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ORATIONIS FORMAS: Istruzioni per la meditazione cristiana.

Ultimo Aggiornamento: 15/04/2011 09:51
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02/03/2011 09:41
 
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(1) Con l'espressione "metodi orientali" s'intendono metodi ispirati all'induismo e al buddismo, come lo "Zen" o la "meditazione trascendentale" oppure lo "Yoga". Si tratta quindi di metodi di meditazione dell'estremo oriente non cristiano, che non di rado oggi sono adoperati anche da alcuni cristiani nella loro meditazione. Gli orientamenti di principio e di metodo contenuti nel presente documento intendono essere un punto di riferimento non solo in relazione a questo problema, ma anche, piú in generale, per le diverse forme di preghiera oggi praticate nelle realtà ecclesiali, in particolar modo nelle associazioni, movimenti e gruppi.

(2) Sul libro dei Salmi nella preghiera della Chiesa, cf. Institutio generali de Liturgia horarum, nn. 100-109: [EV 4/238-2471.

(3) Cf. ad esempio Es. 15; Dt 32; 1Sam 2; 2Sam 22, taluni testi profetici, 1Cr 16.

(4) CONCILIO VATICANO II, Cost. dogm. Dei verbum 2: [EV 1/873]. Questo documento offre altre indicazioni sostanziose per una comprensione teologica e spirituale della preghiera cristiana; si vedano, ad es., nn. 3, 5, 8, 21: [EV 1/874.877.882-884.904].

(5) DV 25: [EV 908 ss.].

(6) Sulla preghiera di Gesú si veda Institutio generalis de Liturgia horarum, n. 9: [EV 4/135-137].

(7) Cf. Institutio generalis de Liturgia horarum, n. 9: [EV 4/143].

(8) La pseudognosi considerava la materia come qualcosa di impuro, di degradato, che avvolgeva l'anima in un'ignoranza dalla quale la preghiera avrebbe dovuto liberarla per innalzarla alla vera conoscenza superiore e quindi alla purezza. Certamente non tutti ne erano capaci, ma solo gli uomini veramente spirituali; per i semplici credenti bastavano la fede e l'osservanza dei comandamenti di Cristo.

(9) I messaliani furono già denunciati da sant'Efrem Siro (Hymni contra heresis 22, 4: ed. E. BECK, CSCO 169, 1957, p. 79) e in seguito, tra gli altri, da Epifanio di Salamina (Panarion, detto anche Adversus haereses: PG 41, 156-1200; PG 42, 9-832) e Anfilochio, vescovo di lconio (Contra haereticos: C. FICKER, Amphilochiana 1, Leipzig 1906, 21-77).

(10) Cf., ad es., S. GIOVANNI DELLA CROCE, Subida del Monte Carmelo, II, c. 7, 11.

(11) Nel medioevo esistevano correnti estremistiche ai margini della Chiesa, che vengono descritte, non senza ironia, da uno dei grandi contemplativi cristiani, il fiammingo Jan van Ruysbroek. Egli distingue nella vita mistica tre tipi di deviazione (Die gheestelike Brulocht 228,12-230,17; 230,18-232,22; 232,23-236,6) e riporta anche una critica generale riguardante queste forme (236,7-237,29). Tecniche simili sono state successivamente individuate e respinte da santa Teresa di Gesú, la quale osserva acutamente che "la stessa cura che si mette a non pensare a nulla sveglierà l'intelletto a pensare molto" e che lasciare da parte il mistero di Cristo nella meditazione cristiana è sempre una specie di tradimento (si veda: S. TERESA DI GESÚ, Vida, 12,5 e 22,1-5).

(12) Additando a tutta la Chiesa l'esempio e la dottrina di S. Teresa di Gesú, che a suo tempo dovette respingere la tentazione di certi metodi che invitavano a prescindere dall'umanità di Cristo a vantaggio di un vago immergersi nell'abisso della divinità, papa Giovanni Paolo Il diceva in un'omelia dell'1-11-1982 che il grido di Teresa di Gesú in favore di una preghiera tutta centrata in Cristo "è valido anche ai nostri giorni contro alcuni metodi di orazione che non s'ispirano al Vangelo e che in pratica tendono a prescindere da Cristo, a vantaggio di un vuoto mentale che nel cristianesimo non ha senso. Ogni metodo di orazione è valido in quanto si ispira a Cristo e conduce a Cristo, la via, la verità e la vita (cf. Gv 14,6)". Si veda: Homilia in honorem Sanctae Teresiae: AAS 75 (1983), 256-259.

(13) Si veda, ad esempio, La nube della non-conoscenza, opera spirituale di un anonimo scrittore inglese del sec. XIV.

(14) Il concetto di "nirvana" viene inteso nei testi religiosi del buddismo come uno stato di quiete che consiste nell'estinzione di ogni realtà concreta in quanto transitoria, e quindi deludente e dolorosa.

(15) Maestro Eckhart parla di un'immersione "nell'abisso indeterminato della divinità", che è "una tenebra nella quale la luce della Trinità non e mai rifulsa". Cf. Sermo "Ave gratia plena" in fine (J. QUINT, Deutsche Predigten und Traktate, Hanser 1955, 261).

(16) Cf. CONCILIO VATICANO II, Cost. past. Gaudium et spes, 19 [EV 11 1373]: "La ragione piú alta della dignità dell'uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l'uomo è invitato al dialogo con Dio: non esiste, infatti, se non perché creato per amore da Dio, da lui sempre per amore è conservato, né vive pienamente secondo verità se non lo riconosce liberamente e se non si affida al suo Creatore".

(17) Come scrive S. TOMMASO a proposito dell'eucaristia: "... proprius effectus huius sacramenti est conversio hominis in Christum, ut dicat cum Apostolo: Vivo ego, iam non ego; vivit vero in me Christus (Gal 2,20)" (In IV Sent., d. 12, q. 2, a. 1).

(18) CONCILIO VATICANO II, Dich. Nostra aetate, 2: [EV 1/857].

(19) S. IGNAZIO DI LOYOLA, Ejercicios espirituales, n. 23 e passim.

(20) Cf. Col 3,5; Rm 6,11 ss.; Gal 5,24.

(21) S. AGOSTINO, Enarrationes in Psalmos, XLI, 8: PL 36, 469.

(22) S. AGOSTINO, Confessiones 3, 6, 11: PL 32, 688; cf. De vera religione 39,72: PL 34, 154.

(23) Il senso cristiano positivo dello "svuotamento" delle creature risplende in maniera esemplare nel Poverello d'Assisi. San Francesco, proprio perché ha rinunciato alle creature per amore del Signore, le vede tutte riempite della sua presenza e fulgenti nella loro dignità di creature di Dio e ne intona la segreta melodia dell'essere nel suo Cantico delle creature (cf. C. ESSER, Opuscula Sancti Patris Francisci Assisiensis, Ed. Ad Claras Aquas, Grottaferrata-Roma 1978, pp. 83-86). Nello stesso senso scrive nella "Lettera a tutti i fedeli": "Ogni creatura che è in cielo e in terra e nel mare e nella profondità degli abissi (Ap 5,13) renda a Dio lode, gloria e onore e benedizione, poiché egli è la nostra vita e la nostra forza. Egli che solo è buono (Lc 18,19), che solo è altissimo, che solo è onnipotente e ammirabile, glorioso e santo, degno di lode e benedetto per gli infiniti secoli dei secoli. Amen" (C. ESSER, Opuscula, p. 124). San Bonaventura fa notare come in ciascuna creatura Francesco percepiva il richiamo di Dio ed effondeva la sua anima nel grande inno della riconoscenza e della lode (cf. Legenda Sancti Francisci, e. 9, n. 1, in Opera omnia, Quaracchi 1898, vol. VIII, p. 530).

(24) Si vedano, ad esempio, S. GIUSTINO, Apologia 1, 61, 12-13: PG 6, 420-421; CLEMENTE ALESSANDRINO, Paedagogus 1, 6, 25-31: PG 8, 281-284; S. BASILIO DI CESAREA, Homiliae diversae 13, 1: PG 31, 424-425; S. GREGORIO NAZIANZENO, Orationes 40, 3, 1: PG 36, 361.

(25) DV 8: [EV 11883].

(26) L'eucaristia, definita dalla cost. dogm. Lumen gentium "fonte e apice di tutta la vita cristiana" (LG 11: [EV 1/313]) ci fa "partecipare realmente al corpo del Signore" (LG 7: [EV 1/297]); in essa "siamo elevati alla comunione con lui" (LG 7: [EV 1/2971]).

(27) Cf. S. TERESA DI GESÚ, Castillo interior IV, 1, 2.

(28) Nessun orante, senza una grazia speciale, ambirà ad una visione globale della rivelazione di Dio quale san Gregorio Magno riconosce in san Benedetto, oppure a quello slancio mistico con cui san Francesco d'Assisi contemplava Dio in tutte le sue creature, o ad una visione ugualmente globale, come quella donata a sant'Ignazio al fiume Cardoner e della quale egli afferma che in fondo avrebbe potuto prendere per lui il posto della sacra Scrittura. La "notte oscura" descritta da san Giovanni della Croce, è parte del suo personale carisma d'orazione: ogni membro del suo ordine non ha bisogno di viverla nello stesso modo per arrivare a quella perfezione nella preghiera cui è chiamato da Dio.

(29) La chiamata dei cristiano ad esperienze "mistiche" può includere tanto ciò che san Tommaso qualifica come esperienza viva di Dio attraverso i doni dello Spirito, quanto le forme inimitabili (e quindi alle quali non si deve aspirare) di donazione della grazia. Cf. S. TOMMASO D'AQUINO, Summa theologiae I-II, a. 1 c, come pure a. 5 ad l.

(30) Si vedano, ad esempio, gli scrittori antichi, che parlano dell'atteggiamento dell'orante assunto dai cristiani in preghiera: TERTULLIANO, De oratione XIV e XVII: PL 1, 1170 e 1174-76; ORIGENE, De oratione XXXI, 2: PG 11, 550-553, nonché del significato di tal gesto: BARNABA, Epistula XII, 2-4: PG 2, 760-761; S. GIUSTINO, Dialogus 90, 4-5: PG 6, 689-692; S. IPPOLITO ROMANO, Commentarium in Dan. 111, 24: GCS 1, 168, 8-17; ORIGENE, Homiliae in Ex. XI, 4: PG 12, 377-378. Sulla posizione dei corpo si veda anche ORIGENE, De oratione XXXI, 3: PG 11, 553-555.

(31) Cf. S. IGNAZIO Di LOYOLA, Ejercicios espirituales, n. 76.

(32) Come ad esempio quella degli anacoreti esicasti. L'hesychia o quiete, esterna ed interna, viene considerata dagli anacoreti una condizione della preghiera; nella sua forma orientale è caratterizzata da solitudine e da tecniche di raccoglimento.

(33) L'esercizio della "preghiera di Gesú", che consiste nel ripetere una formula densa di riferimenti biblici di invocazione e supplica (ad es. "Signore Gesú Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me"), si adatta al ritmo respiratorio naturale. A questo proposito si veda: S. IGNAZIO Di LOYOLA, Ejercicios espirituales, n. 258.

(34) Cf. 1Ts 5,17. Si veda d'altra parte 2Ts 3,8-12. Da questi e altri testi sorge la problematica: Come conciliare l'obbligo della preghiera continua con quello dei lavoro? Si vedano, tra altri, S. AGOSTINO, Epistula 130, 20: PL 33, 501-502, e S. GIOVANNI CASSIANO, De institutis coenobiorum III, 1-3: SC 109, 92-93. Si legga anche la "Dimostrazione sulla preghiera" di Afraate, il primo padre della Chiesa siriaca, e in particolare i numeri 14-15 dedicati alle cosiddette "opere della preghiera" (cf. l'edizione di J. PARISOT, Afraatis Sapientis Persae Demonstrationes IV: PS 1, pp. 170-174).

(35) S. TERESA DI GESÚ, Castillo interior VII, 4,6.

(36) S. AGOSTINO, Enarrationes in Psalmos CXLU, 6: PL 37, 1849. Si veda anche: S. AGOSTINO, Tract. in Ioh. IV, 9: PL 35, 1410: "Quando autem nec ad hoc dignum se dicit, vere plenus Spiritu sancto erat, qui sic servus Dominum agnovit, et ex servo amicus fieri meruit".

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