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RISPOSTA ALLE ACCUSE CONTRO LA CHIESA

Ultimo Aggiornamento: 19/01/2013 14:06
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05/09/2011 22:20
 
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La verità sul caso Galileo
Intorno al processo Galileo, la verità storica, quella indicata dai documenti e da studi anche recenti, condotti senza spirito settario possiamo riassumerla brevemente. La Chiesa ha sempre patronato scienziati in tutti i campi del sapere; così fu anche con Galileo. Il processo a Galileo continene un errore che ha le sue attenuanti; un errore dovuto all' incompetenza di giudici umani, non a uno spirito di ostilità proprio della Chiesa contro la scienza. La venerazione e la grande stima che avevano per il Galilei il card. Barberini, che fu poi Urbano VIII, l'amicizia, la confidenza, la considerazione e anche la protezione che il grande astronomo godeva da teologi e da dignitari ecclesiastici religiosi, tra gli altri il card. Canti, i mons. Dini, Ciampoli e Cesarini, dell'arcivescovo Piccolomini, del teatino Guevara (il quale impedì che fosse proibita dal s. Uffizio l'opera di Galileo ( il Saggiatore) dei padri Scolopi e di molti altri, che rivelano il culto della scienza nella Chiesa. Il moto della terra intorno al sole già da molto tempo lo si ammetteva liberamente nelle scuole cattoliche. Accettato da Aristarco di Samos tre secoli prima di Cristo, il sistema eliocentrico era stato nuovamente propugnato nel 1435 dal card. da Cusa e poi in un opera importante dal celebre canonico Copernico. Dopo il processo Galilei uno stuolo innumerevole di astronomi, seguaci dello stesso, fu cattolico e protetto dalla Chiesa. La Congregazione romana del s. Ufizio 8 che non è il Papa) nel febbraio del 1616, riprovò l'opinione di Copernico sul sistema eliocentrico e proibì a Galileo di insegnarla. Questo perchè Galileo si proponeva di dimostrare dalla Bibbia tale teoria, che in realtà è vaga in entrambi i sensi se non addirittura non è citata proprio. Nel 1663 il s. Ufizio lo ritenne reo di aver insegnato queste cose contro la promessa data. La causa della condanna non fu per aver aver riaffermato la già universalmente accettata dalla Chiesa ma per il fatto che Galileo volle improvvisarsi teologo con i suoi scritti che volevano collegare i fatti ai versetti biblici. Galileo non subì nessuna tortura o incarcerazione o altro. Abitò negli agi del palazzo del Niccolini ambasciatore di Toscana e per il processo nei locali del procuratore del s. Ufizio in piena libertà di movimento ma siccome si indispose, Papa Urbano VIII lo ricondusse al palazzo dell'ambasciatore. Per la grande stima di cui godeva dai più distinti dignitari della Chiesa e dal Papa Urbano VIII non fu obbligato a sopportare alcuna pena anzi, gli fu dato dal Papa di vivere nel palazzo con enorme giardino posseduto dal Granduca di Toscana a Trinità dei Monti a Roma, in seguito, su richiesta dello stesso Galileinel palazzo dell'arcivescovo Piccolomini di Siena e poi sempre dietro sua richiesta fu libero di tornarsene a casa sua ad Arcetri (Fi) e coadiuvato negli studi da preti e religiosi fra gli altri da alcuni padri Scolopi per desiderio dello stesso fondatore S. Giuseppe Calasanzio, il quale li mando a imparare da Galileo.
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