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Ultimo Aggiornamento: 07/02/2019 12:12
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17/12/2015 21:07
 
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L’educazione religiosa è un antidoto contro le dipendenze



Di questi tempi educare i figli non è facile, si sa. Lo è ancor di più se l’ambito da educare è quello religioso. Molti, per questa difficoltà, non lo fanno. Anzi, per una sorta di velo di laicità e vago rispetto della libertà del figlio – dicono – delegano allo stesso la scelta di orientarsi, se orientarsi, lasciando così una sorta di “vuoto” educativo che un giorno riempirà da sé, se lo vorrà.


Senza entrare nel merito della questione, in questo senso, ci limitiamo a domandarci: se un genitore educa i propri figli insegnando loro il meglio di ciò che è e sa – segnandolo inevitabilmente nel processo decisionale dello sviluppo, cosa che non appare un problema in tutti gli ambiti, a quanto pare! – perché non lo dovrebbe fare anche nell’ambito religioso?


Provocazioni a parte, nel seguente articolo cercheremo di mettere in luce un motivo in più per educare il proprio figlio alla dimensione religiosa. Una ricerca firmata da Michelle V. Porche e altri collaboratori di università statunitensi, pubblicata il 2 aprile 2015 in un convegno sul superamento dipendenze alla Chester University in Inghilterra, ha infatti messo in luce come l’educazione religiosa influisca positivamente nella libertà da dipendenze, da alcol e non solo, nei ragazzi che si affacciano nell’età adulta.


Questo studio è stato condotto con il patrocino del National Institute of Mental Health su un campione di persone tra i 18 e 29 anni, abitanti negli U.S.A. ma di provenienze diverse, equamente distribuite tra maschi e femmine, di appartenenza mista a maggioranza Cristiana [Cattolica (29%), Protestante (19%), Battista (17%), Luterana (6%), Metodista (6%), Presbiteriana (3%), Pentecostale (2%) e altre religioni (9%)]. Si indica chiaramente che che nella misura in cui il soggetto viene educato e partecipa attivamente ad una vita religiosa avrà molte più probabilità di condurre una crescita estranea a dipendenze.


Quali le cause? Lo studio individua come la partecipazione attiva dell’esperienza religiosa – intesa non solo alle funzioni religiose ma anche nell’impegno in attività religiose o spirituali –influisca positivamente nel processo decisionale della vita dei soggetti, andando così a formare persone che rispettano il creato innanzitutto a partire da se stessi.


Questa tesi conferma precedenti ricerche datate 2001 (Hodge, Cardenas e Montoya) e 1999 (M- John Wallace) le quali hanno a loro volta rilevato che gli adolescenti che fanno la scelta personale di impegnarsi in attività religiose o spirituali, sono più propensi a interiorizzare comportamenti di in-dipendenza da alcol e da sostanze stupefacenti nella loro vita adulta.


Un’educazione religiosa, nel nostro caso cristiana, dunque non soltanto educa alla fede, apre alla salvezza dell’annuncio evangelico e rende testimoni del Risorto, ma garantisce anche una crescita equilibrata, nonché numerosi altri benefici indicati dalla letteratura scientifica, raccolti nel nostro apposito dossier.


Fabio Casotto



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