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LEGGI E COSTANTI MATEMATICHE CHE REGOLANO L'UNIVERSO

Ultimo Aggiornamento: 16/09/2023 21:46
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20/04/2010 19:44
 
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Per affermare l'esistenza di Dio in modo assoluto, non è possibile farlo con gli strumenti disponibili, perchè Dio trascende la natura da Lui creata.

In ogni caso è stata tentata una formulazione come segue:

"LA MATEMATICA DI DIO" -

Dio esiste:
Р (φ) φ è positivo (ο φ ε Р)
1^ assioma: Ρ (φ) . Ρ(ψ) > Ρ(φ •ψ).
2^ assioma: Ρ (φ) v Ρ (~φ)
1^ definizione G (x) ≡ (φ) [Ρ(φ) > φ (x)] (Dio)
2^ definizione φ Ess. x ≡ (ψ) [ψ (x) > N (y) [φ (y) >ψ (y)] ] (Essenza di x)
p > nq = N (p>q). Necessità
3^ Assioma P (φ) > NP (φ) ~ P (φ) > N ~ P (φ)
poiché ciò segue dalla natura della proprietà.


 Sembra quasi una affermazione blasfema tale appare la distanza tra una scienza, la matematica appunto, e l'Essere Supremo, inafferrabile, eppure in ogni dove, inarrivabile, eppure così vicino, inspiegabile, eppure così semplice. 
Il grande logico matematico non pubblicò mai il suo lavoro. Ma Gabriele Lolli e Piergiorgio Odifreddi decisero di publbicare le poche pagine scritte dal matematico austriaco con alcuni commenti. Tutti diretti a contestarne il contenuto. La formula è complicata per la mia mente, un tempo facilmente attratta dalla matematica, ora non più, altri studi, altri modi di pensare hanno sconvolto il mio processo logico ed ora ricerco altre cose, cerco di far affiorare l'istinto, il profondo, l'ancestrale sentire che tutto unisce e tutto pervade. Mi perdo nelle formule. 

No. Dio non può essere così complicato. E' necessaria la prova dell'esistenza di Dio? O la domanda è un'altra, che ribalterebbe la discussione.
Dio usò la matematica per creare il mondo?
Secondo il credo dell'antico testamento Dio usò la parola o meglio la forza della parola.  Sia fatto così come io ho pensato. E il mondo fu. La luce si separò dalle tenebre. La parola è così forte, la sua forza può avere tali conseguenze che il nome di Dio è oscuro e verrà rivelato alla fine dei tempi.
In ebraico le parole hanno un significato profondo. L'alfabeto ebraico a 22 lettere, tutte consonanti, le vocali sono rappresentate da punti che molto spesso scompaiono e non sono segnati. Ventidue lettere e nove vocali. E così nelle lettere cominciano a far ingresso i numeri. Ventidue. 

3,5 X 2 = 7 X π = 21,98

21,98 è quasi 22 che corrisponde dunque alla circonferenza di un cerchio che ha il diametro uguale a sette. Solo una coincidenza? Il sette è il numero della creazione e secondo una interpretazione della Torà, le lettere erano presso Dio e da Lui furono usate per creare il mondo. Ogni lettera contiene una parte dell'infinita luce divina. Del resto il linguaggio, le parole, sono solo dell'Uomo creato ad immagine e somiglianza del divino e pertanto capace di usare le parole.
Ogni lettera è rappresentata con un segno, rappresenta un oggetto ed legata ad un numero.

א La prima lettera Alef, l'unione degli opposti, il numero Uno, l'essenza di tutti i numeri e di tutti i conti, è la chiave di tutto, è l'unità del Dio unico. 

ב Beit la seconda lettera. La parte femminile, ricettiva. La dualità. Il momento stesso nel quale Dio cessa di essere uno e diventa altro e crea. Crea a sua immagine e somiglianza. Crea l'uomo.

ג Gimel Il movimento, la forza della creazione e del cambiamento. Ma è anche l'equilibrio. Il numero tre simbolo di stabilità e dei tre elementi: acqua, fuoco ed aria che riposano sul quarto elemento la terra

ד Dalet Ma dove risiede la saggezza? Nell'annullare se stessi, farsi poveri per essere esaltati nella ricchezza. E' il numero quattro, i quattro stadi: solido, liquido, gassoso, in combustione, ma anche le quattro lettere che compongono il nome di Dio, il nome che può essere pronunciato con rispetto e amore.

Gli ebrei chiamano Dio Il Nome Ha-Shem, solo a Mosé Dio si rivela come YHVH Yud - Hey- Vav- Hey.
Nella Torà il nome di Dio è ripetuto 1820 volte

70 X 26 = 1820

70 di nuovo il numero della creazione e 26 corrisponde alla somma delle lettere del nome di Dio

י Yud  10
ה Hei   5
ו Vav   6
ה Hei   5

e così 26

Le lettere del nome di Dio sono impresse nella creazione e ovunque è possibile intravedere una quadripartizione là vi è il nome di Dio o meglio le parole in ebraico riportano le lettere che compongono il nome di Dio. Come un imprimatur, un sigillo. 

Si ripresenta altrove lo stesso fenomeno?
Certo. La sezione aurea, quel numero che contiene l'armonia e se ripetuto crea quella sensazione di perfezione che solo alcuni luoghi e alcune costruzioni trasmettono. Armonia. Che è bellezza e completezza. Completezza che è unità. Uno. Come Dio.
La sezione aurea è una proporzione dell'universo che determina l'armonia delle cose.
Il numero d'oro 1,618
Il rapporto tra la base e l'altezza della piramide di Cheope è pari a 1,58 circa 1,618 Nei megaliti di Stonehenge il rapporto tra i due cerchi è circa 1,6, la pianta del Partenone è un rettangolo aureo e così anche nella cattedrale di Notre Dame a Parigi o nel Palazzo di Vetro dell'ONU.
Se proviamo a misurare le dimensioni del corpo della Venere del Botticelli ritroviamo costantemente la divina proporzione. 

Ma anche il nostro corpo è costruito così.
Il rapporto tra la distanza tra terra e l'ombelico e la statura è 1,618. Se moltiplichiamo la distanza tra il gomito e la punta delle dita per 1,618 otteniamo la lunghezza complessiva del braccio e così per la gamba o le mani o il viso. Tutto è proporzionato e rapportato al numero aureo.
Ma è ancora più sorprendente scoprire che se si costruisce all'interno di un rettangolo aureo una spirale tale spirale con le stesse proporzioni è ripetuta nel mondo vegetale e animale.
L'armonia della natura è pura matematica o meglio geometria perfetta, geometria e ciò sustanziazione dei numeri astratti, proporzioni costruite secondo una razionale scelta di dimensioni. Così tutte è perfetto nella diversità e nella complessità da essere semplicemente armonioso. Gli occhi si appagano di tale armonia. 

Ma i numeri ci consentono anche un'altra e più angelica armonia: la musica, che altro non è se una sequenza matematica.
La costruzione di una scala armonica è un esercizio matematico così come fu studiato da Pitagora. Nella Vita di Pitagora Giamblico racconta: <>
Poco credibile il racconto ma significativo il risultato: Pitagora crea uno strumento utile, come il compasso o il regolo, all'orecchio per percepire e misurare l'armonia della musica.
Pitagora trova conforto alle sue teorie: il numero è la sostanza del mondo, è il modello originario di ogni cosa, i numeri misurano la perfezione dell'universo. 

La tetraktys, sacra ai pitagorici, è una figura geometrica espressa in numeri così come i numeri divenendo forma creano l'universo. Il mondo è costruito secondo i rapporti armonici degli accordi musicali: la musica strumentale, la musica dell'uomo e quella cosmica vibrano all'unisono con l'universo in armonia. La prova di tutto ciò? La capacità dell'uomo di comprendere e spiegare le leggi dell'universo attraverso i numeri e di descriverle con il logos che è parola, ma ragione ultima delle cose, spiegazione, principio.
Il numero che è armonia e logos.
Le parole di Dio hanno creato un mondo in armonia perfetta. Parole che sono numeri ma anche musica.
La musica si esprime attraverso formule matematiche, la divisione ritmica del metro musicale è una frazione matematica ma è strettamente collegata a fenomeni fisici perché il suono si compone di onde stazionarie ma può essere scomposto in onde sinuisodali mediante l'analisi armonica dell'algoritmo della trasformata di Fourier.
Nel comporre molti grandi musicisti si attennero a principi matematici complessi si pensi ai canoni di Joan Sebastian Bach. Il grande maestro fece parte di una società segreta fondata nel 1738 a Lipsia da Lornz Mizler, finalizzata a studiare i legami tra la matematica e la musica o meglio il suono della matematica che è la musica. Il blasone della società era formato da un cerchio, la perfezione e da un triangolo, la trinità, circondati da api, all'interno i numeri 1,2,3,4,5,6 ossia i numeri armonici. Se dividiamo una corda in due avremo l'ottava, se operiamo la divisione 3 a 2 la quinta, 4 a 3 la quarta 5 a 4 la terza maggiore pura, 6 a 5 la terza minore. 

Nel medioevo la musica con l'artimetica, la geometria e l'astronomia appartenevano al sapere scientifico <> (Jean-Philippe Rameau, Trattato dell'armonia ridotto ai suoi principi fondamentali, 1722).
Ma la scienza è riuscita a distruggere la poetica visione del mondo che da Pitagora a Bach, pervade la nostra storia? 

Si deve giungere sino alla meccanica quantistica e alla misurazione dell'infinitamente piccolo. La misurane viene intesa come probabilità e secondo il principio di indeterminazione di Heisenberg. Non sarei più in grado di andare avanti di comprendere e ciò che è più difficile raccontare le teorie degli ultimi anni, piuttosto mi interessa ricordare che tutto in questo mondo infinitesimo è indeterminato ed oscillante. Tutto: un fascio luminoso, come un fascio di elettroni od un singolo elettrone è trattato e ha le caratteristiche di un'onda. E tutto dipende da colui che osserva.
Così torniamo alla trasformata di Fourier il cui modulo quadro della funzione d'onda fornisce la distribuzione dell'impulso della particella che stiamo studiando.
La singola particella <> ma se ondeggia produce un suono che si propaga appunto a mezzo delle onde. Nell'infinitamente piccolo la musica dell'universo vibra, di una vibrazione continua e comune a tutte le particelle che creano i singoli corpi, e tutti i corpi, di ogni mondo possibile, vibrano e producono suoni, tutto l'universo ondeggia armonicamente in un suono di perfezione. In un canto. In un canto di gioia e di ringraziamento al Creatore come le schiere degli angeli 

Di fredda nube non disceser venti,
o visibili o no, tanto festini,
che non paressero impediti e lenti

a chi avesse quei lumi divini
veduti a noi venir, lasciando il giro
pria cominciato in li alti Serafini;

dentro a quei che più innanzi appariro
sonava 'Osanna' sì, che unque poi
i riudir non fui sanza disiro.
(Paradiso, Canto VIII, 22-30)


Ma vi è un luogo ove anche la musica cessa ove non è necessario alcun movimento ove tutto è così perfetto che tutto riassume e conclude. Là ove l'Uno si materializza. La è il silenzio, un silenzio caldo e intenso, un silenzio che è impossibile spiegare, un armonico e perfetto silenzio ricolmo di Amore.

Qual è 'l geomètra che tutto s'affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond'elli indige,

tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l'imago al cerchio e come vi s'indova;

ma non eran da ciò le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.

A l'alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,
l'amor che move il sole e l'altre stelle.
(Paradiso, Canto XXXIII, 132-145)






P.S. La misurazione di una costante fisica dimensionale, costante in quanto indipendente dal tempo, dipende dall'unità di misura adoperata. Ma esistono costanti fisiche adimensionali la cui misurazione non dipende dall'unità di misura scelta. La più conosciuta è la costante di struttura fine ά ed il suo valore è 1/137.035999. Non si sa perché ma il 137 è un numero del tutto particolare e inspiegabile <137. Ora, 137 è l'inverso di una cosa chiamata "costante di struttura fine". Questo numero è in relazione con la probabilità che un elettrone possa emettere o assorbire un fotone. La costante di struttura fine risponde anche al nome di costante alfa, e corrisponde al quadrato della carica dell'elettrone diviso per la velocità della luce moltiplicato per la costante di Planck. L'unico significato di tale sproloquio è che questo numero, 137, contiene l'essenziale dell'elettromagnetismo (l'elettrone), della relatività (la velocità della luce) e della teoria dei quanti (la costante di Planck). Sarebbe meno sconvolgente se il rapporto tra tutti questi importanti concetti risultasse pari a 1 o a 3 o, forse, ad un multiplo di p greco. Ma 137?
La cosa più notevole a proposito di questo notevole numero è che esso è privo di dimensioni... Molti numeri si presentano con dimensioni. Ma risulta che, quando si combinano tutte le quantità che costituiscono la costante di struttura fine, tutte le unità si cancellano! 137 si presenta da solo; si presenta ovunque in tutta la sua spoglia nudità. Ciò significa che gli scienziati di Marte o del 14° pianeta della stella Sirio, usando qualsiasi accidente d'unità per la carica e la velocità e la loro versione della costante di Planck, otterrebbero sempre 137. Si tratta di un numero puro.
I fisici si sono scervellati sul numero 137 per gli ultimi 50 anni. Werner Heisenberg affermò una volta che tutti i dilemmi della meccanica quantistica si sarebbero risolti non appena si fosse finalmente spiegato il 137>> (Leon Lederman, La particella di Dio, Mondadori, pag. 32)
A proposito. Il numero che rappresenta la Cabalà, la somma dei numeri corrispondenti alle lettere che compongono la parola ebraica, è il numero 137.


Dal sito
http://www.personaedanno.it/cms/data/articoli/012073.aspx

[Modificato da Coordin. 23/03/2012 18:40]
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