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STATUTO DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO

Ultimo Aggiornamento: 18/05/2010 10:45
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18/05/2010 10:37
 
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Formazione

La formazione del cristiano, come la conversione, va perseguita lungo tutta la vita, perché non è mai perfetta e finita. Quando qualcuno pensasse di aver già fatto abbastanza e, quindi, smettesse di progredire nella via dello Spirito, cadrebbe nell'insignificanza e nell'appiattimento. Nessuno può dirsi "rinnovato" una volta per sempre, ma lo Spirito Santo indica e sostiene una conversione e un rinnovamento sempre in atto.

Nessuno, quindi, può trascurare tutte quelle opportunità formative che vengono proposte lungo l'anno, a livello locale, regionale e nazionale (ritiri, fine settimana, settimane di spiritualità e di formazione all'evangelizzazione, corsi per le varie categorie di persone e di ministeri, ecc.). è soprattutto nel Gruppo di appartenenza che i membri del RnS trovano la possibilità di sviluppare la propria vita spirituale. Qui si apprende gradualmente il valore e la collocazione delle varie componenti della vita cristiana: Parola di Dio, sacramenti (specialmente l'eucaristia e la penitenza), la preghiera personale e liturgica, l'uso dei carismi e l'impegno nei ministeri, i rapporti intraecclesiali, ecc.

Liturgia

Nei nostri incontri, la liturgia deve essere curata con il massimo impegno. è bene che ci siano gli incaricati della liturgia, ma tutti devono apprendere a partecipare attivamente e secondo la propria ministerialità. Un segno, infatti, che in un gruppo si è compresa la primarietà del culto divino è la promozione di scelte ministeriali istituite (lettori, accoliti) e "di fatto" (accoglienza, canto, musica, catechesi, ordine, ecc.). Da questo amore alla liturgia nascono spesso anche le vocazioni al sacerdozio, al diaconato e di speciale consacrazione. Segni di trascuratezza sono l'improvvisazione del canto e delle letture o l'assenza degli accoliti accanto al celebrante. Se non ci sono lettori e accoliti istituiti, si suggerisce che in ogni Gruppo siano designate delle persone adulte che coprano dignitosamente queste funzioni.

E' necessario, ad esempio, che i canti siano appropriati alle letture del giorno, che la Parola di Dio sia "proclamata" e che accanto al celebrante non manchino gli accoliti e gli altri ministri.

Appartenenza

Lo Statuto ed il Regolamento precisano dettagliatamente i criteri e le norme di appartenenza all'Associazione che qui trova praticamente configurata la sua dimensione sociale e aggregativa.

Ma non sono gli ordinamenti giuridici, pur necessari, a tenere unita l'Associazione.

Ciò che conta e che va messo in evidenza è soprattutto il "senso di appartenenza". Esso deriva spontaneamente dal vincolo spirituale che sorge dalla comune esperienza dell'effusione dello Spirito e dalla condivisione della medesima spiritualità.

Nasce da qui, sotto l'azione dello Spirito Santo, quella libera aggregazione in gruppi, in comunità o in fraternità di alleanza che, nel loro insieme, formano la corrente spirituale o il movimento ecclesiale di Rinnovamento nello Spirito Santo, a livello nazionale e mondiale. L'appartenenza, quindi, ha la sua radice e la sua ragione in una chiamata e in un dono cui corrisponde la dedizione e il servizio. Perciò si serve l'Associazione, se si vuole che l'Associazione serva. Si deve precisare che l'appartenenza all'Associazione è una scelta personale esplicita, che inserisce in una realtà che ha la sua precisa evidenza ecclesiale e sociale.

Perciò, questa appartenenza deve essere verificata e documentata. Tutti i gruppi, in genere, hanno l'abitudine di tenere un elenco dei membri di coloro che hanno ricevuto l'effusione e che partecipano alla vita del Gruppo. Basta questo, aggiornato ogni anno. Con il riconoscimento dell'Associazione "Rinnovamento nello Spirito Santo" si stabilisce un elemento di chiarezza. Infatti, la grazia dell'effusione dello Spirito non è data in esclusiva a nessuno, ma anzi, in linea di principio, è destinata a tutti i battezzati. All'Associazione, invece, appartengono solo quelli che lo vogliono e che sono stati accettati.

Esistono, quindi, molti cristiani che hanno ricevuto L'efFusione e vivono da soli, oppure fanno parte di altre aggregazioni ecclesiali, riconosciute o meno, ma non fanno parte della nostra Associazione, anche se tutti ci riconosciamo nella medesima corrente spirituale.

Servizio pastorale

In ogni aggregazione sociale è necessaria la funzione dell'autorità che, secondo il Vangelo (cfr. Mt 20,24-28), preferiamo chiamare servizio. Parliamo anche, più semplicemente, di "servizio pastorale", per indicare la funzione di tutti coloro che, a livello locale, regionale o nazionale, sono chiamati a compiti di responsabilità e di guida.

L'aggettivo "pastorale" può essere confuso con il ministero pastorale che è svolto nella Chiesa dai Pastori (vescovi, sacerdoti e diaconi), in forza del sacramento dell'ordine.

Se usiamo questa parola, è perchè non ne abbiamo trovata un'altra per indicare un servizio che non può essere puramente formale o solo organizzativo, ma comprende tutte quelle attività che aiutano e sostengono le persone a raggiungere le finalità spirituali ed ecclesiali dell'Associazione. Ci si domanda spesso quale autorità abbiano coloro che sono chiamati a svolgere il servizio pastorale.

Al di fuori del sacramento dell'ordine, non esiste autorità gerarchica. Quindi si deve parlare di un'autorità sociale che deriva dal fatto che il loro ruolo e i loro compiti sono previsti statutariamente e sono stati approvati con l'Associazione dall'Autorità ecclesiastica. Ma non va trascurato anche un altro aspetto, che per noi è primario: quello carismatico. Se il criterio primario nella scelta delle persone per un determinato servizio è il riconoscimento di un carisma, allora, prima dell'investitura sociale, vi è l'unzione dello Spirito Santo. La logica, quindi, è quella descritta da San Paolo: "Non può l'occhio dire alla mano: non ho bisogno di te; nè la testa ai piedi: non ho bisogno di voi... Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre" (1 Cor 12,21.24b-25).

Perciò, i compiti pastorali, che sono definiti per i singoli livelli nello Statuto e nel Regolamento, implicano necessariamente un'autorità, che non è gerarchica, ma carismatica e sociale. Pertanto, i rapporti con chi detiene un servizio di autorità sono regolati dalla virtù dell'obbedienza.

Coordinatori

Il raggio di azione del Coordinatore, a tutti i livelli, è vastissimo, ma comprende, innanzi tutto, gli adempimenti associativi che gli sono assegnati dallo Statuto e dal Regolamento. Quindi, la sua funzione esce fuori dai contorni vaghi, per conseguire un ruolo preciso e determinato.

La sua figura carismatica lo pone nell'ascolto dello Spirito; il suo compito ecclesiale esige una spiritualità di dedizione e di servizio; l'appartenenza al RnS gli chiede di operare, non da autocrate solitario, ma nella collegialità con gli altri membri del "Pastorale di Servizio" e in sintonia con le altre istanze del RnS. Il Coordinatore, in particolare, deve sapere bene verso dove e in quale modo deve condurre il gruppo. Non dimentichi mai che il gruppo non è una sua proprietà, ma mete, metodo e stile di conduzione sono segnati dalla Chiesa e dal RnS.

Ministeri di fatto e commissioni

I ministeri hanno ormai raggiunto una loro chiara configurazione, in quanto rispondono a precise esigenze di funzionamento e di attività del RnS ai vari livelli.

Qui si raccomandano due cose:

a) chi è chiamato a svolgere un ministero o un servizio si preoccupi di conoscere esattamente l'ambito della sua attività e di acquisire la conoscenza della spiritualità con cui deve essere svolto;

b) faccia attenzione a non cedere a spinte autonomiste, ma, pur nella piena responsabilità nel suo campo, rispetti le direttive ricevute e rimanga sempre in collegamento con il suo coordinatore e con il "Pastorale di Servizio".

Le commissioni possono essere istituite per lo studio o per l'esecuzione di un compito particolare. Perché funzionino efficacemente devono essere composte da poche persone che siano competenti nel settore che viene loro affidato.

Molti problemi di non facile soluzione possono essere affidati a una commissione che riferisca le sue documentate conclusioni. In questo modo, la discussione assembleare viene semplificata e si evitano inutili lungaggini.

Consiglieri spirituali

In questo paragrafo cogliamo l'occasione per precisare quanto riguarda la presenza dei sacerdoti nei gruppi:

Ogni sacerdote, in forza del sacramento dell'ordine che ha ricevuto, rappresenta il vescovo e la Chiesa in cui è incardinato. La sua appartenenza e la sua responsabilità è sempre più ampia del Gruppo in cui può essere inserito a pieno titolo. Egli, in qualche modo, è sempre garante dell'ortodossia e dell'ortoprassi del Gruppo. Ma deve ben guardarsi dall'invadere il campo della guida del Gruppo, che spetta unicamente al "Pastorale di Servizio";

Consigliere spirituale è quel sacerdote che, con designazione dell'organo pastorale, è chiamato a offrire un'assistenza spirituale al "Pastorale di Servizio" e al gruppo intero. Non fa parte del "Pastorale", in senso stretto, ma partecipa a tutte le riunioni, avendo cura di attenersi strettamente al suo ambito che è, appunto, quello spirituale. Valgono le stesse norme per i consiglieri spirituali a livello diocesano, regionale e nazionale.

Una figura d'importanza eccezionale è il Consigliere spirituale dell'Associazione, che potrebbe essere liberamente scelto dall'Associazione stessa, a norma del CDC, can 324, ß 2;

Delegato diocesano è l'incaricato del vescovo a svolgere il compito di tramite tra i gruppi del RnS e il vescovo, e viceversa. Non deve intromettersi nelle questioni interne dei gruppi, e neppure impedire il collegamento diretto con il vescovo. Oltre ad essere portavoce, svolge anche opera di sensibilizzazione sui programmi diocesani e di inserimento del RnS nelle strutture diocesane.

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