| 757 | Utilizzando la leggenda di san Silvestro, venne compilato il cosiddetto Constitutum, o Donatio Constantini : un decreto imperiale a favore di papa Silvestro I (314-337) e dei suoi successori, "sino alla fine di questo tempo terreno", documento di certo maturato nel tempo in cui lo Stato pontificio si veniva formando. Stando al contenuto, il documento -una delle falsificazioni medievali che ebbero le maggiori conseguenze- l'imperatore Costantino, in segno di riconoscenza per il (supposto) conferimento del battesimo e per la guarigione dalla lebbra, avrebbe concesso a papa Silvestro I e ai suoi successori dignità e insegne imperiali, dandogli il palazzo Lateranense e il dominio su Roma e su tutte "le provincie, i territori e le città dell'Italia e delle regioni d'Occidente". La Sede di Pietro veniva così innalzata al di sopra del trono imperiale, mentre ecclesiasticamente aveva il principato sui quattro patriarcati di Antiochia, Alessandria, Costantinopoli e Gerusalemme. Da qui la decisione di Costantino di trasferire la sua residenza a Bisanzio, non essendo giusto che un imperatore secolare regnasse là dove l'imperatore celeste aveva posto il dominio dei sacerdoti e il capo supremo della religione cristiana. |
| 767 | I patriarchi d'Oriente, Teodoro di Gerusalemme, Teodoro d'Antiochia e Cosma di Alessandria si rifiutarono di accettare le decisioni di Hieria. Nel 767 inviarono a Roma un memorandum a favore delle immagini e chiesero al papa di prendere l'iniziativa. |
1 Agosto | 768 | Morto Paolo I (28 giugno 767), lo stesso Desiderio, favorì il primicerio Cristoforo, contro l'intruso Costantino II, un laico la cui nomina era stata imposta da suo fratello, il duca Toto di Nepi; quindi appoggiò l'elezione del siracusano Stefano III |
24 Settembre | 768 | Pipino era morto il 24 settembre 768, lasciando il regno diviso tra Carlo (futuro magno) e il fratello Carlomanno |
- Aprile | 769 | Papa Stefano III convocò un sinodo al Laterano, al quale parteciparono più di 50 vescovi d'ltalia, dello Stato franco e d'Oriente. Il sinodo anatematizzò quello di Hieria e affermò la propria adesione all'idea della rappresentazione del sacro. La politica imperiale ricevette un serio avvertimento e le decisioni di Hieria non vennero considerate come riflettenti l'opinione di tutta la cristianità. Processò l’antipapa Costantino II; dichiarò invalide le ordinazioni da lui compiute e i sacramenti da lui amministrati, fatta eccezione del battesimo; emanò quindi un decreto sull'elezione dei papi: l'eletto doveva essere diacono o prete -ne rimanevano così esclusi i laici e coloro che già avevano avuto l'ordinazione episcopale- e l'elezione doveva essere compiuta dal clero romano, per acclamazione. |
| 770 | Desiderio diede in sposa a Carlo sua figlia (la Ermengarda del Manzoni; per altri Desiderata: il suo vero nome ci è però ignoto), ma dopo un anno Carlo la ripudiò. |
| 771 | Carlomanno morì Carlo Magno divenne sovrano assoluto. |
- Febbraio | 772 | Morì Stefano III e gli successe Adriano I (772-795), contrario al partito filolongobardo di Roma e all'influenza di Paolo Afiarta. |
| 773 | Carlo interviene militarmente contro i Longobardi, la discesa in Italia non trovò ostacoli se non a Pavia che fu cinta d'assedio. |
| 774 | Carlo scese a Roma, vi celebrò la pasqua e si accordò sui territori italiani. Egli confermò la donazione di Kiersy del 756 e ne rilasciò una nuova: questa allargava ancora i confini del dominio papale che ora si estendevano alla parte dell'Esarcato, che Desiderio aveva promessa e ai possessi che la Chiesa aveva, da Luni alla Corsica, specie nei ducati di Spoleto e Benevento. |
Giugno | 774 | Carlo Magno conquistò Pavia, capitale dei Longobardi, fece prigioniero Desiderio e, dopo aver annesso al regno il territorio longobardo, egli stesso assunse il titolo di rex Longobardorum, che unì a quello di rex Francorum e di patricius Romanorum. Quindi Carlomagno proseguì per la Gallia e nello stesso anno iniziò la guerra contro i Sassoni. |
| 775 | Muore l'imperatore Costantino V e il regno tollerante del figlio e successore Leone IV Casaro (775-780), segnano una svolta nella storia del conflitto iconoclasta |
| 780 | Leone IV, lasciò il trono al figlio minore Costantino VI e gli affari dello Stato passarono nelle mani dell'imperatrice Irene, iconodula dichiarata. Irene non voleva provocare l'onnipotente partito iconoclasta, per cui avanzò a piccoli passi. In un primo tempo difese la libertà assoluta in materia di immagini, cosa che permise il ritorno degli iconofili esiliati. Poi procedette a dei cambiamenti discreti, sostituendo le personalità amministrative appartenenti al partito iconoclasta, con degli iconofili. |
| 781 | Carlo venne a Roma fece coronare i figli -Pipino come re d'Italia e Ludovico come re d'Aquitania- e si accordò con papa Adriano il quale rinunciò a Terracina e, in cambio, ottenne la Sabina. |
| 784 | L'imperatrice Irene fece nominare patriarca di Costantinopoli l'iconofilo Tarasio. Questi, nella sua lettera di intronizzazione, sconfessa le decisioni di Hieria e chiede l'invio di rappresentanti per riunire un concilio ecumenico. Nello stesso tempo, I'imperatrice Irene indirizza una lettera al papa Adriano I (772-795), chiedendogli di partecipare al prossimo concilio. |
| 786 | Il concilio si riunì nel 786, sotto la presidenza del patriarca Tarasio, nella chiesa dei Santi Apostoli di Costantinopoli, quasi tutti i vescovi presenti erano iconoclasti. Conoscendo l'atteggiamento imperiale a favore delle immagini, questi vescovi, aiutati anche dal partito iconoclasta, informarono la guardia imperiale dominata, come tutto l'esercito, dallo spirito iconoclasta. Appena il sinodo fu iniziato, i soldati penetrarono nella chiesa e dispersero i partecipanti. Tutto era da rifare. |
| 787 | Carlo, venuto per la terza volta a Roma, cedette al papa parte della Tuscia longobarda (da Viterbo-Orvieto a Grosseto-Piombino), insieme a Città di Castello e a Roselle (poi Grosseto) e Populonia (Piombino) del Ducato toscano, in tutto undici città. Da allora non si parlò più dei diritti dell'impero di Oriente su quello che ormai era divenuto Stato Pontificio |
- Settembre | 787 | Concilio di Nicea II. Irene sciolse l'esercito iconoclasta. Tuttavia, non sentendosi sicura, trasferì il concilio a Nicea. I lavori ripresero, sotto la presidenza di Tarasio. Fu letto e refutato l'Horos, o definizione dogmatica, dell'assemblea eretica di Hieria e fu lanciato l'anatema contro i suoi autori. |
| 791 | I decreti del concilio di Nicea furono però approvati da papa Adriano I solo nel 791, ragione non ultima l'ostilità verso quel concilio da parte dei Franchi e per rivalità politica e per una diversa teologia sulle immagini. Mentre presso la corte Franca, ostile alla chiesa bizantina, maturò anche una confutazione chiamata Capitulare de immaginibus, nota sotto il nome di Libri Carolini |
- Giugno | 794 | Un concilio di vescovi dei regni franco e longobardo, convocato da Carlo Magno a Francoforte, condannò quel concilio ecumenico, in particolare quel che riguarda la relazione tra icona e persona rappresentata, quasi avesse prescritto l'adorazione delle immagini. Papa Adriano rimase tuttavia saldo nell'accettazione di Nicea, ma il sinodo di Francoforte costituì un serio avvertimento per il papato riguardo alle sue relazioni privilegiate con lo Stato franco. |
26 Dicembre | 795 | Morì Papa Adriano I e lo stesso giorno fu eletto a succedergli il presbitero Leone. Divenuto papa col nome di Leone III, si premurò di inviare a Carlo copia dell'atto della sua elezione (decretalis cartula), colle chiavi della confessione di S. Pietro e lo stendardo di Roma, simbolo del protettorato del re sulla città. |
| 799 | Papa Leone III dopo aver ricevuto accuse per la sua condotta precedente, venne persino a maltrattato durante la processione di s. Marco, per cui il papa andò prima a Spoleto, con il duca poi si recò da Carlo con il quale si incontrò a Paderbon in Sassonia. Carlo rimandò a novembre il papa a Roma con una scorta di vescovi e di conti. I ribelli intanto, dopo aver saccheggiato i possessi della Chiesa (domus cultae), presentarono una formale accusa contro il papa. I messi di Carlo non vollero pronunciarsi, ma rimisero il tutto al sovrano che consideravano superiore e giudice dello stesso papa. Si era così passati dall'idea di 'difensore della Chiesa romana' ad una 'protezione' che poneva il papa in condizioni di inferiorità. |
24 Novembre | 800 | Giunge a Roma Carlo Magno, Stando al Liber pontificalis i dignitari ecclesiastici fecero presente a Carlomagno che non si poteva fare un processo al papa poiché "prima sedes a nemine iudicatur"; ciò nonostante, Carlomagno, il 1° dicembre, riunì un concilio in S. Pietro, cui partecipò il clero di Roma, il senato e anche i signori del suo seguito. Nella seconda sessione (23 dicembre) papa Leone III, fu costretto, forse su consiglio di Carlo, a compiere un gesto, in sé umiliante, il "sacramentum purgationis", giurando sui vangeli che era innocente da quei crimini che gli imputavano |
25 Dicembre | 800 | Incoronazione di Carlo Magno. Al termine il popolo, confermando l'operato, acclamò Carlo per tre volte Augustus e Imperator e il papa, seguendo il cerimoniale bizantino, gli tributò, inginocchiato, l'adoratio, come si faceva per gli antichi principi. Da questo momento Carlo non era più patrizio dei Romani: era l'Imperatore, l'Augusto. |
| 800 | Riprese la lotta iconoclasta, colpa degli ultraortodossi di Costantinopoli che si raccoglievano attorno a Teodoro, igumeno del monastero di Stoudios, i quali accusarono Irene di una politica troppo indulgente nei confronti degli iconoclasti. |
| 804 | Conquista dei Sassoni da parte di Carlo Magno, ultimo popolazione germanica rimasta pagana. |
| 809 | Il sinodo tenuto a Costantinopoli nell'809 sotto l'imperatore Nicetoro I, condannò gli ultraortodossi e l'imperatore mandò in esilio gli studiti. |
Novembre | 809 | Concilio di Aquisgrana fu trattata la questione del filioque, un'aggiunta nel Simbolo del concilio di Toledo (589), che tuttavia esprimeva una dottrina professata sia in Oriente che in Occidente, passata in uso in Occidente, ma non a Roma. Ad un preciso quesito del sinodo di Aquisgrana, papa Leone III dichiarò che la dottrina espressa nel Filioque era ortodossa, ma non volle inserirla nel testo del Simbolo, come richiedevano i legati franchi, per non alterare l'antica e veneranda formula di fede. |
| 812 | L’imperatore Michele I riconobbe ufficialmente Carlo come imperatore dell'Imperium occidentale e gli inviò ambasciatori ad Aquigrana |
11 Settembre | 813 | Lodovico incoronato da Carlo Magno |
| 813 | Leone V abile generale sotto gli imperatori Nicetoro I e Michele I, constatato che lo stato dell'esercito con gli iconofili volgeva al peggio aderì agli iconoclasti. Salì sul trono grazie a una rivolta militare e depose Michele I, il patriarca Niceforo fu costretto a dare le dimissioni. Leone V proibì le icone nei punti accessibili delle chiese, perché la gente prestava loro una vera adorazione. |
28 Gennaio | 814 | Carlo morì ad Aquisgrana, dove, esumato nel 1165 da Federico Barbarossa, è venerato con culto locale. |
| 814 | Leone V difese con successo Costantinopoli da una invasione bulgara; nello stesso anno promuovette anche un concilio in cui depose il Patriarca di Costantinopoli in carica: Niceforo I, sostituendolo con uno maggiormente favorevole a lui e alle sue idee iconoclaste. |
| 815 | Leone V convocò un concilio nella chiesa di Santa Sofia e questo concilio, dopo aver annullato le decisioni di Nicea, rimise in vigore quelle del sinodo di Hieria. |
| 816 | Morì Leone III. Gli successe il diacono Stefano IV (816-817) il quale si recò presso Lodovico per incoronarlo imperatore, a Reims, insieme alla moglie Ermengarda. Lodovico era già stato incoronato da Carlo, ad Aquisgrana, l'11 settembre 813 (incoronazione di carattere dinastico e politico); questa nuova incoronazione (di carattere religioso) stava quindi a significare che il titolo imperiale veniva solo dal papa. |
| 817 | Stefano IV morì e gli successe Pasquale I (817-824) il quale, dopo aver inviato all'imperatore notizia della sua elezione, chiese ufficialmente di rinnovare il patto tra il papato e la casa carolingia. |
| 817 | In una grande assemblea ad Aquisgrana, Lodovico fissò la costituzione dell'Impero (ordinatio imperii) che rimase diviso fra i tre figli, assegnando la dignità imperiale a Lotario, mentre a Pipino fu data l'Aquitania e a Ludovico la Baviera. Lotario, nominato, nell'822, re di Roma e venuto a Roma, nell'823, per farsi incoronare re, l'anno successivo si fece riconoscere (constitutum Lotarii) il controllo sulla elezione del papa, disponendo che il papa non potesse essere consacrato senza l'approvazione (me consentiente) dell'imperatore e la presenza dei suoi legati. |
| 817 | Gli arabi sbarcarono in Sicilia, da qui facevano continue scorrerie sulle coste della penisola |
| 820 | Michele il Balbo successe sul trono dopo aver ucciso Leone V, dapprima volle rimanere imparziale: annullò le decisioni del sinodo di Hieria, del sinodo dell'815, ma anche del concilio di Nicea e proibì qualsiasi discussione a proposito delle icone, più tardi favorirà gli iconoclasti |
| 829 | A Michele il Balbo succedette il figlio Teofilo (829- 842), che addirittura perseguitò gli iconofili e fece chiudere gli studi di pittura delle icone. Ma l'iconoclasmo aveva perduto qualsiasi seguito tra il popolo. |
| 840 | Morto il vecchio Lodovico , per porre fine ai contrasti dinastici, fu necessaria una nuova intesa tra i fratelli: si ebbe così il patto di Verdun (843) nel quale, diviso l'impero carolingio in tre parti, si definiscono nei limiti geografici altrettante nazionalità: tedesca, francese e italiana. A Carlo -subentrato al fratello Pipino- fu riconoscita la Francia e la Marca spagnola, a Lodovico la Germania e a Lotario, che aveva il titolo imperiale, l'Italia e la Lotaringia (territori della Provenza): l'imperatore aveva così Roma e Aquisgrana |
| 843 | Michele III (842-867), ereditò il trono all'età di appena tre anni, la madre dell'imperatore, Teodora, divenuta reggente, fece restaurare le immagini e favorì l'elezione di s. Metodio, un iconofilo come patriarca il quale, l'11 marzo 843, indisse un sinodo che condannò l'iconoclasmo; mentre la reggente, con un decreto, ripristinò definitivamente l'Ortodossia. |
| 846 | Dopo la sconfitta di Poitiers, i maomettani, chiamati dagli occidentali saraceni, dal greco sarakenòi (abitante dell'Arabia felice) continuarono a lungo ad essere un pericolo per l'Occidente: con la loro flotta dominavano il Mediterraneo, costantemente minacciando le coste dove compivano spedizioni piratesche finché, nell'846, giunsero a saccheggiare le basiliche di S. Pietro e di s. Paolo fuori le mura. |
| 847 | La sede Patriarcale di Bisanzio era stata occupata da Ignazio, figlio dell'imperatore Michele II il Balbo |
| 849 | Papa Leone IV raccolse alcune città della Campania in una lega che sconfisse gli Arabi nella battaglia navale di Ostia |
| 852 | Papa Leone IV fece costruire le mura a protezione della Basilica vaticana. L'opera, che terminò nel 852, dopo sei anni di lavoro, in onore del papa fu chiamata civitas Leonina. |
| 855 | Morto Lotario gli successe Ludovico II, che si preoccupò del problema dell'Italia meridionale, cercando di sottrarre agli Arabi i loro punti di appoggio (Bari, Taranto), ma finì prigioniero, anche se temporaneamente, del suo vassallo, il duca di Benevento. Tanto basso era il prestigio imperiale. |
| 858 | Il patriarca Ignazio, per aver rifiutato la comunione a Cesare Barda, zio dell'imperatore Michele III l'ubriaco (842-867) e sul quale il Barda esercitava una forte influenza, fu costretto ad abdicare e al suo posto fu nominato Fozio, un laico che, nel giro di cinque giorni, ricevette tutti gli ordini sacri, compresa la consacrazione episcopale, conferitagli da Gregorio Asbesta, vescovo di Sircacusa il quale però era stato scomunicato da Ignazio. |
| 858 | Niccolò I succedette a Benedetto III |
| 859 | Gli avversari di Fozio, guidati da Metrofane, arcivescovo di Smirne, costituirono un movimento a favore di Ignazio e con risvolti politici: quindi, riuniti nella chiesa di S. Irene, dichiararono Fozio usurpatore del patriarcato, deposto e scomunicato. A loro volta i foziani lanciarono la scomunica e la deposizione contro i seguaci di Ignazio. La chiesa bizantina si trovò così divisa. Nel frattempo l'imperatore Michele aveva invitato al papa a mandare legati per un concilio, al fine di dare un giudizio definitivo sul problema delle immagini. E Fozio, da parte sua, aveva partecipato allo stesso papa la notizia della sua nomina. A papa Niccolò I non era sfuggita però la situazione anomala che si era venuta a creare sulla cattedra di Costantinopoli e per un esame della situazione mandò due legati, sollecitando allo stesso tempo la restituzione dei diritti e dei possedimenti che Leone III l'Isaurico aveva confiscati alla Chiesa di Roma. I legati papali però, oltrepassando le loro facoltà e pronunciando la sentenza che il papa si era riservata a sé, confermarono la deposizione di Ignazio. Questi tuttavia dichiarò invalida la sua abdicazione e rifiutò di riconoscere i legati quali suoi giudici; quindi i suoi fautori si inviarono un dettagliato rapporto a Roma. |
| 862 | Il principe moravo Ratislaw, volendosi rendere indipendente dall'Impero dei Franchi sia politicamente, sia religiosamente, nell'862 fece richiesta di missionari che fossero in grado di spiegare il Vangelo nella lingua del popolo a papa Nicolò I (che però declinò l'invito) e all'imperatore bizantino Michele III il quale, nell'863, inviò i fratelli Cirillo e Metodio. I due fratelli ricorsero però a Roma per sottoporre al giudizio del papa la dottrina, i riti liturgici e i metodi missionari. |
| 863 | Niccolò I nel sinodo romano, appositamente convocato nell'863, decretò che i legati erano destituiti dal loro ufficio, che Fozio era privato di ogni dignità ecclesiastica: nel caso di ulteriore disubbedienza, sia Fozio che i suoi partigiani, erano minacciati di scomunica. Niccolò sostenne inoltre il patriarca Ignazio di Costantinopoli, scomunicando Fozio che lo aveva destituito. Con ciò difese la dignità delle Sede apostolica contro il cesaropapismo bizantino, ma non pote' evitare l'aprirsi di una temporanea rottura fra Bisanzio e Roma: l'episodio è infatti all'inizio dello scisma della Chiesa greca. |
| 866 | I Bulgari vennero annessi alla chiesa di Roma: il fatto sollevò a Bisanzio gravi malumori, che furono cavalcati dal patriarca Fozio, ritenuto un intruso da un folto gruppo di vescovi, seguaci del suo predecessore Ignazio e dalla stessa chiesa di Roma. Fozio, seppe abilmente sfruttare la questione bulgara passando subito ad una lotta aperta contro Roma. |
| 867 | In una enciclica dell'867 denunciò presso gli altri tre patriarchi di Oriente l'invadenza, in Bulgaria, dei missionari romani i quali avevano introdotto il digiuno del sabato, l'uso dei latticini nella prima settimana di quaresima, il celibato ecclesiastico e non riconoscevano il sacramento della cresima, amministrato dai preti greci. Con quella stessa enciclica Fozio convocò i patriarchi ad un grande sinodo a Costantinopoli, per un giudizio di condanna dell'operato del papa. Il sinodo effettivamente ebbe luogo nell'estate dell'867 e quivi i padri sinodali scomunicarono e deposero papa Nicolò quale "eretico e devastatore della vigna del Signore", ma il pontefice moriva ancor prima di essere informato di questa decisione. |
Settembre | 867 | Basilio I il Macedone (867-886) si impadronì dell'impero bizantino e uno dei suoi primi atti, dopo l'incoronazione, fu la destituzione di Fozio. L’imperatore Basilio, dopo aver destituito il patriarca Fozio, reinvestì dell'incarico Ignazio e riprese le relazioni con Roma |
| 869 | Concilio Costantinopolitano IV, Il concilio condannò lo scisma di Fozio il quale fu scomunicato quale intruso e nuovo Dioscuro. |
| 875 | Papa Giovanni VIII conferì la corona imperiale a Carlo II il Calvo di Francia, quantunque ne avesse più diritto Ludovico il Germanico, il migliore dei figli di Ludovico il Pio |
| 878 | Dopo la morte di Ignazio, Fozio, che nel frattempo si era riconciliato con i suoi avversari, guadagnandosi anche la stima dell'imperatore, di nuovo tornò ad essere eletto patriarca di Costantinopoli. Era allora papa Giovanni VIII il quale aveva bisogno dell'aiuto bizantino contro i Saraceni e così si dichiarò disposto ad accettare la nuova situazione, a condizione che Fozio avesse sconfessato, in un sinodo proposto dall'imperatore, il suo atteggiamento precedente, rinunciando alla giurisdizione sui Bulgari e riconciliandosi con gli ignaziani. |
| 879 | Nel sinodo, che si tenne a Costantinopoli, Fozio abilmente si fece riconoscere come legittimo patriarca, mentre venne ripudiato il concilio dell'869-70; quanto poi alla Bulgaria, tutto rimase come prima. Non si giunse però a una nuova rottura tra Roma e Costantinopoli. |
| 881 | Dopo l'insignificante impero di Carlo il calvo, rimase imperatore Carlo III di Svevia, detto Carlo il grosso (881-887), il più giovane figlio di Ludovico il Germanico, sovrano d'Allemagna e d'Italia. Papa Giovanni VIII gli conferì la corona, |
15 Dicembre | 882 | Muore Giovanni VIII avvelenato e poi assassinato da un complotto. |
| 885 | Per una serie di circostanze, Carlo riunì nelle sue mani, tutto il vasto impero. In questo anno i Normanni giunsero ad assediare Parigi |
| 887 | Dieta di Tribur, i grandi del regno deposero dal trono Carlo il Grosso. Con la deposizione di Carlo il Grosso si estinse la Casa Franca e contestualmente venne meno alla Chiesa quella protezione che, fino ad allora aveva introdotto nella cristianità occidentale un ordine stabile. |
30 Aprile | 892 | Guido duca di Spoleto dopo aver sconfitto Berengario del Friuli costrinse papa Formoso (891-96) a incoronare suo figlio Lamberto |
22 Febbraio | 896 | Papa Formoso tuttavia cercò di liberarsi dai vincoli dei principi della casa di Spoleto e si rivolse a Arnolfo, re di Germania il quale, venuto a Roma, quando Guido era già morto, ma viveva suo figlio Lamberto, fu incoronato imperatore |
4 Aprile | 896 | L'incoronazione di Arnolfo da parte di Papa Formoso fu pagata a caro prezzo, poiché papa Stefano VI (896-97), creatura degli Spoletani e nemico dei Franchi, fece esumare il cadavere di Formoso e in un sinodo, seguendo la procedura germanica che ammetteva si potesse tradurre in giudizio i cadaveri, stante il principio che al processo era necessario la presenza del corpus delicti, ne fece dichiarare illegittimo il pontificato, perché aveva cambiato la sua sede vescovile con un'altra, per ambizione e dichiarò nulle le ordinazioni da lui conferite. |
Gennaio | 897 | Stefano VI ordinò un processo per sacrilegio, chiamato poi "sinodo del cadavere" (synodus horrenda): l'imputato fu infatti il cadavere riesumato del defunto Papa Formoso, come abbiamo detto , ritenuto colpevole di essere salito al soglio pontificio grazie all'appoggio del partito filogermanico, e senza rinunciare alla sua precedente sede vescovile di Porto (Ostia). Il cadavere fu spogliato degli abiti pontificali; le dita della mano destra gli vennero amputate, i suoi resti gettati nel Tevere |
| 897 | Il processo, con il conseguente strazio del cadavere, suscitò una rivolta popolare in tutta Roma. La rivolta si concluse con la cattura di Stefano, che venne imprigionato a Castel Sant'Angelo, e ucciso per strangolamento nell'estate dello stesso anno. |
| 900 | Morto il giovane imperatore Lamberto, papa Benedetto IV (900-903) incoronò imperatore Ludovico III (figlio di Bosone re di Provenza), ma provocò l'opposizione di Berengario, marchese del Friuli, che lo costrinse a tornare in Provenza. |