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LA DIDACHE'

Ultimo Aggiornamento: 30/03/2011 12:44
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30/03/2011 12:35
 
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La Didaché o Dottrina dei dodici apostoli è un testo cristiano di autore sconosciuto, rinvenuto nel 1873 in un manoscritto gerosolimitano. Probabilmente scritto in Siria nel I secolo, sarebbe contemporaneo ai libri del Nuovo Testamento.

Testo educativo, contiene una catechesi della "via della morte" e della "via della vita", con indicazioni di morale per la comunità, inclusa una lista di vizi e virtù, e testi liturgici sul battesimo e sull'eucaristia.

È divisa in tre sezioni principali: una che riguarda dottrine Cristiane, una riguardante riti come il battesimo e l'eucarestia, e l'organizzazione della Chiesa. Venne persino considerata come parte del Nuovo Testamento da alcuni Padri della Chiesa anche se la maggioranza lo considerò apocrifo o perlomeno non canonico e quindi non accettato nel canone del Nuovo Testamento eccetto che dalla Chiesa ortodossa etiope. La Chiesa cattolica lo inserisce nella letteratura subapostolica.

Gli studiosi erano a conoscenza della Didaché grazie a riferimenti ad essa di altri scritti, ma il testo si considerava perduto. Venne riscoperto nel 1873.
Indice


* 1 Scoperta
* 2 Data della compilazione
* 3 Primi riferimenti
* 4 Contenuto
o 4.1 Titolo
o 4.2 Le Due Vie
* 5 Note
* 6 Bibliografia
* 7 Voci correlate
* 8 Collegamenti esterni

Scoperta

Considerata perduta, la Didaché venne riscoperta da Philotheos Bryennios, il vescovo greco-ortodosso di Nicomedia della Chiesa Ortodossa d'Oriente, nel 1873 dal Codice Gerosolimitano greco scritto nel 1053. Bryennios la pubblicò dieci anni dopo. Dallo stesso manoscritto aveva pubblicato nel 1875 le Lettere di Clemente nella loro interezza.

Poco dopo la pubblicazione iniziale di Bryennios, lo studioso Otto von Gebhardt identifico in un manoscritto nella Abbazia di Melk in Austria una traduzione in latino della prima parte della Didaché; Gli studiosi posteriori la considerano una testimonianza indipendente alla tradizione della sezione delle Due Vie (vedi sotto). Il Dr. J. Schlecht ritrovo nel 1900 un'altra traduzione in latino dei primi cinque capitoli con il titolo più lungo, anche se con l'omissione di "dodici", e con l'aggiunta De doctrina Apostolorum. Sono state rinvenute anche traduzioni in copto ed etiope dopo la pubblicazione originalle di Bryennios.
Data della compilazione [modifica]

Diversi studiosi datano la Didaché alla prima metà del II secolo. Nel 1886, poco dopo che la Didaché era stata pubblicata, e una sessantina di anni prima della scoperta dei Rotoli del Mar Morto e dei Codici di Nag Hammadi, il professore scozzese M. D. Riddle commentò "Bryennios e Harnack datano la stesura tra il 120 e il 160, Hilgenfeld tra il 160 e il 190, altri studiosi inglesi e americani variano il periodo tra l'80 e il 120.[1] Negli anni '40 e nei '70 diversi critici proposero una data di stesura originale, prima di modifiche successive, verso l'anno 70 o poco dopo,[2] e altri nel tardo II secolo[3] o anche nel III secolo.[4] Non ci sono dubbi che la Didaché fosse già nota nel III secolo.
Primi riferimenti [modifica]

La Didaché è menzionata da Eusebio di Cesarea (324 circa) come Insegnamenti degli apostoli dopo i libri riconosciuti come canonici (Storia ecclesiastica III, 25):
« Tra gli apocrifi, vengono anche collocati il libro degli Atti di Paolo, l’opera intitolata Il Pastore, l’Apocalisse di Pietro e dopo questi la lettera attribuita a Barnaba, i cosiddetti Insegnamenti degli Apostoli, poi, come s’è già detto, l’Apocalisse di Giovanni, se si vuole. Qualcuno, come ho già detto, la rifiuta, ma altri la uniscono ai libri universalmente accettati. »


Atanasio (367) e Rufino (380 circa) inseriscono la Didaché tra i libri deuterocanonici. (Rufino gli da un curioso titolo alternativo: Judicium Petri, "Giudizio di Pietro".) Viene rigettata da Niceforo (810 circa), Pseudo-Anastasio, e Pseudo-Atanasio nella Sinossi e nel canone dei 60 Libri. Viene accettata dal Canone delle Costituzioni Apostoliche 85, da Giovanni di Damasco e dalla Chiesa ortodossa etiope. Le Adversus Aleatores scritte da un imitatore di Cipriano, la cita per nome. Le citazioni non riconosciute sono molto comuni, anche se meno sicure. La sezione Due Vie condivide lo stesso linguaggio con la Lettera di Barnaba, capitoli da 18 a 20, a volte parola per parola, a volte con aggiunte, spostamenti e riduzioni, e Barnaba 4, 9 sembra derivare dalla Didaché 16, 2-3 o viceversa. Sembra anche ripercuotersi sul Pastore di Erma, e Ireneo, Clemente di Alessandria,[5] e Origene sembrano anche utilizzare il testo del libro, e cosi faceva a Occidente Optato e il Gesta apud Zenophilum. La Didascalia apostolorum viene costruita sulla Didaché. Le Ordinanze ecclesiastiche apostoliche usano una parte del testo, e le Costituzioni apostoliche hanno accorpato la Didascalia. Sembra inoltre riecheggiare anche nei testi di Giustino di Nablus, Taziano, Teofilo di Antiochia, Cipriano, e Lattanzio.
Contenuto

Il testo può essere suddiviso in quattro parti, che molti studiosi convengono essere state unite da fonti separate da un successivo redattore: la prima si può definire le Due Vie, la Via della Vita e la Via della Morte (capitoli 1-6); la seconda parte è una spiegazione del comportamento rituale nel battesimo, nel digiuno e nella Comunione (capitoli 7-10); la terza parla del ministero e di come comportarsi coi profeti viaggianti (capitoli 11-15) e la parte finale (capitolo 16) è una breve rivelazione.
Titolo 

Mentre ci si riferisce al manoscritto generalmente come la Didaché, generalmente il titolo usato nei documenti e scritti dei Padri della Chiesa era "L'insegnamento dei Dodici Apostoli" (Διδαχὴ τῶν δώδεκα ἀποστόλων, Didachē tōn dōdeka apostolōn). Un titolo ancora più completo, o forse un sottotitolo si puù trovare più avanti nello stesso manoscritto "L'Insegnamento del Signore ai Gentili[6] tramite i Dodici Apostoli" (Διδαχὴ κυρίου διὰ τῶν δώδεκα ἀποστόλων τοῖς ἔθνεσιν, Didachē kyriou dia tōn dōdeka apostolōn tois ethnesin).
Le Due Vie

La prima sezione (Capitoli 1-6) inizia così: "Ci sono due vie, una della vita e una della morte, è c'è una grande differenza tra queste due vie."[7] Molti studiosi ritengono che l'introduzione sia presa da un trattato ebreo dallo stesso titolo, ma con notevoli alterazioni, come fa notare la Jewish Encyclopedia, 1906:

La teoria più accettabile che molti propongono sull'indole e sulla composizione della Didaché è quella proposta da Charles Taylor nel 1886, e accettata nel 1895 anche da A. Harnack (che nel 1884 aveva dichiarato vigorosamente le proprie origini cristiane) - che la prima parte della Didaché, l'insegnamento riguardante le 'Due Vie era originalmente un manuale di istruzioni usato per l'iniziazione dei proseliti nella Sinagoga, e venne solo più tardi convertito come un manuale cristiano e attribuito a Gesù e agli Apostoli.[8]

La Catholic Encyclopedia, 1913, conferma quest'idea, e presenta la visione di altri studiosi:

È idea di molti critici che la parte delle Due Vie sia più vecchia del resto della Didaché, e sia stata in origine un testo ebraico, usato per l'istruzione dei proseliti. L'uso degli Oracoli sibillini e di altre fonti ebraiche è probabile, e la concordanza del secondo capitolo col Talmud e certificabile; D'altra parte Funk ha mostrato che (a parte le ammesse interpolazioni del primo capitolo, versetti 3-6, e le occasionali citazioni del N.T.) il V.T. generalmente non viene citato direttamente, ma dai cori. Bartlet suggerisce una catechesi ebraica orale alla base. Ma l'uso di simile materiale dovrebbe sorprenderci se fatto da chi considerava ipocriti i giudei, e ancora di più vedendo i testi veementi contro gli ebrei. L'intera base della teoria viene infatti distrutta dal fatto che il resto del libro, completamente Cristiano nel suo soggetto, ha un altrettanto notevole concordanza col Talmud nei capitoli 9 e 10. Inoltre dovremmo ricordade che lo scrittore visse in un periodo iniziale dove l'influenza giudaica era ancora molto sentita nella chiesa. Raccomandava ai Cristiani di non digiunare coi Giudei o pregare con loro, anche se i due digiuni e i tre periodi di preghiera venivano modellati sull'esempio giudaico. Similmente i profeti stavano al posto del Sommo Sacerdote.[9]
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30/03/2011 12:41
 
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capitolo primo

Le vie sono due:

Della vita l'una e della morte l'altra.

Grande è la differenza tra l'una e l'altra via.

Questa è la via della vita:

In primo luogo amerai Dio che ti ha fatto; in secondo luogo il prossimo tuo come te stesso; tutto quello poi che non vuoi sia fatto a te, tu stesso non farlo agli altri.

Pertanto l'insegnamento pratico di queste parole è il seguente: benedite coloro che vi maledicono e pregate per i vostri nemici; digiunate per coloro che vi perseguitano.

Quale merito infatti se amate coloro che vi amano?

Non fanno questo anche i gentili?

Ma voi amate quelli che vi odiano, e non avrete alcun nemico.

Astenetevi dalle cupidigie della carne e della natura.

Se qualcuno ti schiaffeggerà la guancia destra, porgigli anche l'altra e sarai perfetto.

Se qualcuno ti assillerà per un miglio, cammina con lui per due.

Se qualcuno ti toglierà il mantello, dagli anche la tunica.

Se qualcuno ti prenderà il tuo non opporti, poiché non lo puoi.

A chiunque ti chiede dà e non richiedere; il Padre vuole infatti che a tutti sia dato dei suoi doni.

Beato colui che dà, secondo il precetto, poiché è irreprensibile; ma guai a colui che usurpa ; poiché se qualcuno riceve avendone bisogno, è giustificato; ma colui che non ha bisogno, dovrà render conto perché e a qual fine ricevette; gettato poi in prigione sarà giudicato e non ne uscirà finché non abbia restituito fino all'ultimo centesimo.

Anche intorno a ciò fu detto: sudi nelle tue mani l'obolo, affinché tu non conosca a chi debba essere dato.

capitolo secondo

Il secondo precetto dell'insegnamento è questo:

non uccidere, non fare adulterio, non corrompere gli innocenti, non fornicare, non rubare, non usare arti magiche, non ammaliare, non uccidere il figlio avanti il suo nascere né il neonato; non desiderare le cose altrui.

Non fare giuramento, non deporre falsa testimonianza, non sparlare, non ricordare l'ingiuria.

Non essere doppio né di pensieri né di parole; laccio di morte è infatti l'essere bilingue.

Il tuo parlare non sia menzognero, non vuoto, ma aderente alle azioni.

Non essere bramoso né rapace né ipocrita, né malvagio, né superbo; non usare mal volere verso il tuo prossimo.

Non odiare alcun uomo, ma alcuni riprendi, d'altri abbi misericordia, per altri prega, altri ama più dell'anima tua.



capitolo terzo



Figlio mio, fuggi da ogni male e da tutto quello che lo somiglia.

Non essere iracondo, poiché l'ira porta all'omicidio.

Non essere invidioso né litigioso né d'animo violento; giacché da tutto questo provengono gli omicidi.

Figlio mio, non essere sensuale, giacché la sensualità conduce alla fornicazione; non parlare turpemente né fissare troppo lo sguardo poiché da tutto ciò nascono gli adulteri.

Figlio mio, non trar presagi poiché ciò conduce all'idolatria; non fare incantesimi, non essere indovino né stregone; non fissarti mai a queste cose, dalle quali nasce l'idolatria.

Figlio mio, non essere menzognero; poiché la menzogna conduce al furto, né essere avido di denaro né vanaglorioso poiché da ciò provengono i furti.

Figlio mio, non essere maldicente poiché ciò conduce al discorso ingiurioso; né essere arrogante o malizioso; da tutto ciò nasce la calunnia.

Sii mite poiché i miti erediteranno la terra.

Sii paziente e misericordioso, soave e sereno e buono, sempre timoroso e ricordevole delle parole del Signore che hai ascoltate.

Non innalzarti né gonfiar l'animo di audacia; non aderisca ai superbi il tuo animo, ma piuttosto tratta coi giusti e cogli umili.

I casi che ti capiteranno, accettali per buoni, ben sapendo che niente accade senza Dio.



capitolo quarto

La legge della carità



Figlio mio, ricordati dì e notte di colui che ti insegna la parola di Dio e rispettalo come tuo Signore; poiché donde parla la maestà del Signore, ivi è presente il Signore.

Figlio mio, ogni giorno cercherai il volto dei santi per attendere alle loro parole.

Non suscitare scissioni, ma metti pace tra i nemici; giudica con giustizia, né sollevar l'occhio alla persona nel giudicare i delitti.

Non angustiarti nel pensiero se qualche cosa accada o no.

Non accada mai che tu stenda la mano per ricevere e la ritragga quando devi dare.

Se possiedi alcunché frutto del tuo sudore, dà a remissione dei tuoi peccati.

Non essere dubbioso a dare, né corrucciato nel farlo e ricorda chi è il buon rimuneratore.

Non scacciare l'indigente; avrai tutte le cose in comune col tuo fratello e non dirai che sono di tua proprietà; infatti se siete compartecipi nelle cose immortali, tanto più nelle cose che finiscono.

Non ritirare la tua mano dal figlio o dalla figlia tua, ma fin dalla giovane età li educherai al timore di Dio.

Al servitore o all'ancella che sperano nel medesimo Dio, non comandare con asprezza affinché non cessino di temere il Dio che è su gli uni e sugli altri non viene egli infatti per chiamare secondo qualità personali, ma per quelli che lo Spirito preparò.

Voi pertanto, o servi, siate sottomessi ai vostri padroni come a rappresentanti di Dio, con modestia e rispetto.

Avrai in odio ogni ipocrisia e tutto ciò che dispiace al Signore.

Non trascurare mai i comandamenti del Signore, ma custodirai quelli che avrai ricevuto, senza aggiungere o togliere nulla.

Nell'assemblea confessa i tuoi peccati, né mai accostarti alla tua preghiera in cattiva coscienza.

Questa è la via della vita.


capitolo quinto

La via della morte

anzitutto è malvagia e piena di maledizione; fatta di uccisioni, fornicazioni, libidini, adulteri, furti, culti idolatri, magie, sortilegi, rapine, false testimonianze, ipocrisia, doppiezza di cuore, inganno, alterigia, malizia, presunzioni, avidità, turpiloquio, invidia, temerarietà, vanagloria, ostentazione.

Sono su questa strada i persecutori dei buoni,

gli odiatori della verità, gli amanti della menzogna, i defraudatori della giusta mercede, quelli che non sono coerenti al bene né al buon giudizio, e sono vigilanti non per il bene ma per il male.

Così quelli dai quali è remota la dolcezza e la pazienza; quelli che amano cose vuote, che sono insecutori della vendetta, senza pietà per l'indigente, non sofferenti col sofferente, ignari del loro Fattore, uccisori dei figli, corrompitori dell'opera di Dio, che scacciano il bisognoso, che opprimono il povero, protettori dei ricchi, giudici iniqui dei poveri, peccatori in tutto.

Guardatevi o figli da tutte queste cose.



capitolo sesto

L'insegnamento della vita

Bada che qualcuno non ti faccia divergere da questa che è la via dell'insegnamento, poiché ti ammaestrerebbe contro Dio.

Infatti se puoi portare per intero il giogo del Signore, sarai perfetto; se non lo puoi fa quello che sei in grado di fare.

In quanto al cibo, fa quanto puoi; ma guardati assolutamente dalle carni dei sacrifici agli idoli; è infatti culto dei morti.
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30/03/2011 12:43
 
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capitolo settimo

L'amministrazione del battesimo.

Per quanto riguarda il battesimo, battezzate così:

dette prima tutte queste cose, immergete nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo in acqua viva.

Se non hai acqua viva immergi in altra acqua; se non puoi in acqua fredda immergi in acqua calda.

Se non hai abbastanza dell'una e dell'altra, spargi sul capo tre volte l'acqua nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.



Prima del battesimo, digiuni colui che battezza ed il battezzando ed anche quanti altri potranno.

Comanderai che il battezzando digiuni per uno o due giorni in precedenza.

capitolo ottavo

Il digiuno e l'orazione.

I vostri digiuni non coincidano con quelli degli ipocriti che digiunano nel secondo e nel quinto giorno della settimana, ma voi digiunate nel quarto e nel sesto.

Né pregate come gli ipocriti, ma nel modo che comandò il Signore nel suo Vangelo.

Pregate dunque così:

Padre nostro

che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

sia fatta la tua volontà

come in cielo così in terra;

dacci oggi il nostro pane

necessario, e rimetti a noi

il nostro debito come noi

rimettiamo ai nostri

debitori e

non indurci in tentazione

liberaci dal male;

poiché tuo è il potere

e la gloria nei secoli.



Pregate così tre volte al giorno.



capitolo nono

La celebrazione dell'Eucaristia.

Per quanto riguarda l'Eucaristia rendete grazie così:

Dapprima per il calice:

Ti rendiamo grazie, o Padre nostro, per la santa vite di David tuo servo, che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo figlio; a te gloria nei secoli.

Poi, allo spezzare del pane:

Ti rendiamo grazie, o Padre nostro, per la vita e per la scienza che ci hai rivelato per mezzo di Gesù, tuo figlio; gloria a Te nei secoli.

Come questo pane fu dapprima grano sparso sui monti e poscia raccolto divenne uno, così si raduna la tua Chiesa dai confini della terra nel tuo regno:

poiché tua è la gloria ed il potere per Gesù Cristo nei secoli.

Nessuno poi mangi o beva della vostra Eucaristia, se non quelli che abbiano ricevuto il battesimo nel nome del Signore.

Poiché a questo riguardo il Signore disse: non date ciò che è santo ai cani.



capitolo decimo



Ringraziamento dopo la Comunione.

Dopo esservi saziati, dite grazie così:

Ti ringraziamo, Padre Santo, per il tuo sacro nome, che hai scolpito nei nostri cuori e per la scienza e la fede e l'immortalità che ci hai rivelato per mezzo di Gesù, tuo figlio; a te gloria nei secoli.

Ricordati, o Signore della tua Chiesa; liberala da ogni male e rendila perfetta nel tuo amore; raccoglila dai quattro venti, quella che tu hai santificato, nel tuo regno che le hai preparato; poiché tuo è il potere e la gloria nei secoli.

Venga la grazia e passi questo mondo; osanna al Dio di David; se qualcuno è santo si accosti; se qualcuno non lo è, faccia penitenza;

Maran atha; Così sia.

Ai profeti poi che rendano grazie come vogliono.
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capitolo undicesimo

veri e falsi profeti.

Se qualcuno dunque, venendo tra voi, vi insegnerà tutto questo che è stato detto sopra, accoglietelo.

Ma se colui, maestro pervertito, vi dà un altro insegnamento per distruggere questo, non ascoltatelo;

Se qualcuno vi ammaestra per fondare la giustizia e la conoscenza del Signore, accoglietelo come il Signore.

Per quanto riguarda poi gli apostoli ed i profeti, fate secondo il comando del Vangelo.

Ogni apostolo che giunge presso di voi sia accolto come il Signore.

Non si tratterrà tuttavia che un sol giorno; se sarà talora necessario, anche un secondo giorno; se si tratterrà però per tre giorni, è un falso profeta.

Andandosene poi l'apostolo non prenda nulla con sé, tranne il pane per il tempo che deve essere in viaggio; se chiede argento è falso profeta.

Ed ogni profeta che parla in ispirito non tentatelo né criticatelo; ogni peccato infatti sarà rimesso, ma questo peccato non sarà rimesso.

Non ognuno che parla in ispirito poi è profeta; ma se ha i costumi del Signore.

Dai costumi si conoscerà il falso profeta

Ed il vero profeta.

Ed ogni profeta che ha fatto imbandire la mensa in ispirito non mangerà di essa; altrimenti è falso profeta.

Ogni profeta che insegna la verità, se non fa quel che insegna, è falso profeta.

Ogni profeta trovato secondo verità, che opera per il mistero terreno della Chiesa, e che non insegna come da farsi quello che egli stesso fa, non sarà giudicato da voi; poiché deve rendere conto a Dio.

Così infatti fecero anche gli antichi profeti.

Se qualcuno dirà in ispirito: dammi argento o altri simili cose, non ascoltatelo; ma se dirà che voi diate a lui per altri bisognosi nessuno lo critichi.



capitolo dodicesimo



L'ospitalità e l'ozio.

Chiunque venga nel nome del Signore sia ricevuto; ma poi provandolo discernerete - se avete perspicacia - la destra dalla sinistra.

Se poi è un pellegrino colui che si presenta, aiutatelo come potete; non si tratterà presso di voi tuttavia se non due giorni o tre, se sarà necessario.

E se vorrà rimanere presso di voi, avendo un mestiere, lavori e si guadagni da mangiare.

Se non ha un mestiere, provvedete secondo il vostro discernimento in modo che un cristiano non si trattenga ozioso in casa vostra.

Se non vorrà fare così, è venditore di Cristo: guardatevi da certa gente!



capitolo tredicesimo



Il precetto delle primizie.

Ogni profeta verace se vuole trattenersi presso di voi, ha diritto di avere il suo nutrimento.

Cosi il vero maestro merita anch’egli, come chi lavora, il suo vitto.

Quando raccoglierai i primi frutti del torchio e del campo, dei buoi e delle pecore, danne le primizie ai profeti; essi infatti sono per voi come sommi sacerdoti.

Se non avete un profeta le primizie datele ai poveri.

Se fai del pane, prendine le primizie e danne secondo il precetto.

Così quando sturi il vaso di vino o di olio, prendi le primizie e dalle ai profeti.

Prendi le primizie e dei tuoi averi e delle vesti e di qualunque cosa e, secondo che crederai, dà in obbedienza al precetto.

capitolo quattordicesimo

La santificazione della Domenica.

Nel giorno del Signore poi radunatevi, spezzate il pane e rendete grazie dopo aver confessato i vostri peccati, affinché il vostro sacrificio sia puro Ognuno che ha una lite col suo compagno, non si raduni con voi finché non si siano riconciliati, affinché non sia profanato il vostro sacrificio.

Questo è infatti il sacrificio voluto dal Signore:

in ogni luogo e in ogni tempo sia offerto a me un sacrificio mondo, poiché io sono un re grande, dice il Signore, ed il mio nome è di ammirazione tra i popoli.

capitolo quindicesimo

L'elezione dei vescovi e dei diaconi.

Eleggetevi pertanto dei vescovi e dei diaconi degni del Signore.

Siano uomini miti, non desiderosi di guadagno, veritieri e provati; anch'essi infatti celebrano per voi il ministero di profeti e di maestri.

Non disprezzateli dunque; essi infatti sono quelli che debbono essere onorati tra voi insieme coi profeti e coi maestri.

Correggetevi l'un l'altro senza ira, ma con equanimità, come è detto nel Vangelo; e ad ognuno che ha un torto verso un compagno nessuno rivolga la parola; né quegli sia da voi ascoltato, finché non abbia fatto penitenza.

Le vostre preghiere e le elemosine e tutte le altre azioni adempitele come è comandato nel Vangelo del Signore nostro.


capitolo sedicesimo

Il Signore viene.

Vigilate per la vostra salvezza; le vostre fiaccole non si spengano, non siano discinti i vostri fianchi, ma state preparati poiché non sapete l'ora in cui verrà il nostro Signore.

Adunatevi spesso ed in folla alla ricerca di ciò che torna utile alle anime vostre; non vi gioverà infatti tutto il tempo della vostra fede, se nell'estremo momento non sarete perfetti.



Poiché nei giorni novissimi, si moltiplicheranno i falsi profeti ed i corrompitori e si muteranno le pecore in lupi, l'amore si muterà in odio.

Col crescere della iniquità infatti, gli empi si odieranno l'un l'altro, e si perseguiteranno e si tradiranno; e allora l'ingannatore del mondo si mostrerà come Figlio di Dio e farà segni e prodigi, e cadrà la terra nelle sue mani; ed egli opererà l'iniquità quale mai non fu dal principio del mondo.

Allora il genere umano sarà posto alla prova del fuoco e molti patiranno scandalo e andranno perduti; quelli poi che avranno perseverato nella loro fede saranno salvati da quella rovina.



E allora appariranno i segni della verità: prima il segno dell'aprirsi dei cieli;

quindi il segno del suono della tromba e il terzo, la resurrezione dei morti.

Non di tutti però, ma come fu detto: "Verrà il Signore e tutti i santi con lui".

Il mondo vedrà il Signore venire sulle nubi del cielo.
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