Comunemente nota come legge anti-conversione, questa legge regola l'atto di convertirsi ad un'altra religione attraverso termini come "induzione", "forza" o"mezzi fraudolenti", secondo lo studio della ADF.
Con questi termini potrebbero essere inclusi anche il lavoro sociale, la preghiera per gli ammalati o anche il semplice lavoro di evangelizzazione.
Queste leggi sono già in vigore in alcune parti dell'India e in tutto il Nepal, Myanmar e Bhutan, mentre lo Sri Lanka e una provincia del Pakistan devono ancora approvare una legge simile, che si basa sulla premessa di minacciare la religione di maggioranza. E questo incita naturalmente alla violenza.
"Nessuna persona o gruppo dovrebbe vivere nella paura di essere ucciso, torturato o oppresso a causa delle sue convinzioni religiose. L'aumento delle leggi anti-conversione in tutto il mondo testimonia una crescente crisi della libertà religiosa", ha dichiarato Balakrishnan Baskaran, consulente legale di ADF International in India.
Il mese scorso, lo stato nord indiano di Uttarakhand è diventato l'ottavo stato nel paese ad approvare la legislazione, che è ufficialmente chiamata "Freedom of Religion Act"(la cosiddetta Legge per la Libertà Religiosa), il cui reale obiettivo è punire coloro che facilitano le conversioni religiose, specialmente le conversioni dall'induismo al cristianesimo con una pena fino a due anni di carcere.
I nazionalisti indù afferiscono che queste leggi hanno come scopo quello di proteggere l’identità culturale delle comunità tribale, e accusano i cristiani di usare metodi coercitivi per la conversione degli indù nelle classi basse.
Mentre quasi nessun lavoratore cristiano è stato giudicato colpevole da un tribunale in India, i membri della comunità di minoranza sono regolarmente accusati di favorire le conversioni "forzate" di indù.
I cristiani ed i gruppi per i diritti umani affermano che la legge è usata dai gruppi indù come strumento per perseguitare i cristiani e per impedire agli indù di convertirsi dalla loro religione.
La persecuzione cristiana, che include attacchi violenti, distruzione di proprietà cristiane e false accuse, è aumentata in India da quando il partito nazionalista indù Bharatiya Janata ha vinto le elezioni generali nel 2014.
Mentre molti paesi a maggioranza musulmana hanno leggi che vietano l'apostasia e la blasfemia, che cercano anche di controllare le conversioni, i paesi a maggioranza indù e buddista in Asia usano leggi anti-conversione per mantenere lo status quo religioso.
Il Pew Research Center, il conosciuto think tank con sede a Washington, riporta che sono già 42 i paesi che hanno varato leggi limitando la conversione di una religione all’altra, rispetto ai 31 paesi del giugno 2007.
Le azioni di monitoraggio dell’Osservatorio sulla Cristianofobia proseguiranno senza tregua, rinnovando quotidianamente l’impegno ad informare e sollecitare coloro che sono incaricati alla difesa della libertà dei cristiani in Italia e nel mondo.