|
17/05/2011 18:07 | |
| 1001 | Per l'opposizione dei Romani, Ottone III dovette fuggire da Roma con Silvestro II, morendo nel castello di Paterno, presso il Soratte, il 23 gennaio 1002. Un anno dopo (12/1/1003) morì pure papa Silvestro II. | | 1014 | Alla morte di Ottone III, il governo della Germania passò a suo cugino Enrico II, che fu incoronato imperatore a S. Pietro | | 1015 | Scandinavi di stirpe germanica, i Normanni, sbarcati in Puglia nel 1015, avevano fatto rapidamente fortuna ai danni degli statarelli locali e delle proprietà della stessa Santa Sede. Per queste ‘rapine’ i Normanni erano divenuti anche rivali di Bisanzio, che esercitava il dominio su quelle terre e persino dell’imperatore tedesco, che aspirava all’egemonia sull’Italia meridionale. | | 1043 | Michele Cerulario divenne Patriarca di Costantinopoli, fu parte importante dello scisma orientale. | | 1050 | Michele Cerulario accusa i latini di eresia | | 1051 | Fra Bizantini e Tedeschi v’erano stati contrasti a motivo dell’Italia meridionale, ma questi stavano ora per mutarsi in alleanza, grazie ad Argyros, il nuovo governatore d’Italia (catapano), giunto a Bari nel 1051. Questa alleanza era però sfavorevole al patriarca Michele Cerulario: l’unione politica fra il Basileus e l’Occidente avrebbe significato la fine della sua autocefalia. | | 1052 | Il patriarca Michele Cerulario, nel 1052, iniziò l’offensiva contro i latini stabiliti a Costantinopoli e contro le chiese in cui celebravano i loro riti. Fu dato ordine di farle chiudere, di confiscare i monasteri latini e furono persino profanate le ostie dei latini e calpestate poiché -dicevano- il pane azzimo (non lievitato), non può essere valdiamente consacrato. Quest’uso del pane azzimo per la comunione era stato però introdotto in Occidente sin dal sec. VIII, cioè da circa tre secoli. | | 1053 | Quindi, nella primavera del 1053, seguì una dichiarazione di guerra inviata a Roma dalla chiesa greca e pervenuta proprio nel momento il cui il papa stava allestendo una spedizione contro i Normanni. | | 1053 | Il card. Umberto rispose con due lettere fatte proprie dal papa e indirizzate all'imperatore e al patriarca. Umberto è brillante nella parte difensiva, dove respinge con genialità le accuse dei Greci; meno felice nella parte aggressiva, dove combatte, come adulterio e eresia nicolaita, il matrimonio degli ecclesiastici che in Oriente era invece in uso sin dall'antichità. Altrettanto infelice l'accusa di macedonianismo, perché i greci avevano levato dal Credo il Filioque, la formula introdotta in Occidente nel Credo nel sec. VI (III concilio di Toledo, del 589) per indicare la processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio. | 15 Giugno | 1053 | Sconfitta di Leone IX contro i Normanni, venne imprigionato anche se trattato con tutti gli onori. Nel frattempo la difficile situazione nell’Italia merdionale aveva spinto Michele Cerulario a fare un passo indietro. Subito dopo il disastro di Civita, dove papa Leone IX fu fatto prigioniero, ci fu un appello di Argyros per cui da Costantinopoli partirono due lettere per l’Italia meridionale: l’una del Basileus, l’altra del patriarca. I testi sono andati perduti, sono note però le due risposte della curia. Il patriarca aveva inviato al papa una lettera moderata dove non venivano discusse nessuna delle accuse mosse da Umberto in risposta alla lettera di Leone di Ocrida; si duoleva invece dei lunghi dissensi che separavano le due chiese, di fatto divise dal tempo del patriarca Sergio II (999-1019) che aveva fatto togliere il nome del papa dai dittici, dove figurano le persone da ricordare nei Santi Misteri. Michele Cerulario si dichiarava pronto a rimettere nei dittici il nome del papa, magari in cambio di una menzione del patriarca durante i Santi Misteri dei latini. Stessi i sentimenti che dominavano la lettera dell'imperatore Costantino IX Monomaco (1042-54) il quale si era interposto, per un tentativo di pacificazione; e sinceri erano i suoi desideri di pace fra le due chiese, promettendo di fare tutto il necessario per cavare Leone IX dalla sua penosa situazione di prigioniero. | | 1054 | Papa Leone IX in risposta alle due lettere di riappacificazione mandò dei legati, avrebbero dovuto controllare l'operato di Ceruliano e nel caso in cui non avesse ritrattato avrebbero dovuto passare alla condanna. La delegazione passò per la Puglia e si incontrò con Argyros. Sbarcati a Costantinopoli i tre trovarono difficoltà nell’incontrarsi con il patriarca Cerulario, che considerò quella missione una manovra del proprio avversario Argyros. Fece di tutto per non essere giudicato, non accettò neanche la lettera di Leone IX dicendo che era un falso preparato da Argyros | 19 Aprile | 1054 | Morto Leone IX poco dopo esser tornato a Roma | 16 Luglio | 1054 | Il rifiuto da parte di Michele Cerulario di trattare con giudici che avevano autorità apostolica fu interpretato come pertinacia nell'errore. E sicuri del pieno consenso del papa, che non sapevano morto, deposero sull'altare maggiore della chiesa di S. Sofia, dinanzi al clero e al popolo riuniti, mentre si recitava l'Ora di Terza, la bolla di scomunica contro il patriarca e i suoi seguaci. La scomunica, pronunciata dai tre legati, era circoscritta al Cerulario, a Leone di Ocrida e a Costantino il sacellario (tesoriere, qui latinorum sacrificium pofanis conculcavit pedibus: giunto a dichiarare non consacrata la santa ostia degli "azzimisti" l'aveva calpestata con i piedi). Mentre dalla scomunica si escludeva l'imperatore e la città di Costantinopoli, dichiarata "cristianissima e ortodossa". | 20 Luglio | 1054 | Convocato il sinodo permanente di Costantinopoli, presenti 21 metropoliti, fece pronunciare una prima scomunica contro "l'empio libello", cioè la bolla di scomunica. | | 1057 | Fu eletto Stefano IX (1057-58), designato non più dall'imperatore germanico, ma dal clero e dal popolo romano. Fu una reazione assai significativa contro il cesaropapismo imperiale che, se aveva ridato dignità al papato romano, lo aveva anche reso funzionale alla propria politica. | | 1059 | Michele Cerulario cadde in disgrazia e morì nel 1059, Questi fatti ebbero, per circa un secolo, un carattere episodico e accidentale, tanto che la sentenza di scomunica, pronunciata dai tre legati a Costantinopoli, non ricevette conferma, né fu mai ricordata in alcun documento papale posteriore. E d'altronde, dalla scomunica la bolla escludeva, esplicitamente, la città cristianissima ed ortodossa di Costantinopoli con le sue autorità, il suo clero e il suo popolo. A sua volta il Cerulario non volle coinvolgere il papa nella scomunica del sinodo permanente, diretta unicamente contro i tre legati. Perciò nel 1054 non si ebbe né la condanna della Chiesa bizantina, né la condanna della Chiesa latina. | | 1059 | Elezione di Niccolò II e fine della soggezione del papato all'impero | 13 Aprile | 1059 | Decreto con il quale si rimetteva l'elezione del papa nelle mani dei cardinali, rovesciando così il regime precedentemente stabilito che sottoponeva la Santa Sede alla tutela imperiale. | | 1059 | Sinodo Lateranense, al clero concubinario fu comminata la scomunica e ai laici fu proibito di assistere alla loro messa, biasimata la simonia (can. 9): "nessun ecclesiastico o prete può ricevere gratis o pagando, in nessun modo, una chiesa dalle mani di un laico". Con questo canone Niccolò II interdiceva l'investitura laica sedici anni prima di Gregorio VII. | | 1059 | Sinodo di Melfi, nelle Puglie. Nicolò II si incontrò coi principi normanni Roberto il Guiscardo e Riccardo di Aversa. Roberto si proclamò suddito del papa e questi gli riconobbe il titolo di duca e il possesso delle Puglie, della Calabria, di Capua e di alcuni territori del Lazio. I principi normanni, rivali sia di Bisanzio, come dell'imperatore tedesco, aspiravano all'egemonia sull'Italia meridionale e nell'investituta papale avevano intravisto gli enormi vantaggi che potevano loro derivare per cui prestarono al pontefice il giuramento di vassalli e si obbligarono a pagare una tassa annua e a difendere la Chiesa romana, specie la libertà delle elezioni papali. Questa relazione del papato con i Normanni sollevò nuova indignazione in Germania per cui si giunse a una rottura dei rapporti con Roma. | | 1061 | Quando, nel luglio 1061, morì Niccolò II, mentre la nobiltà romana inviò una delegazione in Germania per ottenere dal re la nomina di un nuovo papa, Ildebrando, capo del partito della riforma e, dal 1059, arcidiacono della Chiesa Romana, con la protezione delle truppe normanne, procurò l'elezione di Anselmo da Baggio, vescovo di Lucca, il quale era stato confondatore della pataria milanese. Questi prese il nome di Alessandro II | Ottobre | 1061 | L'elezione di Alessandro II non venne riconosciuta in Germania, anzi nella dieta di Basilea il giovane re Enrico IV, in qualità di patricius, proclamò papa Cadalo, vescovo di Parma, che prese il nome di Onorio II. | | 1065 | Enrico IV dichiarato maggiorenne, si mostrò favorevole inizialmente alle riforme della Chiesa, forse anche perchè impegnato sul fronte sassone | | 1073 | Morto Alessandro II, fu eletto papa l'arcidiacono Ildebrando (di Soana, oggi Sovana, nella Tuscia romana) che prese il nome di Gregorio VII. Fu una elezione popolare secondo la forma antica e non fu seguita la procedura richiesta dal decreto del 1059: mancò la tractatio dei cardinali vescovi, per la quale venivano loro riservati tre giorni di tempo. A elezione avvenuta nessuno tuttavia ne mise in dubbio la legittimità. | | 1075 | Sinodo, del 1075, fu emanato anche un decreto che, oltre alla simonia e al matrimonio degli ecclesiastici, proibiva l'investitura laica, sviluppando la formula già presente nel sinodo lateranense del 1059: il decreto riguardava il conferimento dei vescovadi e delle abbazie da parte del sovrano e rigettava lo stesso "consensus regis". | | 1075 | Sottomessi però i Sassoni, Enrico IV non volle più saperne delle precedenti concessioni e, senza piegarsi al divieto delle investiture, provvide a nominare i titolari di parecchi vescovadi italiani, fra cui quello di Milano, la cui sede, per di più, non era vacante. Vi nominò il diacono Tebaldo, facendolo subito consacrare. | 24 Gennaio | 1076 | Enrico IV decise allora di scatenare la guerra contro Gregorio, convocando a Worms un concilio di vescovi e di principi tedeschi. Sotto l'influenza di Enrico il sinodo dichiarò che Gregorio VII non era papa legittimo e gli rifiutò l'obbedienza. Fu inviata una lettera del concilio al papa, dove lo si accusava di essere un invasor, un usurpatore della Sede Apostolica | | 1076 | Il Papa in risposta a Enrico IV, lanciò una scomunica nei suoi confronti | 25 Gennaio | 1077 | Enrico IV con una piccola scorta si diresse a Canossa dove si era rifugiato il papa sapendo del suo arrivo, andò ad implorare dal papa l'assoluzione nelle forme canoniche. Il papa, dimostrando la sua grandezza morale e religiosa dopo che Enrico, per tre volte in altrettanti giorni, aveva bussato alla porta del castello, come un penitente, scalzo e vestito di saio (Reg. IV, 12), lo assolse dalla scomunica, rimandando la questione del regno alla dieta tedesca. | 13 Marzo | 1077 | I principi tedeschi, scontenti dell'assoluzione dalla scomunica, si radunarono a Forchheim (13 marzo 1077), dove rigettarono Enrico ed elessero re il suo cognato Rodolfo di Rheinfelden, duca di Svevia. Questi, promise subito obbedienza al papa e la concessione delle elezioni canoniche, ma Gregorio non prese posizione a favore del nuovo re. | 7 Marzo | 1080 | Enrico, riacquistata potenza politica, chiese a Gregorio, con la minaccia di eleggere un antipapa, il riconoscimento per sé e la scomunica per Rodolfo. Gregorio, uscì allora dalla neutralità, sino allora mantenuta e nel concilio romano, dopo aver ripetuta la proibizione della investitura laica, compresi i benefici minori e fissata la procedura per le elezioni episcopali, solennemente scomunicò Enrico IV, lo depose dal regno e riconobbe, come re di Germania, Rodolfo. | 25 Giugno | 1080 | Enrico IV convocò così un'assemblea di vescovi tedeschi e italiani a Bressanone dove, il 25 giugno 1080, fece di nuovo dichiarare deposto Gregorio e fece eleggere antipapa, col nome di Clemente III, l'arcivescovo Guiberto di Ravenna. | | 1080 | Dalla parte del papa si schierarono la marchesa Matilde di Toscana, il movimento dei patari di Milano e i Normanni dell'Italia meridionale. Mentre in Germania i principi laici ostili al dispotismo di Enrico IV e i vescovi, presenti a Worms, si resero ben presto conto della gravità dell'atto da loro compiuto. | 5 Ottobre | 1080 | La situazione si sviluppò a favore di Enrico IV, poiché nella battaglia di Hohenmölsen sull'Elster, da lui vinta, morì l'anti-re Rodolfo. | | 1081 | Enrico IV allora scese in Italia e assediò Roma | | 1083 | Enrico IV riuscì a entrare a Roma portando con se il suo antipapa che lo incoronò con la corona imperiale. Gregorio VII tuttavia continuava a resistere in Castel S. Angelo, da dove invocò l'aiuto dei Normanni. Questi vennero a Roma, guidati da Roberto il Guiscardo e costrinsero Enrico e l'antipapa a ritirarsi verso Nord. La città fu allora liberata e Gregorio, riportato in Laterano | | 1086 | Vittore III - Solo dopo undici mesi i cardinali gregoriani, grazie all'aiuto e alla protezione dei Normanni, riuscirono ad eleggere il successore di Gregorio nella persona di Desiderio, abate di Montecassino, che prese il nome di Vittore III | 29 Agosto | 1087 | Vittore III tenne un concilio a Benevento dove scomunicò Clemente III e i suoi fautori e rinnovò i decreti gregoriani, contro l'investitura. Durante quel concilio Vittore si ammalò e, portato a Montecassino, morì il 16 settembre 1087. | | 1088 | Eletto papa Urbano II, i cardinali gregoriani avevano scelto come sede del conclave Terracina, perché a Roma regnava gran confusione. Urbano II, appena eletto, cercò subito di entrare in Roma, ma riuscì solo a prendere possesso dell'isola Tiberina, dove tenne un sinodo nell'aprile del 1089. | | 1095 | Urbano II, mentre stava presiedendo il concilio di Piacenza, fu chiamato in aiuto dall'imperatore Alessio I Comneno (1081-1118) di Costantinopoli, poiché i Greci erano minacciati dai Saraceni stanziati nell'Asia Minore. Il papa aderì all'invito e predicò la crociata, toccando la sensibilità delle folle con l’immagine delle torture subite dai poveri, ai quali i “barbari” vogliono strappare quel denaro che non possiedono. | 27 Novembre | 1095 | Urbano II passò in Francia dove indisse un nuovo concilio a Clermont, aperto il 27 novembre 1095. Quivi rinnovò la proibizione dell'investitura laica, aggiungendo il divieto del giuramento feudale, che gli ecclesiastici fino ad allora avevano prestato ai laici (can. 17). Ciò toccò il vertice della tensione tra gregoriani e partito imperiale | | 1096 | La prima crociata fu fatta da contadini e di nobili di scarse fortune: una massa innumerevole, un esercito senza un comandante. Giunsero a Costantinopoli, dove furono sfamati dall’imperatore Alessio; oltrepassarono quindi il Bosforo e si avviarono verso Nicomedia. Sconsigliati di proseguire, rimasero fermi due mesi e, in breve, furono sterminati dai Turchi. | | 1097 | I veri crociati si diedero convegno a Costantinopoli, Erano "milites" di tutte le parti d'Europa, attrezzati per la guerra. l'imperatore Alessio Comneno mirava a trarre vantaggio personale dall'impresa, voleva sconfiggere i Turchi che lo minacciavano; i crociati intendevano combattere per il Santo Sepolcro e non per Bisanzio. Scopo della crociata era infatti la liberazione della cristianità occidentale dai Turchi: nessuna promessa di restituzione dei territori ai Greci, antichi possessori. | 19 Maggio | 1097 | I Crociati espugnano Nicea | 15 Luglio | 1099 | I Crociati entrano a Gerusalemme. La gerarchia greca nei paesi conquistati era quasi estinta; da qui l'istituzione di una gerarchia latina, di monasteri latini e persino del patriarcato latino di Gerusalemme: il che contribuì ad approfondire la divisione in atto con il patriarcato di Costantinopoli. | 13 Agosto | 1099 | Eletto Papa Pasquale II |
|