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LA FEDE DEI NON CREDENTI

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2018 22:22
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30/03/2010 12:13
 
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L'ateismo è in sostanza una fede.
Fede nella non esistenza di Dio.
Basata soprattutto sulla convinzione che il CASO abbia prodotto tutto quello che vediamo, tocchiamo e possiamo verificare con gli strumenti a nostra disposizione.



In questa sezione porteremo alcune considerazioni per evidenziare come una tale fede sia non fondata e assurda, non dimostrata e soprattutto distruttiva quando si è giunti a farla diventare parte del progetto di costruzione della civiltà.
[Modificato da Credente 26/07/2012 12:03]
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30/03/2010 12:15
 
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Ateismo scientista

* Che cos'è l'ateismo scientista?

1. E' una corrente di pensiero (ora molto di moda) che fonda sulla grande fiducia nel metodo e nelle conoscenze della scienza moderna i propri argomenti contro l'esistenza di un Creatore e contro le religioni.

* Quali sono le tesi fondamentali?

1. Innanzitutto domina largamente la concezione positivista del parere scientifico. Cioè che le opinioni degli scienziati (sopratutto fisici, biologi e astronomi) sono ritenute infallibili o comunque veritiere in modo indiscusso anche al di fuori del loro campo di competenza, mentre vengono recepiti con diffidenza e spesso sottovalutati i giudizi espressi da persone di formazione umanistica, filosofica e religiosa.
2. Le tesi dell'ateismo scientista sono abbastanza elementari e non si discostano molto dagli argomenti di sempre degli atei: l'idea di Dio come invenzione umana per rispondere a esigenze psicologiche o di potere, la coscienza umana come prodotto ordinario dell'evoluzione dei viventi, l'inutilità di un Creatore per l'esistenza del mondo, la casualità della specie umana e non il frutto di un disegno prestabilito, l'imperfezione o la malignità del presunto Dio poichè permette il male ecc...
3. La novità invece, è la pretesa che la scienza sia direttamente in grado di dimostrare la non esistenza di Dio e la falsità delle religioni. L'ateo scientista non comprende e non tollera lo scienziato credente (da una statistica della rivista scientifica "Nature" del 1996, si ritengono credenti in Dio il 43,3% di scienziati statunitensi interpellati (il 23% si dichiarano cattolici convinti), e il 55% non esclude l'esistenza di Dio). Chi crede ed è uno scienziato viene definito "vittima di dissociazione interiore", perchè si prospetta a loro in palese contraddizione. Di conseguenza gli atei scientisti dovrebbero ripudiare i più grandi uomini di scienza mai esistiti, ad esempio: Newton, Keplero, Pascal, Pasteur, Mendel, Galilei, Maxwell, Einstein, Plank ecc..tutti noti per le loro posizioni: cattolici, cristiani, monaci (Mendel), deisti, credenti, panteisti ecc...

* Chi sono i "portabandiera" di questa corrente di pensiero?

1. Uno dei padri dell'ateismo scientista, Antony Flew, si è recentemente convertito in modo pubblico. Non è arrivato alla certezza della presenza di Dio per un percorso privato, ma proprio grazie all'approfondimento di studi scientifici e dell'inconsistenza delle tesi dell'ateismo scientista.
2. I "figliocci" di Flew, dopo aver rinnegato di colpo il "padre" tanto amato in passato, continuano ancora più irratati la loro battaglia con uno zelo rasente al fanatismo.
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30/03/2010 12:17
 
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Perché la fede non è Irrazionale

* Tesi dell'ateismo:
La fede è superstizione ed irrazionalità e non c'entra niente con la conoscenza. Il fedele confonde il mitologico con il reale.
"Eppure anche in quest'epoca dominata dalla scienza, l'uomo continua a credere in una varietà di feonomeni, esseri o entità di non provata esistenza. Dalla telepatia ai rabdomanti, all'anima, alla sopravvivenza dopo la morte, alla reincarnazione, a un qualche dio, agli angeli, a cure non scientifiche del cancro, all'astrologia, alla lettura dei tarocchi e della mano"
(Mainardi, L'animale irrazionale, pag.3).
"La Chiesa di oggi si può considerare più un regno di irrazionalità e superstizione che una repubblica di argomenti e dimostrazioni"(Odifreddi, Il diavolo in cattedra, Einaudi, Torino 2003, pag. 281).

1. La prima delle molte dimostrazioni, che pian piano posterò, dell'infondatezza della tesi più diffusa dall'ateismo: fede=soppressione della ragione, la offre inaspettatamente proprio Odifreddi (non certo annoverabile fra i nemici della scienza e fra gli amici della fede) quando parla di come la scienza spieghi l'origine del cosmo ricorrendo al cosidetto "modello Big Bang".
Egli afferma: "Che l'Universo abbia avuto un'origine è però più una verità di fede che una deduzione necessaria dai dati sperimentali".(Il vangelo secondo la scienza, Einaudi, Torino 1999, pag. 49). In sintesi: tutta la comsologia scientifica contemporanea sarebbe fondata su un irrazionalissmo atto di fede. Questo dimostra che la fede non è affatto irrazionale poichè la stessa scienza si basa, per progredire e per conoscere, su atti di fede.
Prima si parla della fede come atto irrazionale e due righe più sotto si afferma, giustamente, che la scienza sostanzialmente si basa su continui atti di fede...abbinando poi incredibilmente il termine verità a quello di fede...mah!

1. Volevo far notare poi cosa intendo quando parlo di posizione disincantata e arida dell'ateismo, che ritiene la credenza religiosa o metafisica equiparabile alla fiducia riposta nell'astrologia, nelle fattucchiere e nelle vincite al lotto. Quindi migliaia di anni di cultura filosofica (e quindi, secondo loro, irrazionale perchè non dimostrabile) e religiosa, centinaia di vite liberamente dedicate all'affermazione metafisica e miliardi di esistenze individuali passate e presenti fondate sulla fede in Dio vengono ridotti a mitologia e ad equiparate alla telepatia.
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15/05/2010 11:31
 
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La negazione di Dio: le cause dell’ateismo

Le diverse argomentazioni filosofiche impiegate per “provare” l’esistenza Dio non causano necessariamente la fede in Dio, ma solo la ragionevolezza di tale fede. E ciò per vari motivi: a) conducono l’uomo a riconoscere alcuni caratteri filosofici dell’immagine di Dio (bontà, intelligenza, ecc.), fra i quali la sua stessa esistenza, ma non dicono nulla su
Chi sia l’essere personale verso il quale si dirige l’atto di fede; b) la fede è la risposta libera dell’uomo a Dio che si rivela, non una deduzione filosofica necessaria; c) causa della fede è Dio stesso, che si rivela gratuitamente e muove con la sua grazia il cuore dell’uomo perché aderisca a Lui; d) l’oscurità e l’incertezza con cui il peccato ferisce la ragione dell’uomo ostacolano tanto il riconoscimento dell’esistenza di Dio quanto la risposta di fede alla sua Parola[14]. Per questi motivi, l’ultimo in modo particolare, è sempre possibile da parte dell’uomo una negazione di Dio[15].

L’ateismo possiede una manifestazione teorica (pretesa di negare positivamente Dio, per via razionale) ed una pratica (negare Dio con il proprio comportamento, vivendo come se non esistesse). Una professione di ateismo positivo come conseguenza di una analisi razionale di tipo scientifico, empirico, è contraddittoria, perché Dio non è oggetto del sapere scientifico-sperimentale. Una negazione positiva di Dio a partire dalla razionalità filosofica è possibile da parte di specifiche visioni apriori della realtà, di natura quasi sempre ideologica, prima fra tutte il materialismo. L’incongruenza di queste visioni può essere messa in luce con l’aiuto della metafisica e di una gnoseologia realista.


Una causa diffusa di ateismo positivo è ritenere che l’affermazione di Dio obblighi ad una penalizzazione dell’uomo: se Dio esiste allora l’uomo non sarebbe libero, né godrebbe di una piena autonomia nella sua esistenza terrena. Questa visione ignora che la dipendenza della creatura da Dio fonda la libertà e l’autonomia della creatura
[16]. È vero piuttosto il contrario: come insegna la storia dei popoli, quando si nega Dio si finisce col negare anche l’uomo e la sua dignità trascendente.

Altri giungono alla negazione di Dio ritenendo che la religione, il cristianesimo in specifico, rappresenti un ostacolo al progresso umano perché frutto di ignoranza o di superstizione. A questa obiezione si può rispondere su basi storiche: è infatti possibile mostrare l’influenza positiva della Rivelazione cristiana sia sulla concezione della persona umana e dei suoi diritti, sia sulla nascita e sul progresso delle scienze. Dalla Chiesa cattolica l’ignoranza è sempre stata considerata, a ragione, un ostacolo verso la vera fede. In genere, coloro che negano Dio per affermare il progresso dell’uomo lo fanno per difendere una visione immanente del progresso storico, avente come fine una utopia politica o un benessere semplicemente materiale, incapaci di soddisfare pienamente le aspettative del cuore umano.


Fra le cause dell’ateismo, specialmente dell’ateismo pratico, va incluso anche il cattivo esempio dei credenti, «in quanto per aver trascurato di educare la propria fede, o per una presentazione fallace della dottrina, o anche per i difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione»
[17]. In positivo, a partire dal Concilio Vaticano II la Chiesa ha sempre segnalato nella testimonianza dei cristiani il principale fattore per realizzare una necessaria, “nuova evangelizzazione”[18].

 
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15/05/2010 11:36
 
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L’agnosticismo e l’indifferenza religiosa

L’agnosticismo, diffuso specie negli ambienti intellettuali, sostiene che la ragione umana non può concludere nulla su Dio e sulla sua esistenza. Spesso i loro fautori si propongono un impegno di vita personale e sociale, ma senza alcun riferimento verso un fine ultimo, cercando così di vivere un umanesimo senza Dio. La posizione agnostica termina spesso identificandosi con un ateismo pratico. Inoltre, chi pretendesse di orientare i fini parziali del proprio vivere quotidiano senza prendere alcun impegno circa il fine ultimo dei propri atti, in realtà ha quasi sempre scelto un preciso fine ultimo, di carattere immanente, per la propria vita. La posizione agnostica merita comunque rispetto, sebbene i loro assertori vadano aiutati a dimostrare la sincerità della loro non-negazione di Dio mantenendo una apertura alla possibilità di riconoscerne l’esistenza e la sua rivelazione nella storia.


L’indifferenza religiosa rappresenta oggi la principale manifestazione di non credenza e, come tale, ha ricevuto una crescente attenzione da parte del Magistero della Chiesa
[19]. Il tema di Dio non viene preso in considerazione perché quasi soffocato da una vita orientata ai beni materiali. L’indifferenza religiosa coesiste con certa simpatia per il sacro e talvolta per lo pseudo-religioso, fruiti in modo moralmente disimpegnato, come fossero beni di consumo. Per mantenere a lungo una posizione di indifferenza religiosa, l’essere umano ha bisogno di continue distrazioni in modo da non soffermarsi mai sui problemi esistenziali più importanti, rimuovendoli sia dalla propria vita quotidiana che dalla propria coscienza: senso della vita e della morte, valore morale delle proprie azioni, ecc. Poiché nella vita di una persona esistono sempre eventi “che fanno la differenza” (innamoramento, paternità, morti premature, dolori e gioie, ecc.), la posizione di “indifferenza religiosa” non è sostenibile lungo l’intero arco di una vita umana, perché su Dio non si può fare a meno, almeno qualche volta, di interrogarsi. Prendendo spunto dagli eventi esistenzialmente significativi della vita, occorre aiutare chi è indifferente ad aprirsi alla affermazione di Dio.
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14/12/2011 12:27
 
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Noi indichamo coloro che non credono ancora in Dio come NON CREDENTI, ma in realtà dovremmo indicarli come DIVERSAMENTE CREDENTI.

Essi infatti hanno una fede diversa dai CREDENTI IN DIO, ma pur tuttavia hanno una fede, anzi devono avere una grande fede per credere che ad organizzare l'universo sia stato il caso oppure una necessità insita in una materia da sempre esistita o venuta all'esistenza casualmente. Devono avere una grande fede per affermare che tutte le cose visibili, così strutturate in una complessità strabiliante, finalizzate, funzionali, belle, armoniche, complementari con altre, che hanno un loro programma di sviluppo, si siano prodotte senza una Sapienza creatrice .


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14/12/2011 13:13
 
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Harold Urey, uno degli autori dell’esperimento di Miller, ammette:

"Tutti noi che studiamo l’origine della vita troviamo che più vi guardiamo dentro, più abbiamo l’impressione che la vita sia troppo complessa perché si sia evoluta da qualche parte. Tutti noi crediamo, come un atto di fede, nell’evoluzione della vita dalla materia inerte di questo pianeta. Ma è proprio il fatto che la sua complessità sia così grande, che ci rende difficile immaginare che  sia stata davvero così."

Urey dichiara che lui e molti dei suoi colleghi “credono” che l’origine della vita sia un evento del caso.
Pertanto, in effetti, non fu la scienza la base di questo esperimento, ma la fede. E l’idea che niente esista oltre alla materia, che tutto debba essere spiegato in termini di effetti fisici, è frutto di una diversa fede.
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14/12/2011 13:25
 
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In questo nostro spazio web non nutriamo nè odio nè rancore per nessuno, tanto meno per chi si professa non credente e vive la sua vita coerentemente con la sua scelta.
Anzi, sono più stimabili queste persone che i credenti incoerenti o i credenti opportunisti.
Non condividiamo però l'atteggiamento di chi invece si proclama "orgogliosamente ateo" e vive la sua vita da religioso fanatico.

Riportiamo una frase del grande
Gilbert Chesterton:
"Uomini che cominciano a combattere la Chiesa per amore della libertà e dell'umanità, finiscono per combattere anche la libertà e l'umanità pur di combattere la Chiesa". (Ortodossia, 1908)

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14/12/2011 13:38
 
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L'ateismo si basa completamente su un atto di fede.

Esattamente 98 anni accadde il più disastroso naufragio della storia. Nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1923 il Titanic entrò in collisione con un iceberg e nel successivo affondamento morirono 1517 persone.

La notizia fu scioccante sopratutto per il mondo scientifico, infatti era il periodo del positivismo ateo-scientista, che proponeva (in modo molto più insistente di ora) di sostituire Dio con l'uomo, la teologia con la scienza, l'immortalità dell'anima con l'onnipotenza della tecnologia e delle scienze esatte le quali avrebbero portato l'uomo alla felicità e all'immortalità. Ma, alla faccia delle scienze esatte e della presuntuosa covinzione positivistica della indiscussa capacità della scienza, il Titanic, universalmente reputato l'apice del progresso tecnico e navale dell'epoca, colò a picco in qualche ora avendo urtato in modo neanche violento (molti passeggeri infatti non se accorsero neppure) lo spigolo di un grosso pezzo di ghiaccio.

Lo stesso sta accadendo rispetto alla
Sacra Sindone. Nel 1988 un esame al carbonio ha affermato entusiasticamente che la datazione medioevale della Sindone al 95%. In questi anni moltissime sono state le prove del contrario (come il fallito tentativo di simulare una seconda Sindone  con le strumentazioni possedute nel medioevo) e lo stesso test radiometrico sulla Sindone è stato screditato da voci autorevoli. L'ultima di queste è di qualche giorno fa e perviene con un ottima confutazione scientifica, dalla Società di Statistica italiana, l'articolo è riportato su Il Giornale.
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14/12/2011 13:40
 
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Si sente dire a volte, in modo arrogantemente freudiano che chi crede a Dio è un'illuso e un'irrazionale poiché non può dimostrare la Sua esistenza attraverso un metodo inoppugnabile come quello scientifico. Ma a questo si può replicare con questi tre argomenti:

1) La scienza si basa su atti di fede.
Fiducia in chi precede. Qualsiasi uomo di scienza per scoprire nuove leggi e aumentare la conoscenza della realtà deve per forza "fidarsi" di tutti i passi e i passaggi fatti da altre persone prima di lui senza aver la possibilità (e il tempo) di verificarli empiricamente. Giustamente non può dubitare ma deve "fidarsi", deve "sperare" che i passi siano stati corretti.

  Tutta la cosmologia scientifica contemporanea è fondata su un atto di fede. Ci corre paradossalmente in aiuto Piergiorgio Odifreddi quando afferma: "che l'Universo abbia avuto un'origine è però più una verità di fede che una deduzione necessaria dai dati sperimentali"
(Odifreddi, Il Vangelo secondo la scienza, Einaudi 1999, pag.49).

 
Un'altra prova viene dalla matematica, che sembra una scienza così affidabile e antifideistica. Uno dei più importanti matematici italiani, Antonio Ambrosetti, ha scritto nel suo ultimo libro: "Qualcuno potrebbe dire che un matematico crede solo a ciò che può essere dimostrato. Ma non è così. Il bravo matematico fa delle congetture nelle quali enuncia dei risultati che intuisce come veri, ma che non sa dimostrarli in modo completo. Esempi famosi: le congetture di Fermat e di Poincarè e i problemi posti da Hilbert". E più avanti, sempre ragionando con mente matematica, continua: "Io, da matematico, non riesco a vedere nessuna congruenza incompatibile con l'affermazione "Dio esiste". Voglio testimoniare come in me stesso convivaono la passione per la matematica e la fede in Dio. Possiamo dire che il matematico intuisce la presenza di Dio come una specie di grande teorema finale che ingloba e spiega pienamente tutti gli altri, anche se si rende conto di non poter dimostrare la Sua esistenza, ma sente che si tratta di una verità che gli sarà svelata". (Ambrosetti, La matematica e l'esistenza di Dio, Lindau 2009, pag. 57-58).


2) L'ateismo e l'anti-teismo moderno si basano completamente su un atto di fede. 
Non si può dimostrare l'inesistenza di Dio. Provate a chiedere ai sacerdoti dell'ateismo scientifico Richard Dawkins o Jacques Monod di dimostrarvi scientificamente l'inesistenza di Dio. Dawkins vi risponderebbe così: "Che non si possa dimostrare l'inesistenza di Dio è un fatto riconosciuto" (Dawkins, L'illusione di Dio, Mondadori 2007, pag.60). Monod, invece, vi avrebbe risposto in questo modo: "E' evidentemente impossibile concepire un esperimento in grado di provare la non esistenza di un Progetto, di uno Scopo perseguito [di un Dio]" (Monod, Il caso e la necessità, Mondadori 2001).

L'ateismo è un postulato irrazionale. Insomma l'ateismo è un puro postulato irrazionale, cioè "un'affermazione non dimostrata e non evidente che viene comunque presa per vera in modo da fondare una dimostrazione o un procedimento che altrimenti risulterebbe incongruente."
Evidentemente vale la stessa cosa per gli uomini di fede. Credenti e atei "credono", i primi che Dio esista, i secondi che non esista. Non vedo quindi il motivo di sbeffeggiare i credenti pavoneggiando una superiore razionalità... Forse è per questo che alcuni atei italiani associati all'UAAR si ritengono una confessione religiosa (o forse lo fanno per poter acciuffare le agevolazioni economiche previste dall'articolo 8 della costituzione?). 


3) Le ragioni razionali della fede in Dio.
Da dove arriva allora la certezza dell'esistenza di Dio? Esistono tanti metodi di indagine della realtà in possesso dell'uomo. Quello scientifico non è neppure quello più importante e sicuro, vedi gli esempi precedenti. Occorre però dire che il progresso della scienza può essere una conferma di quello che già uno crede (come ha detto il fisico Bob Russell), avviene attualmente nel campo della genetica, della cosmologia, della psicologia e attraverso il cosiddetto Principio atropico, che, come ha detto la filosofa epistemologa Nancey Murphy, è affascinante "solo per il fatto stesso che abbia indotto i cosmologi, che inizialmente non erano interessati alla religione, a chiedersi seriamente se l'Universo sia o no frutto di un Progetto intelligente" (Murphy, La scienza e i miracoli, TEA 2006, pag. 49).

Certezza morale di Dio. Quindi non serve il metodo scientifico, occorre lo stesso metodo utilizzato nelle relazioni interpersonali, che si chiama metodo della moralità (o del segno).
Detto in modo molto semplice, molti, compreso il sottoscritto, credono in Dio perché rilevano empiricamente (in sè e negli amici sul loro cammino di vita) una moltitudine di segni e di fatti totalmente corrispondenti alla propria umanità e alle grandi domande di significato dell'io, che non potrebbero essere spiegati esaurientemente senza introdurre l'ipotesi che quell'Uomo nato 2010 anni sia realmente quel che diceva di essere e risorse per rimanere presente oggi proprio come è scritto nei Vangeli.
Non dimostrabile ma non per questo è falso. Questo convincimento può essere dimostrato inconfutabilmente? No, ma si è certi ugualmente. Allo stesso modo non è possibile dimostrare con certezza ad un altro che una madre voglia veramente bene a suo figlio e che gliene vorrà qualunque cosa accada. Il figlio però ne è certo ugualmente grazie ad un'empirica sommatoria di segni e di fatti che non possono essere altrimenti spiegati esaurientemente. Neanche possiamo dimostrare l'amore o la carità ma per questo dobbiamo dubitare della loro esistenza?

[Modificato da Credente 14/12/2011 13:45]
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14/12/2011 13:51
 
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LA "FEDE" degli atei

 
E' impressionante quanto il fervore e la religiosità atea si dia spesso da fare per dimostrare che Dio non esiste, con quanto zelo vengano scritti libri su libri pieni di risentimento verso Dio.
Sembra quasi che Dio sia per loro un'ossessione , come dimostra la vita di Richard Dawkins dedicata inutilmente alla dimostrazione dell'inesistenza di Dio e al tentativo di convertire all'ateismo.
Dico inutilmente perché l'ha affermato lui stesso al Corriere della Sera prima di andare in pensione: "Ho fallito" (vedi qui).

Più si affannano contro Dio e più dimostrano, così, la Sua esistenza e la Sua enorme attualità
.

L'ateismo moderno nasce nel '900 dopo il boom dell'evoluzione scientifica in cui alcuni uomini hanno creduto di poter essere Dio. Ma, evidentemente accortisi di non riuscire a metterLo da parte neanche con la scienza, hanno cominciato a ribellarsi (
vedi qui le posizioni della ragione di fronte al Mistero).
La loro ragione si ribella, invece di essere umile, perché riconoscendo Dio capisce di non poter misurare tutto.

Gli atei desiderano fare una breccia nel muro
, ma la breccia giustifica l'esistenza del muro, e quindi Dio.

Gli atei moderni si
sbattezzano, ma è proprio sbattezzandosi che dimostrano di credere al valore cattolico del Battesimo, altrimenti non avrebbe ragione essere contro un pò d'acqua fresca sulla testa e a una bella cerimonia di famiglia.

Gli atei moderni
fanno una fatica enorme per smentire Dioore e ore, tempo su tempo per scrivere libri su libri, per promuovere l'ateismo nelle università, notti intere a spulciare gli archivi per cercare di estrapolare le contraddizioni della Chiesa e dei Papi, lunghi weekend  per partecipare ai seminari e convegni  ad imparare filastrocche contro Dio e il cristianesimo e ad ascoltare, per ore, frasi frustranti, dettate dal capriccio e senza attendibilità, del tipo: "Non abbiamo nessuna verità e nessuna verità c'è, non possediamo nessuna certezza, non vogliamo che Dio esista, siamo scheletri che camminano, siamo polvere senza senso e polvere torneremo, siamo condannati a morte dal giorno della nascita, tutto l'amore per il destino e la felicità dei nostri figli è originato da fredde reazioni chimiche organiche, la passione per il destino di nostra moglie è puro istinto sessuale e animale per il mantenimento della specie, siamo parentesi tra il "non c'ero" e il "non ci sarò", siamo solo scimmie nude, tutta l'esigenza di bene, di senso e di felicità che abbiamo nel nostro profondo è solo immaginazione, è frutto di preadattamenti all'ambiente, altro non siamo che recipienti di razionalità senza scopo, siamo ammasso di cellule ribelli ecc...".
Poi però scrivono sugli autobus e sui cartelloni pubblicitari: "Dio non c'è, goditi la vita" a dimostrazione che se Dio non esiste allora tutto può essere lecitamente goduto senza problemi di coscienza.
[Modificato da Credente 10/08/2012 21:29]
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15/06/2012 22:09
 
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Il filosofo Iain T. Benson:
«l’ateismo è una forma di credenza dogmatica»

Secondo molti pensatori, l’ateismo di fatto non può esistere. Innanzitutto senza Dio l’uomo non può che piegare le ginocchia di fronte ad altri idoli, come efficacemente detto da Karl Barth«quando il cielo si svuota di Dio, la terra si riempie di idoli», e daG.K. Chesterton«Gli atei non sono quelli che non credono in niente, ma quelli che credono in tutto». Un approfondimento su questo motivo per cui il vero ateo è una persona estremamente rara si può trovare in questo articolo, in cui si riprende una riflessione del filosofo Samek Lodovici e in questo scritto di Francesco Agnoli.

Inoltre occorre sottolineare che anche l’ateismo è un atto di fede, come correttamente ha fatto notare il filosofo e logico rumeno Henri Wald«Anche io sono credente. Credo che Dio non esiste» o anche il poeta Valeriu Butulescu«Gli atei non credono a nulla. Ma io sono credente. Io credo al nulla». Di tutto questo ha recentemente parlato Iain T. Benson, filosofo del diritto a livello internazionale, membro della “Law Society of Upper Canada” e dell’“International Association of Constitutional Law”, ex consigliere del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan e del governatore generale del Canada, Adrienne Clarkson ed esperto nello studio critico dei termini come “pluralismo”, “fede”, “credente”, “non credente”, “liberalismo”, la cui comprensione del termine “laicità”, ad esempio, è stata citata dalla Corte Suprema del Canada e dalla Corte Costituzionale del Sud Africa.

Durante un recente simposio presso l’“Ambrose Centre for Religious Liberty” in Australia, ha spiegato che contrariamente all’opinione popolare, non esiste un qualcosa come un“non credente” e ha poi tentato di correggere l’uso improprio della parola “laico”«Gli atei, gli agnostici e i religiosi di tutte le forme, sono credenti e tutti hanno la fede. La questione non è se sono credenti, ma piuttosto, ciò in cui credono», ha detto. «I “nuovi atei”», come Christopher Hitchens e Richard Dawkins, «si vantano di “non avere convinzioni”, ma sbagliano. Essi sono uomini e donne di fede, la loro fede è diversa, ma è fede e le loro credenze sono vere convinzioni. Non importa quanto Dawkins e quelli come lui vorrebbero che fossero diverse, gli esseri umani sono “bloccati” come esseri credenti». Il dibattito tra credenti e non credenti, infatti, non è tra coloro che hanno fede e che non ce l’hanno, «ma piuttosto un insieme di lotte pubbliche per il riconoscimentotra sistemi di credenze concorrenti».

C’è un vero e proprio gusto a tirare fuori continuamente i dogmi religiosi, ma -ha spiegato Benson-, «i dogmi degli atei forse sono molto diversi dai dogmi religiosi, ma non significa che siano meno dogmatici. Le loro convinzioni, infatti, emergono dai primi principi della loro fede». Oltretutto essi intendono affermare che le loro credenze debbano essere le uniche ad avere un riconoscimento pubblico, deridendo e costringendo gli altri credenti a forme private di fede. Inoltre, ha continuato, «abbiamo bisogno di recuperare il vero significato della parola “laicità”», sottolineando che oggi viene fatta passare come “non-religiosità” quando invece il suo vero significato deriva dal latino “saeculum”, cioè “mondo”: «Secolare è un termine usato storicamente perdistinguere tra le cose che sono state ritenute ‘del mondo’ e quelle che erano espressamente e tecnicamente come ‘religiose’», ha spiegato, con la distinzione tra i credenti che avevano preso i voti religiosi e quelli che non lo avevano fatto. Come ha ribadito la Corte Suprema del Canada, la sfera secolare non deve essere interpretatacome esclusione della religione, ma deve dare spazio alle coscienze animate da convinzioni religiose, nonché quelle che non lo sono.

Spesso si intende la “laicità” come la “separazione tra Stato e Chiesa”, cioè una presunta completa neutralità da parte del governo in campo religioso, ma «la separazione tra Chiesa e Stato si riferisce alla competenza giurisdizionale e non dice nulla circa laseparazione della religione dalla cultura, è importante che la separazione tra Chiesa e Stato non vada confusa con la separazione della religione e della cultura».

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23/07/2012 15:12
 
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19/07/2013 17:28
 
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Nuova campagna di proselitismo ateo

senzaDLa folkloristica associazione con meno di 4000 soci ben poco moderati, l’UAAR, si è risvegliata. E’ tempo allora di tornare a dare un occhio in casa dell’ateismo fondamentalista italiano.

Ne abbiamo parlato recentemente osservando le contraddizioni nel volersi far riconoscere dallo Stato come “confessione religiosa” per accedere ai benefici dell’art. 8 (come l’8×1000). E’ intervenuto anche il costituzionalista Augusto Barbera, dell’Università di Bologna: per diventare “confessione religiosa” (come vuole l’UAAR), ha spiegato, «dev’essere presente una comunità che attraverso una propria tradizione, organizzazione e con i propri riti entra in dialogo con un’entità trascendente, che ha una morale comune. Basterebbe solo questo ad escludere per l’Uaar la caratterizzazione come confessione religiosa. Non vedo perché un’associazione di atei andrebbe privilegiata rispetto, che so, a un’associazione di cacciatori o qualsiasi altra non religiosa».

Avevamo lasciato i nostri amici uaarini in mezzo ai guai:  epurazione dei responsabili eretici; presenza di neopagani tra i collaboratori; intrallazzi con i neofascisti di Casapound e gli sfasciavetrine di Acrobax; presa di distanze dal Forum ufficiale per vergogna verso i propri utenti e per allontanarsi da un luogo di critici della propria dirigenza e l’estrema soluzione dimettersi in mano a consulenti d’immagine per vendere meglio l’ormai “noioso” brand “ateismo”, così da sedurre nuovi potenziali “clienti”.

Autodefinendosi come “confessione religiosa” e puntando a far credere allo Stato che l’ateismo sia una religione pur di poter accaparrarsi l’8×1000, l’UAAR non poteva che progettare attività di proselitismo. Ed infatti a MilanoBolognaCagliari e altre città sono apparsi alcuni cartelloni per convertire nuovi fedeli, nei quali padroneggia la parola Dio con la “D” cancellata lasciando solo “io”, e sotto la scritta: “10 milioni di italiani vivono bene senza D”. La frase è ovviamente contraddittoria: se davvero gli uaarini vivessero bene senza Dio, non avrebbero certo bisogno di fare quotidiano attivismo aggressivo da oltre 25 anni, si godrebbero la vita senza Dio senza guerre per imporsi nella società (togliendo crocifissi, zittendo le campane ecc.). La nostra comunque è una società fortunatamente più che tollerante verso chi non ha fede, tant’è che loro stessi dicono nel loro slogan di “vivere bene”. Se fossero sotto la dittatura religiosa dell’Iran di certo non avrebbero potuto scrivere pubblicamente di “vivere bene” da atei. Occorre dire che spesso, tuttavia, sono proprio loro(gli atei) a discriminare chi è credente come mostra questa lettera.

Alcuni quotidiani hanno parlato un po’ esageratamente di “campagna choc contro la fede”, anche se in realtà l’iniziativa dei manifesti nelle città non è che una goliardata copiata dei movimenti evangelici americani. Il sociologo Giuliano Guzzo ha sottolineato inoltre che parlare di “10 milioni di non credenti” è una bufala priva di attendibilità, dato che la maggior parte delle stime quantificano in 4 milioni i non religiosi. Nell’“Enciclopedia delle religioni in Italia” del 2013, ad esempio, gli atei risultano essere il 4,7% degli italiani. Come verificare, inoltre, che questa piccola percentuale viva bene? Da quali fonti si apprende questa notizia? Sappiamo, ad esempio, che all’estero secondo alcuni studi chi non crede in Dio ha il doppio del rischio di diventare un suicida. Due affermazioni dunque che i razionalisti credono e pronunciano senza poterne dimostrare la veridicità: un comportamento fortemente contraddittorio per chi ha come propria bandiera il razionalismo.

Una iniziativa pubblica criticata anche da chi non è cattolico o credente, in quanto «la campagna è la prima a non fare un buon servizio alle persone al cui fianco dice di stare, perché il giochetto del cancellare la D li riduce tutti, poveracci, a un ben misero “io”. Come se gli atei e agnostici italiani se ne stessero tutti chiusi nel narcisismo. Fossero tutti incapaci dialtruismo. Tutti sempre lì a inseguire i valori dell’io: individualismo, edonismo, egoismo, autoreferenzialità, e chi più ne ha più ne metta. Il che corrisponde proprio all’immagine deteriore dell’ateismo e dell’agnosticismo che hanno in testa certi benpensanti cristiani o cattolici. Capisco l’intenzione provocatoria delle affissioni. Ma l’effetto boomerang mi pare assicurato», ha scritto la semiologa “agnostica” Giovanna Cosenza sul suo blog (ricevendo diversi insulti da parte dei sostenitori uaarini, come si è poi lamentata). L’osservazione comunque è corretta: senza Dio è l’uomo che si erge a dio di se stesso.

Altri osservatori hanno commentato così: «Trovo interessante però analizzare questo messaggio, che a mio parere è opposto a quella razionalità scientifica che, almeno nella “ragione sociale” della comunità, viene sottolineata con giusto orgoglio». Come famosi atei hanno riconosciuto (Dennett, Hofstadter) «senza il presupposto di una Trascendenza, di un Essere fuori da questo universo, l’io non può esistere. Si potrebbe correttamente affermare “senza Dio non c’è Io”». Per un ateo vero, «non esiste nella nostra mente una “coscienza”che costituisca quello che consideriamo il nostro Io, ma solo una serie concatenata di processi mentali che ci danno l’illusione di una continuità cosciente e responsabile. I processi mentali sono ovviamente (dal punto di vista scientifico) nient’altro che trasformazioni fisico-chimiche che interessano i nostri neuroni». Per non parlare dell’assenza del libero arbitrio, altro dogma a cui un ateo deve per forza credere in quanto non saprebbe giustificarne l’esistenza in modo naturalistico. Perciò, «tornando al nostro messaggio Uaar, dobbiamo concludere razionalmente che non solo questi 10 milioni di connazionali sono soddisfatti di avere un Io in realtà inesistente, ma che la loro convinzione di scegliere di non credere in Dio in realtà ètotalmente condizionata dalle leggi chimico-fisiche».

Morale della storia: cari uaarini, continuate pure ad appendere i vostri poster sui muri ma, mi raccomando, non vi venga mai in mente di approfondire troppo quanto scrivete sopra. Potrebbe rivelarsi molto pericoloso per la vostra fede.

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26/06/2016 23:01
 
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«L’ateismo è un atto di fede,
chi dice il contrario è un dogmatico»

andre comtesponville«Io non so se Dio esiste o no; io credo che non esista. L’ateismo non dogmatico è un ateismo che ammette il proprio status di credenza, nel caso specifico di credenza negativa. Essere atei non dogmatici significa credere (anziché sapere) che Dio non esiste». Illuminante la riflessione di André Comte-Sponville, noto filosofo razionalista francese, molto simile a quella che abbiamo già presentato tempo fa del filosofo Iain T. Benson.

Sostenere apoditticamente che Dio non esiste è un’affermazione dogmatica pronunciata paradossalmente proprio dagli oppositori dei dogmi cattolici, è una dichiarazione priva di dimostrazione scientifica paradossalmente pronunciata proprio da coloro che idolatrano la scienza come unica forma certa di conoscenza. Ed invece, ha riconosciuto Comte-Sponville, l’ateismo è una credenza, una fede personale a cui si può giungere per motivi vari e, secondo noi, per un uso sbagliato e riduttivo della ragione.

Riconosco che  «il mio ateismo non è un sapere»ha spiegato il filosofo razionalista. «Come potrebbe esserlo? Nessuno sa, nel senso vero e forte del verbo “sapere”, se Dio esiste o no. Se qualcuno vi dice: “So per certo che Dio non esiste”, non avete a che fare con un ateo, ma con uno sprovveduto. La verità e che non lo si sa. In breve, io non so se Dio esiste o no; io credo che non esista». Allo stesso modo, per Comte-Sponville«se incontrate qualcuno che vi dice: “So che Dio esiste”, è uno sprovveduto che ha la fede, e che, scioccamente, confonde la fede con il sapere».

Ben venga questo riconoscimento, anche se non apprezziamo la separazione tra fede e sapere promossa apertamente da Comte-Sponville. La fede, infatti, può diventare conoscenza certa, tanto quanto (se non di più) una dimostrazione scientifica, basandosi su ciò che chiamiamo certezza morale. Siamo moralmente certi che nostra madre ci vuole bene, anche se non possiamo dimostrarlo scientificamente, non possiamo dimostrare l’onestà del nostro migliore amico, né l’amore di nostro/a marito/moglie. Eppure, potremmo metterci la mano sul fuoco, siamo più certi moralmente di tutto questo che nemmeno la rotazione della Terra attorno al Sole, tanto che su queste convinzioni basiamo l’intera nostra esistenza. Sbagliamo a fidarci di nostra madre, dell’onestà dell’amico, dell’amore del coniuge? No, sarebbe irragionevole non farlo e andrebbe ricoverato in neuropsichiatria colui che portasse l’amico in un laboratorio scientifico chiedendo di esaminare le sue buone intenzioni.

E’ l’atto di fede, dunque, che se supportato da una esperienza diretta, da determinate ragioni, porta al sapere, alla certezza di sapere. Si può sbagliare? Certamente, così come sbagliano gli scienziati. Se ci fidassimo del nostro migliore amico che ieri sera ha cercato di rubarci il portafoglio, stiamo utilizzando male il metodo di conoscenza della fede. Se ci sono valide ragioni, invece, è ragionevole fidarsi ed essere moralmente certi, così la fede diventa sapere. Allo stesso modo, l’esperienza personale con Dio genera una fede in Lui che diventa certezza morale.E’ un’illusione perché Dio non lo si può dimostrare scientificamente? Ritorniamo allora da capo: possiamo dimostrare l’amore del marito, l’onestà dell’amico e la bontà della madre? No, eppure se ci sono ragioni adeguate è ragionevole affermare tutto questo, dunque sapere che Dio esiste, che l’amico è onesto e che la madre è buona.

Ma c’è una differenza tra il credente e il non credente: si può raggiungere una certezza morale soltanto di ciò di cui si fa esperienza diretta, su una conoscenza in prima persona. Solo chi ha sperimentato l’amore può dire “sono certo che l’amore esiste”, chi non lo ha sperimentato non può dire: “lo so, sono certo che l’amore non esiste”. Allo stesso modo, chi non ha sperimentato l’esperienza di Dio non può avere alcuna certezza sulla sua non-esistenza. Se la certezza morale emerge in chi fa esperienza personale dell’esistenza di Dio, dell’esistenza dell’amore, dell’esistenza dell’onestà ecc., allo stesso tempo non sono possibili certezze morali sulla non esistenza. Certo, ci possono essere motivazioni per non credere, ma queste non diventeranno mai un “sapere”.

Il dubbio nella vita cristiana esiste, come tanti santi testimoniano, ma accade quando ci si sottrae dal rapporto con Dio e, molto più spesso, si dubita non tanto della Sua esistenza, ma piuttosto della bontà del disegno nei nostri confronti (è il grido di Cristo sulla croce: “Padre, perché mi hai abbandonato?”). “Sa” della presenza di Dio solo chi ne fa esperienza, per lui è certezza, non matematica, ma morale. E’ una posizione ragionevolese in questo sentire è coinvolta la ragione, che si interroga, valuta i segni, rimane aperta e scevra dal pregiudizio, come ci ha sempre magistralmente insegnato Benedetto XVI.

Tornando a Comte-Sponville, ha ragione: l’unica posizione razionale dell’ateo è autodefinirsi un “credente”, ma in senso fideista, cioè incline a seguire la fede senza poter tenere conto dell’apporto dell’esperienza personale che porta ad un valido giudizio di ragione. Al contrario, una fede che parte dall’esperienza personale è un valido metodo di conoscenza che porta ad una certezza morale, ad un “sapere”.


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23/11/2016 10:02
 
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11/03/2017 09:15
 
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Ci vuole troppa fede per credere che tutto arrivi dal nulla



Peter Kreeft 


di Peter Kreeft*
*docente di filosofia al Boston College

È razionale credere in Dio? Molte persone pensano che fede e ragione sono opposti, che la fede in Dio e il tenace ragionamento logico sono come olio e acqua. Si sbagliano: la fede in Dio è molto più razionale dell’ateismo.

La logica può dimostrare che esiste un Dio, se si guarda l’universo con il buon senso e la mente aperta ci si accorge che è pieno di impronte digitali di Dio. Un buon punto di partenza è l’argomento di Tommaso d’Aquino, il grande filosofo e teologo del 13° secolo. Esso inizia con l’osservazione non molto sorprendente che le cose si muovono. Ma nulla si muove senza motivo. Qualcosa deve provocare quel movimento e questo porta a ritenere che il movimento deve essere causato da qualcosa d’altro, e così via. Ma questa catena causale non può andare avanti per sempre, deve avere un inizio. Ci deve essere un motore immobile per iniziare tutto il movimento dell’universo, un primo domino per avviare l’intero movimento della catena.

Una obiezione moderna a questo argomento è che alcuni movimenti in meccanica quantistica – il decadimento radioattivo, per esempio – non hanno una causa riconoscibile. Ma solo perché gli scienziati non vedono una causa questo non significa che non ce ne sia una, significa solo che la scienza non l’ha ancora trovata. Forse un giorno lo faranno. Ma poi ci dovrà essere una nuova causa per spiegare quella, e così via. Ma la scienza non potrà mai trovare la causa prima perché, semplicemente, una causa prima si trova al di fuori del regno della scienza.

Un altro modo per spiegare questo argomento è che tutto ciò che inizia deve avere una causa. Nulla può venire dal nulla. Quindi, se non c’è prima causa, non ci possono essere cause seconde. In altre parole, se non c’è un creatore, non ci può essere un universo.

Ma cosa succede se l’universo fosse infinitamente vecchio, ci si potrebbe chiedere. Beh, tutti gli scienziati concordano oggi sul fatto che l’universo non è infinitamente vecchio, ma ha avuto un inizio, nel Big Bang. Se l’universo ha avuto un inizio, allora non esisteva. E le cose che non esistono e poi esistono devono avere una causa. C’è la conferma di questa tesi dal Big-bang cosmologico. Ora sappiamo che tutta la materia, cioè l’intero universo, è entrato in essere circa 13,7 miliardi di anni fa e si è espanso e raffreddato da allora. Nessuno scienziato ne dubita che più, anche se prima che fosse scientificamente provato gli atei lo chiamavano “creazionismo mascherato”. Ora, aggiungiamo a questa premessa una seconda premessa molto logica, il principio di causalità e cioè che nulla inizia senza una causa adeguata: si arriva alla conclusione che, poiché c’è stato un Big bang, ci deve essere un “big banger”.

Ma Dio è questo “big banger”? Perché non poteva essere solo un altro universo? Poiché la teoria generale della relatività di Einstein dice che tutto il tempo è relativo alla materia e dal momento che tutta la materia è iniziata 13,7 miliardi di anni fa, così è stato anche per il tempo: non esiste alcun tempo prima del Big Bang. Se non vi è tempo prima del Big Bang, anche se dovesse esserci un multiverso -cioè, molti universi con molti big bang, come la teoria delle stringhe dice che è matematicamente possibile-, anche tutto questo deve avere avuto un inizio.

Un inizio assoluto è quello che la maggior parte delle persone intende per “Dio”. Eppure alcuni atei trovano l’esistenza di un numero infinito di altri universi più razionale che l’esistenza di un creatore. Non importa che non vi sia alcuna evidenza empirica verso l’esistenza di qualcuno di questi universi sconosciuti, figuriamoci mille o un milione di universi! Fra quanto gli scienziati concluderanno che Dio ha creato l’universo? Ecco cosa dice il fisico di Stanford Leonard Susskind«i veri scienziati resistono alla tentazione di spiegare la creazione tramite un intervento divino. Noi resisteremo fino alla morte a tutte le spiegazioni del mondo che non si basano sulle leggi della fisica». Eppure il padre della fisica moderna, Sir Isaac Newton, credeva in Dio con fervore. Non fu lui un vero scienziato?  Si può credere in Dio ed essere uno scienziato, senza che vi sia una frode? Secondo Susskind, a quanto pare no. Allora, chi sono esattamente le persone con mentalità chiusa in questo dibattito?

La conclusione che Dio esiste non richiede la fede. L’ateismo, invece richiede fede. Ci vuole fede per credere che tutto provenga dal nulla. Ci vuole la ragione per di credere che tutto viene da Dio.


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08/06/2018 22:19
 
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Il 20% degli atei prega Dio. E’ la realtà che vince sul pregiudizio.




Sono due i motivi per cui non sono affatto sorprendenti i risultati di uno studio britannico secondo cui un adulto su cinque prega Dio nonostante abbia affermato di non essere credente/religioso. Per molti si tratta di un gesto dettato da un profondo momento di crisi: «Per favore, Dio».


Il primo motivo è che si tratta di un fenomeno già noto, nel 2004, infatti, è emerso dal Pew Research Center che tra coloro che si definiscono “atei” e “agnostici”, il 38% crede in Dio (o in uno spirito universale), di cui il 9% è assolutamente certo della Sua esistenza. Tra i “non religiosi”, invece, l’81% crede in Dio, di cui il 39% è assolutamente certo. Il 6% degli “atei”, inoltre, afferma di pregare ogni giorno e l‘11% lo fa saltuariamente. Il recente studio, invece, è stato condotto da ComRes.


Dove sarebbe la sorpresa? Sbaglia profondamente chi volesse cogliere l’occasione per ironizzare sulla presunta incoerenza delle persone non credenti (anche se, a parti invertite, molte di loro non si sarebbero certamente risparmiate), piuttosto è interessante notare che in gran parte sono le circostanze negative della vita a scuotere l’animo anche di chi non crede. E nemmeno questo è sorprendente (ecco il secondo motivo).


Quando tutto nella vita gira alla grande è facile percepirsi autosufficienti, emancipati, indipendenti, dèi di noi stessi e della realtà. Certo, dopo il primo picco di entusiasmo per le cose che finalmente scorrono bene, l’aridità, l’insoddisfazione e la noia sono sempre in agguato e, forse, sono la salvezza che ci riporta con i piedi per terra. Ma per lo più sono la tragedia, la sofferenza, la crisi a far davvero conoscere all’uomo la propria impotenza, finitezza, la sua piccolezza e sproporzione. Il suo bisogno di Qualcuno che intervenga nella vita per salvarla, quel misterioso Bene che chiunque- se è onesto con se stesso- percepisce. E l’uomo è sempre onesto di fronte al dolore.


L’ateismo è più sulle labbra che nel cuore, le circostanze sfavorevoli della vita sono per questo un dono, un’àncora di salvezza poiché altro non fanno che far emergere il bisogno di Infinito presente in ogni uomo. Davanti alla sofferenza, finalmente crollano le incrostazioni ideologiche, i discorsi teologici e ateologici, i pregiudizi di sempre. «Inquietudine, insoddisfazione, desiderio, impossibilità di acquietarsi nelle mete raggiunte: queste sono le parole che definiscono l’uomo e la legge più vera della sua razionalità. Egli avverte un’ansia di ricerca continua, che vada sempre più in là, sempre oltre ciò che è stato raggiunto. Dio, l’infinito, si è calato nella nostra finitudine per poter essere percepito dai nostri sensi, e così l’infinito ha “raggiunto” la ricerca razionale dell’uomo finito» (Benedetto XVI, Messaggio al 27° Meeting per l’amicizia fra i popoli, 21/08/06).



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08/06/2018 22:22
 
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Studio dello psicologo Hood: anche gli atei pregano



Siamo sicuri che i non credenti non credano nulla al di fuori del mondo fisico percepibile dai cinque sensi? Lo psicologo cognitivo e neuroscienziato dell’Università di Bristol Bruce M. Hood ha scritto un libro acuminato ed intrigante: “Supersenso: perché crediamo nell’incredibile (Il Saggiatore 2010).


Egli distrugge la ricchissima letteratura scientifica di Dawkins e Dennett che pretende di smantellare razionalmente ogni tipo di credenza, e dimostra che gli esseri umani hanno una tendenza naturale a credere nel soprannaturale. La nostra mente è naturalmente incline a decifrare il mondo secondo schemi regolari, strutture e meccanismi ricorrenti, quando però è impossibile far coincidere le nostre intuizioni alla realtà del mondo, entra in gioco il supersenso. Il pensiero soprannaturale, che si concretizza in forme culturali e religiose, si genera dalla nostra propensione a presumere l’esistenza di dimensioni nascoste della realtà. Non occorre essere religiosi per manifestare quello che lui chiama il “supersenso”. E’ anche vero che scienziati, premi Nobel e persone assolutamente “razionali” credono spessissimo negli oroscopi, nel “toccare ferro” e nei gatti neri. La verità secondo lo psicologo è che tutti preghiamo a nostro modo, atei e credenti è indifferente.


Il Fatto quotidiano ironizza dicendo: «forse lo fa pure Pierogiorgio Odifreddi, il San Bernardo degli atei». L’altro tema che lo studio tocca è il rapporto tra “credenza” e livello d’istruzione: lo studio non rende giustizia alla presunta superiorità antropologica degli arroganti razionalisti atei dell’elitè illuministica. Non si potrebbe altrimenti spiegare come i maggiori scienziati della storia siano stati tutti credenti (vedi Dossier famosi scienziati credenti). Insomma, il pamphlet dimostra (come se ce ne fosse stato bisogno…) che esistono atei creduloni e credenti razionalissimi.



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