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QUALE CHIESA E PERCHE'

Ultimo Aggiornamento: 15/07/2020 16:52
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05/07/2012 18:26
 
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LA CHIESA E' INFALLIBILE MA NON IMPECCABILE

L'infallibilità della Chiesa

L'infallibilità vuol dire impossibilità di cadere in errore e, nel
caso nostro, si distingue in attiva e passiva. La prima (infall. in
docendo) è propria dei pastori nell'esercizio del loro ufficio
magisteriale, la seconda (infall. in credendo) dì tutti i fedeli
nell'adesione al messaggio di fede. Ambedue sono reciprocamente causa
ed effetto. Qui si parlerà soprattutto dell'infallibilità attiva.



1. Realtà dell'infallibilità.

La Chiesa nel definire una dottrina di fede e di morale è
infallibile. De fide.

Il Concilio Vaticano I presuppose, nella definizione
dell'infallibilità papale, quella della Chiesa dichiarando: "Il Papa,
quando parla ex cathedra, gode... di quella infallibilità di cui il
Divino Redentore volle fosse munita la sua Chiesa nel definire una
dottrina di fede o di morale" (D. 1839 [DS- 3074]).

Avversari di questo dogma sono i riformatori, che respinsero insieme
alla gerarchia, il magistero e la sua autorità, ed i modernisti, che
contestarono l'istituzione divina del magistero ecclesiastico,
disconoscendogli perciò anche l'infallibilità.
Cristo ha promesso agli Apostoli l'assistenza dello Spirito Santo e
la sua propria nel compimento del loro ministero di maestri. Gv. 14,
16: "Io pregherò il Padre e vi darà un altro Confortatore, affinché
rimanga sempre con voi, lo Spirito di verità". Mt. 28, 20: "Ecco io
sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo". Cfr. Gv. 14,
26; 16, 13; Atti 1, 8.
L'assistenza costante di Cristo e dello Spirito Santo è garanzia
della purezza e dell'incorruttibilità della predicazione degli
Apostoli e dei loro successori. Cristo richiede
un'incondizionata "ubbidienza di fede" (Rom. 1, 5) alla predicazione
dei suoi Apostoli e dei loro successori e ne fa dipendere la salute
eterna: "Chi crede e si fa battezzare si salverà; chi non crede, sarà
condannato" (Mc. 16, 16).
Egli si identifica addirittura con loro: "Chi ascolta voi, ascolta
me; e chi rigetta voi, rigetta me" (Lc. 10, 16; cfr. Mt. 10, 40; Gv.
13, 20).
Ciò presuppone che gli Apostoli ed i loro successori siano, nel loro
insegnamento, esenti dal pericolo di errare.
Paolo chiama la Chiesa "colonna e sostegno della verità" (1 Tim. 3,
15).
L'infallibilità della predicazione è un presupposto dell'unità e
dell'indistruttibilità della Chiesa.

I Padri nella lotta contro le eresie, affermano che la Chiesa ha
sempre conservata immune da errori la verità trasmessa dagli Apostoli
e che la conserverà tale per ogni tempo. In opposizione alla falsa
gnosi, IRENEO pone in risalto che la predicazione della Chiesa è
sempre la medesima, poiché la Chiesa possiede lo Spirito Santo, lo
spirito di verità: "Dove c'è la Chiesa, c'è anche lo Spirito di Dio,
e dove c'è lo Spirito di Dio, c'è la Chiesa ed ogni grazia; ora lo
Spirito è verità" (Adv. haer. III, 24, 1).
La Chiesa è la "dimora della verità", da cui gli eretici sono
separati (III, 24, 2). La trasmissione della dottrina apostolica
immune da errori viene garantita dalla ininterrotta successione dei
vescovi a partire dagli Apostoli: "Essi (i vescovi) con la
successione episcopale hanno ricevuto il sicuro carisma della verità
secondo il beneplacito del Padre" (IV, 26, 2). Cfr. TERTULLIANO, De
praescr. 28; CIPRIANO, Ep. 59, 7.

La ragione intima dell'infallibilità della Chiesa sta nell'assistenza
dello Spirito Santo, che le fu promesso soprattutto per l'esercizio
del suo magistero. Cfr. S. th. II-II, 1, 9; Quodl. 9, 16.



2. Oggetto dell'infallibilità.

a) Oggetto primario dell'infallibilità sono le verità formalmente
rivelate concernenti la fede e i costumi. De fide (D. 1839 [DS.
3074]).
La Chiesa può non solo stabilire e proporre, interpretando in modo
autentico la Scrittura e le testimonianze della Tradizione, il senso
della rivelazione, ma anche individuare e prescrivere gli errori
contrari; altrimenti il suo ufficio di "custode e maestra della
parola di Dio rivelata" (D. 1793 [DS. 3012]), non potrebbe essere
giustificato (D. 1798 [DS. 3018]).

b) Oggetto secondario dell'infallibilità sono quelle verità di fede e
di morale che, benché non formalmente rivelate, sono però
strettamente connesse con le rivelate. Sentenza certa (D. 1839 [DS-
3074]).
Ciò emerge dal fine dell'infallibilità stessa, che è quello
di "santamente custodire e fedelmente esporre il deposito della fede"
(D. 1836 [DS. 30701). La Chiesa non raggiungerebbe questo fine se non
potesse decidere in modo infallibile, sia positivamente accertando la
verità sia negativamente riprovando l'errore opposto, circa dottrine
e fatti che sono in stretto rapporto con la rivelazione.
Appartengono all'oggetto secondario dell'infallibilità: 1) le
conclusioni teologiche, che derivano da una verità formalmente
rivelata e da una verità di ragione naturale; 2) i fatti storici, dal
cui riconoscimento dipende la sicurezza di una verità rivelata (facta
dogmatica); 3) le verità di ragione naturale, che sono strettamente
connesse con le verità rivelate; 4) la canonizzazione dei santi, cioè
il giudizio definitivo che un membro della Chiesa è stato accolto
nella beatitudine eterna e dev'essere fatto oggetto del culto
pubblico. Il culto reso ai santi, è, come insegna S. Tommaso, "una
professione di fede, con cui crediamo alla gloria dei santi" (Quodl.
9, 16). Se la Chiesa potesse sbagliare nel suo giudizio, ne
deriverebbero conseguenze inconciliabili con la sua santità.



3. Soggetti depositari dell'infallibilità.
Sono il Papa e tutto l'episcopato, cioè l'insieme dei vescovi in
unione col Papa, loro capo.

a) Il Papa.
Il Papa è infallibile quando parla ex cathedra. De fide.

b) I vescovi.
L'insieme dei vescovi è infallibile quando, o riunito in Concilio
ecumenico o disperso sulla faccia della terra, in unione con il Papa,
propone una dottrina di fede o di morale come verità a cui tutti i
fedeli devono attenersi. De fide.

Il Concilio di Trento insegna che i vescovi sono i successori degli
Apostoli (D. 960 [D S. 1768]); similmente il Concilio Vaticano I (D.
1828 [DS. 3061]). Quali successori degli Apostoli, essi sono, al par
di quelli, i pastori ed i maestri dei fedeli (D. 1821 [DS. 3050]).
Essendo per ufficio maestri della fede. sono titolari
dell'infallibilità attiva assicurata al magistero ecclesiastico.

Si distinguono due forme di attività nel magistero dell'episcopato,
l'una straordinaria, l'altra ordinaria:

1) In modo straordinario i vescovi esercitano il loro infallibile
potere magisteriale nel concilio generale o ecumenico in unione con
il Papa; ed è proprio nelle decisioni dei concilii generali che
l'attività dei loro magistero, istituito da Cristo, ha la più chiara
manifestazione.
Nella Chiesa fu sempre viva la convinzione che le decisioni dei
concilii generali sono infallibili.
S. ATANASIO, parlando della definizione di Nicea, scrive: "La parola
del Signore espressa per opera del Concilio ecumenico di Nicea,
rimane in eterno " (Ep. ad Afros, 2). GREGORIO MAGNO riconosce ed
onora i primi quattro concilii generali come i quattro Vangeli, e
pone sullo stesso piano anche il quinto (Ep. 1, 25).

Perché un concilio sia ecumenico è necessario: (a) che vi siano
invitati tutti i vescovi residenziali della terra; (b) che in realtà
convenga da diverse regioni un numero tale di vescovi che questi
possano considerarsi come rappresentanti dell'intero episcopato; (c)
che il Papa convochi il concilio, o almeno approvi con la sua
autorità l'assemblea dei vescovi, ne abbia la presidenza in persona o
mediante un suo rappresentante e ne confermi le decisioni. Mediante
la conferma papale, che può essere esplicita o anche implicita, le
decisioni acquistano valore giuridico universale (CIC 227).

I primi otto concilii ecumenici furono convocati dall'imperatore.
Egli ne aveva anche ordinariamente la presidenza onorifica e la
tutela esterna. Il secondo ed il quinto concilio ecumenico furono
tenuti senza che il Papa o un suo rappresentante vi prendessero
parte: per convocazione, composizione e direzione furono concilii
plenari dell'Oriente, ma ottennero valore ecumenico quando il Papa,
cioè l'intera Chiesa, in seguito ne riconobbe i decreti.

2) I vescovi esercitano il loro infallibile potere in modo ordinario
quando, nelle proprie Diocesi, uniti moralmente con il Papa,
annunciano concordemente le medesime dottrine di fede o di morale. Il
Concilio Vaticano I dichiarò espressamente che anche le verità
rivelate proposte dal magistero ordinario ed universale della Chiesa
devono essere credute per fede divina e cattolica (D. 1792 [DS.
3011]).
Ora chi detiene il magistero ordinario e universale è precisamente
l'episcopato diffuso su tutta la faccia della terra. La concordanza
dei vescovi nella dottrina può essere stabilita dai catechismi che
essi redigono, dalle loro pastorali, dai libri di preghiera che essi
approvano e dalle decisioni dei sinodi particolari. E' sufficiente
una concordanza moralmente universale in cui non deve mancare
l'espressa o tacita approvazione del Papa, quale capo supremo di
tutto l'episcopato.

Il singolo vescovo nel proclamare le verità di fede non è
infallibile. La storia della Chiesa mostra che singoli membri
dell'episcopato sono caduti in errore e in eresie, per es. Fotino,
Nestorio. Per conservare integra la dottrina tradizionale, è
sufficiente l'infallibilità collegiale dell'intero episcopato. Il
singolo vescovo è però per la sua diocesi, in forza del suo ufficio,
l'autentico, cioè autorevole maestro della fede, purché sia in
comunione con la Santa Sede e si attenga alla dottrina generale della
Chiesa.

La infallibilità nell'insegnamento non esclude però che gli uomini che fanno parte della Chiesa possano peccare.
Anzi, secondo s.Giovanni apostolo, chi dicesse di essere senza peccato sarebbe un mentitore.
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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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