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EVOLUZIONE E ORIGINE DELL'UOMO

Ultimo Aggiornamento: 05/06/2016 17:52
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02/09/2010 22:55
 
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L'INTERVENTO DIVINO


Escluso l'evoluzionismo risulta provato il creazionismo, inteso nel più generale significato di necessario intervento del Creatore dell'universo, dell'Artefice sommo, di Dio.

Si possono considerare tuttavia diverse possibili modalità di tale intervento. Il creazionismo (in questo significato generale) si contrappone all'evoluzionismo, perché nega che il mondo vivente si sia formato da sé, spontaneamente, autonomamente: fin dalla materia del primo grumo vivente e perché, di contro, afferma l'esistenza del Creatore e il necessario suo intervento.

Questo potrebbe essere però concepito secondo tre modalità: intervento iniziale, continuo, virtuale.


Intervento iniziale


Questo creazionismo s'impone - e in modo radicalissimo - anche nell'ipotesi meccanicista più assoluta, la quale livella tutta la realtà, vita, senso e intelligenza compresi, al puro piano meccanicistico fisico-chimico, cioè, in definitiva, a pura vibrazione di particelle. Parlando dei gradini della vita, dei sensi e dell'intelletto vedemmo l'impossibilità di questa riduzione di tutti i fenomeni a vibrazione materiale. Ma, anche nell'ipotesi che ciò fosse vero, s'imporrebbe la necessità di spiegare il mirabile ordine e le speciali caratteristiche di queste risultanti strutture viventi. Basta ricordare e riassumere quanto abbiamo detto nel paragrafo sulla impossibilità radicale generale dell'evoluzione spontanea.

Tale ordine postula necessariamente una causa proporzionata, la quale "meccanicisticamente" dovrebbe trovarsi in tutto il complesso gioco delle particelle materiali. Ma, essendo il suo effetto mirabilmente intelligente, tale proporzionata causa non può essere cieca, ma intelligente (e già vedemmo la essenziale differenza tra una finale combinazione qualunque, sottoponibile al calcolo delle probabilità, e una, intelligentemente finalizzata, che la trascende). Siccome però l'intelligenza non può trovarsi direttamente dentro quel gioco stesso di particelle, che sono cieche perché puramente materiali, dovrebbe trovarsi necessariamente nella onnipotente mente creatrice che ha loro impresso il primo impulso, idoneo a condurre tutta la sconfinata catena conseguente di combinazioni, e reazioni, esattamente previste, fino a questo meraviglioso ordine finale.

In questa meccanicistica ipotesi pertanto, dato che tutto dipenderebbe da tale iniziale e adeguato impulso del sommo Artefice, si avrebbe già, anche escluso ogni altro intervento, un pieno creazionismo.


Intervento continuo.


Ma dimentichiamo ora tale ipotesi inammissibile. Già vedemmo come sia per lo meno necessario il diretto intervento del Creatore per elevare la materia al piano della vita e poi al piano della sensazione e per far sorgere infine il piano del pensiero.

Le precedenti pagine hanno però cercato di dimostrare anche l'impossibilità della spontanea trasformazione evolutiva di ogni specie nelle altre. Quali e quanti interventi del Creatore dobbiamo allora postulare, oltre quelli necessari per superare i suddetti gradini della vita, della sensazione e del pensiero? Può Dio essere intervenuto a creare sulla terra continuamente le nuove specie?

Debbo subito notare che qui non si tratta di sostituire l'immediato intervento di Dio alle normali attività della natura, secondo ingenue concezioni antiquate, dovute alle scarse conoscenze scientifiche di allora. Qui si tratta di postulare l'intervento di Dio dove, in base alle attuali certezze scientifiche, risulta che la natura da sola non può giungere.

E' anche molto importante un altro rilievo. Coloro cui ripugna l'ipotesi di un continuo intervento diretto di Dio per la creazione di nuove specie, dimenticano che, secondo un sottile e profondo pensiero di S. Tommaso d'Aquino (che qui non posso certo svolgere), il diretto intervento di Dio è già necessario continuamente per mantenere sul piano dell'essere l'intero universo (per necessità metafisica dovuta al fatto che l'universo non ha, né al principio, né mai in se stesso la ragione della sua esistenza: è contingente e sempre dipendente dalla sua sorgente, come una luce sempre dipende dalla sua fonte).

Dimenticano anche che Dio certamente interviene con diretto atto creativo alla nascita di ogni creatura umana, per infonderle l'anima spirituale. Essa infatti, appunto perché spirituale, non può essere, né generata dalla materia (come vedemmo), né costituire una parte dell'anima dei genitori, la quale, come entità spirituale, è indivisibile: deve quindi essere direttamente creata da Dio.

Dimenticano infine che gli interventi diretti di Dio non sono assimilabili a quelli di un artefice umano che, nella sua finitezza, deve ogni volta interessarsi, guardare e moltiplicare le sue azioni. Nell'infinito e perfettissimo spirito, quale è Dio, tutti gli interventi attivi nel creato dipendono da un unico atto della sua onnipotente volontà, alla luce della sua onniscienza, atto che in Dio è al di sopra dei tempi (che a lui sono tutti presenti), benché gli effetti si manifestino lungo tutto il corso evolutivo del creato.

L'ipotesi quindi di numerose creazioni, cioè numerosi interventi diretti, al momento opportuno, per il sorgere di nuove specie è ammissibile,

Ma non è necessario pensare che Dio abbia creato dalla materia, di colpo, ogni nuova specie. Sembra anzi più conveniente e conforme al principio di sapienza organizzativa e di sintesi che regola l'universo, pensare ad una utilizzazione della preesistente materia vivente. La moderna genetica rende più chiara la possibile soluzione. Basta che il Creatore abbia determinato, al momento opportuno, armoniche "mutazioni" e integrazioni in alcune antecedenti strutture dei cromosomi (mutazioni armoniche per determinare l'ordinata strutturazione del nuovo vivente: il che invece il caso non può fare).


Intervento virtuale


Non è infine da escludere nemmeno la possibilità che nel corredo cromosomico del primo grumo vivente fossero già inclusi virtualmente (cioè con preordinazione positiva - come è virtuale il seme rispetto alla pianta - non solo potenzialmente - come è potenziale la creta rispetto alla statua -) tutte le combinazioni future che si sarebbero attualizzate, al momento opportuno, in conseguenza di nuovi previsti ambienti, eventualmente integrate da opportuni superiori interventi - oltre quelli necessari per far sbocciare la vita, la sensazione e il pensiero - determinando via via le nuove specie.

Questa loro successiva comparsa sarebbe allora rassomigliante alla successiva esplosione di varie sezioni di un razzo multiplo, già tutte pronte per l'attuazione fin dall'inizio.

Anche in questa ipotesi tutte le specie precontenute virtualmente fin dall'inizio, dovrebbero dirsi direttamente create da Dio, con un intervento onnipotente anche, in un certo senso, più meraviglioso per la preparazione e previsione di tutta la successiva attuazione.


Creazione dell'uomo.


Qui occorre qualche riflessione particolare.

Quanto sopra, a rigore, potrebbe essere avvenuto anche per il primo uomo. Il suo corpo, prodottosi così per mutazioni e attualizzazioni successive di specie precedenti, potrebbe ancora dirsi, in riferimento a tutto il ciclo, a partire dalla primitiva materia inanimata, "formato (da Dio) con polvere del suolo" (Gn 2, 7). Dio avrebbe infine - dopo gli altri integrativi interventi - aggiunto l'immediato atto della creazione e infusione dell'anima spirituale, così, plasticamente, narrata: "gli soffiò nelle narici un alito di vita" (ivi).

Tuttavia, riflettendo alla superiore nobiltà della specie umana, per la trascendente attività del pensiero e per la trascendente simbiosi unitaria del corpo con l'anima spirituale (corpo vivificato da tale anima e reciprocamente collaboratore strumentale dell'anima per l'esercizio del pensiero), riflettendo al clamoroso fatto nuovo nel mondo vivente, del superamento nell'uomo, per la spiritualità e incorruttibilità della sua anima (a cui si aggiunge, secondo la fede, l'elevazione, con la grazia, al piano soprannaturale e la finale riassunzione del corpo) della fatale, universale legge cosmica della corruttibilità e della morte, non può sfuggire la particolare convenienza di un immediato atto creativo anche del corpo umano (secondo il senso letterale del testo biblico), proprio per sottolineare quel balzo in alto della realtà creata e l'onnipotenza creatrice di Dio, così solennemente introdotta dal testo biblico "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a somiglianza nostra" (Gn 1, 26).


Monogenismo.


Guardando all'attuale umanità, viene spontanea infine la domanda: Da un solo uomo, da una sola coppia (mono-genismo, unica origine)? O da vari individui (poli-genismo, multipla origine)?

Per la prima soluzione già depone la stessa unità attuale della specie umana - pur con la varietà delle razze - provata dall'uguale patrimonio cromosomico e dalla fecondità degli incroci, unità la cui spiegazione naturale è la comune origine. Anche alla grande Tavo1a Rotonda di Parigi, dell'UNESCO, (1969) sull'origine evolutiva dell'Homo sapiens si ebbero forti affermazioni monogenistiche.

Anche la comune opinione che nell'ipotesi evoluzionista sia ovvia la trasformazione non di una sola coppia ma di molte è alquanto superficiale. Per ottenere infatti individui della stessa specie, gli ipotetici numerosi soggetti generatori avrebbero dovuto essere anche essi della stessa specie e così i precedenti, dovendosi infine risalire ad una unica origine, ricadendo, in radice, nel monogenismo, con l'aggiunta però di una assurda sincronizzazione evolutiva, nelle successive generazioni, per puro gioco del caso, in tutte quelle serie di individui. Che da più individui di una specie l'evoluzione possa produrre progressivamente varie specie, secondo la linea di ognuno di essi, sarebbe - dal punto di vista evolutivo - logico, ma che produca la medesima specie, no.

Esclusa comunque l'evoluzione, non c'è più dubbio. Il sommo Artefice per creare l'unica specie umana, doveva ovviamente darle un unico capostipite. Anzi, dato che la prima coppia - appunto perché prima ­ non poteva avere un progenitore della stessa specie, la narrazione biblica del corpo femminile tratto, in qualche misterioso modo, da una parte del corpo di Adamo (Gn 2, 21-22), così da assumere la stessa specificazione somatica, se può far sorridere un pensatore superficiale, apparisce in realtà in piena armonia con l'esigenza di un fondamento somatico unico (popolarmente: lo stesso sangue) per la vera unità della specie umana.

S. Paolo fu esplicito nelle sue lettere (Rm 5, 12. 19; 1 Cor 15, 45) e lo proclamò all'Areopago di Atene: "Egli trasse da uno solo tutta la stirpe degli uomini" (Atti 17, 26).



__________________


Note



1 Si veda il mio Il Dio in cui crediamo, Ed. "Pro Sanctitate", P.za S. Andrea della Valle, 3, Roma; o il libretto Come dimostrare la esistenza di Dio, della collana "Fogli", n. 17, Verona

2 E' nipote del grande zoologo Thomas Henry Huxley, quasi contemporaneo di Darwin, grande seguace e integratore del darwinismo.


3 Per F. Selvaggi, per esempio, "l'evoluzionismo, in tutta la sua estensione, è una esigenza imprescindibile, presupposta dalla scienza, in quanto tale" (Civiltà Cattolica, 20 gennaio 1968); i p. Flick e Alszeghy in vari saggi sono partiti dalla prospettiva evoluzionista presentata dalla scienza; B. Mondin parla con riferimento evoluzionista, di "evidenza delle scoperte antropologiche" (Osservatore Romano, 18 novembre 1976); per il Cardo Pietro Parente "l'evoluzionismo è ormai accettato dalla maggior parte degli studiosi specializzati", "il clima odierno è impregnato di teilhardismo", si deve "guardare con simpatia alla fascinosa teoria dell'evoluzione, ormai dominante" (Teologia di Cristo, Roma, 1970); nel testo di un recente Sinodo diocesano di Losanna, Ginevra e Friburgo, promulgato da S.E. Mamie, l'uomo è presentato come "coronamento di una lunga evoluzione, così come proclama la scienza".


4 Veniva salvato con ciò il principio filosofico della proporzione ch: deve esservi tra causa ed effetto. Si supponeva, per esempio, che tali generazioni avvenissero per misterioso influsso di entità superiori motrici dei corpi celesti.

5 Si dice entropico un processo fisico in cui aumenta l'entropia. Questa è una entità termodinamica introdotta da Clasius (1822-1888), che aumenta al diminuire della capacità di un sistema fisico di fornire lavoro. Si ha aumento di entropia, e quindi diminuzione di tale capacità di lavoro in ogni attività fisica in conseguenza della degradazione della energia per dispersione di calore e per la tendenza di ogni sistema a stabilizzarsi (come per una costruzione che crolla) a livelli inferiori, meno ordinati.


6 Il fallimento di ogni tentativo di produrre artificialmente un qualsiasi grumo vivente ne è una conferma. La produzione artificiale, sopra accennata, di qualche sostanza organica non è ancora la vita. Più recentemente si è anche riusciti a produrre un DNA cromosomico, capace di attiva moltiplicazione. Ma esso da solo non è un vivente e la moltiplicazione è avvenuta entro una cellula batterica, cioè in virtù della già esistente vita di essa.


7 Il fatto ha grande importanza anche giuridica e morale. Gli animali vanno rispettati. Pur essendo a servizio dell'uomo (Gn 1, 26), non lo sono certamente per crudele e inutile sfruttamento. Ma non essendo creature razionali e quindi persone, non sono propriamente soggetti di diritto. La progettata Carta universale dei diritti degli animali, analoga a quella dei diritti umani, non è giuridicamente ammissibile. Una recente lettera di un giornalista al Papa, perché intervenga in difesa dei cuccioli delle foche, perché "anch'essi hanno una anima", come se essa non si distinguesse dall'anima umana, è ingenua. A meno che si tratti di un credente nella metempsicosi (da: meta-en­psyché, trasmigrazione dell'anima) e quindi della possibile trasmigrazione espiatrice dell'anima umana in animali, dottrina diffusa senza ombra di prova, da religioni orientali. E se fosse trasmigrata in una pulce? Che farebbe, comunque, l'anima umana in un animale, senza attività intelligente (come abbiamo visto)? e come potrebbe esservi espiazione e purificazione di una precedente vita, senza attività intellettuale e morale e coscienza della propria identità?

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