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LA "SELEZIONE NATURALE"

Ultimo Aggiornamento: 17/08/2022 18:12
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19/11/2011 23:33
 
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Nick Matzke ammette che la selezione naturale

non spiega l’evoluzione


di Michele Forastiere*
*insegnante di matematica e fisica in un liceo scientifico

 

I frequentatori del sito UCCR conoscono molto bene il nostro interesse per le ricerche scientifiche che, sempre più chiaramente ormai, evidenziano l’incapacità del paradigma darwinista nello spiegare i meccanismi evolutivi (vedi, per degli esempi recenti, qui, qui, e qui). I nostri lettori sanno anche che – contrariamente a quanto la divulgazione scientista tende a far credere – esistono diversi approcci critici al darwinismo, tutti razionalmente validi, e che l’UCCR non propende pregiudizialmente per nessuno (vedere qui, per citare solo un caso tra i tanti).

Siamo sicuri solo di un fatto (che riteniamo ampiamente sostenuto dai risultati scientifici): il meccanismo darwiniano di mutazione casuale/selezione naturale non è in grado di rendere conto della comparsa di nuova informazione biologica – vale a dire, della speciazione o macro-evoluzione. Fatta questa doverosa premessa, passiamo ad analizzare il caso scientifico da cui è emersa la sorprendente dichiarazione del darwinista Mick Matzke.

Dunque, tutto nasce da un articolo di Dennis Venema (“L’evoluzione e l’origine dell’informazione biologica”, Parte 1 e Parte 2) pubblicato sul blog di BioLogos – l’organizzazione fondata dal genetista Francis Collins allo scopo di promuovere l’integrazione tra scienza e fede cristiana. Nella seconda parte, Venema esprimeva la sua opinione che il punto di vista dell’Intelligent Design (vale a dire, l’idea che dell’informazione complessa specificata non possa comparire attraverso meccanismi naturali) sia errata, portando – a sostegno della sua tesi – i risultati del lavoro pluriennale di Richard Lenski sull’Escherichia coli, il cosiddetto Long Term Evolution Experiment (Esperimento di Evoluzione a Lungo Termine). Nel settembre 2011 Casey Luskin, del Discovery Institute (il centro studi del movimento dell’Intelligent Design), dà il via a una lunga risposta, suddivisa in otto parti, alla provocazione di Venema. Fin qui, secondo me, niente di particolarmente nuovo o strano: fa tutto parte della normale dinamica interpretativa dei risultati scientifici, soprattutto quando questi riguardano i meccanismi dell’evoluzione; e in certi casi la dialettica tra due punti di vista quali quello dell’Intelligent Design e del BioLogos – sebbene indubbiamente entrambi critici della filosofia darwinista – può assumere toni anche abbastanza accesi.

Qualcosa di molto interessante, invece, è accaduto nei commenti al quinto articolo della serie di Luskin. Qui, infatti, è intervenuto a un certo punto Nick Matzke, già portavoce del National Center for Scientific Education e noto ultra-darwinista. Per capire bene come siano andate le cose, mi riferirò da qui in avanti al resoconto che ne dà lo stesso Casey Luskin dalle pagine di Evolution News.  Discutendo con Luskin di un vecchio articolo comparso su Nature, relativo all’evoluzione di un certo gene presente nei maschi della Drosophila (indicato come “Sdic”), Matzke ammette – sorprendentemente – che la “spiegazione più dettagliata” della sua origine secondo lo schema evolutivo darwiniano è un caso in cui non si sa nemmeno dire quale fosse l’ipotetica funzione per cui la selezione naturale stava operando. Nonostante ciò, Matzke afferma che “nessuno è riuscito a fornire una spiegazione migliore”!
Si noti che gli autori del lavoro sulla Drosophila avevano affermato, nell’articolo in questione: “Non sappiamo ancora come [il gene] Sdic contribuisca alla funzione dell’assonema spermatico, o perfino se sia essenziale per la fertilità maschile [...] Sebbene un promotore specifico testicolare sia essenziale per [il gene] Sdic, questa insolita regione regolatrice non si è realmente ‘evoluta’. Essa era, al contrario, originale, creata de novo dalla giustapposizione fortuita di sequenze [genetiche] opportune”

Luskin fa notare a Matzke che la sua affermazione ha conseguenze alquanto funeste per la filosofia darwinista: “Se si asserisce che la selezione naturale era all’opera, e non si sa nemmeno esattamente quale funzione veniva selezionata, allora non si sa molto, e certamente non si è dimostrato che la selezione naturale fosse all’opera [...]. Hai appena ammesso che la “spiegazione più dettagliata” dell’evoluzione di un gene rappresenta un caso in cui i ricercatori: non conoscono nemmeno la precisa funzione del gene; perciò non sanno esattamente quale funzione veniva selezionata; e perciò non sanno se ci sono passi che richiedano mutazioni multiple per garantire un vantaggio [evolutivo];
• e perciò non hanno nemmeno iniziato a dimostrare che i geni possano evolvere in maniera passo-passo;
• e perciò non sanno se ci siano sufficienti risorse probabilistiche per produrre [direttamente] il gene mediante duplicazione+mutazione+selezione.
In effetti, hai appena ammesso che le spiegazioni darwiniane dell’origine dei geni sono incredibilmente povere di dettagli

Luskin conclude: “In quanto indicazioni rivelatrici della forza delle spiegazioni darwiniane, i commenti di Matzke dovrebbero preoccupare i suoi colleghi attivisti nella lobby dell’evoluzione”. Non possiamo che concordare.

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