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FRAMMENTARIETA' O UNITOTALITA' ?

Ultimo Aggiornamento: 23/01/2011 22:33
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23/01/2011 22:22
 
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Ritengo che tutti - credenti o non credenti - possiamo convenire che c'è davanti all'uomo che pensa un dilemma ineludibile.

O l'universo è costituito da una congerie di singolarità, ciascuna delle quali sussiste senza necessari legami con il resto della realtà, oppure è un tutto compaginato e unificato in un disegno, al quale le cose - tutte e ciascuna - sono intrinsecamente ordinate.

Nel primo caso ogni creatura - cioè ogni essere, ogni esperienza, ogni accadimento - è veramente e compiutamente se stessa quando è sciolta da ogni connessione e difesa da ogni condizionamento, sicché è da ritenere che qualsivoglia sopraggiunta relazione alteri l'identità originaria e attenti o rischi di attentare al bene supremo dell'individualità, a meno che non sia superficiale ed esteriore.

Nel secondo caso ogni creatura - cioè ogni essere, ogni esperienza, ogni accadimento - quando è sottratta al concerto degli esseri non è più se stessa in senso vero e compiuto e, una volta avulsa, si snatura, perché la connessione e l'inserimento entrano a costituire la sua natura e a determinare il suo significato.

L'uomo si attiene necessariamente all'uno o all'altro corno del dilemma e ne fa la ragione ispiratrice del suo comportamento: o tende a lasciarsi prendere dall'individualismo più coerente (e quindi più arido) e dal piacere di rovesciarsi e disperdersi interamente nella molteplicità (cioè nella frantumazione), o trova nella comunione, nel raccoglimento e nella sintesi (vale a dire, nell'amore) la legge della propria esistenza.

Il primo atteggiamento, a ben guardare, fa credito all' "assurdo"; cioè alla contraddizione di istituire rapporti con le singole realtà, negando la realtà (o almeno la valenza e il senso) di ogni rapporto. Il secondo atteggiamento fa credito al "mistero": cioè all'esistenza di una realtà concreta e universale, non percepibile come tale, nella quale tutti i frammenti si compongono e si unificano come elementi di un solo progetto.

A indicare la portata e la rilevanza della seconda scelta - quella in cui l' uomo può sperare di salvarsi - mi avvalgo adesso del termine di "unitotalità" (vseédinstvo), caratteristica della riflessione di Vladimr Sergeevic Solovev.

Questa parola - che i nostri vocabolari non registrano - ci dice che tutto ciò che è, a misura che è veramente, entra in unità con quanto esiste. L' "unitotalità" è dunque la forma della verità dell'essere; e pertanto le cose separate - considerate proprio come separate - non sono "vere". Il male è perciò essenzialmente divisione e separazione, perché è decadenza dalla "unitotalità".

A questo punto si capisce - se non ci si accontenta delle espressioni superficiali - che tutto questo ragionamento più che offrire delle asserzioni si risolve in una richiesta: l'uomo cerca e postula che ci sia un principio unificante di tutto, diversamente tutto si spezzetta e si banalizza ; ed egli si sente scompaginato e perso.

L'evento cristiano è appunto la risposta di Dio a questa fondamentale domanda dell'uomo. La risposta è la realtà di Gesù Cristo, "nel quale tutte le cose sussistono" (Col 1, 17).

Gesù è l'unico Salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre, proprio in quanto è il principio compaginatore di tutto ciò che esiste e il senso onnicomprensivo di tutto ciò che avviene: "In Lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra" (Col 1, 16).

* * *

Pensare è faticoso e talvolta è addirittura spossante, anche perché è molto di più ciò che non si capisce di ciò che si arriva a capire. "Hanc occupationem pessimam dedit Deus filiis hominum, ut occuparentur in ea" (Eccle 1,13), dice il Qoelet , sempre incoraggiante.

"Occupazione pessima", ma ci viene da Dio; e, se si conserva illibata l'onestà intellettuale, porta immancabilmente a Dio. Pensare è, come si è visto, più che altro indagare; è più che altro anelare alla verità; è più che altro implorare la luce. Pensare, in fondo, è pregare.

Pensando, imploriamo una luce che ci è già stata donata, come dice il Prologo di Giovanni : "Venne la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (cf Gv 1, 9).


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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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