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08/02/2012 22:58 | |
CHIESA ED EVOLUZIONE
1) San Gregorio di Nissa, nel IV secolo, riferendosi alla Bibbia, scrive:-""quale uomo ragionevole crederebbe che possa esserci stato un primo, e un secondo, e un terzo giorno della creazione, ciascuno con il suo mattino e la sua sera, prima che il sole fosse creato ?""- ( Gn 1,1-13; Gn 1,14- 19 ).
2) Ancora, tutti possono notare che nella Genesi esiste una contraddizione cronologica riguardante la creazione. In una parte della Genesi ( 1,24 -26 ) prima vengono creati gli animali e poi l'uomo. In un'altra parte ( Gn2,7-18 ) prima viene creato l'uomo e poi vengono creati gli animali.
3) La Bibbia, dunque, non è un testo scientifico ma vuole unicamente comunicare attraverso un linguaggio simbolico - sapienziale, comprensibile per gli uomini del tempo, e attraverso le vicende della loro storia, un messaggio spirituale.
4) La creazione dell'uomo viene raccontata in questo modo:- Allora Dio, il Signore, prese dal suolo un po' di terra e, con quella, plasmò l'uomo. Gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo diventò una creatura vivente- ( Gn 2,7). Anche questo racconto non può essere preso alla lettera. Infatti, Dio viene paragonato ad un uomo, ma Dio non è un uomo, non è un vasaio che impasta l'argilla e non ha polmoni per soffiare l'aria. Questa scena è tuttavia adatta per far capire che l'uomo si presenta fatto di due principi: la materia terrestre e un principio vitale superiore che non è opera della materia ma gli è infuso da Dio. L'uomo appartiene a due mondi: quello della materia e quello dello spirito. La Bibbia dice che la materia prima è stata fatta da Dio: infatti l 'autore parla della terra come di una pianura completamente deserta e questo è un modo rudimentale per esprimere l'idea della creazione della materia prima e delle sue leggi, materia prima che fu creata insieme con il tempo stesso( Gn 2,5 ). Una parte dell'uomo è fatta con questa materia ma la Bibbia non spiega se la materia vivente che costituisce la parte fisica dell'uomo sia stata fatta per azione diretta o attraverso il concorso di forze naturali che abbiano impiegato tempi lunghissimi: forze naturali che operano all'interno di un contesto costituito da principi e regole.
5) Sant'Agostino dice: - ""Al principio furono creati solo i germi, o le cause, delle forme di vita, che in seguito si sarebbero sviluppate gradualmente"" -.
6)"" Dio non muove il mondo dandogli un impulso iniziale sovrapposto alla sua natura, ma crea l'intero -sistema- insieme a tutte le sue forze, di modo che esso fin dal primo momento agisce di per se stesso e in virtù della propria natura, e insieme tutto il suo agire dipende dall'opera creatrice di Dio. La natura appare così come un'opera d'arte di un Artista creatore, senza per questo ridursi ad un meccanismo artificiale senza forze autonome ( in questo caso infatti non sarebbe natura, cioè principio intrinseco di operazioni ). Dio non è un artista al modo umano, cioè non ordina delle realtà preesistenti, bensì istituisce sia l'ordine sia le cose ordinate e le loro leggi operative: egli causa in quanto Creatore, poiché crea la natura stessa. La natura non è che il disegno di un'arte divina impressa nelle cose, per la quale queste si muovono verso il loro fine determinato; come se il costruttore di una nave potesse conferire al legno la capacità di muoversi di per se stesso al fine di formare la struttura della nave"" ( Mariano Artigas, Juan José Sanguineti, Filosofia della natura, Le Monnier, Firenze 1989, p.122)
7) La contemporanea e non contraddittoria immanenza-trascendenza di Dio scavalca il rischio del "panteismo" ( nel quale Dio viene materializzato oppure la creatura confusa con Dio e divinizzata ) e del "deismo" ( Dio totalmente separato al mondo e, quindi, mondo, di fatto, senza Dio ). La difficoltà a comporre questi due "poli" deriva dal fatto che trascendenza e immanenza sono colte nella loro dimensione spazio-temporale e, allora, trascendenza significherebbe distacco e immanenza presenza dall'interno ). Il conflitto trascendenza-immanenza viene risolto dalla filosofa dell'essere ( cosiddetto "realismo moderato" ). L'essere è ciò che fa che le cose siano ( "atto d'essere"). Tutte le cose ricevono in parte ( dottrina della "partecipazione" ) un certo modo d'essere "essenza" ) ma non sono l'essere assoluto. L'essenza esprime la specificità e la natura autonoma di ogni ente ( che ha in sé il principio delle proprie operazioni ) e, nello stesso tempo, in ogni ente è presente il necessario rapporto con l'atto d'essere: l'atto d'essere fa in modo che Dio possa operare in tutte le cose trascendendole allo stesso tempo. L'essere allo stato puro ha relazione con ogni altra cosa non in senso fisico ma come causa di ogni altra causa, atto di ogni altro atto.
8) Piccola nota sulle teorie del caso: Può essere casuale e cioè non preordinato che il vento apra la finestra e rovesci i bicchieri che sono sul tavolo. Ma questo avvenimento non preordinato ha bisogno, per accadere, di una realtà preesistente e preordinata e cioè ha bisogno del vento, della finestra, del tavolo, dei bicchieri, della legge di gravità ecc. Così i meccanismi evolutivi hanno bisogno A)di alcuni elementi B)di differenze e affinità fra questi elementi C) che questi elementi possano combinarsi D) che le combinazioni possano permanere per un certo tempo: "" La vita, legata a certi principi e regole, può comporre solo certe forme; quel che accade nella storia è semplicemente l'opzione di una forma o di un'altra, è una scelta ma non dell'illimitato, bensì tra un numero discontinuoe limitato di forme possibili"" ( Giuseppe Sermonti )
9) Nella Bibbia bisogna distinguere il contenuto dal tipo di forma espositiva ( genere letterario ) che è stato usato. Se, ad esempio, devo comunicare una verità psicologica e morale e mi servo di una favola, come quelle di Esopo, non si potrà dire che il mio racconto è totalmente falso perché esso è soltanto un modo espressivo per trasmettere un messaggio di altra natura.
10) Inoltre non bisogna dimenticare che Dio ispira l'autore sacro ma non detta. L'autore deve tradurre l'ispirazione divina attraverso il suo linguaggio, la sua cultura, la sua esperienza, la sua capacità: il linguaggio, la cultura, l'esperienza e la capacità sono caratteristiche di un determinato individuo, di un determinato tempo e di un determinato ambiente. Scrive il pensatore cattolico colombiano Nicolàs Gòmez Dàvila: " Non è stato un Dio ventriloquo a ispirare la Bibbia. La voce divina attraversa il testo sacro come un vento tempestoso il folto di un bosco".
11) Per quanto riguarda l'origine dell'uomo, cosa dice la Chiesa a cui è affidato il compito di interpretare la Bibbia ? La Chiesa spiega che le varie teorie dell'evoluzione, le quali dicono che il corpo umano avrebbe origine dalle trasformazioni di una materia vivente che esisteva prima di esso, sono compatibili con il messaggio biblico. La Chiesa, però, sottolinea con forza che l'anima spirituale dell'uomo, comunque egli sia arrivato alla sua materia corporea, viene sempre creata immediatamente e direttamente da Dio e non deriva dalle sole forze della materia viva, come se fosse un semplice epifenomeno cioè un semplice prolungamento di questa materia. ( cfr Giovanni Paolo II, Dalla Bibbia una luce superiore illumina l'orizzonte di studi e di ricerche sull' origine della vita e sulla sua evoluzione, Messaggio del Santo Padre alla Plenaria della Pontificia Accademia delle scienze, L'Osservatore Romano, ed. Settimanale n.44, p.6, 1 novembre 1996 ).
12) L'aggettivo umano va riservato al corpo soltanto in quanto unito all'anima: esso comincia ad essere umano solo con la creazione dell'anima. Il momento della creazione dell'anima è un mistero. Tale connessione non è un oggetto scientifico da ricercare ma un passaggio metafisico-filosofico. ( Non è compito della teologia individuare in quale fase dell'ominizzazione sia comparso l'uomo. Questo è un compito della scienza la quale utilizza tutte le conoscenze che si possono avere sia sul piano morfologico sia sul piano delle manifestazioni culturali che contraddistinguono l'uomo). Il mistero, si potrebbe dire, è una realtà di cui la ragione riesce a comprendere l'esistenza ma non riesce a comprenderne completamente l'essenza, cioè la ragione non riesce a farsi del mistero un concetto completo, tale da poterlo ridurre ad un'immagine che, seppur riassuntiva, sia in grado di farcelo possedere interamente. Comprendere una cosa, dicevano Aristotele e San Tommaso, è in un certo qual modo appropriarsi di essa, cioè contenerla in sé.
Il mistero non è un'invenzione della religione perché accanto ai misteri sovrannaturali esistono i misteri naturali, cioè quelli presenti nel mondo della natura. Ad esempio, possiamo conoscere la forma di un fiore ma non possiamo dimostrare pienamente perché deve essere in quella maniera e non in un'altra: possiamo constatare dei fatti ma non possiamo dare una ragione piena e totale di essi.
Riusciamo, ad esempio, a comprendere con la ragione l'esistenza dell'infinito, astrazione tipica della matematica ma non possiamo possederlo interamente: la sola teoria dei numeri e quindi a più forte ragione l'intera matematica, costituiscono un sistema infinito di verità, nel senso più vero e profondo della parola infinito e cioè nel senso che ad esso nessuna mente umana, sempre limitata, potrà mai dare fondo e possederlo interamente
13) L'esistenza dell'anima può essere dedotta ( esistono numerosi passaggi di logica metafisica ) dalle operazioni intellettuali e volitive dell'essere umano: si tratta di deduzioni che usano il principio di non contraddizione che è il fondamento e l'inizio del ragionamento stesso.
Le strade che il ragionamento può percorrere per dimostrare l'esistenza dell'anima non sono di tipo sperimentale perché queste valgono solo per le cose che si possono percepire con i sensi.
La sperimentazione presuppone, da parte dello sperimentatore, un dominio e quindi una certa superiorità sulla cosa su cui sperimenta: questa, infatti, deve essere a sua disposizione, deve poterla vedere, toccare, sezionare, deve poter riprodurre il fenomeno che studia.
Volere una prova sperimentale dell'esistenza dell'anima significherebbe abbassare l'anima al rango degli enti materiali e quindi sbagliarsi già metodologicamente su quello che essa è.
La scienza di tipo sperimentale deve riconoscere i suoi limiti e la sua impotenza in merito al problema dell'esistenza dell'anima: essa non può affermare o negare l'esistenza dell'anima.
Con il termine anima, che deriva da ànemos - soffio, vento -, si intende il principio primo dell'attività di tutti gli esseri viventi.
Nell'uomo, la natura dell'anima è immateriale anche se essa informa il corpo e costituisce con esso un'unica sostanza: il modo di agire manifesta il modo di essere e alcune operazioni intellettive e volitive dell'essere umano, pur procedendo dal corpo, trascendono il mondo materiale dimostrando che non possono avere il corpo come unico soggetto.
L'esistenza dell'anima spirituale è dimostrabile per via logico deduttiva: essa si deduce dall'esistenza di tre attività umane che trascendono il corpo e la materia stessa. Queste attività sono la conoscenza intellettiva ( da non confondere con la semplice conoscenza sensitiva ), l'autocoscienza o conoscenza riflessa o riflessione, il desiderio della felicità assoluta e quindi dell'eternità.
La dimostrazione dell'esistenza dell'anima non appartiene alla scienza sperimentale ma alla scienza metafisica o filosofia prima che studia i principi primi e più universali della realtà: queste due scienze, pur essendo autonome non possono, però, essere considerate separate o antitetiche perché la metafisica si occupa di quegli elementi primi di conoscenza che sono il presupposto del ragionamento stesso e della stessa argomentazione scientifica.
Gli scienziati, studiando il funzionamento delle cose, fanno un uso continuo del principio di causalità e di finalità ma in genere non si chiedono che cos'è il principio di causalità e di finalità, né si chiedono da quali nozioni basilari derivino questi principi e, quando lo fanno, anche se non se ne rendono conto, stanno uscendo dal settore sperimentale e si pongono considerazioni di carattere metafisico.
La metafisica o filosofia prima, cioè il ragionamento sui primi principi della realtà, non è in antitesi con la scienza sperimentale perché studia il presupposto della stessa scienza sperimentale, cioè studia tutto ciò che viene assunto come premessa dalla stessa ricerca sperimentale.
""La scienza sperimentale, per esistere, ha bisogno di presupposti metafisici e di scelte etiche che non possono essere misurati e dimostrati con i mezzi della scienza sperimentale stessa.
Presupposti Metafisici ed etici che istituiscono la scienza sperimentale e ne permettono la continuità:
1) Che esista una realtà indipendente dalla nostra mente 2) che questa realtà sia ordinata 3) che essa sia comprensibile 4) che sia un bene indagarla:
Scrive Einstein:" Senza la convinzione che con le nostre costruzioni teoriche è possibile raggiungere la realtà, senza convinzione nell'intima armonia del nostro mondo, non potrebbe esserci scienza. Questa convinzione è, e sempre sarà, il motivo essenziale della ricerca scientifica. In tutti i nostri sforzi in ogni drammatico contrasto fra vecchie e nuove interpretazioni riconosciamo l'eterno anelito d'intendere, nonché l'irremovibile convinzione dell'armonia del nostro mondo, convinzione ognor più rafforzata dai crescenti ostacoli che si oppongono alla comprensione".
Oltre questi presupposti metafisici, la scienza sperimentale, per esistere, necessita di un fondamentale presupposto etico: si deve, infatti, presupporre che - il risultato del lavoro scientifico sia importante nel senso che sia degno di essere conosciuto -. E- sottolinea Max Weber- " qui evidentemente hanno le loro radici tutti i nostri problemi. Giacché questo presupposto non può essere a sua volta dimostrato con i mezzi della scienza. Dunque, dietro la scienza c'è una scelta etica: la scelta del valore della conoscenza. La scienza è resa possibile dall'imperativo che ci comanda di acquisire conoscenza, sempre più conoscenza, sempre - migliore - conoscenza. "" ( Dario Antiseri )
Dedurre dalle operazioni intellettuali e volitive che nell'uomo c'è qualcosa che va oltre l'uomo come materialità non significa aver chiarito questo qualcosa. Un ente spirituale cioè non puramente materiale ( e pertanto non misurabile con la scienza sperimentale ) resta propriamente un "mistero", cioè un qualcosa che supera la natura.
Pertanto nessuno potrà mai capire l'essenza dell'anima, né come l'anima è stata creata, né come si è connessa al corpo durante le fasi evolutive, né come si connette al corpo nel momento della fecondazione. La nozione di anima non entra nel dominio della scienza sperimentale La stessa filosofia greca, sul problema dell'anima, reputava necessaria una Rivelazione. Ogni rivelazione dà luogo a forme di teologia: cioè all'uso della ragione e quindi del principio di non contraddizione, ma all'interno dei dati rivelati.
14)L'origine spirituale dell'uomo, il peccato originale, la propagazione del peccato originale fanno parte , pur con differenze di forma, dell'inconscio spirituale dell'umanità ( vedi studi di Mircea Eliade ) e sono presenti nella rivelazione cristiana. Qui, però, si entra nel campo della teologia ( delle sue leggi e del suo ambito specifico: uso e ricerca della ragione ma all'interno dei dati di fede).
15) Monogenismo, Poligenismo e ipotesi teologiche
Per quanto riguarda l'ipotesi poligenista ( teoria secondo cui l'umanità deriverebbe da più coppie umane), è necessaria una precisazione che faccia chiarezza di alcuni dubbi teologici che possono nascere.
In questo campo, come cattolici, possediamo solo due verità definitive e irreformabili: ogni anima umana è direttamente creata da Dio e il peccato originale è il peccato di Adamo ed Eva che si trasmette non per imitazione ma per propagazione. ( CFR Catechismo della Chiesa Cattolica n.419 ).
Se l'ipotesi poligenista fosse vera ( cioè dimostrata in modo "apodittico" : cosa ancora lontana dalla realtà ) il problema sarebbe soltanto quello di scoprire il modo di conciliare questa verità naturale con le due verità rivelate: ma, in tal caso, il problema di come conciliarle sarebbe secondario, perché sicuramente dovrebbe esistere una conciliazione dato che la verità non può mai contraddire la verità ( cfr Leone XIII, Provvidentisimus Deus ).
Il caso Galileo insegna: San Roberto Bellarmino, che aveva partecipato al processo disciplinare di Galileo, aveva detto che, quando ci sarebbe stata la dimostrazione scientifica della nuova teoria copernicana, sarebbe stato necessario dire che certi testi della Bibbia, che sembrano contrari, non siamo riusciti a capirli invece di dire che è sbagliato quello che viene scientificamente dimostrato.
Già S. Agostino scriveva:-" se ad una ragione evidentissima e sicura, si cercasse di contrapporre l'autorità delle Sacre Scritture, chi fa questo non comprende e oppone alla verità non il senso genuino delle Scritture, che non è riuscito a penetrare, ma il proprio pensiero, vale a dire non ciò che ha trovato nelle Scritture, ma ciò che ha trovato in se stesso, come se fosse in esse"-.
Per l'ipotesi evoluzionista, Pio XII invitava ad un tale lavoro di conciliazione ( cfr Humani generis ): se il corpo umano ha origine dalla materia vivente che esisteva prima di esso, bisogna però tenere presente il principio secondo cui l'anima spirituale è immediatamente creata da Dio e quindi l'anima non potrà mai essere considerata un prodotto dell'evoluzione.
Per dimostrare la propagazione del peccato originale da parte di Adamo ed Eva, la riflessione teologica è ricorsa all'ipotesi monogenista, non sapendo, sul momento, come conciliarla con quella poligenista e, nel fare ricorso all'ipotesi monogenista, è dovuta ricorrere all'incesto per spiegare la genesi dell'umanità: infatti se Dio ha creato soltanto Adamo ed Eva, l' umanità poteva crescere e moltiplicarsi solo grazie all'incesto tra i figli di Adamo.
Per questo Pio XII scriveva nella Humani generis che, sul momento, in merito all'ipotesi poligenista :"- (.) non appare in nessun modo come queste affermazioni si possano accordare con quanto le fonti della Rivelazione e gli atti del magistero della Chiesa ci insegnano circa il peccato originale (..)"-. Le parole di Pio XII sono prudenti: escludono la poligenesi solo in quanto comprometta la verità della propagazione del peccato originale da parte di Adamo ed Eva. Qualora non la compromettesse sarebbe accettabile.
Secondo un'ipotesi teologica, nata per rispondere alla difficoltà di attribuire doni preternaturali a un'umanità psichicamente e moralmente arretrata, il possesso dei doni preternaturali nell'umanità originaria sarebbe stato vero ma soltanto virtuale o potenziale, non attuale ( potenziale come è, per esempio, l'uso di ragione nel neonato, oppure in un soggetto malato o malformato in cui la razionalità non si attualizza mai, o cessa di essere in atto ). Dall'inizio di un progresso soprannaturale, sostenuto dalla grazia, l'uomo sarebbe ricaduto sul piano di un'evoluzione soltanto naturale. Secondo questa ipotesi, l'umanità, se non fosse intervenuto il peccato, sotto la spinta della grazia non avrebbe sperimentato la fine della vita terrena come una rottura dolorosa ma come un passaggio, reso sereno dalla certezza dell'unione con Dio. Nella rivelazione biblica il paradiso terrestre era solo una condizione provvisoria. Questa ipotesi teologica può essere utile per dare vita ad una ulteriore riflessione nel caso fosse dimostrata la presenza, in origine, di più coppie umane ( poligenismo ).
In questo caso Adamo ed Eva rappresenterebbero la prima coppia in cui si sarebbero risvegliate le potenze dell'anima per intervento di Dio e quindi la prima coppia destinata ad avere un ruolo di autorità spirituale nei confronti di tutte le altre coppie: la coppia deputata a svegliare le potenze dell'anima degli altri uomini propagando loro il proprio "imprinting" spirituale. Svegliare le potenze dell'anima negli altri uomini non significa togliere loro la dignità di esseri umani: infatti una persona non smette di essere persona nel momento in cui dorme perché il soggetto esiste anche quando per qualche motivo non può agire. Poiché i nostri progenitori peccarono, essi propagarono questo risveglio spirituale nel peccato e quindi in uno stato di disordine per quanto riguarda le facoltà operative che, al risveglio, passavano dalla potenza all'atto: essi provocarono, con il loro peccato, una ferita profonda nella loro natura e in tutta la natura umana. Questo "imprinting " spirituale, poi, fu propagato da altri, in una catena di trasmissione umana destinata a coinvolgere tutti i primi uomini e a corromperli nel momento in cui le potenze delle loro anime si risvegliavano "attualizzandosi ". Se il peccato originale si trasmette per propagazione, questa propagazione sarebbe avvenuta, inizialmente, attraverso l'imprinting spirituale trasmesso da una coppia ormai decaduta e corrotta : tale imprinting, una volta raggiunti tutti gli uomini esistenti, si sarebbe trasmesso, poi, mediante la generazione fisica. In questo caso si tratterebbe di una verità che si aggiunge in perfetta continuità con quelle già conosciute, per meglio spiegarle e completarle. Il pensatore cattolico Gomez Davila scriveva che, nella Chiesa Cattolica, per rinnovare non occorre contraddire ma basta approfondire. ""Lo sviluppo della dottrina è una verità chiaramente affermata dalle Scritture, quando il Signore ha detto agli Apostoli: "Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera" (Giovanni 16,12-13). Esso significa che in un tempo successivo il Magistero della Chiesa - assistito dallo Spirito Santo - può precisare ed approfondire quanto detto precedentemente, anche andando al di là di quanto avevano capito gli estensori del documento precedente. Bisogna accuratamente distinguere sviluppo da contraddizione. C'è contraddizione solo quando la nuova affermazione afferma esattamente ciò che l'altra nega o viceversa "" ( Don Pietro Cantoni ). Il peccato originale ha ferito la materia vivente di Adamo ed Eva, nostri progenitori spirituali, e di tutti gli altri a cui giungeva il loro imprinting spirituale, ferendo, quindi, la stessa materia vivente da trasmettere ai figli nel momento della fecondazione. Dopo il peccato originale, infatti, l'anima di ogni essere umano, anche se creata direttamente da Dio, compie un lavoro di animazione, di sviluppo e di formazione su di una materia vivente che è stata resa priva dei particolari benefici di cui Dio l'aveva dotata per poter rispondere alle esigenze dell' anima stessa: infatti tale materia è diventata corruttibile e reca in sé l' impronta di un evidente conflitto fra le potenze inferiori dell'anima ( passioni ) e quelle superiori ( ragione e volontà ). Dopo il peccato originale, l'io spirituale creato da Dio, dotato di coscienza e volontà, animando una materia vivente contaminata, subisce una situazione di disordine, non nella sua essenza, ma nelle sue operazioni dato che è sostanzialmente unito al corpo che "informa".
Questa solidarietà esistente fra gli uomini, anche per quanto riguarda l'" attualizzazione" della loro umanità, avrebbe una grande analogia con la fede, che nessuno può avere se qualcuno non la trasmette con la parola e potrebbe essere una prefigurazione della Chiesa stessa. "" Alla Chiesa appartiene essenzialmente l'elemento del - ricevere -, così come la fede deriva dall'ascolto e non è prodotto di proprie decisioni o riflessioni. La fede infatti è incontro con ciò che io non posso escogitare o produrre con i miei sforzi, ma che mi deve invece venire incontro. Questa struttura del ricevere, dell'incontrare, la chiamiamo - Sacramento -. E appunto per questo rientra ancora nella forma fondamentale del Sacramento il fatto che esso viene ricevuto e che nessuno se lo può conferire da solo" ( Joseph Ratzinger, Chiesa, Ecumenismo e Politica, Nuovi saggi di ecclesiologia, trad. italiana, edizioni Paoline, Cinisello Balsamo ( Milano ) 1987 , pp.15-16 ).
( Bruto Maria Bruti )
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