È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 2 | Pagina successiva

VANTAGGI E SVANTAGGI PER CREDENTI E NON CREDENTI

Ultimo Aggiornamento: 07/02/2019 12:12
Autore
Stampa | Notifica email    
10/09/2013 12:42
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Vivere in sofferenza e amare Dio: il cristiano può farlo

Francesca PedrazziniIl problema del male e della sofferenza è un argomento molto serio, una grande tentazione di incredulità nei confronti di Dio per alcuni.

Esistono due tipi di sofferenza: quella provocata e quella innocente. La sofferenza provocata è quella che l’uomo genera a causa dell’errato uso del libero arbitrio. Non solo i comportamenti sbagliati che provocano danni agli altri, ma anche un certo modo di rapportarsi all’ambiente naturale causando frane, valanghe e vari disastri naturali. Anche per quanto riguarda l’esistenza di molte malattie la causa è dovuta all’agire dell’uomo, come l’inquinamento, l’alimentazione ecc. Non si può imputare a Dio la colpa di questa sofferenza, l’uomo è stato creato come essere libero, capace di fare il bene ma scegliere anche il male. Può essere che Dio intervenga per evitare una degenerazione di questo male, noi non possiamo saperlo, tuttavia rispetta la libertà dell’uomo, anche di sbagliare, così come di rifiutare il Suo amore.

Il male innocente, invece, è quel tipo di sofferenza apparentemente gratuita, come la malattia di un bambino. L’uomo non ha colpa di questo, dunque la colpa è di Dio? Si, a meno che esistaun disegno di bene più grande di quanto l’uomo possa capire. Questa non è un’astrazione ma è un’intuizione a cui solo i cristiani possono approdare, perché solo essi possono stare di fronte al male innocente senza scandalizzarsene, anche se non lo capiscono fino in fondo. Nessun’altra religione (ammesso che il cristianesimo sia una religione), infatti, è capace di questo, addirittura il Buddhismo ha come suo centro un “metodo” per evitare di confrontarsi con il male: non sa spiegarlo e dunque cerca di elevarsi al fine di ignorarlo (nirvana). L’ateismo, al contrario, amplifica il dolore del male innocente perché cancella ogni sua possibilità di senso ultimo.

Solo nel cristianesimo Dio non ha vergogna, attraverso Gesù Cristo, di immergersi nel dolore umano, di farsi compagno dell’uomo e di soffrire ingiustamente un dolore straziante ed innocente. Eppure da questo male ne è emerso un bene più grande: solo potendo morire Cristo ha potuto risorgere, dimostrare all’uomo che la morte (il male più ingiusto di tutti!) può essere vinta. Alla luce della Resurrezione il dolore innocente subìto da Cristo acquista un significato, non scandalizza più. La croce è un mezzo per un bene più grande, così come è stato per Cristo. Egli non ha tolto il male dal mondo, non ha guarito tutti i malati che ha incontrato, ma ha dato all’uomo la possibilità di stare di fronte al dolore da uomo. La chiave è guardare Lui stesso: «Se uno vuol venire dietro me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16:24). «Dio non ci ha tirati fuori dai guai, Dio è il gancio per tirarci fuori da essi. Questo gancio è il crocifisso»ha spiegato il filosofo Peter Kreeft. La rivelazione cristiana ha dato un senso vero alla vita e dunque anche alla morte e al dolore, molto più decisivo e importante che aver tolto il male dal mondo: si può essere sani fisicamente ed essere disperati (senza speranza) e si può essere malati e sofferenti nel corpo ma essere lieti nel cuore, affidati a Dio.

Un esempio di tutto questo è stato il modo con cui ha vissuto Francesca Pedrazzini, morta il 23 agosto 2012 a 38 anni a causa di un cancro. Cristiana, cattolica, la sua agonia lieta tra chemioterapie e ricoveri in ospedale, ha convertito molti, ha toccato i cuori. Era lei a rassicurare gli amici dicendo: «Sono in pace perché Gesù mantiene la promessa di renderci felici. Fai con me questa strada e lo vedremo. Ne sono certa. Ti abbraccio». Nel cammino supportata dagli amici e da un sacerdote, don Julian Carrón (leader di Comunione e Liberazione, movimento a cui Francesca apparteneva), il quale le diceva con tenerezza: «Vedi, Francesca, siamo tutti malati cronici. Ma tu hai un’occasione in più per la tua maturazione. Non devi perderla». Era lei a rassicurare il marito: «Guarda, devi stare tranquillo. Io sono contenta. Sono in pace. Sono certa di Gesù. Non ho paura, va bene così. Anzi, sono curiosa di quello che mi sta preparando il Signore. Mi spiace solo per te, perché la tua prova è più pesante della mia, sarebbe stato meglio il contrario».

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 2 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 22:47. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com