al servizio di Cristo. Quelli che qui sono poveri e miserabili peccatori, li saranno ricchi e felici. Che nessuno esiti, ma devono marciare per la prossima estate. Dio lo vuole! Dio lo vuole!” A tutti quelli che avessero intrapreso il viaggio in Terra santa, anche solo per devozione, il Papa prometteva l’indulgenza plenaria, mentre le loro proprietà dovevano essere considerate come sacre. In seguito, anche a chi avesse aiutato i Crociati durante il viaggio, fu estesa la “tregua di Dio”. Quando il Papa cessò di parlare, il potente grido ”Deus lo volt!” (Dio lo vuole) si alzò dalla folla. Le sue più ottimistiche speranze non avevano previsto un tale entusiasmo che ora prevaleva. Il sermone di Papa Urbano II che incitava anche i sovrani a strappare la Terra Santa dalle mani dei musulmani, fu accolto in Francia con molto entusiasmo e l’entusiasmo per il pellegrinaggio armato in Terra Santa si diffonderà ancora di più quando il Papa farà il suo viaggio di ritorno in Italia. Era proibito intraprendere la spedizione a tutti quelli che erano inadatti e i fedeli che intendevano partire furono esortati a seguire i consigli dei loro vescovi e sacerdoti, prima della partenza. Il giorno dopo il discorso del Papa, il Concilio concesse formalmente tutti i privilegi e le protezioni che Urbano II aveva promesso. Come simbolo ufficiale dei pellegrini venne adottata una croce rossa. Il Papa fu invitato più volte a guidare la crociata di persona, ma in sua vece nominò Ademaro de Monteil, Vescovo di Le Puy e, lasciando Clermont, viaggiò da una città all’altra della Francia predicando la crociata. Ai vescovi che erano stati impossibilitati a partecipare al Concilio furono inviate delle lettere e in tutta Europa furono inviati dei predicatori per suscitare l’entusiasmo per la crociata. Il Papa trascorse diversi mesi in Francia, soggiornando nelle regioni meridionali, ma i Vescovi ed altri predicatori portarono la parola della crociata anche nel nord della Francia. Alla fine del mese di novembre del 1098 il Papa era di nuovo a Roma: era il suo ritorno definitivo alla Città Santa. Qui tenne il suo ultimo Concilio nell’aprile del 1099. Ancora una volta alzò la voce in nome della crociata e molti risposero alla sua chiamata. Migliaia di nobili e cavalieri si riunirono in Consiglio, e qui fu deciso che un esercito di cavalieri e soldati doveva marciare per salvare dai Saraceni Gerusalemme e la Chiesa Cristiana d’Oriente.
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