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CASUALITA' O CAUSALITA' ?

Ultimo Aggiornamento: 10/08/2018 11:42
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31/07/2018 20:19
 
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L’Universo non nasce dal “nulla”:
la meccanica quantistica indica un “qualcosa”

L’Universo è nato da una ‘singolarità’ dello spazio-tempo, all’incirca 13,8 miliardi di anni fa: è un fatto ormai accettato dalla comunità scientifica. Pur essendo sicuri di questa “nascita esplosiva”, gli scienziati non sono riusciti a trovare un accordo sulla ‘causa’ che può averla generata e, quindi, sul ‘perché’ e sul ‘come’ sia ‘inizialmente’ avvenuta.

Sull’argomento esistono grosso modo due gruppi di opinione: i filo-casuali, che hanno come punto di riferimento il caso, credono che l’Universo sia nato dal nulla e non ci sia stata nessuna causa iniziale e cercano di dimostrarlo ipotizzando meccanismi compatibili con le attuali conoscenze fisiche; e i filo-causali, che negano la nascita spontanea, forti anche del principio metafisico che ‘niente può derivare dal nulla’, e che cercano perciò di mostrare con argomenti, anche filosofici, che il Big Bang ha invece comportato una causa che lo ha generato. Questa dicotomia è presente anche in altri ambiti della scienza, ad esempio in biologia per quanto riguarda il problema insoluto della nascita della vita, vedendo opposti schieramenti simili.

 In effetti i due aggettivi casualisti e causalisti differiscono solo per lo spostamento di una vocale ma si riferiscono a due visioni del mondo agli antipodi: c’è tra essi la stessa distanza che passa tra zero e infinito, tra il niente e il tutto. Vien da sé che il primo gruppo è composto, seguito e supportato principalmente da scienziati e non che hanno come denominatore comune l’ateismo, mentre il secondo è sostenuto soprattutto da ricercatori credenti in Dio, convinti che oltre la natura, descritta dalle scienze, esista un mondo trascendente che la fisica non può indagare.

In questo confronto tra due concezioni diametralmente opposte si inseriscono le considerazioni critiche che il ricercatore Neil Shenvi ha espresso recentemente contro chi attribuisce il Big Bang ad una fluttuazione quantistica e afferma che l’Universo sia quindi nato dal nulla.

Shenvi fa notare che in meccanica quantistica una fluttuazione viene descritta da una funzione d’onda ed apparirebbe ben strana se questa si riferisse al nulla. Per definizione, infatti, una funzione d’onda descrive lo stato quantico di qualcosa, come sovrapposizione di stati quantici incompatibili ognuno con il suo peso di probabilità (ad esempio stato ‘testa’ e stato ‘croce’ di una moneta non truccata che hanno un peso 50% ciascuno) e la fluttuazione non è altro che il collassare di questa funzione in uno degli stati molto improbabili, e quindi con peso piccolo, che la compongono. Lo stesso vuoto, che potrebbe avvicinarsi al concetto di nulla di cui si parla, in realtà è un oggetto quantico in cui nascono e scompaiono continuamente coppie di particelle-antiparticelle anche virtuali, e perciò tutto si può dire tranne che esso sia ‘nulla’.

La critica di Shenvi cade a pennello contro l’anti-teista (come si autodefinisce) Lawrence M. Krauss, autore del libro Un Universo dal Nulla (2012) che sostiene la tesi secondo cui l’Universo sarebbe nato da una fluttuazione quantistica e “quindi dal nulla”. Shenvi fa notare che quando Krauss venne intervistato dal filosofo Sam Harris, nonostante questi gli abbia chiesto più volte cosa intendesse con il termine ‘nulla’, non seppe rispondere in maniera convincente. Krauss, in tale intervista, è stato trattato pur sempre meglio rispetto alla quasi stroncatura fattagli sul New York Times da David Albert, professore di Filosofia alla Columbia University e autore di “Meccanica quantistica ed esperienza”, che concluse la recensione al libro di Krauss dando ragione agli apologeti credenti perché, a suo parere, il fisico non aveva saputo definire essenzialmente cosa fosse questo ‘nulla’ di cui parla. Albert, tra l’altro, metteva in risalto che, pur trattando la fisica moderna solo di ‘campi’ la cui disposizione è equivalente all’esistenza o meno di particelle, Krauss si riferisce in maniera impropria al campo che non definisce particelle come al nulla, dimenticando che ogni campo, anche quello che definisce il vuoto, non è nulla ma è già qualcosa!

Siamo ben lontani quindi dalla postfazione al suo libro scritta, a suo tempo, dal biologo Dawkins: questi prevedeva, forse in maniera un po’ imprudente ed affrettata, che le affermazioni di Krauss avrebbero messo la parola fine alle discussioni sull’esistenza di Dio, paragonando addirittura il loro impatto in cosmologia, e di riflesso in teologia, nientemeno a quello provocato in biologia dalle tesi di Darwin con il suo ‘L’origine delle specie’. Purtroppo per Krauss finora, a sei anni dall’uscita del libro, non pare ci siano stati segni decisivi in tal senso e anzi il dibattito sembra più vivo che mai.

Tornando all’intervista rilasciata a Sam Harris, il fisico Krauss si definisce ‘anti-teista’ in quanto contrario all’idea di Dio: ritiene che l’uomo debba vivere la sua vita senza seguire i ‘capricci’ (sic) di un eventuale Creatore. Assume, dunque, un grande pregiudizio anti-religioso che nella discussione del tema lo fa apparire poco imparziale. Fra l’altro, oltre a non chiarire cosa intenda per il nulla –come abbiamo già parlato-, afferma che l’Universo e le sue leggi fisiche potrebbero anche essere nati contemporaneamente e che nulla impedirebbe la continua nascita di altri universi con leggi fisiche proprie, magari differenti. Con ciò Krauss riprende l’idea dell’esistenza di infiniti universi che nascerebbero continuamente, ipotesi introdotta tempo fa per cercare di superare le difficoltà che sorgono nello spiegare la struttura finemente antropica dell’Universo. Una tesi, però, che presenta problemi con il rasoio di Occam, introduca un infinito attuale, non appaia verificabile sperimentalmente e presupponga l’esistenza di una specie di madre di universi di origine sconosciuta e natura misteriosa. Dall’ipotesi del nulla iniziale si passerebbe così a quella della genitrice, che sarebbe tutto fuorché il nulla e non risolverebbe comunque il dilemma dell’origine, in quanto si dovrebbe spiegare come e quando questa madre sia nata.

Mi sembra che una situazione simile si sia presentata anche in biologia per quanto riguarda il problema della nascita della vita sulla Terra, nel momento in cui alcuni hanno ipotizzato come soluzione la panspermia, cioè l’arrivo della vita da fuori del sistema solare: la risposta data non ha risolto il dilemma dell’origine ma lo ha semplicemente spostato più in là nello spazio e nel tempo.

Con buona pace di Krauss e del suo mentore Dawkins, credo si possa affermare che attualmente il problema dell’origine dell’Universo, così come quello della vita, non sia stato ancora risolto e che, perciò, non sia neanche riuscito – e personalmente dubito che lo sarà mai – il tentativo scientifico di escludere l’esistenza di un eventuale progetto divino e, quindi, di un intervento trascendente nella creazione.

Salvatore Canto


[Modificato da Credente 31/07/2018 20:20]
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