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CRONOLOGIA BIBLICA E PARABIBLICA

Ultimo Aggiornamento: 09/09/2013 14:48
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09/09/2013 14:40
 
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L'ALLONTANAMENTO DEI CRISTIANI DALLE SINAGOGHE

Il Talmud babilonese (TB Ber. 28b-29a) ci attesta che la preghiera ebraica delle "Diciotto Benedizioni" fu composta a Jamnia verso la fine del I secolo d.C. La primitiva recensione palestinese di questa preghiera ebraica ci da testimonianza della cosiddetta "scomunica" verso i cristiani, della quale troviamo, forse, traccia anche in alcuni versetti neotestamentari (Gv 9, 22: "Infatti i Giudei avevano già stabilito che se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga"). E' la Birkat ham-minim ("benedizione dei minim"), dodicesima delle "Diciotto Benedizioni": 
"Che per gli apostati non ci sia speranza; sradica prontamente ai nostri giorni il regno dell'orgoglio; e periscano in un istante i nazareni e gli eretici ("minim"): siano cancellati dal libro dei viventi e con i giusti non siano iscritti. Benedetto sei tu, Yahweh, che pieghi i superbi!" 
L'apologeta cristiano Giustino, alla metà del II secolo, nel "Dialogo con il giudeo Trifone" ne conferma l'esistenza affermando: 
"Voi nelle vostre sinagoghe maledite coloro che si son fatti cristiani" (Dial. 96 e 107). 
L'importanza dell'uso di questa formula è attestato da un altro passo del Talmud babilonese: 
"Se qualcuno commette un errore in una qualunque benedizione, lo si lasci continuare; ma se si tratta della benedizione dei "minim", lo si richiama al proprio posto, poiché lo si sospetta di essere lui steso un "min" (TB Ber. 29 a). 
  L'espressione "min" (plurale "minim") vuol dire letteralmente "quelli di un genere a parte". Probabilmente include le posizioni di più gruppi ritenuti eterodossi dal giudaismo rabbinico, ma comprende sicuramente anche i cristiani, chiamati nella "benedizione" i "nazareni". 
Questo lo si evince anche da un midrash a Gen 1, 26 che, riferendosi all'interpretazione cristiana primitiva che vede nel plurale della creazione dell'uomo "facciamo" l'opera delle tre persone della Trinità della Trinità, così afferma: 
"Quando Mosè scrivendo la Torah arrivò (a questo passo) esclamò: Signore dell'Universo, quale argomento dai ai "minim"! E l'Eterno gli rispose: Continua a scrivere; e quelli che si ingannano, peggio per loro" (midrash di Gen. R. su Gen 1, 26).


I CRITERI DI STORICITA' NELLO STUDIO DEI VANGELI

"Se Cristo non è resuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana la vostra fede" (1 Cor 15, 14). Fin dall'origine il cristianesimo ha ben compreso di non essere solo parola o predicazione o morale, ma annunzio della realtà dell'Incarnazione e della Pasqua di Cristo che è motivo della salvezza. 
Il teologo von Balthasar commentando la frequenza del verbo "vedere" negli scritti neotestamentari, così commentava: "Vedere non è tanto il contemplare di Platone, quanto lo stare di fronte all'evidenza dei fatti". 
Dinanzi a correnti riduzioniste che negano la portata storica degli eventi e vi sostituiscono una "gnosi", una salvezza data solo dalla dottrina, ma non dalla realtà dei fatti, la "teologia fondamentale" (la branca della teologia che studia i fondamenti del discorso teologico e dei motivi della credibilità del cristianesimo) ha approfondito la ricerca sulla storicità dei vangeli, per gettare luce sul Gesù storico e sulla sua identità con il Cristo della fede. 
Una vasta opera di sintesi del lavoro di decenni è stata compiuta dal teologo canadese 
R.Latourelle, nella sua opera "A Gesù attraverso i vangeli. Storia ed ermeneutica", Cittadella editrice, Assisi, 1979. Quattro criteri fondamentali, analoghi a quelli di ogni ricerca storica, vengono applicati in modo convergente al testo evangelico: il criterio "della molteplice attestazione" (un fatto è accertabile storicamente se attestato da più fonti indipendenti fra loro, poiché "testis unus testis nullus", "un solo testimone è un testimone non valido"), il criterio "di discontinuità" (garantisce che un fatto non sia esemplato su di un altro, ma sia originale, in discontinuità, in rapporto di novità con il suo contesto), il criterio "di conformità" (pur nella originalità il fatto deve appartenere a quell'epoca ed al suo contesto storico; un testo totalmente difforme dal suo contesto è stato scritto in un'epoca differente), il criterio "di spiegazione necessaria" (esistono fatti senza i quali non è pensabile ciò che è successivo e storicamente certo). 
Ad esempio lo studio dei testi dell'"ultima cena", può avvalersi di una molteplice attestazione di fonti indipendenti (sia i sinottici, sia le lettere paoline, sia, a suo modo, il racconto eucaristico del pane del cielo di Giovanni), risulta di una discontinuità sorprendente (l'affermazione "Questo è il mio sangue", in un contesto ebraico che rispetta il "sangue" come simbolo della stessa vita) pur nella continuità evidente con ciò che sappiamo della celebrazione del seder pasquale ebraico (la cena della Pasqua). Non vi è alcun dubbio fondato, secondo gli studiosi, sulla sostanziale storicità dell'ultima cena, come ce la descrivono i vangeli. Un secondo esempio è l'espressione aramaica "Abba", "Padre", che ci è conservata dai testi evangelici nella forma originale in cui Gesù la pronunciava. Il criterio della "spiegazione necessaria" viene applicato ai miracoli ed, in particolare, a quello che precede immediatamente l'ingresso di Gesù a Gerusalemme, la resurrezione di Lazzaro. Come spiegare altrimenti l'immenso tripudio di folla e attesa della popolazione di Gerusalemme e le accuse di "magia" che troviamo nelle fonti extrabibliche rivolte a Gesù? 
Un secondo gruppo di criteri di storicità è individuato, una volta che alcuni fatti centrali sono stati sufficientemente accertati e determinati, nella aderenza a quello che possiamo chiamare lo "stile di Gesù", il suo peculiare modo di essere e parlare ed, inoltre, nello studio della "intelligibilità interna del racconto" oltre che nella analisi di brani che hanno una "interpretazione diversa, ma un accordo di fondo". La moderna critica storica sulla vita di Gesù afferma che, sebbene i vangeli non siano "cronache" nel senso moderno del termine, tuttavia la sostanziale storicità di ciò che è raccontato è ragionevolmente sostenibile secondo i moderni criteri storici.


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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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