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Meditazioni per le festività (di Mons.Riboldi)

Ultimo Aggiornamento: 07/07/2017 21:39
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16/06/2011 23:02
 
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Santissima Trinità (Anno A)

Solennità della SS.MA TRINITÀ

Un tempo nelle famiglie si iniziava la giornata, come ogni azione, compresa quella del mettersi a tavola, con il 'segno della Croce', che è davvero il simbolo della nostra fede, come a confermare la consapevolezza che tutto era fatto nel Suo Nome.

Un 'segno' davvero tanto semplice, ma accompagnato dalla professione della nostra fede, ossia, ciò che sto iniziando si compia 'nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo', nel ricordo della morte e resurrezione di Gesù, che sulla Croce ci ha salvati.

È un semplice, ma profondo modo di proclamare la nostra fede ed anche di dare senso alle nostre azioni, oltre che metterle nelle sicure mani della Trinità.

Normalmente al segno della croce si aggiungeva la lode alla Trinità: 'Sia gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo'. La Chiesa stessa, ogni volta che prega, come a dare gloria e ragione a ciò che chiede nella preghiera, conclude: 'Per il nostro Signore Gesù Cristo, che è Dio e vive e regna nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Una realtà di vita con il nostro Dio, che confermiamo nel Credo, riconoscendo quanto Dio ha realizzato per noi, cominciando dal Padre: 'Credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra', per poi contemplare Gesù: 'Credo in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nato da Maria Vergine, fattosi uomo, fu crocifisso per noi, morì e fu sepolto, è asceso al cielo e siede alla destra del Padre'. Infine: 'Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa Cattolica', di cui lo Spirito è l'Anima. Un credo che è davvero non solo la nostra carta d'identità davanti a Dio, ma è anche la certezza del divino e stupendo Suo vivere ora vicino, tanto vicino a noi, per condividere, rispettando la nostra libertà, il cammino di fede della nostra breve esperienza terrena, per domani renderci partecipi della Sua Gloria in Cielo.

La liturgia di oggi ci presenta l'apparizione di Dio a Mosé.

"Mosé si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano. Allora il Signore scese nella nube, si fermò presso di lui e proclamò il nome del Signore. il Signore passò davanti a lui proclamando: 'Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e fedeltà.

Mosé si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: 'Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mio Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato:fa “di noi la tua eredità”. (Es. 34,4-9)

Pensando all'incredibile amore che la Trinità svolge in modo sorprendente in mezzo a noi, facendosi vicina e partecipe della nostra vicenda, non si può non essere assaliti dallo stupore.

Accanto a ciascuno di noi veglia il Padre, che davvero non solo ci ha fatto dono della vita, ma ci ha affidato un compito che noi dobbiamo svolgere, che dipenderà dalle nostre scelte. Lui ci traccia la strada, mostrandoci la Sua Volontà - che è la nostra stessa piena realizzazione - e ci sta vicino come solo un padre sa fare.

Ed è proprio il Figlio Gesù, che ci ha insegnato come sentirlo vicino, con la preghiera unica, ineffabile, che è il 'Padre nostro', un vero riassunto dell'amore del Padre per noi.

Gesù, Suo Figlio, incarnandosi, non solo ha assunto la nostra natura, ma l'ha purificata dopo il peccato originale, restituendoci la possibilità di tornare con fiducia a Dio come figli prodighi, riassaporando ogni giorno la dolcezza e bellezza del Suo abbraccio. Il Padre, appena vide il figlio, che aveva abbandonato la Sua casa, per scegliere altro, 'commosso gli corse incontro, lo abbracciò e gridò: 'Facciamo festa!'.

È una continua storia d'amore, che tutti conosciamo: la storia di un Padre, che conosce le nostre debolezze, eppure ha sempre le braccia aperte al perdono.

Un Padre che, come tale, presiede la grande famiglia, che è l'umanità.

Un'umanità che, come possiamo constatare ogni giorno, non sempre comprende e gioisce di essere tanto amata dal Padre, ma pare ami l'infelicità del figlio prodigo, non trovando il coraggio di 'rientrare in se stessa' e dire: 'Tornerò da mio Padre'.

Così afferma Gesù a questo proposito:

"Gesù disse a Nicodemo: 'Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di Lui".

E poi Gesù avverte ciascuno di noi:

"Chi crede in Lui non è condannato, ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'Unigenito Figlio di Dio'. (Gv, 3, 16-18)

Ed è Gesù che, interpellato dai suoi discepoli - 'Maestro, insegnaci a pregare.' - ci ha trasmesso la più bella preghiera, uscita dal Cuore del Figlio, per noi figli prodighi: 'Padre nostro, che sei nei cieli ... '. La più preziosa preghiera, che tutti dovremmo avere sulle labbra e nel cuore, perché, non solo è il programma della vita di ciascuno di noi, ma, quello che più conta, è un meraviglioso dialogo tra noi e il nostro Padre.

Ed infine Gesù ci ha donato il Suo stesso Spirito, perché 'restasse con noi, fino alla fine dei tempi', ispirando le nostre scelte e donando la forza di compierle.

Quante volte, incontrando o vedendo fratelli o sorelle di fede, si rimane come stupiti nell' ammirare come in loro davvero vive Dio. E quante volte udendo la Parola del S. Padre, di sacerdoti o di semplici credenti, si coglie 'l'ispirazione' dello Spirito Santo che li guida.

Abbiamo ancora nel ricordo, vivissima, la vita del beato Giovanni Paolo II, e più passa il tempo e più si ha la certezza che in lui davvero agiva lo Spirito Santo. Affrontava tutto, compresa la malattia, con la forza che è dono dello Spirito. Ho sempre nella mente la sua visita ad Agrigento. Si rivolse con forza, 'improvvisando', e scuotendo tutti, agli uomini della mafia: 'Non uccidete ... '. Uno spettacolo divino della Presenza dello Spirito, che appare tante volte nella storia degli uomini. E dovrebbe essere anche in noi.

Davanti a questo stupendo quadro del rapporto che la SS.ma Trinità ha con ciascuno di noi, viene da pregare:

"Credo in Te, Dio, mi fai scoprire il senso della vita; mi inviti a rimanere con te, a rimanere in tua compagnia, per scoprirti amore che si dona.

Credo, mio Dio, che Tu sei Santo ed io ti adoro. Spesso mi chiudo nella mia fragilità, mi lascio imprigionare dalle mie paure, mi ancoro a tante mie certezze, e tu mi sussurri poche parole: 'Non temere, ti amo'.

Credo, mio Dio, che tu mi hai dato tutto: ti ringrazio. Ti rendo grazie per la bellezza della creazione, per avermi pensato, desiderato e amato da sempre. Ti ringrazio per avermi dato la tua vita e aver offerto il tuo amore per me e per la mia salvezza.

Credo, mio Dio, che tu sei pieno di misericordia. Le mie paure, i miei limiti, il mio peccato aprono le braccia della tua bontà. Tu sei qui, dentro di me, pronto ad accogliermi. Mi proponi la tua amicizia e mi sveli i desideri del tuo Cuore. Sii per me Luce che rischiara la strada, Parola viva che mi sostiene nelle scelte di ogni giorno.

Grazie, o Dio, perché ci sei e bussi alla mia porta, anche quando la sbarro davanti a Te, finché io la apra, perché senza di Te la vita non ha futuro.

È davvero una grande gioia, anche solo pensare che c'è Dio tanto vicino a noi, con amore.

"Un maestro di spirito - affermava Paolo VI - diceva: 'Nella vita spirituale c'è una sola tristezza legittima, ed è quella che ci sorprende e ci deve prendere quando abbiamo peccato: i nostri peccati sono la vera e grande tristezza. E per questo c'è il rimedio: la misericordia di Dio'. Perciò la vita del cristiano deve sempre avere accesa sopra di sé la gioia. Tutto deve svolgersi nel clima di una semplice ma serena pace, che parte dalla grazia di Dio.

Vorrei domandarvi: avete mai incontrato un santo? E se l'avete incontrato, qual è la nota che avete

trovato in quell'anima? Sarà una gioia, una letizia così composta, così profonda, così semplice, ma così vera. Ed è questa trasparenza di letizia che ci fa dire: quella è davvero un'anima buona, perché ha la gioia nel cuore, ebbene, io auguro che voi tutti, che siete uniti a Cristo, abbiate sempre la letizia dell'anima". (Paolo VI, 1961)

Ed è la gioia che oggi, nella solennità della SS.ma Trinità, che è in noi, faccio a voi. Gioia: il più grande dono della fede.

Antonio Riboldi – Vescovo –
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