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CRITICHE ALLE TESI DI SCIENZIATI NON CREDENTI

Ultimo Aggiornamento: 12/10/2021 16:32
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05/10/2013 12:08
 
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Il CICAP accusa i critici del darwinismo di utilizzare le “piccole crepe” della teoria per infilare dei “cunei” che facciano crollare il muro.

 

Ma la verità è che non si tratta di piccole crepe bensì di grandi cedimenti strutturali che avrebbero già fatto crollare il muro darwiniano se non fosse stato massicciamente puntellato.

 

E così, dopo aver preso per i fondelli i contestatori della teoria neo-darwiniana, la relatrice del CICAPBeatrice Mautino, accusa gli stessi di “prendere per il cuneo” la teoria stessa. La tattica il cui uso si contesta agli antidarwinisti sarebbe quella di individuare delle piccole crepe e insistere sulle stesse nel tentativo di allargarle fino a quando il “muro crolla“.



Per stabilire se si tratti di un’azione di sabotaggio in cui i contestatori del darwinismo allargano delle piccole crepe o se si tratti invece di una truffa dei sostenitori del darwinismo che “vendono” per buono un muro pericolante, non resta altro da fare che esaminare queste “crepe”.

Obiezioni dei critici del darwinismo riportate dalla Mautino:

1) Finora non si è visto avvenire un solo caso di evoluzione. (La dott. Mautino commenta “vero…”)

2) Gli anelli mancanti (forme di transizione) “semplicemente non esistono”

3) Una “cosa un po’ più complicata sulle mutazioni, ma qui andiamo un po’ troppo sullo specifico…”

 

Per dimostrarci che queste sono solo delle piccole crepe sfruttate pretestuosamente per intaccare il “muro” darwiniano la relatrice espone i suoi argomenti:

1) I batteri si evolvono continuamente, e al riguardo viene portato il caso dell’Escherichia Coli che giusto un anno fa provocò dei casi di intossicazione. E giusto un anno fa, su CS-Il caso dell’E. Coli: se questa è evoluzione… si era detto che non si tratta proprio un caso di evoluzione. Argomento falso.

La formazione di nuove specie si ha continuamente nei batteri.” Peccato che si dovrebbero citare dei casi precisi, e che non si può portare il fenomeno della resistenza agli antibiotici CS-Ancora una smentita dell’evoluzione (attuale) dei batteri, né le mutazioni con perdita di funzione.

Si ricorre infine all’esempio della farfalla Heliconius heurippa che deriva dall’incrocio di due specie distinte e che secondo la relatrice sarebbe “una specie nuova, non un ibrido…“, solo che su questo punto dovrebbe mettersi prima d’accordo con Jesus Mavarez, dello Smithsonian Tropical Research Institute di Panama City, autore dell’esperimento citato dalla Mautino che ha dichiarato invece il contrario: ”Abbiamo ricreato in laboratorio il processo evolutivo che può aver dato vita all’ Heliconius heurippa, una farfalla di specie ibrida” (La Repubblica:Evoluzione, gli scienziati creano in laboratorio un ibrido di farfalla). Insomma ci viene venduta per una specie nuova un caso di ibrido simile a quello del mulo.

<B>Evoluzione, gli scienziati creano <br>in laboratorio un ibrido di farfalla</B>

Heliconius heurippa

In conclusione il CICAP riporta come casi di evoluzione certificata secondo la teoria darwiniana, tre casi che sono assolutamente inaccettabili. Come direbbe la Mautino, questa sì che è una “presa per il cuneo”.

 

2) Un caso di anello mancante è il Tiktaalik roseae, un fossile datato 375 milioni di anni fa e che avrebbe delle caratteristiche intermedie tra pesce e anfibio:

File:Tiktaalik BW.jpg

Il Tiktaalik roseae

Le caratteristiche che ne farebbero un anello mancante sono: “delle caratteristiche tipiche dei pesci, le branchie, i polmoni…” COSA?! Davanti ad un’aula di attenti ascoltatori (tra cui Paolo Attivissimo) nessuno ha nulla da obiettare sul fatto che tra le caratteristiche tipiche dei pesci venga citata la presenza di polmoni! A questo punto potremmo attuare la tattica della presa per i fondelli e chiudere così il discorso, ma lasciamo ad altri questi mezzi e andiamo avanti.

La caratteristica che invece fa avvicinare il Tiktaalik ad un animale terrestre sono le “zampe”, chiamate tali non per la loro funzione (nella figura si vede chiaramente che sono delle pinne) ma per lo loro struttura. La relazione tra l’altro diventa a questo punto anche un po’ lamarckiana in quanto tali animali si dice che “stanno cercando di uscire” dall’acqua“. Purtroppo la mancanza di memoria storica non consente agli esperti del CICAP di evitare di utilizzare casi “deboli” come se fossero prove certe, se infatti si ricordassero dell’infelice vicenda del Celacantonon ostenterebbero tanta sicurezza:

Una vecchia ricostruzione degli “anelli mancanti” tra pesci e animali di terra, in mezzo è visibile il Celacanto.

Il Celacanto i cui fossili più antichi sono datati circa 400 milioni di anni fa, era ritenuto un animale estinto da 65 milioni di anni e, come avviene oggi con il Tiktaalik, un anello di congiunzione tra pesci e animali di terra. Le zampe carnose si riteneva che fossero servite per iniziare a fare i suoi primi passi sulla terra, si riteneva anche che avesse dei polmoni primitivi, proprio come il Tiktaalik. Però, inaspettatamente, nel 1938 l’animale estinto venne pescato e poté essere studiato nella sua vera anatomia mostrando come le conclusioni di chi lo collocava come anello intermedio tra pesci e animali di terra fosse totalmente in errore: il “fossile vivente”, lungi dall’essere una forma intermedia tra i pesci e gli animali di terra “vive prevalentemente in acque profonde, dove non giunge alcuna traccia di luminosità” (Wikipedia):

Un esemplare del genere Latimeria (Celacanto)

In conclusione possiamo dire che bisogna andare molto cauti nel dire che una data specie fossile sia stata l’anello mancante di un passaggio evolutivo, e il Tiktaalik non può quindi essere portato come una prova.

 

3) E veniamo all’ultimo punto di quelli citati nella conferenza: una “cosa un po’ più complicata sulle mutazioni, ma qui andiamo un po’ troppo sullo specifico…”. Una frase che ha l’inconveniente di dare degli “stupidi” ai presenti che non vengono ritenuti in grado di capire, ma che permette di glissare su quello che è il problema fondamentale della teoria neo-darwiniana: l’origine dei nuovi caratteri.

Il punto più vulnerabile della teoria dell’evoluzione darwiniana sin dalla sua formulazione, e che si ripropone anche nella versione riformulata con la Sintesi moderna, è proprio il meccanismo con cui compaiono i nuovi caratteri. Per Darwin valeva la legge dell’uso e del disuso e la trasmissione dei caratteri acquisiti, per la Sintesi l’origine dei nuovi caratteri è nelle mutazioni casuali.

Su questo punto ci siamo già soffermati indicando l’estrema improbabilità che il meccanismo per mutazioni casuali possa produrre veramente delle novità funzionali, e non dei semplici peggioramenti su cui possa poi agire la selezione naturale. Al riguardo è da segnalare ancora una volta lo studio dei fisici Prof. Giorgio Masiero eMichele Forastiere, di cui si è parlato in CS-E’ provato matematicamente: aderire al neodarwinismo è come credere ai miracoli.

Quella “cosa un po’ più complicata” sulla quale la relazione sorvola non è proprio una semplice crepa, è una profonda breccia che farebbe crollare il muro se non venisse fortemente puntellata con argomenti al limite del sofisma.

Quelli che nella conferenza del CICAP vengono fatti passare per dei banali pretesti sono invece dei problemi di grandissimo rilievo la cui mancata soluzione, sin dalla pubblicazione dell’Origine delle specie nel 1859, è un dato di primaria importanza.

E se il CICAP insiste nel dirvi che si tratta di scuse pretestuose… vi sta prendendo per il “cuneo”.

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