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L'ATTO DI FEDE secondo la Chiesa Cattolica

Ultimo Aggiornamento: 01/12/2014 15:17
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18/04/2011 21:34
 
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2. Rilievi alla scuola mitica

-      Affermare che la risurrezione è un «mito», un modo di dire, usato dagli apostoli per dire qualcos’altro, va provato.

-      Occorre anche demolire la testimonianza di Paolo in 1 Cor 15 che dice:

«apparve a più di 500 fratelli in una volta sola, molti dei quali sono ancora vivi...» e poi «apparve anche a me».

Non si fa così anche oggi per provare un fatto?

-     Paolo conosce perfettamente il greco, l’ebraico e l’aramaico. Resta difficile accettare che abbia capito male quanto i primi apostoli volevano dire.

 

3. Le ragioni a favore della storicità dei racconti

a) È possibile che gli apostoli abbiano inventato, sia pure in buona fede, la risurrezione?

Quest'ipotesi urta contro alcuni dati di fatto:

-     la risurrezione non era attesa.

Gli annunci di Gesù sulla sua risurrezione non determinarono nessuna cosciente aspettativa negli apostoli: cfr. Mc 8,31; 9,9; 9,31; 10,34; 14,25-28-62; Lc 11,29-30; 13,32; 17,26-27; Mt 12,40; 24,27-39; Gv 2,19;...

Un testo fra tutti:

«Quando poi discesero dal monte, Gesù comandò loro (cioè a Pietro, Giacomo e Giovanni) di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, fino a quando il Figlio dell’uomo non fosse risuscitato dai morti. Essi osservarono l’ordine, ma intanto si chiedevano tra loro che cosa significasse quel "risorgere dai morti"» (Mc 9,9-10).

            Nel giudaismo infatti la risurrezione era attesa - e neanche da tutti (cfr. Mt 22,23; At 23,6) - alla fine dei tempi e non subito dopo la morte (cfr. Gv 11,24).

-     Come mai gli apostoli, che pure vogliono far credere la risurrezione, non la raccontano mai, come invece fa per es. il vangelo di Pietro (apocrifo)?

-     Perché gli apostoli o i loro discepoli non si preoccupano di rendere credibile la loro testimonianza, armonizzando le narrazioni della risurrezione in modo da eliminare almeno le divergenze e le contraddizioni più palesi?

-     Perché raccontano di aver trovato il sepolcro già aperto, cosa che avrebbe potuto far sospettare l’asportazione del cadavere? Non sarebbe stato più spettacolare dire che la pietra era al suo posto, magari coi sigilli intatti, e far risorgere Gesù nel momento in cui viene tolta la pietra?

-     Che cosa ci guadagnavano ad inventare la risurrezione? A che pro sopportare tutte le fatiche della predicazione (2 Cor 11)? Perché perdere la fama, il lavoro, le amicizie, i beni? Perché rischiare la scomunica da parte dei capi ebrei? Perché accettare di andare davanti ai tribunali?

-     Che cosa avrebbero potuto fare di più per testimoniare la loro convinzione nella risurrezione? Lasciarono il lavoro, la famiglia, la patria. Girarono il mondo (almeno alcuni di cui abbiamo notizie sicure), subirono persecuzioni... fino a morire. Chi glielo faceva fare? Solo il fanatismo? E perché allora raccontano di aver dubitato, oppure che Tommaso volle controllare (Gv 20)?

-     Come spiegare che, mentre da giovani abbandonarono Gesù, da vecchi, col decadere degli entusiasmi, ebbero il coraggio di dare la vita per lui?

-     Le apparizioni di Gesù, allucinazioni di fanatici? E come mai si hanno solo in un tempo limitato (poche settimane)? Il fanatismo era terminato?

b)  La testimonianza di Paolo di Tarso: da persecutore che era, si è convertito, quando ha visto Gesù risorto (At 9,1-22; 22,6-16; 26,12-18; Gal 1,11-24; 1 Cor 15,8).

            Questa testimonianza ha un notevole peso e non è facile da demolire, perché è sostenuta da tutta la vita di Paolo, con quanto egli ha fatto e sofferto per il nome di Gesù.

Un testo per tutti:

"Per me vivere è Cristo e il morire un guadagno" (Fil 1,21).

            Certo si deve concludere che Paolo era una persona convinta. Ed è difficile spiegare la sua convinzione con un semplice colpo di sole sulla via di Damasco!

* Si noti però che questi argomenti (ed altri che si potrebbero portare), quantunque forti, non sono tali da dimostrare la risurrezione.

            Se così fosse, tutti gli intelligenti sarebbero cristiani e tutti gli stupidi no!

            Per la risurrezione non si possono portare prove, ma solo garanzie, indizi. Ne consegue che l’atto di fede sarà sempre un atto libero (= non costretto dall’evidenza), ma non stupido (perché ci sono garanzie).

            Valutare se gli apostoli meritano fiducia è sempre un atto di notevole complessità, sia perché gli elementi da analizzare sono molti (tutti i documenti delle prime chiese e la loro trasmissione), sia soprattutto perché, nello stabilire il peso da attribuire ad ogni singolo elemento, interviene in modo decisivo la persona che lo valuta, con tutta la sua esperienza, ma anche con tutta la sua soggettività. Per questo nessun elemento sarà decisivo per convincere, in quanto, con un po’ di buona volontà, potrà sempre essere interpretato anche in altro modo.

            D’altra parte nessuno potrà forse mai dimostrare con argomenti inoppugnabili che i motivi su cui si fonda la fiducia verso una persona sono falsi.

            La «forza» degli argomenti che vengono portati non sta in ciascuno di essi (presi singolarmente potrebbero infatti essere scalzati), ma forse nella loro «convergenza» (card. Newman, fine 1800).

Non stupisca questa affermazione, quasi che la somma di molti argomenti incerti possa dare la certezza. Sembra che in questioni storiche la cosa stia proprio così: di per sé un solo testimone veritiero è tanto attendibile quanto mille, eppure mille testimoni, ciascuno dei quali può sbagliare, ci danno una garanzia maggiore che non uno solo, soprattutto se si vede che sono indipendenti l'uno dall'altro.

            Da quanto detto si deduce che la fede non potrà essere «dimostrata». Se così fosse, sarebbe ancora fede? Nell’atto di fede infatti intervengono sempre dei fattori arazionali che influiscono notevolmente sul giudizio.

            Credere non sarà mai un atto razionale (= dimostrabile razionalmente) o irrazionale (= assurdo), sarà solo un atto ragionevole, altrettanto ragionevole quanto il non credere.

            Pascal diceva: «A volte il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce».

In sintesi:

l’atto di fede degli uomini di oggi implica due passi successivi:

1)   fiducia nella Chiesa che abbia tramandato bene il genuino insegnamento degli apostoli e ne garantisca la fedele conservazione nel Nuovo Testamento;

2)   fiducia negli apostoli che dicano il vero quando affermano che Gesù è risorto e raccontino le cose da lui dette e fatte.

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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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