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Meditazioni per le festività (di Mons.Riboldi)

Ultimo Aggiornamento: 07/07/2017 21:39
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17/08/2013 06:13
 
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XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

 L’Amore non vuole compromessi

 

 Non so se voi, che considero amici e compagni in questo cammino alla sequela di Gesù, avete incontrato fratelli o sorelle, uomini, donne, giovani, anziani, la cui vita è di totale fedeltà gioiosa a Dio, non importa quale sia la loro vocazione, se chiamati alla vita religiosa, tutti e solo di Dio, o al matrimonio. È un vero spettacolo di paradiso.

Basta guardarli negli occhi ed è come ammirare la bellezza di un cielo senza veli, come quello che a volte ammiriamo in alta montagna, là dove non arrivano i miasmi della terra.

Ricordo un giorno, in pellegrinaggio, nel deserto, percorso da Mosè e dagli Ebrei, fuggiti dall’Egitto per recarsi nella terra promessa, mi fu dato di sostare una sera ai piedi del monte Oreb, dove Dio dettò le Leggi delle XII Tavole.

La notte era di una limpidezza a noi sconosciuta e, guardando il cielo, pareva davvero un incredibile ‘tessuto di stelle’, difficile da contemplare nelle nostre pianure coperte da smog.

Mi venne spontaneo pensare: Come sarebbe bello avere un cuore tanto buono da essere un ‘tappeto di stelle’ come questo cielo! Ed è possibile vederlo proprio quando si ha la fortuna di stare vicino a fratelli che si portano addosso come vestito la santità, in tutte le sue forme ed espressioni.

Nella loro vita si può vedere la meravigliosa bellezza che Dio ha dato all’uomo.

E quella notte, in cammino verso l’Oreb, avevo come l’impressione di ‘toccare il cielo’...proprio come quando si ha la gioia di incontrare gente di fede e di amore. E sono tanti, tanti.

Ma come arrivare a essere così ‘celesti’?

Gesù, oggi, nel Vangelo, parlando del suo grande desiderio di realizzare la missione del Padre, con la sua crocifissione e morte – amore senza fine, dato per farci entrare nell’Amore – ha parole ‘di fuoco’. Leggiamole.

“Gesù disse ai suoi discepoli (a quelli cioè che dopo di Lui avrebbero dovuto essere i continuatori della ‘Sua opera’): ‘Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso! C’è un battesimo che devo ricevere, e come sono angosciato, finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D’ora innanzi in una casa di cinque persone, si divideranno due contro tre: padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera’.

Poi rivolgendosi alle folle disse: ‘Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: ‘Viene la pioggia’ e così accade; quando soffia lo scirocco dite: ‘Ci sarà caldo’ e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?”. (Lc. 12, 49-57)

Questo di Gesù, oggi, può apparire un discorso duro.

Naturalmente, quando parla di ‘odio’, non lo intende nel significato che gli diamo noi, ossia un perverso sentimento contro qualcuno, ma il totale distacco da sé per fare posto all’Amore: un Amore che in Gesù davvero era un ‘battesimo’, un ‘fuoco’ che gli bruciava dentro.

L’’odio’ o distacco totale è mettersi in totale disaccordo con quello che in noi sono ‘spine e rovi’, cioè negligenze e vizi, per fare posto alla santità. Ed è lì la vera pace cui aspirano i santi, per poi donarcela, anche se è evidente che i profeti, quelli che nel nome di Dio e per il bene della gente non hanno paura di indicare la verità, non hanno mai vita facile...ma alla fine ‘Dio vede e provvede’!

“In quei giorni – dice la Parola di Dio oggi, propri riferendosi ad un grande profeta, Geremia – i capi dissero al re: ‘Si metta a morte quest’uomo, perché scoraggia i guerrieri che sono rimasti in città e scoraggia tutto il popolo, dicendo loro simili parole, poiché questo uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male’. Il re Sedecia disse: ‘Ecco è nelle vostre mani: il re infatti non ha potere su di voi’. Essi allora presero Geremia e lo calarono nella cisterna di Malachìa, principe regale, la quale si trovava nell’atrio della prigione. Nella cisterna non c’era acqua, ma fango e così Geremia affondò nel fango. Ebded-Melech uscì dalla reggia e disse al re: ‘Re, mio signore, quegli uomini agirono male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremia, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame sul posto, perché non c’è più pane nella città’. Allora il re diede questo ordine a Ebded-Melech: ‘Prendi da qui con te tre uomini e fa risalire il profeta Geremia, prima che muoia’.” (I Libro di Ger. 38, 4-10)

Tornando alle parole di Gesù è chiaro il suo ammonimento di ‘capire i segni del nostro tempo’, per saper discernere e trovare le vie della verità.

Amo sempre cogliere pensieri del grande Paolo VI, davvero profetici:

“La vita cristiana è come un sole che risplende sull’insieme dei nostri giorni. Figlioli miei, se questo sole finisce per spegnersi, che cosa si perderebbe? Alcuni dicono, niente. E invece si perderebbe proprio il senso della vita. Perché lavorare, perché amare gli altri, perché essere buoni, essere onesti, perché soffrire, perché vivere, perché morire, se non c’è una speranza al disopra di questa terra? È la vita cristiana a dare il senso, il valore, la dignità, la libertà, la gioia, l’amore al nostro passaggio sulla terra. Per questo l’invito paterno vuol essere possente come un grido, che dovrebbe rimanere a ricordo del nostro incontro: siate cristiani, siate cristiani!” (giugno 1964)

Impariamo a ‘sognare’ un mondo nuovo, amato da Dio e che si fa amare!

Ci sono tanti segni buoni, ancora oggi, da cogliere e seguire.

Anche Papa Francesco, continua ad esortarci: "Non perdiamo mai la speranza, anche di fronte al male che c'é nella nostra storia, perché non è lui il più forte".

In Brasile ha dichiarato: "E' vero che oggi sono in molti, che sentono il fascino di tanti idoli che si mettono al posto di Dio: il denaro, il successo, il potere, il piacere. Questi sono solo idoli passeggeri …  espedienti che danno solo compensazioni passeggere" e ha sottolineato come si debba ricordare che i nostri giovani "non hanno bisogno solo di cose, hanno bisogno soprattutto che siano loro proposti quei valori immateriali che sono il cuore spirituale di un popolo, la memoria di un popolo: spiritualità, generosità, perseveranza, fraternità, gioia; sono i valori che trovano la loro radice più profonda nella fede cristiana". Ha poi suggerito di "lasciarsi sorprendere dalla speranza … vivere nella gioia,  perché il cristiano non può essere pessimista, non ha la faccia di chi sembra trovarsi in un lutto perpetuo, perché sa che il lutto e la morte sono stati sconfitti".

Come sempre preghiamo con Madre Teresa di Calcutta:

“O Dio del cuore, tu che hai creato e dato la vita a noi,

facci crescere in amore per te e l’uno per l’altro.

Hai mandato tuo Figlio Gesù Cristo per rivelarci che tu

ti prendi cura di noi tutti, e che tutti ci ami.

Donaci il tuo Santo Spirito affinché susciti in noi

una fede forte e senza compromessi,

per capire, con profonda comprensione della vita degli altri popoli,

la disposizione originaria dell’umanità,

in modo da sapere scorgere in tutto tuo Figlio.”

 

Antonio Riboldi – Vescovo –

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