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SCRITTI PATRISTICI PER LA LITURGIA FESTIVA (anno A)

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2017 10:21
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20/07/2011 13:34
 
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XVII DOMENICA


Letture: 1 Re 3,5,7-12

Romani 8,28-30

Matteo 13,44-52


1. Stimare il Vangelo al di sopra di tutto


"Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo: l`uomo che l`ha trovato, lo nasconde di nuovo e, fuor di sé dalla gioia, va, vende tutto quanto possiede, e compra quel campo. Inoltre il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; e trovata una perla di gran valore, va, vende tutto ciò che possiede e la compra" (Mt 13,44-46). Come le due parabole del granello di senape e del lievito non differiscono molto tra di loro, cosí anche le parabole del tesoro e della perla si assomigliano: sia l`una che l`altra fanno intendere che dobbiamo preferire e stimare il Vangelo al di sopra di tutto. Le parabole del lievito e del chicco di senape si riferiscono alla forza del Vangelo e mostrano che esso vincerà totalmente il mondo. Le due ultime parabole, invece, pongono in risalto il suo valore e il suo prezzo. Il Vangelo cresce infatti e si dilata come l`albero di senape ed ha il sopravvento sul mondo come il lievito sulla farina; d`altra parte, il Vangelo è prezioso come una perla, e procura vantaggi e gloria senza fine come un tesoro.

Con queste due ultime parabole noi apprendiamo non solo che è necessario spogliarci di tutti gli altri beni per abbracciare il Vangelo, ma che dobbiamo fare questo atto con gioia. Chi rinunzia a quanto possiede, deve essere persuaso che questo è un affare, non una perdita. Vedi come il Vangelo è nascosto nel mondo, al pari di un tesoro, e come esso racchiude in sé tutti i beni? Se non vendi tutto, non puoi acquistarlo e, se non hai un`anima che lo cerca con la stessa sollecitudine e con lo stesso ardore con cui si cerca un tesoro, non puoi trovarlo. Due condizioni sono assolutamente necessarie: tenersi lontani da tutto ciò che è terreno ed essere vigilanti. "Il regno dei cieli" - dice Gesú -"è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; e trovata una perla di gran valore, va, vende tutto ciò che possiede e la compra" (Mt 13,45-46). Una sola, infatti, è la verità e non è possibile dividerla in molte parti. E come chi possiede la perla sa di essere ricco, ma spesso la sua ricchezza sfugge agli occhi degli altri, perché egli la tiene nella mano, - non si tratta qui di peso e di grandezza materiale, - la stessa cosa accade del Vangelo: coloro che lo posseggono sanno di essere ricchi, mentre chi non crede, non conoscendo questo tesoro, ignora anche la nostra ricchezza.

A questo punto, tuttavia, per evitare che gli uomini confidino soltanto nella predicazione evangelica e credano che la sola fede basti a salvarli, il Signore aggiunge un`altra parabola piena di terrore. Quale? La parabola della rete. "Parimenti il regno dei cieli è simile a una rete che, gettata nel mare, raccoglie ogni sorta di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e, sedutisi, ripongono in ceste i buoni, buttando via i cattivi" (Mt 13,47-48). In che cosa differisce questa parabola da quella della zizzania? In realtà anche là alcuni uomini si salvano, mentre altri si dannano. Nella parabola della zizzania, tuttavia, gli uomini si perdono perché seguono dottrine eretiche e, ancor prima di questo, perché non ascoltano la parola di Dio; mentre coloro che sono raffigurati nei pesci cattivi si dannano per la malvagità della loro vita. Costoro sono senza dubbio i piú miserabili di tutti, perché, dopo aver conosciuto la verità ed essere stati presi da questa rete spirituale, non hanno saputo neppure in tal modo salvarsi.


(Giovanni Crisostomo, In Matth. 47, 2)



2. La parabola delle reti


In questo mondo perverso, in questi giorni cattivi, in cui la Chiesa si guadagna la sua futura glorificazione con l`umiltà presente, in cui viene ammaestrata dagli stimoli del timore, dai tormenti del dolore, dalle molestie della fatica e dai pericoli della tentazione, in cui ha l`unica gioia della speranza, se gioisce come deve, molti reprobi sono mescolati con i buoni. Gli uni e gli altri vengono raccolti come nella rete di cui parla il Vangelo (cf. Mt 13,47-50), e in questo mondo, quasi fosse un mare, viaggiano tutti insieme raccolti nelle reti, fino a quando giungono alla riva, ove i cattivi vengono separati dai buoni, perché nei buoni, come nel suo tempio "Dio sia tutto in tutti" (1Cor 15,28). Ora perciò vediamo che si adempie la voce che diceva nel salmo: "Annunciai e parlai, si son moltiplicati in soprannumero" (Sal 39,6). Ed è ciò che accade da quando, per la prima volta per bocca del suo precursore, e poi per sua propria bocca, [Cristo] ha annunziato e detto: "Pentitevi, perché il regno dei cieli è vicino" (Mt 3,2).


(Agostino, De civit. Dei, 18, 49)



3. La perla preziosa è la carità


Se ricordate, noi già abbiamo affermato, proprio all`inizio della lettura di questa Epistola, che nulla vi è tanto raccomandato quanto la carità. Anche se Giovanni tratta ora questo, ora quest`altro argomento, sempre poi ritorna su questo punto, volendo ricondurre al dovere della carità tutto quello che ha esposto. Vediamo se, anche qui, fa cosí. Fa` attenzione a queste parole: "Chi è nato da Dio, non pecca" (1Gv 3,9). Ci domandiamo di quale peccato si tratta; non certo di qualunque peccato, perché saremmo in contraddizione con l`altro passo che dice: "Se diremo di non aver peccato, ci inganniamo e la verità non è in noi (1Gv 1,8)". Voglia allora dirci quale peccato intende, ci istruisca, perché io non venga giudicato temerario nell`asserire che esso è la violazione della carità, come si può ricavare dalle sue stesse parole precedenti: "Chi odia suo fratello, è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre accecano i suoi occhi" (1Gv 2,11). Forse ha dato ulteriori spiegazioni affermando esplicitamente che si tratta della carità. Vedete che tutti questi diversi modi di esprimersi portano alla medesima conclusione. "Chiunque è nato da Dio, non pecca, perché in lui rimane il seme di Dio". Il seme di Dio è la parola di Dio, per cui l`Apostolo può dire: "Io vi ho generato per mezzo del Vangelo (1Cor 4,15). Quest` uomo non può peccare, perché nato da Dio". Ma ci dica l`Apostolo in che senso non può peccare. "A questo segno sono riconoscibili i figli di Dio ed figli del diavolo. Chi non è giusto, non viene da Dio ed altrettanto chi non ama il proprio fratello" (1Gv 3,10). E` ormai certo chiaro del perché dice: "Chi non ama il proprio fratello". Solo l`amore dunque distingue i figli di Dio dai figli del diavolo. Se tutti si segnassero con la croce, se rispondessero amen e cantassero tutti l`Alleluja; se tutti ricevessero il Battesimo ed entrassero nelle chiese, se facessero costruire i muri delle basiliche, resta il fatto che soltanto la carità fa distinguere i figli di Dio dai figli del diavolo. Quelli che hanno la carità sono nati da Dio, quelli che non l`hanno non sono nati da Dio. E` questo il grande criterio di discernimento. Se tu avessi tutto, ma ti mancasse quest`unica cosa, a nulla ti gioverebbe ciò che hai; se non hai le altre cose, ma possiedi questa, tu hai adempiuto la Legge. "Chi infatti ama il prossimo" -dice l`Apostolo - "ha adempiuto la Legge; e, il compimento della Legge è la carità" (Rm 13,8.10). La carità è, a mio parere, la pietra preziosa, scoperta e comperata da quel mercante del Vangelo, il quale per far questo, vendette tutto ciò che aveva (cf. Mt 13,46). La carità è quella pietra preziosa, non avendo la quale nessun giovamento verrà da qualunque cosa tu possegga; se invece possiedi soltanto la carità, ti basterebbe essa sola. Adesso vedi nella fede ma un giorno vedrai direttamente. Se noi amiamo fin da adesso il Signore che non vediamo, come l`ameremo quando lo vedremo direttamente? Ma in quale campo dobbiamo esercitare questo amore? In quello della carità fraterna. Potresti dirmi che non hai mai visto Dio; non potrai mai dirmi che non hai visto gli uomini. Ama dunque il tuo fratello. Se amerai il fratello che tu vedi, potrai contemporaneamente vedere Dio, poiché vedrai la carità stessa, e Dio abita nella carità.


(Agostino, In Ioan. Ep. 5, 7)



4. La rete di Dio


Come la Roccia immortale, vivente (cf. 1Pt 2,4),

essa è per la rovina e per il risollevamento (cf. Lc 2,34);

come il Giudice di tutte le anime,

essa si presenta con autorità ammirabile

per maledire e per benedire (cf. Mt 25,34.41);

come il Veggente di cose invisibili,

essa denuncia l`uno e cura l`altro;

essa chiama a sé col loro nome

come il Signore che comanda agli esseri (cf. Sal 147,4).

Come la montagna eterna,

essa è invulnerabile ai colpi degli avversari (cf. Sal 125,1);

essa prende gli uomini spirituali

come una rete inventata dal Grande (cf. Mt 13,47); innocente e infallibile, essa corre sulle tracce del Cristo (cf. Ef 5,24-27)

con una sublime ricchezza, senza confusione,

con ardimento essa tiene alta la testa,

sull`esempio del Lodato.


(Gregorio di Narek, Liber orat. 77, 10)



5. Inno primo sulla perla


Un giorno,

Miei fratelli,

Presi una perla,

Vi percepii dei simboli,

Relativi al regno,

Immagini e tipi,

Di quella (divina) Maestà.

Essa divenne una fontana

E io mi ci abbeverai

Dei simboli del Figlio.


RITORNELLO


Beato colui che possiede una perla

Ha confrontato il regno dell`Altissimo! (Cf. Mt 13,45).


La collocai, fratelli,

Nel cavo della mano.

Per meglio esaminarla,

Mi disposi a guardarla

Su una sola faccetta.

Però, da tutti i lati,

Non era che faccetta.

Tale è la ricerca del Figlio,

Lui che non si può scrutare,

Poich`Egli è tutta luce.

In questa purezza (della perla)

Io riconosco il Puro

Che non sopporta macchia,

E in tale limpidità


Il grande mistero

Del corpo del Signore,

Che è totalmente puro.

Nella sua indivisione

Riconosco la verità

Che è indivisibile.


E` ancora Maria

Che io là scorgevo

E il suo puro concepimento.

Anche la Chiesa

E il Figlio nel suo seno

Come la nube (cf. Es 13,21)

Che lo porta:

Simbolo del cielo

Donde rifulge

Il suo scoppio risplendente.


Io vidi in lei i trofei,

E delle sue vittorie

E delle sue corone.

Io vidi in lei il suo appoggio

E le risorse sue

Tanto celate

Che manifeste,

Piú vaste per me

Dell`Arca

Dove mi perdo.


Ho visto in lei segreti

Che non hanno ombra alcuna

Poiché essa è dell`Astro figlia

Vidi figure

Senza lingua evocate

E simboli

Senza le labbra espressi:

Muta cetra

Che senza produrre suoni

Fa scoltare canti.

Ma ecco venne della tromba il suono

E il tuono mormorò:

Non esser temerario,

Lascia cadere le questioni oscure,

Non prender altro che ciò che ti è chiaro.

Allora io vidi nel cielo sereno

Una pioggia tutta nuova;

Una fonte ai miei orecchi

Sembrando uscire dalla nube,

Li colmò di spiegazioni (cf. Es 18,44; Os 6,3).


Era come la manna

Che da sola

Saziò il popolo,

Rimpiazzando ogni altro piatto (cf. Es 16,15; Sap 16,20s).

Anche me, delle sue delizie,

Essa ha saziato, Quella perla,

Sostituendomi libri,

Letture e anche

I commenti.


E dato che le chiesi

Se vi fossero ancora in essa

Altri simboli:

La perla non ha bocca

Da cui io la senta parlare

Cosí come non ha orecchi

Per sentirmi parlare.

O tu che non hai sensi,

Che presso te io acquisti

Dei sensi tutti nuovi!


Essa rispose e dissemi:

Io son la figlia

Dell`immenso mare.

Piú vasta di questo mare

Da cui son risalita,

Un tesoro di simboli

Nel mio seno alberga.

Scruta il mare, se vuoi!

Ma scrutar tu non devi

Il signore del mare!


Ho visto i palombari

Avventurarsi alla mia ricerca

Col fiato mozzo

Quando dal fondo del mare

Risalgono alla terra

Dopo brevi momenti:

E` perché non ne posson piú!

Chi dunque po,trebbe fissare,

Scrutare le profondità

Della Divinità?


Il mare del Figlio

E` tutto benefico

Ma anche malefico.

Non hai tu osservato

Le onde del mare?

Sol che una barca voglia lottarvi contro,

Esse la infrangeranno.

Ma ch`essa si abbandoni

E non sia piú ribelle:

Allora essa è salva.


In mare essi perirono tutti,

Gli Egiziani

Senza raggiungere i loro nemici (cf. Es 14,28).

E, senza esser interpellati,

Sulla terra, gli Ebrei

Del pari furono inghiottiti (cf. Nm 16,31).

(E voi) come sopravvivrete?

Anche le genti di Sodoma

Furono arse dal fuoco! (Cf. Gen 19,24).

(E voi) come potrete vincere?


Durante tutti questi tormenti

I pesci nel mare

Vicino a noi tremarono.

Avete dunque un cuore di pietra

Voi che leggete questi racconti

E li dimenticate?

C`è da temere ancor piú

Per il fatto che la giustizia (di Dio)

Ha taciuto sí a lungo.


La ricerca gareggia

Con il riconoscimento

Sul quale avrà la meglio.

La lode abbonda

Come altresí la ricerca

Provenendo dalla stessa lingua.

Quale verrà ascoltata?

La ricerca o la preghiera?

Venendo dalla stessa bocca,

Quale verrà esaudita?


In mare

Durante tre giorni

Tremarono per Giona

Divenuto loro vicino

Gli animali marini (cf. Gn 2,1).

Chi dunque mai

Può sfuggire a Dio?

Giona, lui, è scappato,

E voi, da parte vostra,

Oserete scrutare (Dio) ?


(Efrem, Carmen de margarita, 1-16)



6. Il tesoro è lo stesso Verbo di Dio


Questo tesoro, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza (cf. Col 2,2s), è il Verbo di Dio, che si rivela nascosto nel corpo di Cristo (cf. "ibid".), o le Sante Scritture, nelle quali è riposta ogni verità riguardante il Salvatore. Quando qualcuno trova in esse tale verità, deve rinunziare a tutte le ricchezze di questo mondo, pur di possedere quanto ha trovato. Le parole: "l`uomo che lo ha scoperto, lo nasconde di nuovo" (Mt 13,44), non indicano che quest`uomo si comporta cosí perché ne è geloso, ma perché ha timore di perderlo e vuole conservarlo, e perciò cela nel suo cuore colui per il quale ha rinunziato a tutte le ricchezze che aveva...

Le belle perle sono la Legge e i Profeti, e la conoscenza del Vecchio Testamento. Ma una sola è la perla di grande valore, cioè la conoscenza del Salvatore, il sacramento della sua passione, il mistero della sua risurrezione. Il mercante che ha scoperto, a somiglianza dell`apostolo Paolo, tutti i misteri della Legge e dei Profeti e le antiche osservanze, nel rispetto delle quali ha sinora vissuto, tutte alla fine le disprezza come spazzatura e banalità, per guadagnarsi Cristo (cf. Fil 3,8). Non perché la scoperta della nuova perla comporti la condanna di quelle antiche; ma perché, al suo confronto, tutte le altre perle appaiono di minor valore . . .

Il vaticinio di Geremia, che dice: "Ecco, manderò a voi molti pescatori" (Ger 16,16), si è compiuto: Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dopo avere udito le parole: Seguitemi, e vi farò pescatori di uomini (cf. Mt 4,19; Mc 1,17) hanno intrecciato per sé stessi, ricavandola dal Vecchio e dai Nuovo Testamento, una rete fatta di insegnamenti evangelici e l`hanno gettata nel mare di questo mondo. Questa rete è ancor oggi tesa in mezzo ai flutti e prende, dalle onde amare e salate, tutto quanto incontra, cioè uomini buoni e cattivi, pesci buoni e cattivi. Ma quando verrà la fine del mondo, come Gesú piú avanti chiaramente dirà, allora la rete sarà tratta a riva, allora sarà manifesto il giudizio che separerà i pesci: come in un tranquillissimo porto, i buoni saranno riposti nell`ufficio delle celesti mansioni, mentre i cattivi saranno gettati nel fuoco della geenna, dove saranno bruciati e inariditi (cf. Mt 13,47-50).


(Girolamo, In Matth. II, 13, 44-46)

 

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