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RIFLESSIONI IN PILLOLE

Ultimo Aggiornamento: 12/07/2022 15:20
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08/07/2016 09:51
 
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Voce di uno che grida nel deserto... ..preparate la via del Signore:
Giovedì, 7 luglio 2016

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Andate, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

«Predicate che il Regno di Dio è vicino»: gli Apostoli, adempiono la loro missione, guidati e sorretti dalla Spirito Santo. Il loro compito è di dare al mondo un annuncio di pace e di salvezza, che hanno già ricevuto a loro volta e che, se accolto, sortirà effetti prodigiosi nella vita degli uomini: gli infermi, i malati di lebbra sono guariti, i morti risuscitano, i demoni sono scacciati. Sono così in sintesi gli effetti della grazia divina, che fa d’ogni uomo una creatura nuova. È l’avvento del Regno di Dio. E’ necessario però che tale annuncio sia dato nell’assoluta gratuità, sia perché è dono di Dio e non degli uomini, sia perché rifulga che esso sgorga dall’amore e non può essere in nessun modo barattato con il denaro. L’operaio deve andare sgombro d’ogni umana sicurezza perché egli deve riporre la sua fiducia solo in Colui che lo ha inviato e nella purezza del messaggio che ha da annunciare. Non può fare affidamento neanche sulla certezza che quanto egli predica sia poi effettivamente accolto. Anzi l’apostolo sa bene che andrà incontro all’odio e alle persecuzioni. La storia della chiesa è ricca di esempi di annunciatori eroici e di martiri in una catena ininterrotta fino ai nostri giorni. Ogni cristiano, per vocazione, deve diventare un fedele testimone di Cristo e ciò anche quando il mondo ci ostacola, ci contraddice e ci umilia. Le strade del mondo debbono essere ancora percorse da schiere di apostoli, da ferventi testimoni di Cristo affinché la verità rifulga e il bene prevalga. Amen.
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11/07/2016 08:51
 
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Voce di uno che grida nel deserto... ..preparate la via del Signore:
Lunedì 11 luglio, san Benedetto

Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.

Oggi la Chiesa celebra san Benedetto che visse in un epoca simile alla nostra, con una Chiesa in difficoltà e lontana dall'ideale evangelico, con un Impero allo sbando sotto la pressione di nuove popolazioni e nuove culture, con l'impressione di vivere alla fine di un'epoca..., proprio come noi oggi. Ma con il suo desiderio di rifugiarsi nel Signore, lontano dal mondo, rielaborando precedenti esperienze di vita comunitaria fatte da altri, "inventa" il monachesimo occidentale. La sua regola, a distanza di un millennio, risplende per il suo equilibrio e il suo buon senso e ancora attira migliaia di uomini e donne a lasciare tutto per vivere sotto la guida di un abate sulle strade della sequela di Cristo. Benedetto ricorda alla nostra società e alla nostra Chiesa, troppo spesso ridotta ad agenzia di servizi religiosi, la priorità dell'interiorità, della meditazione e della preghiera. Come bene scrive nella sua regola, IL DISCEPOLO NON DEVE ANTEPORRE NULLA ALL'AMORE DI CRISTO. Troppe volte, invece, anche se credenti, anche se discepoli, troviamo mille cose da fare prima di fermarci e di lasciarci amare dalla tenerissima presenza del Maestro. I monaci, ancora oggi, sono lì a dimostrare all'umanità che vale la pena vivere dedicando ogni energia alla ricerca di Dio e all'ascolto della Parola. Imitiamone il cammino nella condizione in cui viviamo! AMEN.
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13/07/2016 18:38
 
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Voce di uno che grida nel deserto... ..preparate la via del Signore:
Mercoledì 13 luglio 2016

In quel tempo, Gesù disse:- Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.

Gesù benedice e ringrazia il Padre perché ha fatto conoscere il Vangelo del Regno ai "PICCOLI" e tra loro non ci sono molti potenti e intelligenti; sono per lo più pescatori, impiegati di basso livello o comunque persone di ceto non elevato. "Piccolo" è chi riconosce il proprio limite e la propria fragilità, chi sente il bisogno di Dio, lo cerca e si affida a lui. Il testo evangelico, pertanto, quando parla con tono dispregiativo dei "colti e intelligenti"; né si riferisce a coloro che con fatica ricercano la verità e il miglioramento della vita personale e collettiva. Tutt'altro. Intende piuttosto quell'atteggiamento che trova negli scribi e nei farisei. Costoro si sentono a posto davanti a Dio, ricchi delle proprie buone opere; si ritengono a tal punto colti delle cose di Dio da non avere il minimo di inquietudine; sono così sazi di se stessi che non sentono il bisogno di stendere la mano per chiedere l'aiuto a Dio. Questa autosufficienza, inoltre, non è affatto neutra, si accompagna al disprezzo per gli altri, come Gesù stesso ci mostra nella parabola del fariseo e del pubblicano: il primo prega in piedi davanti l'altare mentre il secondo prostrato, in fondo, si batte il petto, pentito. Eppure, aggiunge Gesù, è proprio quest'ultimo ad essere giustificato. Sia lodato Gesù Cristo!
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14/07/2016 07:29
 
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Giovedì 14 luglio 2016

In quel tempo, Gesù disse:- Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.

Il Signore, come un amico buono, chiama a sé tutti coloro che sono affaticati e appesantiti dalla vita: da quel pubblicano al piccolo gruppo di uomini e donne che lo seguono, sino alle folle di prive di speranza, oppresse dallo strapotere dei ricchi, colpite dalla violenza della guerra, della fame, dell'ingiustizia. Su tutte queste folle dovrebbero, oggi, risuonare le parole del Signore: "Venite a me, vi darò ristoro". Il ristoro non è altro che Gesù stesso: riposarsi sul suo petto e nutrirsi della sua Parola. L'Amore, che è Lui stesso, non ti schiaccia; anzi ti solleva, ti porta. Così la fatica non è più la nostra, ma sua in noi. Tutto cambia senso; cambia peso, diventa sopportabile e leggero. A un patto però che impariamo l'umiltà e la mitezza del suo cuore.. Quante volte anche io mi sento affaticato e oppresso! Affaticato perché inseguo mille obiettivi senza mai raggiungerne uno. Oppresso da mille pensieri, preoccupazioni, sofferenze. Tu, Signore, mi liberi dalla fatica perché mi indichi l’unica vera realtà su cui fissare lo sguardo. Mi liberi dall’oppressione perché in Te e con Te ogni sofferenza assume un altro peso. Sei Tu, Signore, la mia gioia... Oggi cercherò un momento di quiete in preghiera per sintonizzare il mio cuore al cuore di Gesù. Mi riposerò in Lui consegnandogli le mie preoccupazioni e quel carico di orgoglio che rende pesante i miei giorni. Amen.
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15/07/2016 10:06
 
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Venerdì 15 luglio 2016

Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato.

I farisei non perdono occasione per pensare male di Gesù (e dei suoi), e per accusarlo, poichè Gesù lascia prendere qualche spiga di grano ai discepoli durante il cammino, in giorno di sabato, poiché la legge proibiva di fare qualsiasi lavoro. Gesù risponde con le parole di Osea: "Misericordia io voglio e non sacrificio". Il Signore non desidera l'osservanza fredda ed esteriore delle norme, ma il cuore. Non si tratta di disprezzare le norme, ma sopra ogni norma c'è la compassione, che è un dono da chiedere a Dio perché non viene dal nostro carattere... Oggi entrerò nel mio cuore per vedere le motivazioni del mio operare. Cerco davvero il Signore e sono responsabile del bene di chi mi sta intorno? Sono mosso dall'amore o da vanagloria? Il Signore ci dia pace!
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17/07/2016 08:44
 
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Domenica 17 luglio 2016

Marta aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Lei invece era distolta per i molti servizi, si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire?i». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

L’amore per il prossimo che Gesù ci ha insegnato con la parabola del buon samaritano, non è possibile senza un rapporto profondo con il Signore. Fra le esigenze della vocazione apostolica, c’è anche l’ascolto attento della Parola di Dio e Gesù ce lo fa capire quando è ospite di due sorelle, Marta e Maria, che lo accolgono in maniera diversa: una è occupata in molte cose da fare, per dimostrare così il suo interesse per Gesù, e l’altra lo ascolta seduta ai suoi piedi, con l’atteggiamento del discepolo. Marta non capisce e protesta e Gesù le fa capire che non bisogna affannarsi e agitarsi con cose, magari importanti, che però rubano tempo all’ascolto della sua Parola. C’è bisogno di una sola cosa perché da questa poi scaturisce tutto il resto, mentre non è possibile il contrario. L’atteggiamento di Marta, più che essere sbagliato (è giusto e doveroso servire Dio e i fratelli!), manca della parte migliore che Maria si è scelta. Un albero secca presto se gli manca l’acqua e così è del nostro rapporto con Dio: si inaridisce se non lo abbeveriamo alla sorgente dell’Amore.

Impara a conoscere il cuore di Dio nelle parole di Dio. (Gregorio Magno)
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18/07/2016 07:19
 
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Lunedì 18 luglio 2016

In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno».

Oggi, nel tempo in cui viviamo e come allora ai tempi di Gesù, chiediamo sempre segni. Come possiamo davvero sapere che Dio esiste, che ci ama e che è buono? Allora, poniamo delle condizioni: DIO, SE ESISTI VERAMENTE FA CHE... E mi vedo Dio, tenero, con un taccuino che annota, disperatamente, tutte le nostre richieste. Richieste a volte buone e legittime, come la guarigione di una giovane madre, oppure la fine delle guerre nel mondo, ma anche ASSURDE, come la richiesta di una vincita al superenalotto o la sparizione di una persona antipatica... Gesù è severo: non ci sarà dato nessun segno, solo quello di Giona. Giona è un profeta che, di malavoglia, ha chiesto ai cittadini di Ninive di convertirsi. E questi, udite, udite!, lo hanno fatto, dal re fino all'ultimo schiavo si sono pentiti e hanno chiesto perdono. Il segno che ci è dato è quello della predicazione, della Parola, della profezia, nulla di più. Il grande segno, per noi discepoli, è la morte e resurrezione del Signore. Smettiamola, allora, di correre dietro ai segni prodigiosi, a cercare il miracolo più strano, la manifestazione più bizzarra: non sono i segni che convertono! Il Signore ci dia pace!
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19/07/2016 09:02
 
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Martedì 19 luglio 2016

«Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».

Siamo fratello, sorella e madre del Signore Gesù. Perché ascoltiamo la sua Parola e la mettiamo in pratica, perché cerchiamo, nel nostro limite, di vivere alla sua presenza, e camminiamo sulla via dell'amore ricevuto e donato. Siamo famigliari di Dio e, per molti, l'esperienza della fede e della Chiesa è più di un rapporto famigliare di sangue. Per molti fra noi, l'intimità di spirito raggiunta con alcuni amici nel Signore è cento volte più vera e forte di una relazione con fratelli assenti, con genitori egoisti e dispotici, di sorelle gelose. Il vangelo propone una nuova forma di vita comune che supera i legami famigliari, troppo condizionati dalla società, troppo legati alle influenze del pensiero comune. La famiglia può essere (dovrebbe!) il luogo dell'educazione alla vita e alla fede, delle relazioni stabili ed equilibrate, della ricerca comune del bene. Succede, sempre più spesso, che diventi il luogo del malessere e del disagio, della vessazione e della prevaricazione. Ispiriamo le nostre famiglie alla logica del vangelo, alle nuove relazioni che scaturiscono dall'appartenere a Cristo. E gioiamo di appartenere alla grande avventura che è la Chiesa! Sia lodato Gesù Cristo!
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20/07/2016 08:07
 
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Mercoledì 20 Luglio 2016

«Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde......

Gesù non vuol dividere gli uomini e le donne in due categorie, quelli che rappresentano il terreno buono e gli altri quello cattivo. Ciascuno di noi riassume tutte le diversità di terreno riportate dal Vangelo. Magari un giorno è più sassoso e un altro meno; altre volte accoglie il Vangelo ma poi si lascia sorprendere dalla tentazione; e in un altro momento ascolta e porta frutto. Una cosa è certa per tutti: c'è bisogno che il seminatore entri nel terreno, rivolti le zolle, tolga i sassi, sradichi le erbe amare e getti con abbondanza il seme. Il terreno, che sia sassoso o buono, quasi non importa, deve accogliere il seme, ossia la Parola di Dio. Essa è sempre un dono. - (Mons. Vincenzo Paglia )

Io sono tutte e tre queste cose: strada, sassi, spine. Prego il Signore di aiutarmi a lavorare nel terreno del mio cuore perché possa diventare terra buona per la sua parola, per il suo amore, per il suo regno", perché possa tagliare tutti i rovi facendo spazio alla buona semente... e attingere l'acqua della grazia per poter annaffiare quel che Lui semina. Amen.
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22/07/2016 07:31
 
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Giovedì 21 Luglio 2016

Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!».

Solo il cuore docile può aprire l'interpretazione della parabola, del segno della Parola. Il cuore indurito, pur sentendo la Parola, non riesce a interpretarla, a capire la parabola, e tutto rimane chiuso e impossibile da capire. Beati sono quelli che possono interpretare e comprendere quello che vedono e sentono da Gesù. Perché la parola di Gesù non è semplicemente e letteralmente proclamata, ma è ANNUNCIATA. La Parola del Vangelo viene a noi annunciata perché noi la trasmettiamo in annuncio con lo stesso stile fatto a noi, non cambiato. E lo stile da rispettare in questo annuncio è il mistero della Parola, che richiede l'interpretazione viva (e non fatta da tempo, a monte, e solo da alcuni) della comunità che solo così la può intendere. Altrimenti... HANNO OCCHI E NON VEDONO, HANNO ORECCHI E NON ODONO. Buona giornata, oggi fate una preghiera per una mia intenzione. Grazie. Viva Maria della Provvidenza.
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24/07/2016 10:57
 
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Voce di uno che grida nel deserto... ..preparate la via del Signore:
Domenica 24 luglio 2016

uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».

La preghiera è un colloquio intimo, uno scambio di opinioni, una reciproca intesa. Non una lista della spesa, non un tentativo di corruzione, non una litania portafortuna. Concepiamo la preghiera come una serie di formule bene auguranti, ma la preghiera è fatta anzitutto di ascolto, l'ascolto di Dio.


Gesù ci svela il volto del Padre: è a lui che rivolgiamo la preghiera. Non a un despota capriccioso, non a un potente da convincere. Siamo diventati figli, ci ha detto san Paolo, Dio ci tratta come tratta il suo figlio beneamato. Un buon Padre sa di cosa ha bisogno il proprio figlio, non lo lascia penare. Molte delle nostre preghiere restano inascoltate perché sbagliano indirizzo del destinatario: non si rivolgono a un padre ma a un patrigno o a un antipatico tutore a cui chiedere qualcosa che, pensiamo, in realtà ci è dovuto. La splendida e unica preghiera che Gesù ci ha lasciato dovrebbe essere la preghiera sempre presente sulle nostre labbra, a cui attingere, preghiera piena di buon senso e di concretezza, di affetto e di gioia, di fiducia e di realismo, ci permette di rimettere al centro la nostra giornata. E Gesù è sicuro di ciò che dice: se chiediamo otteniamo, se ci affidiamo siamo accolti in un caldo abbraccio dal Padre. Buona domenica. Il Signore vi dia pace.
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27/07/2016 10:15
 
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Mercoledì 27 Luglio 2016

*In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».*

Vale la pena credere. Vale la pena di lasciare tutto per seguire il Signore. Vale la pena accettare la sua sfida, alzarci e seguirlo, lui che può colmare il cuore più di quanto possa fare il più grande amore umano. Vale la pena faticare, perché la fede richiede inevitabilmente uno sforzo, un discernimento continuo. Vale la pena, come chi, casualmente, trova nel giardino di casa un tesoro, come il collezionista che finalmente trova la perla desiderata da tutta una vita e vende tutto ciò che ha per possederla. Così scrive Matteo, trent’anni dopo avere seguito il Nazareno. Non è stato lo slancio emotivo ed entusiasta del giovane, dopo tanti anni Matteo si rivede e lo testimonia: ne è valsa la pena. La fede può entrare nella nostra vita in maniera improvvisa e riempirci il cuore di entusiasmo. Ma l’abitudine può mettere a dura prova anche l’entusiasmo più sincero e logorare la nostra fede come si logora l’innamoramento nella quotidianità del matrimonio. Matteo, invece, afferma che l’incontro con il Signore è l’evento più straordinario della sua vita. E se avesse ragione? Fermiamoci, oggi, e chiediamoci se ne è valsa la pena.
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28/07/2016 13:09
 
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Giovedì 28 Luglio 2016

*«Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.*

Con la settima parabola del capitolo 13 di Matteo, Gesù spiega la realtà del “giudizio finale”, non per incutere timore ma per invitarci a considerare la brevità della vita terrena e valutare le scelte che facciamo per prepararci a quel momento in cui saremo faccia a faccia con Dio e sperare di essere posti tra i pesci buoni. Per prepararci a questo incontro, siamo chiamati ogni giorno a camminare guardando il cielo, cercando di capire il senso della nostra esistenza e della missione per la quale siamo stati creati e chiamati. Siamo tutti invitati ad essere santi, nel luogo e nella condizione di vita in cui ci troviamo. La santità non è privilegio di alcuni, ma è vocazione di tutti: dobbiamo desiderarla, crederci e realizzarla. Dobbiamo vivere nella gioia questo tempo terreno perché tempo di misericordia e purificazione e «il Signore adempirà la sua promessa» perché «vuole che nessuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi».
*Il Signore ti dia pace.*
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31/07/2016 07:32
 
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Voce di uno che grida nel deserto... ..preparate la via del Signore:
Sabato 30 Luglio 2016

In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».

Quanti perseguitati per la giustizia anche ai nostri giorni! Quante notizie ci giungono quotidianamente di persone minacciate, torturate, uccise… Quanti martiri per il nome di Cristo anche nella nostra epoca che si qualifica “moderna”!
Se Giovanni Battista da un lato è riconosciuto come profeta, dall’altro è considerato come una minaccia al sistema corrotto e quindi va eliminato. Come Giovanni, così tanti cristiani, tanti eroi nascosti sparsi per il mondo, lottano per la giustizia, la legalità, la pace, l’uguaglianza, e per questo diventano persone scomode e talvolta pagano le loro scelte col prezzo della vita. Ma noi sappiamo che il vero martire non muore, vince la morte e l’odio in nome di quel Gesù che per primo ha dato la sua vita per noi. Allora oggi forse dovremmo chiederci fino a che punto, noi che ci diciamo cristiani, siamo capaci di scelte coerenti e testimoniamo la nostra fede nel mondo di oggi?

*Il Signore ti dia pace*
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31/07/2016 11:35
 
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Domenica 31 Luglio 2016

*“Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio"*

«Anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». I troppi beni abbagliano l’uomo, ma se egli rientra in se stesso constata l’inconsistenza delle cose materiali e la caducità della vita. Possono forse le ricchezze preservarci dalla malattia o dalla morte? Possono tutti i beni del mondo assicurarci la felicità duratura? No! La nostra felicità, dunque, non dipende dal possesso. Esso spesso ci allontana da Dio, quando non condividiamo i nostri beni con chi si trova nel bisogno. Non si tratta soltanto di beni materiali, ma dell’avarizia del cuore, che vuol dire non condividere, non mettersi a servizio degli altri, non dispensare pace e armonia. Nessuno conosce l’ora della propria morte. Essa sorprende perché giunge spesso improvvisa e indesiderata. Eppure arriva, non fa sconti a nessuno. Tanto vale disporre di ciò che si possiede in maniera giusta, facendone parte a chi non ha. Perché «quello che hai preparato, di chi sarà?». Le cose materiali, pur necessarie alla sussistenza, passano. L’Amore resta. Accontentiamoci, dunque, del “giusto”, perché accumulare tesori di fronte agli uomini significa perderne di fronte a Dio. Buona domenica
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02/08/2016 08:55
 
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Voce di uno che grida nel deserto... ..preparate la via del Signore:
Martedì 2 Agosto 2016

*Sul finire della notte egli andò verso i discepoli camminando sul mare. Vedendolo, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».*

Quando la nostra barca è scossa dai venti, quando abbiamo l’impressione di imbarcare acqua e di affondare, il Signore ci raggiunge, proprio lì, nel cuore della notte. Il dolore e la paura ci possono impedire di riconoscerlo e di scambiarlo, addirittura, per un fantasma. Eppure egli è lì, presente, cavalca le nostre paure, galleggia su tutto ciò che sembra annientarci. Pietro ci rappresenta tutti: quando distogliamo lo sguardo da Gesù e vogliamo camminare per vie che non sono quelle tracciate da Lui, vacilliamo e rischiamo di perderci. Come gli apostoli, anche noi – per non farci sopraffare dalle onde della paura e della morte – dobbiamo imparare ad affrontare le difficoltà con fervida fede e filiale abbandono in Dio, sicuri che Lui ci renderà forti per superare ogni ostacolo.

*Sia lodato Gesù Cristo!*
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06/08/2016 18:57
 
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Sabato 6 Agosto 2016 > Trasfigurazione del Signore

*In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.*

Gesù sale sul Tabor e i tre discepoli gli vanno dietro. Non lo capiscono fino in fondo, ma si fidano. Non riescono ancora a capire il mistero di quel Rabbì che parla apertamente della sua passione e morte, ma seguono il suo cammino. In silenzio. Testa bassa. Uno dietro all’altro. Si sale. Il fiatone batte il ritmo della confusione. E poi accade. Un fruscio. Una bagliore. Gesù è trasfigurato davanti ai loro occhi. Mosè ed Elia conversano con Lui e i discepoli fanno l’esperienza della gloria e della bellezza di Gesù. Pietro è talmente fuori di sé che propone un soggiorno residenziale. Povero Pietro, ancora non sa che il maestro lo porterà su un cammino lungo e faticoso, che dovrà fare i conti con la povertà che lo abita e masticare la rabbia della sua piccolezza. Quella luce stupenda non basterà a dissipare le tenebre e le ombre delle sue paure. Pietro tradirà, dirà di non conoscere Gesù, piangerà lacrime amare, ma troverà dentro di sé il coraggio di lasciarsi amare, di rialzarsi, di ripartire. No, la luce del Tabor, non è spenta. E’ rimasta lì, stupenda e nascosta, nel cuore del focoso Pietro. Ai discepoli confusi è concesso un anticipo della gloria: ecco chi è il messia che seguono, ecco qual è la destinazione della Sua – e loro – avventura. Croce e gloria sono i due lati del mistero di Gesù, sono il vertice della Sua rivelazione. La Trasfigurazione svela che l’una sta dentro l’altra e anticipa quale sarà l’esito del cammino di Gesù. Ai discepoli di allora e di oggi è indicata una via: ascoltatelo. Il Padre dice ai discepoli di ascoltare il Figlio, questo è il suo desiderio, questo è il principio della nostra trasfigurazione: “Ascoltatelo!” Coraggio, cari amici, oggi la liturgia ci richiama al primato dell’ascolto e alla possibilità di vivere una nuova trasfigurazione nella nostra vita. Mettiamo nelle Sue mani le nostre fatiche e le ombre che ci inquietano, consegniamo a Lui tutte le preoccupazioni e le ansie che appesantiscono il cuore. Saliamo al Tabor, con Lui. La luce della sua bellezza non ci lascerà mai soli. Fidiamoci di Dio. Amen
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09/08/2016 08:34
 
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Martedì 9 Agosto 2016 > Santa Teresa Benedetta della Croce


*Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: _“Signore, signore, aprici!”._ Ma egli rispose: _“In verità io vi dico: non vi conosco”._ Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».*

Il mondo è in fiamme: la lotta tra Cristo e anticristo si è accanita apertamente, perciò se ti decidi per Cristo può esserti chiesto anche il sacrificio della vita. Contempla il Signore che pende davanti a te sul legno, perché è stato obbediente fino alla morte di Croce. Egli venne nel mondo non per fare la sua volontà, ma quella del Padre. Se vuoi essere la sposa del Crocifisso devi rinunciare totalmente alla tua volontà e non avere altra aspirazione che quella di adempiere la volontà di Dio. Il mondo è in fiamme: l’incendio potrebbe appiccarsi anche alla nostra casa, ma al di sopra di tutte le fiamme si erge la Croce che non può essere bruciata. La Croce è la via che dalla terra conduce al cielo. Chi l’abbraccia con fede, amore. speranza viene portato in alto, fino al seno della Trinità. Il mondo è in fiamme: desideri spegnerle? Contempla la Croce: dal Cuore aperto sgorga il sangue del Redentore, sangue capace di spegnere anche le fiamme dell’inferno. Attraverso la potenza della Croce puoi essere presente su tutti i luoghi del dolore, dovunque ti porta la tua compassionevole carità, quella carità che attingi dal Cuore divino e che ti rende capace di spargere ovunque il suo preziosissimo sangue per lenire, salvare, redimere. Gli occhi del Crocifisso ti fissano interrogandoti, interpellandoti. Vuoi stringere di nuovo con ogni serietà l’alleanza con Lui? Quale sarà la tua risposta? *“Signore, dove andare? Tu solo hai parole di vita”. Ave Crux, spes unica!* (Edith Stein alias Santa Teresa Benedetta della Croce)
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10/08/2016 18:54
 
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Mercoledì 10 Agosto 2016 > San Lorenzo, diacono e martire

*In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: _«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà»._*

Sempre di martiri parliamo, tornando però indietro nel tempo: oggi la Chiesa celebra la grande figura di Lorenzo, diacono a Roma sotto l’imperatore Valeriano. Da cosa deriva la sua fama diffusa in tutto il mondo? Pur essendo così distante da noi nel tempo, è vicino per la sua appassionata carità: arrestato e costretto dall’imperatore a portargli i tesori nascosti della Chiesa, i diaconi, fra le altre cose, si occupavano delle casse della comunità, Lorenzo gli portò un gruppo di poveri mantenuti dai cristiani: erano quelli l’unica ricchezza della Chiesa. Un gesto forte, coraggioso, che ricorda al mondo che le presunte ricchezze della Chiesa, sono anzitutto al servizio della carità e dei poveri. Ma che ricorda anche alla Chiesa che i beni materiali vanno trattati con grande serietà e trasparenza, che non è possibile applicare logiche di profitto ai denari che servono per soccorrere gli ultimi. Lorenzo, insomma, ricorda a tutti, credenti o meno, la logica della Creazione: il ricco è tale per soccorrere il povero. Nella Bibbia, come ho più volte ricordato, si afferma che la ricchezza è sempre dono di Dio ma che la povertà è sempre responsabilità del ricco.

*_Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio._* (Giuseppe Moscati)
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12/08/2016 18:45
 
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Venerdì 12 Agosto 2016

*In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: _«È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?»._*

Gesù sogna una coppia che sia il riflesso della fedeltà di Dio. Ai suoi tempi esisteva il divorzio ed era pure attribuito a Mosé! Probabilmente era un divorzio solo maschilista , ma nessuno si sarebbe mai sognato di contestarlo. Eccetto Gesù. Gesù dice che le separazioni, i litigi, i divorzi, sono farina del nostro sacco, frutto immaturo della durezza del nostro cuore. Ma Dio la pensa diversamente: quando ha creato l’uomo e la donna, li ha pensati in un’armonia unica, in un’intesa che si costruisce con il tempo. Gesù si schiera in maniera assoluta contro il divorzio, creando scompiglio anche tra gli apostoli: allora è meglio non sposarsi! Certo: se il matrimonio significa farsi servire e riverire, non mettersi in gioco e lasciare sempre una via d’uscita, è meglio non sposarsi. In questi fragili tempi affettivi, le coppie che si sposano nel Signore, che prendono il vangelo come metro di giudizio della propria vita conougale, hanno una grande testimonianza da dare. Il divorzio non è un problema giuridico, e neppure morale, ma sostanziale: noi discepoli crediamo che sia possibile costruire una coppia che vede il proprio percorso come una vocazione a rendere presente il Dio dell’amore. Signore, donaci abbastanza fede per costruire la casa del nostro amore sulla roccia di Cristo, nostro fondamento. Preservaci dagli inganni che la minacciano di rovina. Insegnaci a costruire una casa che chiude le sue imposte ai cattivi venti dell’abitudine e apre le sue porte a tutti quelli che hanno bisogno di riscaldare il cuore alla viva fiamma della nostra gioia. Signore, insegnaci a tessere il manto del nostro amore coi punti della fedeltà, della facilità al perdono e della pazienza, della verità, della gioia e della sofferenza. Aiutaci a non lasciar perdere alcun piccolo punto: sorgente d’una irrimediabile smagliatura. Signore, quando verranno le ore della tempesta, donaci la forza di gettare verso di te l’ancora della preghiera, affinché possiamo attendere insieme e per sempre la riva della tua eternità. Amen.
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15/08/2016 11:19
 
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Lunedì, 15 Agosto 2016
*ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA*

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.

*L' Assunzione di Maria al cielo in anima e corpo è l'icona del nostro futuro,* anticipazione di un comune destino: annuncia che l'anima è santa, ma che il Creatore non spreca le sue meraviglie: anche il corpo è santo e avrà, trasfigurato, lo stesso destino dell'anima. Perché l'uomo è uno. I dogmi che riguardano Maria, sono indicazioni esistenziali valide per ogni uomo e ogni donna. Lo indica benissimo la lettura dell'Apocalisse: vidi una donna vestita di sole, che stava per partorire, e un drago. Il segno della donna nel cielo evoca santa Maria, ma anche l'intera umanità, la Chiesa di Dio, ciascuno di noi, anche me, piccolo cuore ancora vestito d'ombre, ma affamato di sole.
*La festa dell'Assunta ci chiama ad aver fede nell'esito buono*, positivo della storia: la terra è incinta di vita e non finirà fra le spire della violenza; il futuro è minacciato, ma la bellezza e la vitalità della Donna sono più forti della violenza di qualsiasi drago. Santa Maria ci aiuta a camminare occupati dall'avvenire di cielo che è in noi come un germoglio di luce. Ad abitare la terra come lei, benedicendo le creature e facendo grande Dio.
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22/08/2016 11:01
 
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Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore:
Lunedi 22 agosto 2016 - Beata Vergine Maria Regina

*In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare.*

L'uomo di peccato pensa sempre dal peccato che è nel suo cuore. Mai potrà pensare secondo lo Spirito del Signore. La carne ha sempre pensieri secondo la carne. L'uomo spirituale invece ha sempre pensieri secondo lo Spirito. Se una persona vuole avere pensieri secondo lo Spirito deve divenire essere spirituale, cioè si deve lasciare trasformare interamente nel più profondo del suo intimo poichè il cuore di peccato chiude le porte del regno dei cieli davanti alla gente. Le chiude perché esse sono già chiuse per se stesso. Se lui è fuori del regno dei cieli, se vive nel regno del principe di questo mondo, mai potrà pensare di possedere le chiavi della vita. Possiede solo le chiavi della morte e con essa apre il regno della morte ad ogni uomo. Per possedere le chiavi della vita urge che noi per primi siamo nel regno della vita. Le porte si aprono non dal di fuori, ma dal di dentro. Chi è nel peccato al peccato attira e trascina. Chi è nella vita, nella grazia, nella verità alla vita, alla grazia, alla verità attira e trascina. La pastorale di Gesù, fatta dalla pienezza dello Spirito Santo, è ben diversa da quella degli scribi e dei farisei. Quella di Gesù è una pastorale di salvezza. L'altra è di perdizione.

*Tu, di quale tipo di pastorale vuoi fare parte?*
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29/08/2016 13:59
 
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Lunedì 29 agosto 2016 - Martirio di San Giovanni Battista

*Giovanni Battista gli diceva: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.*

L'atteggiamento di chi ascolta è sempre positivo. Ascoltare per meditare e riflettere è sempre cosa buona. Il mettere in pratica ciò che ci viene detto è però ben altra cosa. Quando qualcuno ci dice che sbagliamo a fare qualcosa, solitamente ci arrabbiamo perché prendiamo l'appunto come un giudizio non solo al nostro operato, ma alla nostra persona. Restare perplessi se ci viene detto che sarebbe giusto fare una determinata cosa in altro modo è normale, ma non per questo dobbiamo sentirci giudicati. Se una persona che stimo, che so amica, che mi vuole bene mi esprime un suo dubbio su un mio atteggiamento o comportamento, non mi sento giudicato, ma cerco di riflettere su quello che mi ha detto, anche se ciò che mi ha espresso dovesse essere lontano mille miglia dal mio modo di pensare. Giovanni con pacatezza e moderazione ha avuto il coraggio di dire ad Erode ciò che stava sbagliando, attirandosi le ire di molti, ma non per questo rinunciando ad esprimere il proprio parere con determinazione, anche a costo della propria vita. Erode, dal canto suo, si è rivelato attento alle critiche, ma purtroppo debole nel non voler cambiare e soprattutto incapace di contrastare chi voleva il male di Giovanni. Chi vogliamo essere noi? Giovanni, Erode, Erodiade oppure uno che ascolta le critiche, ci riflette e cerca di cambiare? A te la scelta !!!
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30/08/2016 09:16
 
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*_Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore:_*
Martedì 30 agosto 2016

*Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male.*

Sicuramente vi sarà capitato di parlare con qualcuno che si stava comportando male dicendogli di non sprecare la propria vita, di cambiare strada, di abbandonare il male e scegliere il bene. Almeno una di queste volte forse siete stati ascoltati e, seguendo i vostri consigli, ha cominciato un a camminare sulla retta via. Costui è così diventato una bandiera, un inno al bene. Quante persone nel vederlo passeggiare lungo il corso principale, o partecipare a feste e manifestazioni avranno detto "ma lui non era quello che ... si drogava, che rubava, che è stato in prigione per.v Eppure guardalo adesso come è cambiato, guarda come si comporta, il bene che fa" e si domanderanno come abbia fatto a compiere una simile trasformazione, di chi sia il merito. Combattere il male con amore, senza condannare il peccatore, significa arruolarlo a vita nell'esercito di coloro che portano avanti una campagna contro il male. E' per questo che Gesù ci insegna a dialogare con coloro che sbagliano, ci insegna ad amarli nonostante i loro errori perché al loro interno convivono due anime, una bianca ed una nera. Dobbiamo imparare a separarle, in noi e negli altri, e a far si che la prima prenda il sopravvento sulla seconda. Non è certo facile, ma è meno difficile di quanto sembri. Il Signore ci mostra che basta parlare, convincere, far vedere la luce alle tenebre perché queste si dissolvano. Non vi scoraggiate, a volte sono battaglie lunghe, ma il guadagno è grande e certo ed avrà un enorme effetto domino.
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31/08/2016 09:45
 
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Mercoledì 31 agosto 2016

*In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagòga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.*

Siamo guariti per servire, come la suocera di Pietro. Incontrare Dio ci guarisce nel profondo, a volte anche nel corpo. Ma sappiamo bene che la salute è importante, ma non sufficiente: ci sono persone sanissime insoddisfatte e depresse ed altre, malate, capaci di stupirci per la loro serenità e la loro forza interiore. Chi si è avvicinato al vangelo sa che la frequentazione del Signore nella preghiera e nella meditazione spalanca il cuore e la mente ad una nuova prospettiva e, come nell'innamoramento, questo incontro ci carica come una molla. Ma, ammonisce Luca oggi, se siamo guariti non è per crogiolarci, per sentirci fortunati e staccarci dal mondo, ma per metterci al servizio dei tanti fratelli e sorelle che incontriamo. Come Gesù, troviamo la forza del servizio al Regno nel dialogo intimo col Padre, ritagliato anche nei momenti meno probabili, come la notte. La preghiera e la Parola fanno fuggire la parte oscura di noi, quella demoniaca, quella schizofrenica che ci fa professare la fede senza viverla. Affidiamo al Signore che ci guarisce nel profondo la nostra vita, con immensa fiducia, con perdurante amore... Il Signore ti dia pace.
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01/09/2016 08:34
 
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Giovedì 1 settembre 2016

*Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti»*

Una scena che ci è familiare, eppure sempre ricca di un dinamismo umano-divino. Gesù ha voluto scegliere per cattedra l'umile barca del pescatore Simon Pietro. La folla si è addensata sulla riva. Lui ha seminato nei cuori parole di Vita e ora lancia a Pietro un invito perentorio: Prendi il largo e getta le reti. La risposta del focoso discepolo è pronta. Non nasconde l'insuccesso: Lui e gli altri hanno passato una notte intera a pescare, senza prendere neppure un pesce. Però è anche colma di fiducia l'espressione seguente: "sulla tua Parola getterò le reti". Quel che Luca narra subito dopo è il pieno successo dell'impresa: i pesci si riempiono a tal punto che le reti minacciano di rompersi. Ecco il risultato della fiducia e dell'obbedienza alla Parola. È questo il segreto di un'esistenza riuscita nella Luce del Signore Crocefisso e Risorto. Di fronte alla difficoltà della vita e a momenti fallimentari, c'è una sfida da vivere con lieto coraggio: prendere il largo, gettare le reti della propria esistenza, dicendo a Gesù: Da solo/a non ce la faccio più, ma SULLA TUA PAROLA fidandomi di Te, so che pescherò quel che è necessario alla vita mia e di quanti mi affidi. Amen.
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03/09/2016 18:48
 
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Sabato 3 settembre 2016

*Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?».*

Il sabato è il giorno in cui “Dio cessò da ogni lavoro” (Genesi 2,1-3) e volle che anche l’uomo facesse altrettanto. L’uomo, creato il sesto giorno, è fatto per il settimo giorno, per la gioia di Dio, la festa di Dio, la comunione con Dio. L’osservanza del sabato consiste nel “non fare alcun lavoro” (Dt 5,14) perché è il tempo di godere. Il sabato serve a ricordare che non vivo di ciò che faccio ma del dono di Dio. Luca, inoltre, mette in relazione il campo di grano, figura del pane e Gesù, nostro cibo, che vi cammina sopra. Le parole e i verbi utilizzati (prendere... mangiare... dare...) richiamano l’Eucarestia, il cibo del nuovo sabato, Gesù che si dona come cibo agli uomini, ai peccatori, i quali cominciano a vivere di Lui. Il nostro giorno festivo, dunque, è la domenica, “il primo giorno della settimana” (Luca 24,1) a indicare che tutto il tempo - tutta la settimana - ora può essere una festa: siamo in comunione col Signore del sabato, purché restiamo in comunione con i fratelli. Tu, Signore, sei la festa, Tu sei libero e vivi nell’autenticità assoluta ogni regola, ogni precetto legale e la Tua libertà rispettosa ci stupisce. Insegnaci ad essere sempre rispettosi di questa festa senza fine, per contagiare tutti i fratelli. Amen.
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03/09/2016 20:34
 
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IL GRANELLINO
(Lc 5,33-39)
Spesso la gente va via dalla Chiesa perché quelli che la frequentano manifestano un volto triste e depresso. La Chiesa è un luogo di gioia e di festa. Gesù, prima di congedarsi dai suoi discepoli, disse loro: "Prego affinché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena". Quindi chi segue fedelmente Gesù Cristo non può vivere nella tristezza, malinconia e angoscia che sono, questi, sentimenti diabolici. Certo, nella vita spesso si sperimenta la croce, la delusione, il fallimento e la malattia, ma non dimenticare la preghiera di Davide, il giullare di Dio, che, mosso dallo Spirito, pregava dicendo: "Anche se cammino per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu, Signore, sei con me". Anni fa ogni primo venerdì del mese portavo l'Eucarestia a una giovane donna completamente paralizzata. Ebbene, ogni volta che le chiedevo come stesse, ella mi rispondeva con un volto e un sorriso celestiale: "Molto bene, Padre Lorenzo!". Il vederla mi dava una grande gioia. Ella mi faceva sentire la presenza di Gesù. Molti cattolici si scandalizzano quando si trovano in un'assemblea liturgica che è festosa ed esultante. Per molti l'esultanza in Chiesa è diventata un peccato. Quando ero adolescente ed ero in seminario, i superiori avevano molti dubbi sulla vocazione di quelli che erano vivaci e allegri; invece stimavano molto quelli che erano seriosi. Purtroppo molti di essi, lungo gli anni di formazione, lasciavano il seminario. Spesso Gesù paragona il cristianesimo a una festa di nozze. Ecco perché la prima caratteristica del cristiano è la gioia. Non lasciarti rubare la gioia di Cristo. Neppure quando pecchi perché, se sei pentito veramente, sperimenterai la gioia di essere perdonato da Gesù Cristo. Amen. Alleluia. (P. Lorenzo Montecalvo dei vocazionisti)
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04/09/2016 07:44
 
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Domenica 4 settembre 2016 - XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

*Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo».*

Voler essere discepoli del Cristo significa avere scelto e deciso di seguirlo, significa avere scelto Cristo come unico punto di riferimento della e nella nostra vita. Luca mette in evidenza le caratteristiche del discepolo di Gesù: amare il Maestro con atteggiamento propositivo, “in movimento” e con un legame più forte di quello che ha con la famiglia, accettare, portare la croce seguendo le orme di chi lo chiama, e valutare bene la propria reale disponibilità. Il Signore propone ai suoi una scelta radicale, che supera qualsiasi altro legame, fino a metterli in secondo piano, Questo il senso dell’«odiare» usato nei confronti della famiglia. I due racconti mostrano la necessità di riflettere prima di un’impresa importante. Così, Gesù esorta ad aprire bene gli occhi e a misurare attentamente le proprie forze prima di mettersi con Lui.

Gesù nel Vangelo ci dice che l’essere cristiani non è avere un’«etichetta»! Io domando a voi: voi siete cristiani di etichetta o di verità? E ciascuno si risponda dentro! Non cristiani, mai cristiani di etichetta! Cristiani di verità, di cuore. Essere cristiani è vivere e testimoniare la fede nella preghiera, nelle opere di carità, nel promuovere la giustizia, nel compiere il bene. Per la porta stretta che è Cristo deve passare tutta la nostra vita. PAPA FRANCESCO
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05/09/2016 12:45
 
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Lunedì 5 settembre 2016

*Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.*

Il Figlio di Dio guarisce pure in giorno di sabato. Ritorna questa sfida. Gesù è lì che mi attende, con amore infinito, a prescindere dal giorno di precetto, da quanto sia riuscito ad amare, ad avere misericordia… è lì per guarirmi sempre più dalle mie paralisi. Dio è presente ad ogni istante della nostra vita e vuole che ci stacchiamo da tutto ciò che ci blocca, ci allontana da Lui. Mentre il Signore parla, insegna, si rivolge a tutti per guarirli, c’è chi pensa solamente alle proprie cose, c’è chi si sente a buon punto nel proprio cammino, chi vede nel sofferente un mezzo e non un fine: un mezzo «per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo». C’è, invece, chi è pronto a sentirsi chiamato, che riconosce la voce del Signore e c’è chi trasforma l’ascolto in azione, in obbedienza. Ascoltando, possiamo avere la grazia di renderci conto su cosa il Signore ci chiama a cambiare, a scontrarci con le nostre paralisi durante la settimana.

Sii l’espressione della bontà di Dio. Bontà sul tuo volto e nei tuoi occhi, bontà nel tuo sorriso e nel tuo saluto. Ai bambini, ai poveri e a tutti coloro che soffrono nella carne e nello spirito, offri sempre un sorriso gioioso. Dà loro non solo le tue cure ma anche il tuo cuore. (Santa Teresa di Calcutta)
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