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EFFETTI SOCIALI DI IDEOLOGIE ATEE

Ultimo Aggiornamento: 14/02/2021 18:46
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13/12/2018 23:17
 
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L’ateismo antibiblico di Nietzsche ispirò il nazismo:
l’accusa dei filosofi

Nietzche ispirò il nazismo. Così sostengono numerosi storici e filosofi, tra cui Sossio Giametta, uno dei massimi esperti del filosofo tedesco. L’anti-ebraismo e l’odio per la morale cristiana crearono il terreno fertile per la dittatura nazista, non a caso Hitler era un estimatore di Nietzsche e di Schopenhauer.

 

«Gli uomini hanno dimenticato Dio, perciò tutto questo è accaduto». Così si espresse Aleksandr Isaevič Solženicyn, il principale nemico dell’Unione Sovietica, colui che fece conoscere al mondo i gulag dove lui stesso venne rinchiuso per molti anni. Il fatto che l’ideologia sovietica fosse unareligione atea è fuori di dubbio, basterebbe leggere i pensieri di Lenin e Stalin.

Ma anche nel substrato culturale del nazismo svetta l’oblio di Dio, del cristianesimo in particolare. Tutto il Settecento e l’Ottocento, d’altra parte, sono pervasi da una polemica antiebraica ma anche antibiblica e anticattolica e già agli inizi del Novecento, grandi sociologi come Pareto e Weber e, più avanti, storici eminenti quali Mayer, Nolte, Ritter, Hobsbawm, Elias, tutti concordano, sia pure a partire da orientamenti tra loro assai diversi, nel collocare Nietzsche nell’ambito della reazione antidemocratica di fine Ottocento.

Lo ha accennato pochi giorni fa il filosofo Sossio Giametta, grande studioso di Friedrich Nietzsche, del quale è considerato uno dei massimi esperti mondiali. Riflettendo sulla caduta della civiltà occidentale, «cioè la civiltà cristiano-europea fondata dal cristianesimo», Giametta ha osservato che ebbe inizio «con i giovani hegeliani di sinistra: Feuerbach, Ruge, Marx, Stirner, Bauer, poi Schopenhauer; in Danimarca Kierkegaard. La crisi raggiunse l’acme nella seconda metà dell’Ottocento e fu incarnata soprattutto da Nietzsche». E’ il celebre filosofo tedesco al centro dell’attenzione, in quanto «trasferì verso la Grecia arcaica e dionisiaca le correnti selvagge della sua epoca, sicché alla fine la Grecia risulta essere soprattutto un alibi. Nietzsche fece piazza pulita di sistemi e costumi, morali e religioni, tradizioni e istituzioni, per cui gli rimase solo la natura col suo vitalismo selvaggio. In tal modo costruì nell’empireo della filosofia quello che sarebbe diventato il cuore del fascismo-nazismo. Questo fu l’ultimo colpo di coda dell’Occidente prima di perdere il primato alla fine della Seconda guerra mondiale».

Nietzsche fece piazza pulita della morale cristiana preparando il terreno culturale al nazi-fascismo, ecco l’accusa. Opinione condivisa anche dall’eminente filosofo e storico marxista-maoista Domenico Losurdo che, nel suo volume dedicato proprio al filosofo tedesco, ha scritto: «Thomas Mann fu spinto a malincuore a riconoscere che le raccomandazioni eugenetiche del filosofo da lui amato, erano entrate a far parte della “teoria e pratica del nazionalsocialismo”, così come la condanna del cristianesimo, colpevole di bloccare, con i suoi scrupoli morali il necessario e benefico “annientamento di milioni di malriusciti”, aveva contribuito a creare un terreno ideologico favorevole per le pratiche genocide di Hitler» (D. Losurdo, Nietzsche, il ribelle aristocratico, Bollati Boringhieri 2002, p. 783).

Nietzsche incolpò l’ebraismo biblico e il cristianesimo di aver introdotto nel mondo dogmi nefasti e assurdi: la presenza di un Dio trascendente e personale, la creazione, l’esistenza della colpa e del peccato, dell’aldilà e di un giudizio finale, il decalogo mosaico. Ma soprattutto, propagandò l’odio verso l’ebreo Cristo, responsabile di aver portato nel mondo la peggiore delle nefandezze, cioè l’“ama il prossimo tuo come te stesso”«Se si pongono gli individui come uguali», accusava il filosofo prussiano, «si mette in questione la specie, si favorisce una prassi che mette capo alla rovina della specie; il cristianesimo è il principio opposto a quello della selezione. Se il degenerato e il malato devono avere altrettanto valore del sano, allora il corso naturale dell’evoluzione è impedito. Questo amore universale per gli uomini è in pratica un trattamento preferenziale per tutti i sofferenti, falliti, degenerati: esso ha in realtà abbassato la forza, la responsabilità, l’alto dovere di sacrificare uomini. La specie ha bisogno del sacrificio dei falliti, deboli, degenerati; ma proprio a questi ultimi si rivolse il cristianesimo. Il cristianesimo ha preso le parti di tutto quanto è debole, abietto, malriuscito». (Nietzsche, L’anticristo. Maledizione del cristianesimo, Adelphi 1977, pag. 73-136).

Adolf Hitler, in molti suoi discorsi, ripeté gli stessi concetti di Nietzsche ma, sopratutto, il suo filosofo prediletto fu un altro tedesco, l’antisemitaArthur Schopenhauer. Il suo nome lo si trova citato fin nel Mein Kampf. Se il filosofo Giametta ha suggerito come Nietzsche riportò in auge la civiltà pre-cristiana, Schopenhauer oppose al cristianesimo la filosofia orientale, la «sapienza indiana», augurandosi il superamento degli «accidenti successi in Galilea». Difatti Hitler attinse anch’egli all’Oriente, usò la svastica -simbolo teosofico di tempo circolare- per sostituire la croce, credeva nella reincarnazione, era vegetariano, un indomito riduzionista biologico e professava un “eterno ritorno” universale e panteistico (anche per questo bollò il pensiero di Einstein come «fisica ebraica»).

Così, i grandi filosofi nemici del cristianesimo inspirarono le dittature del Novecento. «Sia il movimento di pensiero ispirato a Nietzsche che quello ispirato a Heidegger hanno subito una sorta di processo per i loro legami, diretti o indiretti, con il nazismo», ha scritto il filosofo francese Philippe Nemo, direttore del Centro di ricerche in Filosofia economica presso la prestigiosa ESCP Europe (La bella morte dell’ateismo moderno, Rubettino 2016, p. 18). Il messaggio nicciano è una valorizzazione dei valori dionisiaci, del rifiuto di ogni trascendenza. Il nichilismo di Nietzsche è la svalutazione di ogni senso del vivere, lo sprofondamento nel nulla. Come ha scritto il filosofo Roberto Timossi«il “superuomo” è colui che non ha bisogno di alcun Dio perché egli stesso, nell’eterno ritorno dell’uguale, ha preso il posto degli dèi, la risurrezione dell’uomo. E’ il solito ateismo antropologico che punta a sostituire Dio con l’uomo» (pp. 158, 159).

Una filosofia che non solo ha generato mostruosità inenarrabili, quando è stata presa sul serio, ma è risultata essere intellettualmente sterile.«Occorre ormai ammettere», ha scritto ancora Nemo, «che la lunga tradizione filosofia che va da Spinoza a Hegel, a Nietzsche e a Heidegger è arrivata ad un vero e proprio “punto morto” intellettuale. Non è infatti riuscita, alla fine, a sostituire il Dio dei filosofi e degli intellettuali a quello di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, né il Superuomo all’uomo, né l’Essere alla Croce. Né Nietzsche né Heidegger sono giunti a elaborare una visione completa, plausibile e feconda del mondo, dell’uomo e dell’esistenza. Secondo Michel Deguy, che fu uno dei principali heideggeriani francesi, oggi a Parigi non resta che un ultimo “circolo” heideggeriano, ormai ridotto a pochissimi membri e sostanzialmente sterile» (p. 18). Questo perché, una volta annientato Dio ed i valori della cultura umana, si para un enorme vuoto, un gigantesco nulla da riempire. «Ma non esiste alcun superuomo nella realtà e la filosofia nicciana riesce solo a dissolvere l’essere umano senza sostituirlo con alcunché» (R. Timossi, Nel segno del nulla, Lindau 2015, p. 160).


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