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CASUALITA' O CAUSALITA' ?

Ultimo Aggiornamento: 10/08/2018 11:42
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30/03/2010 12:59
 
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Arrivando adesso a considerare gli esperimenti sull'origine della vita, Gish fa la seguente constatazione importante:


« Una considerazione importantissima, spesso trascurata o vo-lutamente ignorata a proposito dell'origine della vita è la pronta distruzione dei composti organici ad opera delle stesse fonti di energia usate per formarli. Infatti, una delle caratteristiche di tutti gli esperimenti sull'origine della vita è l'immediato allontanamento dalla fonte di energia dei prodotti della reazione appena for-matisi, per evitare la distrazione. Per esempio, l'apparecchio usato da Miller nei suoi esperimenti classici per la formazione di alcuni aminoacidi e di altri semplici composti organici ottenuti mediante una scarica elettrica in una miscela di metano, ammoniaca, idrogeno e acqua, comprende un sistema per isolare immediatamente dopo la loro formazione, i prodotti ottenuti mediante la reazione. L'esame degli apparecchi usati da altri ricercatori per i loro esperimenti sull'origine della vita, mostra che tale sistema d'isolamento costituisce una caratteristica comune. La tendenza degli studiosi di chimica organica di allontanare immediatamente i prodotti delle reazioni dalle fonti di energia impiegate per la loro sintesi, prima che si verifichi un importante deterioramento di questi prodotti è comprensibile. Tuttavia sulla terra primitiva, non c'era presente nessun chimico che avrebbe potuto farlo, perciò una volta formati, i prodotti ottenuti sarebbero stati soggetti alle forze distrattrici delle scariche elettriche, del calore o dei raggi ultravioletti che ne avevano provocato la sintesi » 10.


Un'altra ragione importante che giustifica l'uso del sistema per isolare i prodotti della reazione è quella di concentrare gli aminoacidi, ecc. così ottenuti, in quanto la loro quantità è minima. Se la vita fosse cominciata nel mare, la presenza di una tal quantità d'acqua mescolata con le piccole quantità di materie organiche complesse utilizzabili per formare la vita, avrebbe dato acqua che per usi pratici sarebbe stata come semplice acqua marina. Le complesse molecole organiche non potrebbero raggiungere mai una concentrazione sufficiente perché si scompongono molto più facilmente di quanto si formino. Anche ammettendo che non si scomponessero, ma che continuassero a costituirsi e ad accumularsi più o meno eternamente, un'adeguata concentrazione dei composti organici necessari sarebbe lo stesso impossibile. La ragione è che la maggior parte delle teorie sull'origine della vita presuppongono la presenza di una concentrazione abbastanza alta nell'acqua di ammoniaca e di altri composti contenenti azoto derivato dall'atmosfera. Anche se si dissolvesse nel mare tutto l'azoto disponibile nel mondo e ne risultassero composti formatisi a casaccio, la concentrazione di ogni composto di azoto utilizzabile ai fini dell'evoluzione si ridurrebbe ad una debole traccia 11.

Supponendo tuttavia che sia avvenuto un miracolo, permettendo così la realizzazione del desiderio emesso dall'evoluzionista, di modo che fosse disponibile una quantità sufficiente di ciascun elemento e che le sostanze si formavano e non si scomponevano ma gradualmente si arrivasse a fare degli oceani quel « brodo organico » di cui parlano gli evoluzionisti, vi sarebbe stata una concentrazione dei particolari materiali necessari alla vita? Diamo uno sguardo alle possibilità statistiche di mettere nell'ordine giusto le molte combinazioni dei pochi aminoacidi necessari per ottenere una particolare proteina:


L'ordine degli aminoacidi in una proteina contenente solo dodici specie diverse di aminoacidi, d'un peso molecolare 34.000 (all'in-circa trecentoquaranta aminoacidi, quindi una proteina relativamente semplice) potrebbe esser disposta in 10300 maniere diverse! In altre parole, agli inizi della terra avrebbero potuto sorgere 10300 molecole proteiniche composte dei dodici stessi aminoacidi e del peso molecolare 34.000. Se avessimo soltanto una di ciascuna di queste molecole, il peso totale sarebbe di gr. 10280, ma il peso della terra è di soli gr. 1027! Se l'intero universo traboccasse di proteine, non si riuscirebbe a trovare neppure una di ciascuna di queste molecole! 12 .


Perciò possiamo dire con certezza che il caso non avrebbe mai prodotto una concentrazione delle specifiche proteine necessarie per la vita.

Se in questa situazione impossibile, per un caso la giusta combinazione di composti organici vaganti nel mare venivano a incontrarsi per un momento, occorreva qualcosa per tenerli legati, altrimenti il mare che li aveva uniti li avrebbe separati di nuovo. Perciò ad un certo punto occorreva che si formasse qualcosa capace di rimanere insieme.

Sfortunatamente i complessi coacervi e le altre cose considerate come aventi qualità simili a quelle delle cellule e che forse avrebbero potuto evolversi trasformandosi in cellule, sono privi di una reale membrana, ed in tal modo si decompongono facilmente. Invece di evolversi nel corso degli anni, essi si dissolverebbero ed il loro contenuto si perderebbe di nuovo nel mare.

Discutendo a proposito dell'interessante strato esterno della cellula, J. D. Ratcliff lascia parlare la stessa cellula:


« Fantastico come la mia struttura interna è il mio muro esterno. La mia membrana ha uno spessore di mm. 0, 0000001 appena. Fino ad epoca molto recente, gli scienziati consideravano questo ricoprimento sottile come poco più di una specie di stretto sacco di cello-fané. Grazie al microscopio elettronico, ora si rendono conto che è una delle mie componenti più importanti. Agendo da portinaio, la membrana cellulare decide che cosa va lasciato entrare e che cosa respinto. Essa controlla l'ambiente interno della cellula mantenendo in perfetto equilibrio sali, materie organiche, acqua ed altre sostanze. La vita dipende assolutamente da ciò.

Quali sono le materie prime necessarie per produrre le proteine della cellula? La membrana lascia entrare quelle giuste, respingendo le altre. È chiaro che possiede un sistema di riconoscimento perfezionato » 13 .


Un altro problema è che le molecole, necessarie alla vita, sono per la maggior parte molto complicate e, si po-irebbe dire in maniera generica, più sono complicate, maggiore è la tendenza a scomporsi in sostanze più semplici. Wald ne discute in questi termini:


Nella vasta maggioranza dei casi che c'interessano, il punto d'equilibrio si trova verso quello della dissoluzione. In altri termini, la dissoluzione spontanea si verifica con molta maggiore facilità e quindi molto più rapidamente della sintesi spontanea. Per esempio, l'unione spontanea, graduale, delle unità di aminoacidi per formare una proteina, ha poche probabilità di verificarsi e potrebbe prodursi solo in un ampio spazio di tempo, mentre la dissoluzione di una proteina, negli aminoacidi che la compongono avviene con molta maggiore facilità e perciò con rapidità molto maggiore. Ci troviamo dinanzi ad una situazione analoga a quella della paziente Penelope che aspettava Ulisse; ma ancora peggiore. Ogni notte ella disfaceva quel che aveva tessuto di giorno, ma nel nostro caso in una notte si può facilmente disfare l'opera di un anno o di un secolo.


Wald continua dicendo: « Credo che si tratti del problema più arduo per noi, attualmente il più debole del nostro ragionamento » 14 .

Le proteine di esseri viventi non si formano da sé. Abbiamo già detto che la scienza moderna è in grado di operare la sintesi solo di alcune delle più semplici. Ciò indica chiaramente la fallacità del ragionamento di quelli che ritengono che nella natura potrebbe esservi qualche modello che porta inevitabilmente alla loro formazione. Invece, queste sostanze sono prodotte da enzimi precisi che agiscono da catalizzatori in ciascuna reazione necessaria.

Queste reazioni non si producono a casaccio, ma ciascuna va iniziata nella giusta successione e fermata dopo che si è ottenuta la giusta dose della proteina, ecc., che si sta producendo. Se la reazione continuasse in maniera incontrollata, essa consumerebbe tutte le materie disponibili allo stesso modo in cui l'incendio di una foresta potrebbe distruggere non solo gli alberi destinati a fornire legna da ardere, ma anche quelli destinati a fornire altro tipo di legname.

Anche una produzione misurata di una proteina complessa non sarebbe di nessuna utilità se si verificasse in una cellula che non ne prevede l'utilizzazione o, se avvenisse nell'ordine o al momento sbagliato in una cellula che potrebbe utilizzarla.

Le specifiche sostanze necessarie alla vita di una cellula si potrebbero paragonare alle parti di una macchina. Ciascuna di esse è necessaria se la macchina funziona come si deve, ma qualsiasi di esse rovinerebbe il funzionamento se gettata lì a casaccio. Qualunque adeguata spiegazione di come l'evoluzione elaborerebbe un valido programma per ordinare e controllare le necessarie reazioni chimiche manca del tutto.

La forza che ordina e controlla gli esseri viventi si chiama ADN, ed essa non si produce spontaneamente. Si riproduce da una ADN già esistente e riceve così tutte le istruzioni codificate per la costruzione della cellula con tutte le sue complesse reazioni. Perciò la formazione casuale di questa piccola parte soltanto della prima cellula sarebbe impossibile. Sarebbe più probabile che il nastro di un cervello elettronico contenente il programma di istruzioni completo per la costruzione e il funzionamento del più complicato stabilimento automatizzato di oggi si formasse da solo nell'oceano, piuttosto che si formasse così una molecola di ADN. Il programma che l'ADN ha è più complicato.

Io perciò prevedo che man mano che si conoscerà meglio l'impossibilità dell'evoluzione della prima vita sulla terra, gli evoluzionisti si allontaneranno sempre più da questa impossibile soluzione e guarderanno allo spazio. Il famoso astronomo Sir Fred Hoyle e un professore di matematiche applicate di Cardiff, Chandra Wickramasinghe, hanno già proposto la teoria che la vita giunse sulla terra su una cometa 15 . Ciò, in verità, avrebbe richiesto una strana forma di vita che sopravvivesse alle radiazioni letali, al freddo intensissimo, alla mancanza di atmosfera dello spazio per periodi di tempo estremamente lunghi ed evitasse l'incenerimento causato dal riscaldamento all'entrare nell'atmosfera terrestre e lo schiacciarsi nell'impatto con la terra. Dovunque poi si fosse sviluppata, la nuova vita avrebbe avuto ancora da superare gli stessi ostacoli della generazione spontanea della vita che avrebbe incontrato qui sulla terra. Queste difficoltà messe insieme precluderanno senza dubbio la generale accettazione della teoria di Sir Fred Hoyle. L'articolo comunque implica che un autorevole scienziato evoluzionista si rende conto dell'impossibilità che la vita qui sulla terra si sia sviluppata da molecole senza vita.

Dunque ciò che io prevedo è che fra gli evoluzionisti diventerà sempre più comune l'idea che la prima vita sia giunta dallo spazio con un UFO. Sebbene questo non aiuti minimamente a superare gli ostacoli inerenti l'evoluzione della prima vita qua sulla terra, almeno non aumenta le difficoltà quanto la teoria di Hoyle. Ciò che fa è di spedire tutto nel regno del mistero e dell'impiegabile. Sarebbe alquanto ingiusto per noi domandare come si sviluppò la prima vita se è stato definito che essa è giunta con qualche mezzo sconosciuto da chissà dove.

La vita in laboratorio

Di tanto in tanto, sentiamo dire che alcuni scienziati sono riusciti a creare la vita in una provetta. Continuando la lettura ci accorgiamo che non hanno veramente creato la vita dalla non vita, ma qualche componente soltanto. Un annunzio importante in tale senso fu quello che il dottor Kornberg era riuscito a creare un virus. In realtà era successo soltanto che gli scienziati avevano scoperto come nascono i virus, problema complicatissimo e difficilissimo che aveva richiesto molti anni di lavoro. Il virus si serve di cellule viventi per produrre altri virus. Il dottor Kornberg aveva calcolato il sistema al punto da poter produrre virus da una cellula vivente senza servirsi di un virus vivo.

L'opinione della scienza oggi è che il virus non è stato la prima vita dalla quale tutto si è sviluppato. Benché più semplice della più semplice cellula, il virus presenta troppe difficoltà. Si è già detto che suo unico cibo sono le cellule viventi. Questo fatto è sufficiente da solo a negargli il carattere di prima vita, a meno che questa situazione non si sia creata nel corso degli anni. Oltre a questo problema, la conoscenza attuale che il virus dipende anche da altre cellule per riprodursi ha convinto la maggioranza degli scienziati che il virus non è fonte di vita, ma prodotto di essa. Ad ogni modo alla data in cui scriviamo, gli scienziati non sono ancora d'accordo se il virus debba o no esser considerato cosa vivente.

La maggioranza di quelli che credono nell'evoluzione ora sarebbe d'accordo nel dire che la cellula anzicché il virus deve aver costituito la prima vita, dalla quale si sono evolute le altre forme di vita. La semplice cellula può sembrare a prima vista una cosa veramente semplice nonostante sia più complicata del virus. Ma è un po' come quando si guarda un calcolatore elettronico. A prima vista sembra una semplice scatola di metallo grigia, qualcosa che si potrebbe quasi supporre creatasi per caso da sola. Un esame più accurato mostra tuttavia che la cellula, come il calcolatore elettronico, è qualcosa di fantasticamente complicato. Nonostante tutti gli anni di studio, gli scienziati cominciano appena a capire un po' qualcosa circa la cosiddetta « semplice cellula ». Ogni anno presenta il suo elenco di complicazioni di recente scoperta e delle quali Darwin era all'oscuro, che rendono sempre più difficile accettare l'idea di uno sviluppo a partire da elementi chimici del mare.

Il dottor Wilder Smith fornisce questo esempio rivelatore della logica intesa a negare Iddio mediante la creazione sintetica della vita:


Si attende con esultanza il raggiungimento della vita sintetica considerandolo l'ultimo chiodo che dovrebbe richiudere la bara di Dio. Ma si tratta di logica valida?

Ogni anno io pubblico articoli sui miei esperimenti di sintesi sulla lebbra e la tubercolosi, riferendo i metodi esatti di sintesi e di prova biologica dei prodotti. Supponiamo che un mio collega leggendo i miei articoli trovi interessanti i risultati e decida di ripetere egli stesso il mio lavoro. Dopo uno o due anni trova i miei risultati esatti (lo spero!) e corrette le attività biologiche dei prodotti sintetici. A sua volta riferisce i suoi risultati nella stampa scientifica ed in conclusione riassume di aver ripetuto i miei esperimenti, di averli trovati esatti e quindi eliminato per sempre il mito dell'esistenza di Wilder Smith. Io non esisto affatto poiché egli ha potuto ripetere la mia opera! Si tratta di logica veramente inconcepibile! Tuttavia tale è la posizione effettiva dei darwinisti e dei neo-darwinisti di oggi 16.


Per concludere diciamo che se la scienza sarà in grado di produrre la vita da ciò che non ha la vita, non sarà avvenuto per caso ma costituirà il risultato dell'opera di mi-gliaia di sommi scienziati che avranno studiato questo problema per anni. Ciò non proverà perciò che la vita poteva venire da sola, ma che invece poteva essere creata da un essere intelligente. Ciò non costituirebbe quindi solo l'unica conclusione logica, ma è anche ciò che la Bibbia ci ha detto essere avvenuto: « Nel principio Iddio creò i cieli e la terra » (Gen. 1:1).

Riassumendo, la risposta che fornisce l'evoluzione alla domanda: « da dove è venuta la vita? » consiste nel far risalire la prima vita a tempi molto lontani e nel dire che la prima forma di vita era molto semplice. Gli autori della maggior parte dei libri di testo sembrano sperare che al lettore sfugga il fatto che questa spiegazione non ha in pratica fornita nessuna risposta alla domanda: Da dove è venuta la vita nel principio? ma che ha fatto soltanto apparire il problema molto più remoto e fatto sembrare meno ovvia e meno importante la loro incapacità a darvi una risposta.
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