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SCRITTI PATRISTICI PER LA LITURGIA FESTIVA (anno A)

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2017 10:21
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10/08/2011 20:45
 
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XX DOMENICA


Letture: Isaia 56,1.6-7

Romani 11,13-15.29-32

Matteo 15,21-28


1. Perseverare nella preghiera come la Cananea


Nella lettura del santo Vangelo che è stata appena letta, fratelli carissimi, abbiamo ascoltato la grande fede, pazienza, costanza e umiltà di una donna. La devozione del suo cuore è tanto piú degna di ammirazione in quanto, pagana qual era in effetti, era stata completamente separata dalla dottrina contenuta nelle parole divine, e tuttavia non era priva di quelle virtù che tali parole predicano. La sua fede infatti, era davvero perfetta... Possiede la virtù della pazienza in non scarsa misura, lei che, pur non rispondendo il Signore alla sua prima richiesta, non cessa affatto dal pregarlo, ma con piú insistenza continua a implorare l`aiuto della sua pietà...

"Donna, grande è la tua fede, ti sia fatto come desideri" (Mt 15,28). Sí, aveva davvero una grande fede, lei che, pur non conoscendo gli antichi miracoli, precetti o promesse dei profeti, né quelli recenti dello stesso Signore, al di là del fatto che tante volte viene da lui trattata con indifferenza, persevera nelle preghiere; e non cessa di sollecitare con suppliche colui che, propagandosi la fama, aveva saputo essere un cosí grande Salvatore. Ed è per questo che la sua richiesta ottiene grande effetto, dal momento che, alle parole del Signore "ti sia fatto come desideri", da allora sua figlia è risanata... Se qualcuno di noi ha la coscienza macchiata dall`avarizia, dall`impeto [ delle passioni ], dalla vanagloria, dallo sdegno, dall`ira o dall`invidia, e da tutti gli altri vizi, è come avesse una figlia maltrattata dal demonio, per la cui guarigione può ricorrere supplice al Signore... Sottomesso con la dovuta umiltà, nessuno si giudichi degno della comunanza con le pecore d`Israele, cioè con le anime monde, ma piuttosto che deve subire un confronto, e si ritenga indegno dei doni celesti. E tuttavia, non cessi, per la disperazione, di adoperarsi con preghiera insistente, ma con animo certo confidi nella bontà del sommo donatore: poiché colui che di un ladro poté fare un testimone, di un persecutore un apostolo, di un pubblicano un evangelista, di pietre figli di Abramo, proprio lui può trasformare anche un essere vergognoso come un cane in una pecora del gregge d`Israele.


(Beda il Vener., Hom. 1, 19)



2. La preghiera è efficace se è frutto di conversione


Non restiamo, dunque, ad aspettare oziosamente l`aiuto degli altri. E` certo che le preghiere dei santi hanno molta efficacia, ma solo quando noi mutiamo condotta e diventiamo migliori. Mosè, che pure salvò il fratello e seicentomila uomini dalla collera divina, non riuscí a salvare sua sorella, sebbene il peccato di lei fosse minore di quello degli altri: ella, infatti, aveva mormorato contro Mosè, mentre il reato degli altri era l`empietà contro Dio stesso. Ma lascio a voi di riflettere su questa questione e cercherò invece di spiegare e risolvere un`altra piú difficile. Perché, infatti trattenerci a parlare della sorella, quando Mosè stesso, il condottiero del popolo eletto, non poté ottenere quanto desiderava? Infatti, dopo aver sofferto infinite pene e fatiche ed aver guidato per quarant`anni il popolo ebreo, non gli fu concesso di entrare nella terra tante volte promessa. Quale ne fu la causa? Questa grazia non sarebbe stata utile, anzi avrebbe recato molto danno e avrebbe potuto causate la rovina e la caduta di molti fra i Giudei. Essi, infatti, dopo esser partiti dal paese d`Egitto, avevano abbandonato Dio e seguivano Mosè riferendo a lui ogni cosa; se poi egli li avesse condotti nella terra promessa, chissà a quale empietà si sarebbero di nuovo abbandonati. Per questo, il sepolcro di Mosè rimase sempre nascosto e ignorato (cf. Dt 34,6). Quanto a Samuele, pur avendo egli spesso salvato gli Israeliti, non poté salvare Saul dalla collera di Dio (cf. 1Sam 16,1). Geremia, dal canto suo, non poté liberare i Giudei, ma salvò come profeta molti altri. Daniele poté salvare dalla morte i sapienti di Babilonia, ma non poté liberare il suo popolo dalla schiavitú (cf. Dn 2). Noi vediamo, del resto, nei Vangeli verificarsi per uno stesso uomo queste due situazioni: chi ha potuto riscattarsi una volta non può piú farlo in un`altra circostanza. Colui che doveva diecimila talenti, supplicando ottenne che il suo debito gli fosse rimesso, ma non poté piú ottenere la stessa cosa subito dopo. E al contrario, quegli che dapprima si era perduto, piú tardi si salvò. Chi è costui? Si tratta di quel figliol prodigo il quale, dopo aver dissipato le sostanze del padre, ritornò da lui e ottenne il perdono (cf. Lc 15,30). Insomma, se noi siamo pigri e negligenti, neppure gli altri ci potranno soccorrere: ma se vegliamo su noi stessi, da noi medesimi ci soccorreremo e lo faremo molto meglio di quanto potrebbero farlo gli altri. Dio preferisce accordare la sua grazia direttamente a noi, piuttosto che ad altri per noi, perché lo zelo che poniamo nel cercare di allontanare la sua collera ci spinge ad agire con fiducia e a diventare migliori di quel che siamo. Per questo il Signore fu misericordioso con la cananea e cosí egli salvò la Maddalena e il ladrone, senza che alcun mediatore fosse intervenuto a favore.


(Giovanni Crisostomo, In Matth 5, 4)



3. Pregare confidando nel Signore


Allontana da te ogni dubbio e non esitare, neppure un istante, a chiedere qualche grazia al Signore, dicendo fra te e te: Come è possibile che io possa chiedere e ottenere dal Signore, che ho tanto peccato contro di lui? Non pensare a ciò, ma rivolgiti a lui di tutto cuore e pregalo senza titubare; sperimenterai la sua grande misericordia. Dio non è come gli uomini che serbano rancore; egli dimentica le offese e ha compassione per la sua creatura .

Tu dunque purifica prima il tuo cuore da tutte le vanità di questo mondo e da tutti i peccati che abbiamo menzionati, poi prega il Signore e tutto otterrai. Sarai esaudito in ogni tua preghiera, se chiederai senza titubare. Se invece esiterai in cuor tuo, non potrai conseguire nulla di ciò che chiedi. Chi, pregando Dio, dubita, è uno di quegli indecisi che nulla assolutamente ottengono; invece chi è perfetto nella fede, chiede tutto confidando nel Signore e tutto riceve, perché prega senza dubbio o titubanza. Ogni uomo indeciso e tiepido, se non farà penitenza, difficilmente avrà la vita.

Purifica il tuo cuore da ogni traccia di dubbio, rivestiti di fede robusta, abbi la certezza che otterrai da Dio tutto ciò che domandi. Se poi avviene che, chiesta al Signore qualche grazia, egli tarda a esaudirti, non lasciarti prendere dallo scoraggiamento per il fatto di non aver ottenuto subito ciò che domandasti: certamente questo ritardo nell`ottenere la grazia chiesta o è una prova o è dovuto a qualche tuo fallo che ignori. Perciò non cessare di rivolgere a Dio la tua intima richiesta, e sarai esaudito, se invece ti scoraggi e cominci a diffidare, incolpa te stesso, e non colui che è disposto a concederti tutto.

Guardati dal dubbio! E` sciocco e nocivo e sradica molti dalla fede, anche se sono assai convinti e forti. Tale dubbio è fratello del demonio e produce tanto male tra i servi di Dio. Disprezzalo dunque e dominalo in tutto il tuo agire, corazzandoti con una fede santa e robusta, perché la fede tutto promette e tutto compie; il dubbio invece, poiché diffida di sé, fallisce in tutte le opere che intraprende.

Vedi, dunque, che la fede viene dall`alto, dal Signore, e ha una grande potenza, mentre il dubbio è uno spirito terreno che viene dal diavolo, e non ha vera energia. Tu dunque servi alla fede, che ha vera efficacia, e tienti lontano dal dubbio che ne è privo. E cosí vivrai in Dio; e tutti coloro che ragionano cosí vivranno in Dio.


(Erma, Pastor, Precetto IX)



4. La preghiera deve essere fatta con tutto il cuore


Quando dunque, fratelli carissimi, ci mettiamo a pregare, dobbiamo essere vigilanti e completamente intenti alle preghiere con tutto il cuore. Sia lontano da noi ogni pensiero carnale e mondano, affinché appunto l`anima non si concentri che sulla preghiera.

Ecco perché il vescovo, con un prefazio prima della preghiera (eucaristica), prepara lo spirito dei fedeli dicendo: «In alto i cuori», cui il popolo risponde: «Li abbiamo rivolti al Signore». Si è esortati cosí a non pensare ad altro che al Signore.

Si chiuda il cuore all`avversario e lo si apra solo a Dio; non si permetta affatto che il nemico penetri in noi durante il tempo della preghiera. Egli infatti usa strisciare e insinuarsi sottilmente per deviare le nostre preghiere da Dio: cosicché una cosa abbiamo nel cuore e un`altra sulle labbra; mentre si deve pregare il Signore con la sincera applicazione non del suono della voce ma dell`anima e del pensiero. Quale indolenza non è quella per cui ci si fa portar via e si diventa preda di pensieri frivoli e profani, proprio mentre tu preghi il Signore, - come se potessi avere di meglio da pensare rispetto a quello di cui parli con Dio!

Come pretendi d`essere ascoltato da Dio, quando tu non ascolti neppure te stesso? E come vuoi che il Signore si ricordi di ciò che domandi nella preghiera, se non te ne ricordi tu stesso? Questo significa non guardarsi affatto dal nemico; questo significa, dacché preghi Dio, offendere la sua maestà con la negligenza della tua preghiera questo non è altro che vegliare con gli occhi e dormire col cuore, mentre al contrario il cristiano anche quando con gli occhi dorme dovrebbe vegliare col cuore, cosí come, nel Cantico dei Cantici, sta scritto di colei che parla quale figura della Chiesa: "Io dormo, ma il mio cuore veglia" (Ct 5,2). E perciò l`Apostolo è sollecito e saggio ad avvertirci: "Siate assidui nella preghiera e vegliate" (Col 4,2): ci insegna cosí e ci mostra che possono ottenere da Dio quel che gli chiedono, solo coloro che Dio vede vigilanti nella preghiera.


(Cipriano di Cartagine, De orat. dom. 31)



5. Certezza di essere esauditi


Risveglia la tua attenzione, o anima fedele, e ascolta con discernimento quanto egli dice nella promessa, e cioè: «In nome mio», egli non ha detto: «Tutto ciò che chiederete», in qualsiasi modo, ma: "Tutto ciò che chiederete in nome mio, lo farò" (Gv 14,13). E colui che ci ha promesso un cosí grande dono, come si chiama? Gesú Cristo. Cristo significa re, Gesú significa salvatore. Non è un qualsiasi re che ci salverà, ma il re salvatore: e perciò qualsiasi cosa chiediamo che sia contraria alla nostra salvezza, non la chiediamo nel nome del Salvatore. E tuttavia, egli non cessa di essere il nostro Salvatore, non solo quando esaudisce quanto gli chiediamo, ma anche quando non esaudisce la nostra preghiera. Poiché, non esaudendo ciò che gli viene chiesto a danno della nostra salvezza, mostra appunto di essere il nostro Salvatore. Il medico sa se quanto chiede l`ammalato è a vantaggio o a danno della sua salute, e perciò se non soddisfa la volontà di chi chiede ciò che è dannoso, lo fa per proteggere la sua salute. Quando dunque noi vogliamo che il Signore esaudisca le nostre preghiere, chiediamo a lui non in un qualunque modo, ma nel suo nome, cioè nel nome del Salvatore. E non chiediamo quanto è nocivo alla nostra salvezza: se esaudisse tale preghiera, non si comporterebbe da Salvatore qual è, poiché egli è questo per i suoi fedeli. Egli, che si degna di essere il Salvatore dei fedeli, è anche il Giudice che condanna gli empi.

Chi dunque crede in lui, qualunque cosa chieda in suo nome, cioè nel nome che gli riconoscono quanti in lui credono, sarà esaudito, perché egli cosí facendo agirà da Salvatore. Ma se invece chi crede in lui, per ignoranza chiede qualcosa che è dannoso alla sua salvezza, non chiede nel nome del Salvatore: il Signore non sarebbe suo Salvatore, se gli concedesse ciò che non torna a vantaggio della sua salvezza eterna. E` quindi molto meglio in questo caso per il fedele che il Signore non conceda ciò che gli vien chiesto, mostrando cosí di essere veramente il Salvatore. Ecco perché colui che non soltanto è il Salvatore ma è anche il buon Maestro, per poter esaudire tutto ciò che chiediamo, ci insegna cosa dobbiamo chiedere nella stessa preghiera che ci ha data. Egli ci insegna, cioè, a non chiedere, in nome del Maestro, ciò che è contrario ai principi del suo insegnamento.

Tuttavia, sebbene noi si chieda nel suo nome, nel nome del Salvatore e secondo il suo insegnamento, talvolta egli non ci esaudisce nel momento in cui gli rivolgiamo la preghiera. E` vero però che finisce con l`esaudirci. Noi gli chiediamo, ad esempio, che venga il regno di Dio: egli non ci esaudisce nel momento in cui lo chiediamo, perché non regniamo subito con lui nell`eternità; rimanda la realizzazione di quanto gli chiediamo ma non ce la nega. Non tralasciamo quindi di pregare, comportiamoci come i seminatori: verrà il tempo giusto per il raccolto.


(Agostino, In Ioan. 73, 3-4)

[Modificato da Coordin. 18/08/2011 08:55]
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