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LA REGOLA di s.BENEDETTO

Ultimo Aggiornamento: 08/05/2011 15:50
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08/05/2011 15:50
 
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Capitolo LXVII - I monaci mandati in viaggio

1.I monaci, che sono mandati in viaggio, si raccomandino alle preghiere di tutti i confratelli e dell'abate; 2.e nell'orazione conclusiva dell'Ufficio divino si ricordino sempre tutti gli assenti. 3.Quelli, poi, che rientrano, nel giorno stesso del loro ritorno si prostrino in coro al termine di tutte le Ore canoniche, 4.implorando dalla comunità una preghiera per riparare le mancanze eventualmente commesse durante il viaggio, guardando o ascoltando qualcosa di male o perdendosi in chiacchiere. 5.E nessuno si permetta di riferire ad altri quello che ha visto o udito fuori del monastero, perché questo sarebbe veramente rovinoso. 6.Se poi qualcuno si provasse a farlo, sia sottoposto al castigo previsto dalla Regola. 7.Allo stesso modo sia punito chi osasse oltrepassare i confini del monastero o andare in qualunque luogo o fare qualsiasi cosa, sia pur minima, senza il consenso dell'abate.



Capitolo LVIII - Le obbedienze impossibili

1.Anche se a un monaco viene imposta un'obbedienza molto gravosa, o addirittura impossibile a eseguirsi, il comando del superiore dev'essere accolto da lui con assoluta sottomissione e soprannaturale obbedienza. 2.Ma se proprio si accorgesse che si tratta di un carico, il cui peso è decisamente superiore alle sue forze, esponga al superiore i motivi della sua impossibilità con molta calma e senso di opportunità, 3.senza assumere un atteggiamento arrogante, riluttante o contestatore. 4.Se poi, dopo questa schietta e umile dichiarazione, l'abate restasse fermo nella sua convinzione, insistendo nel comando, il monaco sia pur certo che per lui è bene così 5.e obbedisca per amore di Dio, confidando nel Suo aiuto.



Capitolo LXIX - Divieto di arrogarsi le difese dei confratelli

1.Bisogna evitare in tutti i modi che per qualsiasi motivo un monaco si provi a difendere un altro o ad assumerne in certo modo la protezione, 2.anche se ci fosse tra loro un qualsiasi vincolo di parentela. 3.I monaci si guardino assolutamente da un simile abuso, che può costituire una pericolosissima occasione di disordini o di scandali. 4.Se qualcuno trasgredisse queste norme, sia punito con la massima severità.



Capitolo LXX - Divieto di arrogarsi la riprensione dei confratelli

1.Nel monastero si deve sopprimere decisamente ogni occasione di arbitri e di soprusi; 2.perciò dichiariamo che non è permesso ad alcuno di infliggere la scomunica o un castigo corporale a un confratello, senza l'autorizzazione dell'abate. 3.I colpevoli di tale trasgressione siano rimproverati alla presenza dell'intera comunità, affinché anche gli altri ne abbiano timore. 4.I ragazzi, però, rimangano fino a quindici anni sotto la disciplina e l'oculata vigilanza di tutti, 5.ma sempre con grande moderazione e buon senso. 6.Chi poi si arrogasse una qualsiasi autorità sugli adulti, senza il comando dell'abate, o si inquietasse irragionevolmente con i ragazzi, sia sottoposto alla punizione prevista dalla Regola, 7.perché sta scritto: "Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te".



Capitolo LXXI - L'obbedienza fraterna

1.La virtù dell'obbedienza non dev'essere solo esercitata da tutti nei confronti dell'abate, ma bisogna anche che i fratelli si obbediscano tra loro, 2.nella piena consapevolezza che è proprio per questa via dell'obbedienza che andranno a Dio. 3.Dunque, dopo aver dato l'assoluta precedenza al comando dell'abate o dei superiori da lui designati, a cui non permettiamo che si preferiscano ordini privati, 4.per il resto i più giovani obbediscano ai confratelli più anziani con la massima carità e premura. 5.Se qualcuno dà prova di un carattere litigioso sia debitamente corretto. 6.Se poi un monaco viene comunque rimproverato dall'abate o da qualsiasi anziano per un qualunque motivo 7.o si accorge semplicemente che un anziano è sdegnato o anche leggermente alterato nei suoi riguardi, 8.si inginocchi subito dinanzi a lui, senza la minima esitazione, e rimanga così per riparare, finché la benedizione dell'altro non sani quel lieve dissenso. 9.Se qualcuno si rifiutasse altezzosamente di farlo, sia sottoposto a un castigo corporale e, se si ostina in questo atteggiamento di ribellione, sia scacciato dal monastero.



Capitolo LXXII - Il buon zelo dei monaci

1.Come c'è un cattivo zelo, pieno di amarezza, che separa da Dio e porta all'inferno, 2.così ce n'è uno buono, che allontana dal peccato e conduce a Dio e alla vita eterna. 3.Ed è proprio in quest'ultimo che i monaci devono esercitarsi con la più ardente carità 4.e cioè: si prevengano l'un l'altro nel rendersi onore; 5.sopportino con grandissima pazienza le rispettive miserie fisiche e morali; 6.gareggino nell'obbedirsi scambievolmente; 7.nessuno cerchi il proprio vantaggio, ma piuttosto ciò che giudica utile per gli altri; 8.si portino a vicenda un amore fraterno e scevro da ogni egoismo; 9.temano filialmente Dio; 10.amino il loro abate con sincera e umile carità; 11.non antepongano assolutamente nulla a Cristo, 12.che ci conduca tutti insieme alla vita eterna.



Capitolo LXXIII - La modesta portata di questa regola

1.Abbiamo abbozzato questa Regola con l'intenzione che, mediante la sua osservanza nei nostri monasteri, riusciamo almeno a dar prova di possedere una certa rettitudine di costumi e di essere ai primordi della vita monastica. 2.Del resto, chi aspira alla pienezza di quella vita dispone degli insegnamenti dei santi Padri, il cui adempimento conduce all'apice della perfezione. 3.C'è infatti una pagina, anzi una parola, dell'antico o del nuovo Testamento, che non costituisca una norma esattissima per la vita umana?. 4.O esiste un'opera dei padri della Chiesa che non mostri chiaramente la via più rapida e diretta per raggiungere l'unione con il nostro Creatore? 5.E le Conferenze, le Istituzioni e le Vite dei Padri, come anche la Regola del nostro santo padre Basilio, 6.che altro sono per i monaci fervorosi e obbedienti se non mezzi per praticare la virtù? 7.Ma per noi, svogliati, inosservanti e negligenti, ciò è motivo di vergogna e di confusione. 8.Chiunque tu sia, dunque, che con sollecitudine e ardore ti dirigi verso la patria celeste, metti in pratica con l'aiuto di Cristo questa modestissima Regola, abbozzata come una semplice introduzione, 9.e con la grazia di Dio giungerai finalmente a quelle più alte cime di scienza e di virtù, di cui abbiamo parlato sopra. Amen.
 

Fine della Regola
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