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SCRITTI PATRISTICI PER LA LITURGIA FESTIVA (anno A)

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2017 10:21
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02/08/2011 10:01
 
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XIX DOMENICA


Letture: 1 Re 19,9a.11-13a

Romani 9,1-5

Matteo 14,22-23


1. Perché Gesú si ritira sul monte


Egli è solito, d`altra parte, quando compie grandi miracoli, congedare le turbe e anche i discepoli, per insegnarci a non cercare in nessun modo la gloria degli uomini e a non trascinarsi dietro la folla. La parola che usa l`evangelista, «obbligò», indica il gran desiderio che i discepoli avevano di stare in compagnia di Gesú. Gesú, dunque, li manda via con il pretesto che egli deve congedare la moltitudine, ma in realtà è perché egli vuole ritirarsi sul monte. Il Signore si comporta cosí per darci un nuovo ammaestramento: non dobbiamo cioè star continuamente in mezzo alla folla, né dobbiamo d`altra parte fuggire sempre la moltitudine; dobbiamo, invece, fare entrambe le cose con profitto, alternando l`una cosa e l`altra secondo la necessità e l`opportunità.

Perché Gesú sale sul monte? Per insegnarci che il deserto e la solitudine sono propizi quando dobbiamo supplicare Dio. Per questo infatti egli si ritira spesso in luoghi solitari e ivi passa le notti in preghiera, inducendo cosí anche noi a cercare sia il tempo sia il luogo piú tranquillo per le nostre orazioni. La solitudine infatti è la madre della quiete, è un porto tranquillo che ci mette al riparo da ogni tumulto. Ecco perché Gesú sale sulla montagna. I suoi discepoli, invece, sono nuovamente travolti dai flutti e devono sopportare una tempesta violenta come la precedente. Allora, però, il Signore era con loro nella barca, mentre qui essi sono soli e lontani dal Maestro. Egli vuole infatti condurli soavemente e farli progredire a poco a poco verso esperienze piú grandi; in particolar modo desidera che sopportino coraggiosamente tutto quanto accade loro. Quando stavano per correre il primo pericolo, egli era presente anche se dormiva, e poteva offrir loro un immediato conforto e un sostegno. Ora, invece, per abituarli a una maggiore pazienza non resta con loro, ma si apparta permettendo che si scateni una grande tempesta in mezzo al mare, tanto che sembra non esservi da nessuna parte speranza di salvezza. E li lascia per tutta la notte in balia delle onde, desiderando, come io credo, risvegliare il loro cuore indurito. Questo infatti era l`effetto del terrore, cui contribuiva, oltre la tempesta, anche la notte con la sua oscurità. In realtà il Signore, oltre a questo acuto e profondo spavento, vuole eccitare nei suoi discepoli un piú grande desiderio e un continuo ricordo di lui: perciò non si presenta immediatamente a loro.

"Alla quarta vigilia della notte egli se ne venne a loro, camminando sopra il mare" (Mt 14,25): voleva abituarli a non cercar subito di essere liberati dalle difficoltà, ma a sopportare gli avvenimenti con coraggio.

Ma quando sembra che siano fuori pericolo, ecco che sono colti di nuovo dalla paura. "E i discepoli, vedutolo camminare sopra il mare, si impaurirono, pensando che fosse un fantasma; e dalla paura si misero a gridare" (Mt 14,26). Dio agisce sempre cosí: quando sta per liberarci da prove terribili, ne fa sorgere altre piú gravi e spaventose. E cosí accade anche in questa occasione. Insieme alla tempesta, l`apparizione del Maestro turba ancor di piú i discepoli. Ma neppure ora Gesú dissipa l`oscurità, né si rivela immediatamente perché vuol prepararli con questa continua sequela di prove a sostenere altre lotte e indurli a essere pazienti e costanti.

Cosí Dio si comportò con Giobbe. Quando infatti si apprestava a liberarlo dalla prova, permise che la fine delle sue sofferenze fosse piú dura dell`inizio: non dico per la morte dei figli o per le lamentele e le tentazioni della moglie, ma a causa degli insulti rivoltigli dai suoi stessi domestici e dagli amici. Quando Dio decise di trarre Giacobbe dalla miseria sofferta in terra straniera, permise che egli si trovasse a temere ancor piú fortemente: il suocero infatti lo minacciava di morte (cf. Gen 31,1-23) e, dopo di lui, il fratello che stava per accoglierlo in patria lo mise in estremo pericolo (cf. Gen 32,7-12). Siccome i giusti non possono essere provati con violenza per lungo tempo, quando stanno per terminare le loro battaglie, Dio, volendo che essi ne ritraggano una piú grande ricompensa, aggiunge altre prove. Nello stesso modo agí con Abramo, ponendogli come ultima prova il sacrificio del figlio (cf. Gen 22,1). Cosí le prove piú intollerabili si fanno sopportabili: esse, infatti, quando sono giunte al limite della sopportazione hanno prossima la liberazione. In tal modo Cristo si comporta qui con gli apostoli. Si rivela loro solo dopo che si sono messi a gridare. Cosí, quanto piú grande è stato il terrore che li ha assaliti, tanto piú gioiscono nel vederlo.

"Ma Gesú subito rivolse loro la parola dicendo: "«Fatevi coraggio, sono io; non abbiate paura!»" (Mt 14,27). Queste parole dissipano del tutto il loro timore e ridanno loro fiducia. Siccome essi, a causa di questa sua straordinaria maniera di camminare sulle onde e per l`oscurità della notte, non lo possono riconoscere con la vista, egli si fa riconoscere con la voce.

Ma che fa ora Pietro, che è sempre ardente e va sempre avanti agli altri? Gli rispose Pietro: "«Signore, se sei tu, comandami di venire a te sopra le acque» (Mt 14,28). Non gli dice: prega, o supplica, ma «comandami». Vedete quale fervore? E che fede! Certo, molte volte egli si espone al pericolo, perché va oltre la misura e difatti anche qui chiede una cosa molto grande: tuttavia lo fa solo per amore e non per un sentimento di vanità. Ecco perché non dice semplicemente: comandami di camminare sopra le acque, ma precisa «comandami di venire a te». Nessuno ha infatti tanto amato Gesú quanto lui. La stessa cosa egli farà dopo la risurrezione del Salvatore. Allora, non attenderà di andare con gli altri al sepolcro, ma li precederà. In questa circostanza egli dimostra non soltanto il suo amore, ma anche la sua fede. Pietro non solo crede che Gesú può camminare sull`acqua, ma che egli può farvi camminare anche gli altri: perciò desidera avvicinarsi subito a lui.

"Ed egli rispose: «Vieni». E Pietro, disceso dalla barca, si mise a camminare sulle acque e giunse presso Gesú. Ma, vedendo il vento gagliardo, ebbe paura. E cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami». E subito Gesú, stesa la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?»" (Mt 14,29-31).

Questo miracolo è piú straordinario di quello della tempesta sedata e perciò il Signore lo compie dopo di quello. Aveva mostrato, in quel primo miracolo, che egli comandava al mare; qui compie un prodigio ben piú sorprendente. Allora s`era fatto obbedire dai venti; ora egli cammina sulle acque e concede a un altro di fare la stessa cosa. Se al tempo del primo miracolo avesse ordinato a Pietro di camminare sulle acque, l`apostolo non si sarebbe dimostrato ugualmente pronto e deciso, perché non possedeva ancora tanta fede.

Ma perché ora Gesú acconsente alla richiesta di Pietro? Perché, se gli avesse risposto: Non puoi, l`apostolo, essendo tanto ardente, avrebbe insistito. Gesú quindi lo persuade per via di fatti, cosí che in avvenire sia piú moderato. Ma neppure in tal modo Pietro si conterrà. Buttatosi dunque fuori della barca, incominciò ad essere sbattuto dai flutti, poiché aveva avuto timore.

Gettatosi, dunque, dalla barca, Pietro andava verso Gesú, felice non tanto di camminare sopra le acque, quanto di andare verso di lui. Ma, dopo aver compiuto quanto era piú difficile, l`apostolo cominciò ad essere sopraffatto da un pericolo minore, dall`impeto cioè del vento, non dalla violenza del mare.

Cosí è la natura dell`uomo: spesso, dopo aver trionfato delle piú grandi prove, cade nelle piú piccole.

Quando ancora è scosso dal terrore della tempesta, ha il coraggio di gettarsi in acqua, mentre, subito dopo, non può resistere al gagliardo assalto del vento, nonostante sia vicino a Gesú. Non giova a nulla infatti esser vicini al Salvatore, se non gli siamo vicini con la fede.

Ma perché, in questo caso, il Signore non comanda ai venti di smettere di soffiare e stende invece la mano per afferrare e sostenere Pietro? Perché c`era bisogno della sua fede. Quando noi cessiamo di fare la nostra parte, anche Dio cessa di aiutarci. Per far capire quindi al suo apostolo che non è l`impeto del vento, ma la scarsezza della sua fede a farlo affondare, Gesú gli dice: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Se la sua fede non si fosse indebolita, egli avrebbe facilmente resistito anche al vento. E la prova sta nel fatto che il Signore, anche dopo aver preso Pietro per mano, lascia che il vento continui a soffiare con tutta la sua forza, per manifestare che esso non potrebbe assolutamente nuocergli, qualora la sua fede fosse salda. E come la madre sostiene con le sue ali e riporta nel nido l`uccellino che uscito anzitempo sta per cadere a terra, cosí fa anche Cristo con Pietro.

"E montati che furono in barca, il vento cessò" (Mt 14,32).

Quando sopravvenne la calma dopo la prima tempesta, gli apostoli si chiesero: "E chi è mai costui che anche i venti e il mare gli ubbidiscono?" (Mt 8,27). Ma ora non si rivolgono piú questa domanda. "Allora quelli che erano nella barca gli si prostrarono davanti, dicendo: «Veramente tu sei il Figlio di Dio!»" (Mt 14,33)


(Giovanni Crisostomo, In Matth. 49, 3; 50, 1-2)



2. Questa traversata è segno della vita cristiana


Che qualcuno piú semplice si contenti del racconto degli avvenimenti! Noi però, se un giorno saremo alle prese con tentazioni inevitabili, ricordiamoci che Gesú ci ha obbligati ad imbarcarci e che vuole che lo precediamo sulla sponda opposta (cf. Mt 14,22). Infatti, è impossibile a chi non ha sopportato la prova delle onde e del vento contrario (cf. Mt 14,24) pervenire sulla riva opposta. Poi, quando verremo avvolti da difficoltà numerose e penose, stanchi di navigare in mezzo ad esse con la povertà dei nostri mezzi, pensiamo che la nostra barca è allora in mezzo al mare (cf. Mc 6,47), scossa dalle onde che vorrebbero vederci "far naufragio nella fede" (1Tm 1,19) o in qualche altra virtù. Se d`altro canto vediamo il soffio del maligno accanirsi contro i nostri sforzi, pensiamo che allora il vento ci è contrario. Quando perciò, in mezzo a tali sofferenze, avremo resistito per tre vigilie della notte oscura che regna nei momenti di tentazione, lottando del nostro meglio e rimanendo vigilanti su di noi per evitare «il naufragio nella fede» o in un`altra virtù - la prima vigilia rappresenta il padre delle tenebre (cf. Rm 13,12) e del peccato, la seconda suo figlio, «l`avversario», in rivolta contro tutto ciò che ha nome Dio o ciò che è oggetto di adorazione (2Ts 2,3-4), la terza lo spirito nemico dello Spirito Santo -,siamo certi allora che, venuta la quarta vigilia, "quando la notte sarà avanzata e già il giorno si avvicina" (Rm 13,12), arriverà accanto a noi il Figlio di Dio, per renderci il mare propizio, camminando sui suoi flutti. E quando vedremo apparirci il Logos, saremo assaliti dal dubbio (cf.Mt 14,26) fino al momento in cui capiremo chiaramente che è il Salvatore esiliatosi (cf. Mt 21,33; Mc 12,1; Lc 20,9) tra noi e, credendo ancora di vedere un fantasma, pieni di paura, grideremo; ma lui ci parlerà tosto, dicendoci: "Abbiate fiducia, sono io; non abbiate paura!" (Mt 14,26-27). A queste parole rassicuranti, ci sarà forse tra noi, animato dal piú grande ardore, un Pietro in cammino "verso la perfezione" (Eb 6,1) - senza che vi sia ancora pervenuto -,che scenderà dalla barca, nella coscienza di essere sfuggito alla prova che lo scuoteva; dapprima, nel suo desiderio di andare davanti a Gesú, egli camminerà sulle acque (cf. Mt 14,29), ma, essendo ancora la sua fede insufficiente e permanendo lui stesso nel dubbio, vedrà la "forza del vento" (Mt 14,30), sarà colto dalla paura e comincerà ad affondare; peraltro sfuggirà a tale sciagura, poiché invocherà Gesú a gran voce, dicendo: "Signore, salvami!" (Mt 14,30). E, appena quest`altro Pietro avrà finito di parlare, dicendo: «Signore, salvami!», il Logos stenderà la mano, gli arrecherà soccorso e lo afferrerà nel momento in cui cominciava ad affondare, rimproverandogli la sua poca fede e i suoi dubbi. Stai attento, tuttavia, che egli non ha detto: «Incredulo», bensí: «Uomo di poca fede», e che sta scritto: «Perché hai dubitato, poiché avevi un po` di fede, ma tu hai piegato nel senso ad essa contrario» (cf. Mt 14,31).

Dopodiché, Gesú e Pietro risaliranno sulla barca, il vento cesserà e i passeggeri, comprendendo a quali pericoli sono sfuggiti, lo adoreranno dicendo, non semplicemente: "Tu sei il Figlio di Dio", come hanno detto i due ossessi (Mt 8,28), ma: "Veramente, tu sei il Figlio di Dio" (Mt 14,33); e questa parola sono i discepoli saliti «sulla barca» a dirla, poiché io ritengo che non avrebbero potuto essere altri che i discepoli a dirla.


(Origene, In Matth. 11, 6-7)

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