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EVOLUZIONISMO E CHIESA CATTOLICA

Ultimo Aggiornamento: 01/03/2023 11:42
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08/02/2012 22:58
 
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CHIESA ED EVOLUZIONE

1) San Gregorio di Nissa, nel IV secolo, riferendosi alla Bibbia, scrive:-""quale uomo ragionevole crederebbe che possa esserci stato un primo, e un secondo, e un terzo giorno della creazione, ciascuno con il suo mattino e la sua sera, prima che il
sole fosse creato ?""- ( Gn 1,1-13; Gn 1,14- 19 ).

2) Ancora, tutti possono notare che nella Genesi esiste una contraddizione cronologica riguardante la creazione. In una parte della Genesi ( 1,24 -26 ) prima vengono creati gli animali e poi l'uomo. In un'altra parte ( Gn2,7-18 ) prima viene creato l'uomo e poi vengono creati gli animali.

3) La Bibbia, dunque, non è un testo scientifico ma vuole unicamente
comunicare attraverso un linguaggio simbolico - sapienziale,  comprensibile
per gli uomini del tempo, e attraverso le vicende della loro storia, un
messaggio spirituale.

4) La creazione dell'uomo viene raccontata in questo modo:- Allora Dio, il Signore, prese dal suolo un po' di terra e, con quella, plasmò l'uomo. Gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo diventò una creatura vivente- ( Gn 2,7).
Anche questo racconto non può essere preso alla lettera. Infatti, Dio viene
paragonato ad un uomo, ma Dio non è un uomo, non è un vasaio che impasta
l'argilla e non ha polmoni per soffiare l'aria.
  Questa scena è tuttavia adatta per far capire che l'uomo si presenta fatto
di due principi: la materia terrestre e un principio vitale superiore che
non è opera della materia ma gli è infuso da Dio
.
L'uomo appartiene a due mondi: quello della materia e quello dello spirito.
La Bibbia dice che la materia prima è stata fatta da Dio: infatti l 'autore
parla della terra come di una pianura completamente deserta e questo è un
modo rudimentale per esprimere l'idea della creazione della materia prima e
delle sue leggi, materia prima che fu creata insieme con il tempo
stesso( Gn 2,5 ).
  Una parte dell'uomo è fatta con questa materia ma la Bibbia non spiega se
la materia vivente che costituisce la parte fisica dell'uomo sia stata fatta
per azione diretta o attraverso il concorso di forze naturali che abbiano
impiegato tempi lunghissimi: forze naturali che operano all'interno di un
contesto costituito da principi e regole.

5) Sant'Agostino dice: - ""Al principio furono creati solo i germi, o le
cause, delle forme di vita, che in seguito si sarebbero sviluppate
gradualmente"" -.

6)"" Dio non muove il mondo dandogli un impulso iniziale sovrapposto alla
sua natura, ma crea l'intero -sistema- insieme a tutte le sue forze, di modo
che esso fin dal primo momento agisce di per se stesso e in virtù della
propria natura, e insieme tutto il suo agire dipende dall'opera creatrice di
Dio. La natura appare così come un'opera d'arte di un Artista creatore,
senza per questo ridursi ad un meccanismo artificiale senza forze autonome
( in questo caso infatti non sarebbe natura, cioè principio intrinseco di
operazioni ). Dio non è un artista al modo umano, cioè non ordina delle
realtà
preesistenti, bensì istituisce sia l'ordine sia le cose ordinate e le loro
leggi operative: egli causa in quanto Creatore, poiché crea la natura
stessa. La natura non è che il disegno di un'arte divina impressa nelle
cose, per la quale queste si muovono verso il loro fine determinato; come se
il costruttore di una nave potesse conferire al legno la capacità di
muoversi di per se stesso al fine di formare la struttura della nave""
( Mariano Artigas, Juan José Sanguineti, Filosofia della natura, Le Monnier,
Firenze 1989, p.122)

7) La contemporanea e non contraddittoria immanenza-trascendenza di Dio
scavalca il rischio del "panteismo" ( nel quale Dio viene materializzato
oppure la creatura confusa con Dio e divinizzata ) e del "deismo" ( Dio
totalmente separato al mondo e, quindi, mondo, di fatto, senza Dio ).
  La difficoltà a comporre questi due "poli" deriva dal fatto che
trascendenza e immanenza sono colte nella loro dimensione spazio-temporale
e, allora, trascendenza significherebbe distacco e immanenza presenza
dall'interno ). Il conflitto trascendenza-immanenza viene risolto dalla
filosofa dell'essere ( cosiddetto "realismo moderato" ). L'essere è ciò che
fa che le cose siano ( "atto d'essere"). Tutte le cose ricevono in parte (
dottrina della "partecipazione" ) un certo modo d'essere
"essenza" ) ma non sono l'essere assoluto.
  L'essenza esprime la specificità e la natura autonoma di ogni ente ( che
ha in sé il principio delle proprie operazioni ) e, nello stesso tempo, in
ogni ente è presente il necessario rapporto con l'atto d'essere: l'atto
d'essere fa in modo che Dio possa operare in tutte le cose trascendendole
allo stesso
tempo. L'essere allo stato puro ha relazione con ogni altra cosa non in
senso fisico ma come causa di ogni altra causa, atto di ogni altro atto.

8) Piccola nota sulle teorie del caso:
Può essere casuale e cioè non preordinato che il vento apra la finestra e
rovesci i bicchieri che sono sul tavolo. Ma questo avvenimento non
preordinato ha bisogno, per accadere, di una realtà preesistente e
preordinata e cioè ha bisogno del vento, della finestra, del tavolo, dei
bicchieri, della legge di gravità ecc. Così i meccanismi evolutivi hanno
bisogno A)di alcuni elementi B)di differenze e affinità fra questi elementi
C) che questi elementi possano combinarsi D) che le combinazioni possano
permanere per un certo tempo:
"" La vita, legata a certi principi e regole, può comporre solo certe forme;
quel che accade nella storia è semplicemente l'opzione di una forma o di
un'altra, è una scelta ma non dell'illimitato, bensì tra un numero
discontinuoe limitato di forme possibili"" ( Giuseppe Sermonti )

9) Nella Bibbia bisogna distinguere il contenuto dal tipo di forma
espositiva ( genere letterario ) che è stato usato. Se, ad esempio, devo
comunicare una verità psicologica e morale e mi servo di una favola, come
quelle di Esopo, non si potrà dire che il mio racconto è totalmente falso
perché esso è soltanto un modo espressivo per trasmettere un messaggio di
altra natura.

10) Inoltre non bisogna dimenticare che Dio ispira l'autore sacro ma non
detta. L'autore deve tradurre l'ispirazione divina attraverso il suo
linguaggio, la sua cultura, la sua esperienza, la sua capacità: il
linguaggio, la cultura, l'esperienza e la capacità sono caratteristiche di
un determinato individuo, di un determinato tempo e di un determinato
ambiente.
Scrive il pensatore cattolico colombiano Nicolàs Gòmez Dàvila: " Non è stato
un Dio ventriloquo a ispirare la Bibbia. La voce divina attraversa il testo
sacro come un vento tempestoso il folto
di un bosco".

11) Per quanto riguarda l'origine dell'uomo, cosa dice la Chiesa a cui è
affidato il compito di interpretare la Bibbia ? La Chiesa spiega che le
varie teorie dell'evoluzione, le quali dicono che il corpo umano avrebbe
origine dalle trasformazioni di una materia vivente che esisteva prima di
esso, sono compatibili con il messaggio biblico. La Chiesa, però, sottolinea
con forza che l'anima spirituale dell'uomo, comunque egli sia arrivato alla
sua materia corporea, viene sempre creata immediatamente e direttamente da
Dio e non deriva dalle sole forze della materia viva, come se fosse un
semplice epifenomeno cioè un semplice prolungamento di questa materia.
( cfr Giovanni Paolo II, Dalla Bibbia una luce superiore illumina
l'orizzonte di studi e di ricerche sull' origine della vita e sulla sua
evoluzione, Messaggio del Santo Padre alla Plenaria della Pontificia
Accademia delle scienze, L'Osservatore Romano, ed. Settimanale n.44, p.6, 1
novembre 1996 ).


12) L'aggettivo umano va riservato al corpo soltanto in quanto unito
all'anima: esso comincia ad essere umano solo con la creazione dell'anima.
Il momento della creazione dell'anima è un mistero.
  Tale connessione non è un oggetto scientifico da ricercare ma un passaggio
metafisico-filosofico.  ( Non è compito della teologia individuare in quale
fase dell'ominizzazione sia comparso l'uomo.   Questo è un compito della
scienza la quale utilizza tutte le conoscenze che si possono avere sia sul
piano morfologico sia sul piano delle manifestazioni culturali che
contraddistinguono l'uomo).
    Il mistero, si potrebbe dire, è una realtà di cui la ragione riesce a
comprendere l'esistenza ma non riesce a comprenderne completamente
l'essenza, cioè la ragione non riesce a farsi del mistero un concetto
completo, tale da poterlo ridurre ad un'immagine che, seppur riassuntiva,
sia in grado di farcelo possedere interamente. Comprendere una cosa,
dicevano Aristotele e San Tommaso, è in un certo qual modo appropriarsi di
essa, cioè contenerla in sé.

Il mistero non è un'invenzione della religione perché accanto ai misteri
sovrannaturali esistono i misteri naturali, cioè quelli presenti nel mondo
della natura. Ad esempio, possiamo conoscere la forma di un fiore ma non
possiamo dimostrare pienamente perché deve essere in quella maniera e non in
un'altra: possiamo constatare dei fatti ma non possiamo dare una ragione
piena e totale di essi.

Riusciamo, ad esempio, a comprendere con la ragione l'esistenza
dell'infinito, astrazione tipica della matematica ma non possiamo possederlo
interamente: la sola teoria dei numeri e quindi a più forte ragione l'intera
matematica, costituiscono un sistema infinito di verità, nel senso più vero
e profondo della parola infinito e cioè nel senso che ad esso nessuna mente
umana, sempre limitata, potrà mai dare fondo e possederlo interamente


13) L'esistenza dell'anima può essere dedotta ( esistono numerosi passaggi
di  logica metafisica ) dalle operazioni intellettuali e volitive
dell'essere umano: si tratta di deduzioni che usano il principio di non
contraddizione che è il fondamento e l'inizio del ragionamento stesso.

Le strade che il ragionamento può percorrere per dimostrare l'esistenza
dell'anima non sono di tipo sperimentale perché queste valgono solo per le
cose che si possono percepire con i sensi.

La sperimentazione presuppone, da parte dello sperimentatore, un dominio e
quindi una certa superiorità sulla cosa su cui sperimenta: questa, infatti,
deve essere a sua disposizione, deve poterla vedere, toccare, sezionare,
deve poter riprodurre il fenomeno che studia.

Volere una prova sperimentale dell'esistenza dell'anima significherebbe
abbassare l'anima al rango degli enti materiali e quindi sbagliarsi già
metodologicamente su quello che essa è.

La scienza di tipo sperimentale deve riconoscere i suoi limiti e la sua
impotenza in merito al problema dell'esistenza dell'anima: essa non può
affermare o negare l'esistenza dell'anima.

Con il termine anima, che deriva da ànemos - soffio, vento -, si intende il
principio primo dell'attività di tutti gli esseri viventi.

Nell'uomo, la natura dell'anima è immateriale anche se essa informa il corpo
e costituisce con esso un'unica sostanza: il modo di agire manifesta il modo
di essere e alcune operazioni intellettive e volitive dell'essere umano, pur
procedendo dal corpo, trascendono il mondo materiale dimostrando
che non possono avere il corpo come unico soggetto.

L'esistenza dell'anima spirituale è dimostrabile per via logico deduttiva:
essa si deduce dall'esistenza di tre attività umane che trascendono il corpo
e la materia stessa. Queste attività sono la conoscenza intellettiva ( da
non confondere con la semplice conoscenza sensitiva ), l'autocoscienza o
conoscenza riflessa o riflessione, il desiderio della felicità assoluta e
quindi dell'eternità.


La dimostrazione dell'esistenza dell'anima non appartiene alla scienza
sperimentale ma alla scienza metafisica o filosofia prima che studia i
principi primi e più universali della realtà: queste due scienze, pur
essendo autonome non possono, però, essere considerate separate o
antitetiche perché la metafisica si occupa di quegli elementi primi di
conoscenza che sono il presupposto del ragionamento stesso e della stessa
argomentazione scientifica.

Gli scienziati, studiando il funzionamento delle cose, fanno un uso continuo
del principio di causalità e di finalità ma in genere non si chiedono che
cos'è il principio di causalità e di finalità, né si chiedono da quali
nozioni basilari derivino questi principi e, quando lo fanno, anche se non
se ne rendono conto, stanno uscendo dal settore sperimentale e si pongono
considerazioni di carattere metafisico.

La metafisica o filosofia prima, cioè il ragionamento sui primi principi
della realtà, non è in antitesi con la scienza sperimentale perché studia il
presupposto della stessa scienza sperimentale, cioè studia tutto ciò che
viene assunto come premessa dalla stessa ricerca sperimentale.

""La scienza sperimentale, per esistere, ha bisogno di presupposti
metafisici e di scelte etiche che non possono essere misurati e dimostrati
con i mezzi della scienza sperimentale stessa.

Presupposti Metafisici ed etici che istituiscono la scienza sperimentale e
ne permettono la continuità:

1) Che esista una realtà indipendente dalla nostra mente
2) che questa realtà sia ordinata
3) che essa sia comprensibile
4) che sia un bene indagarla:


Scrive Einstein:" Senza la convinzione che con le nostre costruzioni
teoriche è possibile raggiungere la realtà, senza convinzione nell'intima
armonia del nostro mondo, non potrebbe esserci scienza. Questa convinzione
è, e sempre sarà, il motivo essenziale della ricerca scientifica. In tutti i
nostri sforzi in ogni drammatico contrasto fra vecchie e nuove
interpretazioni riconosciamo l'eterno anelito d'intendere, nonché
l'irremovibile convinzione dell'armonia del nostro mondo, convinzione ognor
più rafforzata dai crescenti ostacoli che si oppongono alla comprensione".

Oltre questi presupposti metafisici, la scienza sperimentale, per esistere,
necessita di un fondamentale presupposto etico: si deve, infatti,
presupporre che - il risultato del lavoro scientifico sia importante nel
senso che sia degno di essere conosciuto -. E- sottolinea Max Weber- " qui
evidentemente hanno le loro radici tutti i nostri problemi. Giacché questo
presupposto non può
essere a sua volta dimostrato con i mezzi della scienza. Dunque, dietro la
scienza c'è una scelta etica: la scelta del valore della conoscenza. La
scienza è resa possibile dall'imperativo che ci comanda di acquisire
conoscenza, sempre più conoscenza, sempre - migliore - conoscenza. ""
( Dario Antiseri )


Dedurre dalle operazioni intellettuali e volitive che nell'uomo c'è qualcosa
che va oltre l'uomo come materialità non significa aver chiarito questo
qualcosa.
Un ente spirituale cioè non puramente materiale ( e pertanto non misurabile
con la scienza sperimentale ) resta propriamente un "mistero", cioè un
qualcosa che supera la natura.

Pertanto nessuno potrà mai capire l'essenza dell'anima, né come l'anima è
stata creata, né come si è connessa al corpo durante le fasi evolutive, né
come si connette al corpo nel momento della fecondazione. La nozione di
anima non entra nel dominio della scienza sperimentale
  La stessa filosofia greca, sul problema dell'anima, reputava necessaria
una Rivelazione.
Ogni rivelazione dà luogo a forme di teologia: cioè all'uso della ragione e
quindi del principio di non contraddizione, ma all'interno dei dati
rivelati.


14)L'origine spirituale dell'uomo, il peccato originale, la propagazione del
peccato originale fanno parte , pur con differenze di forma, dell'inconscio
spirituale dell'umanità ( vedi studi di Mircea Eliade ) e sono presenti
nella rivelazione cristiana.
  Qui, però,  si entra nel campo della teologia ( delle sue leggi e del suo
ambito specifico: uso e ricerca della ragione ma all'interno dei dati di
fede).



15) Monogenismo, Poligenismo e ipotesi teologiche



  Per quanto riguarda l'ipotesi poligenista ( teoria secondo cui l'umanità
deriverebbe da più coppie umane), è necessaria una precisazione che faccia
chiarezza di alcuni dubbi teologici che possono nascere.

In questo campo, come cattolici, possediamo solo due verità definitive e
irreformabili: ogni anima umana è direttamente creata da Dio e il peccato
originale è il peccato di Adamo ed Eva che si trasmette non per imitazione
ma per propagazione.   ( CFR  Catechismo della Chiesa Cattolica n.419 ).

  Se l'ipotesi poligenista fosse vera ( cioè dimostrata in modo "apodittico"
: cosa ancora lontana dalla realtà ) il problema sarebbe soltanto quello di
scoprire il modo di conciliare questa verità naturale con le due verità
rivelate: ma, in tal caso, il problema di come conciliarle sarebbe
secondario, perché sicuramente dovrebbe esistere una conciliazione dato che
la verità non può mai contraddire la verità ( cfr Leone XIII,
Provvidentisimus Deus ).

  Il caso Galileo insegna: San Roberto Bellarmino, che aveva partecipato al
processo disciplinare di Galileo, aveva detto che, quando ci sarebbe stata
la dimostrazione scientifica della nuova teoria copernicana, sarebbe stato
necessario dire che certi testi della Bibbia, che sembrano contrari, non
siamo riusciti a capirli invece di dire che è sbagliato quello che viene
scientificamente dimostrato.

  Già S. Agostino scriveva:-" se ad una ragione evidentissima e sicura, si
cercasse di contrapporre l'autorità delle Sacre Scritture, chi fa questo non
comprende e oppone alla verità non il senso genuino delle Scritture, che non
è  riuscito a penetrare, ma il proprio pensiero, vale a dire non ciò che ha
trovato nelle Scritture, ma ciò che ha trovato in se stesso, come se fosse
in esse"-.

  Per l'ipotesi evoluzionista, Pio XII invitava ad un tale lavoro di
conciliazione  ( cfr Humani generis ): se il corpo umano ha origine dalla
materia vivente che esisteva prima di esso, bisogna però tenere presente il
principio secondo cui l'anima spirituale è immediatamente creata da Dio e
quindi l'anima non potrà mai essere considerata un prodotto dell'evoluzione.

  Per dimostrare la propagazione del peccato originale da parte di Adamo ed
Eva, la riflessione teologica  è ricorsa all'ipotesi monogenista, non
sapendo, sul momento, come conciliarla con quella poligenista e, nel fare
ricorso all'ipotesi monogenista, è dovuta ricorrere all'incesto per spiegare
la genesi dell'umanità: infatti se Dio ha creato soltanto Adamo ed Eva, l'
umanità poteva crescere e moltiplicarsi solo grazie all'incesto tra i figli
di Adamo.

  Per questo Pio XII scriveva nella Humani generis che, sul momento, in
merito all'ipotesi poligenista :"- (.) non appare in nessun modo come queste
affermazioni si possano accordare con quanto le fonti della Rivelazione e
gli atti del magistero della Chiesa ci insegnano circa il peccato originale
(..)"-. Le parole di Pio XII sono prudenti: escludono la poligenesi solo in
quanto comprometta la verità della propagazione del peccato originale da
parte di Adamo ed Eva. Qualora non la compromettesse sarebbe accettabile.

  Secondo un'ipotesi teologica, nata per rispondere alla difficoltà di
attribuire doni preternaturali a un'umanità psichicamente e moralmente
arretrata, il possesso dei doni preternaturali nell'umanità originaria
sarebbe stato vero ma soltanto virtuale o potenziale, non attuale (
potenziale come è,
per esempio, l'uso di ragione nel neonato, oppure in un soggetto malato o
malformato in cui la razionalità non si attualizza mai, o cessa di essere in
atto ). Dall'inizio di un progresso soprannaturale, sostenuto dalla grazia,
l'uomo sarebbe ricaduto sul piano di un'evoluzione soltanto naturale.
Secondo questa ipotesi, l'umanità, se non fosse intervenuto il peccato,
sotto la spinta della grazia non avrebbe sperimentato la fine della vita
terrena come una rottura dolorosa ma come un passaggio, reso sereno dalla
certezza dell'unione con Dio. Nella rivelazione biblica il paradiso
terrestre era solo una condizione provvisoria. Questa ipotesi teologica può
essere utile per dare vita ad una ulteriore riflessione nel caso fosse
dimostrata la presenza, in origine, di più coppie umane ( poligenismo ).

  In questo caso Adamo ed Eva rappresenterebbero la prima coppia in cui si
sarebbero risvegliate le potenze dell'anima per intervento di Dio e quindi
la prima coppia destinata ad avere un ruolo di autorità spirituale nei
confronti di tutte le altre coppie: la coppia deputata  a svegliare le
potenze dell'anima degli altri uomini propagando loro il proprio
 "imprinting" spirituale. Svegliare le potenze dell'anima negli altri uomini
non significa togliere loro la dignità di esseri umani: infatti una persona
non smette di essere persona nel momento in cui dorme perché il soggetto
esiste anche quando per qualche motivo non può agire. Poiché i nostri
progenitori peccarono, essi propagarono questo risveglio spirituale nel
peccato e quindi in uno stato di disordine per quanto riguarda le facoltà
operative che, al risveglio, passavano dalla potenza all'atto: essi
provocarono, con il loro peccato, una ferita profonda nella loro natura e in
tutta la natura umana. Questo "imprinting " spirituale, poi, fu propagato da
altri, in una catena di trasmissione umana destinata a coinvolgere tutti i
primi uomini e a corromperli nel momento in cui le potenze delle loro anime
si risvegliavano "attualizzandosi ". Se il peccato originale si trasmette
per propagazione, questa propagazione sarebbe avvenuta, inizialmente,
attraverso l'imprinting spirituale trasmesso da una coppia ormai decaduta e
corrotta : tale imprinting, una volta raggiunti tutti gli uomini esistenti,
si sarebbe trasmesso, poi, mediante la generazione fisica. In questo caso si
tratterebbe di una verità che si aggiunge in perfetta continuità con quelle
già conosciute, per meglio spiegarle e completarle. Il pensatore cattolico
Gomez Davila scriveva che, nella Chiesa Cattolica, per rinnovare non occorre
contraddire ma basta approfondire. ""Lo sviluppo della dottrina è una verità
chiaramente affermata dalle Scritture, quando il Signore ha detto agli
Apostoli: "Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci
di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà
alla verità tutta intera" (Giovanni 16,12-13).
  Esso significa che in un tempo successivo il Magistero della Chiesa -
assistito dallo Spirito Santo - può precisare ed approfondire quanto detto
precedentemente, anche andando al di là di quanto avevano capito gli
estensori del documento precedente. Bisogna accuratamente
distinguere sviluppo da contraddizione. C'è contraddizione solo  quando la
nuova
affermazione afferma esattamente ciò che l'altra nega o viceversa "" ( Don
Pietro Cantoni ). Il peccato originale ha ferito la materia vivente  di
Adamo ed Eva, nostri progenitori spirituali,  e di tutti gli  altri  a cui
giungeva il loro imprinting spirituale,  ferendo, quindi, la stessa materia
vivente da trasmettere ai figli nel momento della fecondazione. Dopo il
peccato originale, infatti, l'anima di ogni essere umano, anche se creata
direttamente da Dio, compie un lavoro di animazione, di sviluppo e di
formazione su di una materia vivente che è stata resa priva dei particolari
benefici di cui Dio l'aveva dotata per poter rispondere alle esigenze dell'
anima stessa: infatti tale materia è diventata corruttibile e reca in sé l'
impronta di un evidente conflitto fra le potenze inferiori dell'anima (
passioni ) e quelle superiori ( ragione e volontà ). Dopo il peccato
originale, l'io spirituale creato da Dio, dotato di coscienza e volontà,
animando una materia vivente contaminata, subisce una situazione di
disordine, non nella sua essenza, ma nelle sue operazioni dato che è
sostanzialmente unito al corpo che "informa".

  Questa solidarietà esistente fra gli uomini, anche per quanto riguarda l'"
attualizzazione" della loro umanità, avrebbe una grande analogia con la
fede, che nessuno può avere se qualcuno non la trasmette con la parola e
potrebbe essere una prefigurazione della Chiesa stessa. "" Alla Chiesa
appartiene essenzialmente l'elemento del - ricevere -, così come la fede
deriva dall'ascolto e non è prodotto di proprie decisioni o riflessioni. La
fede infatti è incontro con ciò che io non posso escogitare o produrre con i
miei sforzi, ma che mi deve invece venire incontro. Questa struttura del
ricevere, dell'incontrare, la chiamiamo - Sacramento -. E appunto per questo
rientra ancora nella forma fondamentale del Sacramento il fatto che esso
viene ricevuto e che nessuno se lo può conferire da solo" ( Joseph
Ratzinger, Chiesa, Ecumenismo e Politica, Nuovi saggi di ecclesiologia,
trad. italiana, edizioni Paoline, Cinisello Balsamo ( Milano ) 1987 ,
pp.15-16 ).

( Bruto Maria Bruti )

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