Daniela Quintero, del giornale colombiano El Espectador, testimonia che la repressione – che ha già fatto oltre 300 vittime da quando è cominciata, 4 mesi fa – non fa distinzioni, chiunque si ribelli al governo di Daniel Ortega è sotto attacco.
Adesso, la Chiesa del Nicaragua – che aveva preso un ruolo di mediatore del conflitto – è sempre più nel mirino della repressione del Presidente sandinista.
Lo scorso 9 luglio, un gruppo di vescovi è stato aggredito dai seguaci di Ortega quando è andato nella città di Diriamba, per portare aiuto agli oppositori del regime che si erano rifugiati nella basilica di San Sebastián, dopo un attacco delle forze di polizia e dei paramilitari.
Da parte sua, Vatican Insider riferisce che la persecuzione si traduce in botte e spari ai sacerdoti e ai frati che prestano soccorso nelle parrocchie da parte dei gruppi paramilitari, le cosiddette “Turbas”, oppure nella devastazione e profanazione di chiese ed edifici di culto.
A riprova di questo, ci sono le immagini della parrocchia della Divina Misericordia a Managua (diffuse sui social), assaltata per circa diciassette ore, per aver aperto le porte agli studenti della vicina Universidad Nacional Autònoma de Nicaragua, colpevoli di essersi opposti al governo.
Fotografie di proiettili che hanno forato vetrate, muri, panche, pure il grande quadro che rappresenta il Gesù di santa Faustina Kowalska, ostie distrutte e gettate a terra e chiazze di sangue sul pavimento.
Per tutto questo, il cardinale Brenes ha deciso di celebrarvi una messa di riparazione due giorni fa. Oltre a dire quello che ti ho accennato prima, che “oggi la Chiesa è perseguitata in varie parti del mondo e noi non siamo estranei a questo”.
Inoltre, il cardinale è scampato qualche giorno fa ad un agguato delle forze paramilitari. Le immagini circolate nei Tg e sul web mostrano la sua macchina danneggiata, i finestrini frantumati. Il vescovo è rimasto illeso, come anche il suo autista.