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LA NASCITA DEL SALVATORE

Ultimo Aggiornamento: 31/12/2011 15:26
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22/12/2010 09:27
 
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La Chiesa madre dei giudeo-cristiani aveva conservato molte altre memorie sul suo Signore, l’ebreo Gesù, il “Diacono della circoncisione” (Rm 15, 8), che la ricerca moderna con pazienza e con fatica si incarica di riportare alla luce dopo tanti secoli di affossamento. Alcune di esse sono intense e splendenti di luce. Una riguarda la scelta della Madre di Dio. Dopo la rovinosa caduta di Adamo, i Tre fecero urgente consiglio. Il Padre comunicò che per ripartire da zero aveva scelto Maria, la Vergine di Nazareth, e aveva deciso di farne la Madre del Figlio, dotandola della Verginità permanente come imitazione della sua Verginità paterna. Il Figlio da parte sua comunicò che anche Lui aveva scelto Maria per farne la sua propria madre, e aveva deciso di farla assistere ai “tre terrificanti Misteri”, della Nascita verginale, della Croce e della Resurrezione gloriosa. Anche lo Spirito Santo comunicò che aveva scelto la medesima Maria, per darle come dote nuziale la sua divina Soavità, per conferirle la sua Paràklésis, l’Avvocatura potente contro il Nemico, e insieme la sua Consolazione irresistibile. Così venne agli uomini “dallo Spirito Santo e da Maria Vergine” (Lc 1, 32; e il Simbolo apostolico) Cristo Signore, che, “generato nella divina eternità dal Padre senza madre”, il Medesimo “fu partorito nel tempo degli uomini dalla Madre senza padre” (i Padri). Così che il Figlio di Dio e Figlio di Maria ebbe come Termine divino della sua esistenza umana lo Spirito Santo, nel quale è consustanziale con il Padre, e come Termine umano la Madre Semprevergine, mediante la quale è consustanziale con tutti gli uomini.

Tutti gli uomini non tanto da “salvare”, termine che nell’età moderna si è fatto molto equivoco, quanto da redimere dal peccato. Il peccato di Adamo, che si configura poi anche come peccato di Caino (Gen 4, 1-12). Dopo il fratricidio consumato sull’innocente Abele, Caino ebbe paura della punizione, e non tanto di quella del suo Signore misericordioso, quanto di quella degli uomini (Gen 4, 13). Ma il Signore misericordioso gli concesse un “segno”, il “segno di Caino”, che per lui fosse di salvezza dalla morte.

Allora il Signore dopo il diluvio, da tutti i discendenti di Noè, operò con sapienza e con pazienza secondo le due irresistibili leggi della redenzione, la “selezione regressiva” o “concentrazione”, che è scelta di uno , un “resto” assunto e posto in favore di tutti gli altri ed è eliminazione degli altri da questa operazione, e per "sussunzione progressiva", che è aggregazione universale di tutti nella salvezza ottenuta dal “resto”. Perciò il Signore da tutti i popoli della terra (Gen 10) scelse Sem e la sua posterità (Gen 10, 21-31). Dalla posterità di Sem scelse la famiglia di Tare, padre di Abramo (Gen 11, 27-32). Dai figli di Tare scelse Abramo (Gen 12, 1-3), e la sua discendenza, Isacco e Giacobbe. Dai dodici figli di Giacobbe scelse la tribù di Giuda (Gen 49, 8-12). Dalla tribù di Giuda scelse la semitribù dei Cainiti (o Qaini­ti, o Qeniti, o Qenizziti) con Caleb, con capitale Hebron (Gios 14, 6-15). Da questa semitribù (o dan) scelse la famiglia di Ishaj (lesse), e dagli otto figli di Ishaj scelse David (i Sam 16,1-12), sul quale pose il suo Spirito divino onnipotente e messianico(1 Sam 16, 13).

Da David finalmente e irreversibilmente discese nella carne (Mt i, 1; Rm i, 3) attraverso la sola Maria Semprevergine, senza concorso di uomo (Mt 1, 16), il Figlio di Dio, Figlio di Abramo, Gesù Cristo, il Redentore.

Il “segno” che Caino ricevette è la confluenza sua e di tutti i peccatori nella sua posterità peccatrice, riassunta dai Cainiti, il “clan di Caino”, il cui Capo divino e umano è il Figlio di Dio, nato dallo Spirito Santo e dalla Semprevergine Maria. Perciò il Figlio di Dio, l’Impeccabile “fatto peccato per noi” (2 Cor 5, 21), "reso maledetto per noi" secondo la Legge perché sospeso sul Legno (Go 1 3, 13, che cita Dt 21, 23) per ottenere la Benedizione e la Promessa d’Abramo che è lo Spirito Santo (Ga 1 3, 14), che “assunse la carne di peccato” carica quindi di morte (Rm 8, 3), che essendo e restando Dio si fece anche schiavo obbediente fino alla morte e morte di croce (Fil 2, 6-8). Portando sulla croce Caino e la sua discendenza, il Figlio di Dio distrusse l’incapacità di Adamo e di Eva di dare figli a Dio, e riaprì in “sussunzione progressiva” illimitata le porte dell’ingresso al Padre nello Spirito Santo.

Questo è anche il contenuto delle liturgie d’Oriente e dell’Occidente alla domenica della Resurrezione e al venerdì santo, ma anche del Natale, dell’Annunciazione, della nascita della Vergine.

Il Natale del Signore nella carne è una fonte inesauribile, che non conosce l’ovvio banale del gelido “albero” cosificante, ma la sorpresa rinnovata, la meraviglia mai sazia, lo stupore adorante davanti a Colui che dall’Oceano infinito della Divinità beata volle approdare alla riva angusta e dolente della storia degli uomini per un unico scopo:

“Dio restando quello che era volle farsi anche quello che non era, Uomo creato, vero, limitato, mortale, affinché gli uomini creati, limitati e mortali, restando quello che erano, diventassero finalmente dèi per grazia dello Spirito Santo. Questa è la “formula di scambio” o “formula della divinizzazione”, che viene dalla santa Scrittura, è codificata fedelmente dai Padri e si vive con efficacia infinita nella santa liturgia della Chiesa.

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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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